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Una lenza il Terzi, di quei affabulatori che ti prendono. E’ stato così l’assistere a lezioni di Letteratura Italiana a nome del Prof Mario Santoro da questa landa. Anch’egli una di quelle lenze che il tempo scorre, mentre narra, e non ti accorgi del fatto. Si nasce e non metto conto andare oltre.
Senonché il nostro Terzi partendo da un “banale” strumento esposimetro, un tempo fondamentale per la fotografia analogica, il digitale ci ha tolto l’incombenza e secondo certuni minchiapixellisti “Scatto in Raw tanto in Pshop” ci fa quello che sei vien da rispondere, ma si perde tempo e non ti curar di lor ma guarda e passa.
Excursus, quindi, di strumenti messi in essere (sì vabbè modo di dire sindacalese-sessantottino) per arrivare, sempre in analogico, a ottenere una buona esposizione: il famigerato cartoncino Kodak (pisola su uno scaffale insieme alla scala colorimetrica e dei grigi) pari a un grigio medio del 18%. Più che standard un fatto, diciamo tecnico, poiché poi la pellicola la sensibilità la scena la luce e chi più ne ha ne metta era il discostarsi da questa catena di piombo, ai piedi e creare il proprio stile narrativa soprattutto bianconero. In digitale si fan miracoli (tecnici) impensabili un dì. Ciò non di meno fare una cavalcata storica, questo in buona sostanza è l’incontro del Terzi ha un che di piacevole e istruttivo. E pensare che Manunzio mai Raw (eccezione per Panasonic Fz 300) fece, che il Quattro Terzi Old time (non a caso diciamo e scriviamo il sistema fotografico che resto nobile quanto vuoi ma dozzinale per chi capisce) e nella variante Micro, restituisce file Jeog già pronti per la “stampa” meniamola così. Il manico poi è altra cosa pure con foro stenopeico, applicabile al digitale terrestre!

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Lucciole per lanterne

Una tragedia annunciata come altre e altre a venire e tutto programmato ad arte: vero Soros & Chicago boy per l’immediato asserragliati in quel di Davos per il sordido controllo dell’umanoide, giunto allo stadio terminale e irreversibile? E inventano pure i robot, e più di sta massa cerebrolesa a telecomando che vuoi di più! Un Mondo (quale?) dove giorno e notte si equivalgono, ritmi non più circadiani da eterno attimo scandisce il terraqueo controllato dalla Bestia, cui nulla sfugge via G5. E non bisogna mica andare a cercare fatti lontani, basti guardare (!?) gli occhi di chi incontrate per strada, volti casomai visto un tempo e che ora al pari delle orbite spenti per sempre: non vi riconoscono più non prima di aver smarrito se stessi. Sic tibi terra levis

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Tourist Falls to Death Off Cliff While Taking Selfies in New York State Park
https://petapixel.com/2024/01/02/tourist-falls-to-death-off-cliff-while-taking-selfies-in-new-york-state-park/#:~:text=A%20tourist%20has%20died%20after,New%20York%20on%20December%2022.

https://www.nbcnewyork.com/news/local/minnewaska-state-park-tourist-fall-cliff/4987319/
https://people.com/tourist-dies-after-falling-from-cliff-during-hike-with-husband-8420776




Ottiche digital (ottica 24 mm Yashica al centro, Zeiss Planar 50 mm a destra su Contax) verso analogiche e tutt'altro che sfida pro questo e quello; ricette ottiche di più di cinquant'anni l'un l'altra reggono bene per chi non ha per la testa che minchiapixel e/o risoluzioni inutili e dannose all'immagine finale. La Contax Rts (destra immagine) a mezzo secolo di distanza con suo scatto felpato di classiche tendine a scorrimento orizzontale regge benissimo l'odierno seppure necessita di batteria per funzionare. Retrostante la Yashica meccanica che simile ad Panzer macina ancora fotogrammi senza problemi. Lato opposto le telecentriche Zuiko (camera Pen F e Ep 5) milestone che han segnato e tutt'ora la storia delle fotocamere digitali insieme all'intramontabile “telecamera” Panasonic GH4, pimpante a tutt'oggi



FAMIGLIA ALLARGATA
Mondi diversi l'analogico e digitale, troppo a dirsi per chi quel mondo non sa che è esistito ed in gran prate ripreso in bianco e nero l'anima della Fotografia. Fotocamere tutto d'un pezzo, lato traslato e come vi pare. Pesanti eppure ben disegnate, anzi, per restare alle Contax pare fossero uscite dalle matite (non c'erano Cad all'epoca) della Porsche. Vero o meno anche queste macchine furono “mal comprese” ché imperava Nikon tallonata da Canon che oggi le batte l'ultimo chiodo della bara; Sony manco l'ombra, quando al suo posto la gloriosa (ne ha fatto le scarpe) Minolta cui ceneri l'odierna richiamata. E le ottiche? Era un fiorire di pezzi di vetro, poi tra cui gli Zeiss & Leica a farseli nei propri crogioli, quanto al resto vi provvedeva la Hoya soprattutto a fornire delle buone ricette, ottiche. E a queste si aggiungevano le cosiddette “sotto-marca” impossibile da ricordare tipo Cosina-Petri-Voigtlander e altre che non viene più in mente. Certo insieme l'Olimpo, lassù l'Olimpo le mitiche Ashai Pentax e loro stellari Takumar.
Certo poi la progettazione ottica teneva al fatto che era, qui, il ventiquattrotrentasei cui disegnare il vetro tout court; del tretaquaranta inquadrato per gallerie à la page quando a maggioranza bastava il ventiquattrotrenta. Tranne quella volta che insieme ad altri mattacchioni osammo sfidare le Aquile Zeiss con vetri equivalenti (stessa baionetta) Yashica. E ne tirammo in camera oscura uno stratosferico poster cinquatapersessanta, e lì si vide differenza. Eravamo giovani e mica sapevamo che per legge psico-fisica a distanza di osservazione (non il naso incollato al supporto) pari ad una volta, volta e mezzo la diagonale dell'immagine tutto era/è inutile fra i due vetri: germanico vs. nipponico. E questa regola vale anche oggi per tutto e dimostra l'imbecillità dei minchiapixellisti che corrono dietro a l'ultimo pixel.
E delle ottiche? Capitava a sera di scattare in luce ambiente di lampioni cittadini, senza Noctilux Leica, per strade e manifestazioni sicché la pellicola per di più HP5 “tirata” a milleseicento Asa “equivalente” odierno Iso la Contax & Zeiss faceva ancor bene la loro parte; certo con tempi lunghi e mano ferma. Era allora il Planar de noatri unoesette al posto dell'inarrivabile (money) unoquattro dal centro favoloso e bordi...Non altrimenti, oggi una Photoshoppata qualsiasi con o senza plug-in, eh avessi voglia a “pareggiare” i conti.
E venne il contrordine degli anni Duemila: compagni è l'ora non dei Pavesini, così la réclame d'epoca, ma del digitale terrestre, molto terrestre. Storia recente che le ottiche, c'è l'ha insegnato Olympus con sua progettazione telecentrica dei favolosi Zuiko, che la luce digitale è diversa dal quella naturale, analogica. Olympus delle mirabilie, anche questo “incompreso” a salve eterodirette, in Mondovisione.
Sicché uno dice: 'mbè? Se nonché la bajonetta Olympus/Panasonic tramite robusti adattatori consente a chi ne vuole di “resuscitare” non già Lazzaro delle Scritture, gloriosi vetri qui il Planar, insieme ad un superlativo Yashica (usavano stessa bajonetta) ventiquattromillimetri che si “raddoppia” dato il cosiddetto cropp del Micro 4/3: niente male. Certo l'inizio è un casino per fuochi manuali e diaframmi, casomai assistiti dall'automatismo di questi, però le immagini (file) sono di certo gusto: vintage? Yes very nice e niente niente male. Anzi






Lavorare stanca


Altroché se è vera la cosa. I provini, quindi, immagine, in overture, traslitterati dall’analogico al digitale terrestre, molto terrestre per chi intende. Passati in codifica binaria, via Olympus E1 del glorioso 4/3 e ottica Macro Zuiko. E uno dice: ma sono “solo” cinquemilioni-di-pixel, che ci farà con questi? Tanto e da non credere una volta traslitterati, ancora, su digitale terrestre e sue malie alfanumeriche. Poi certo un po’ di manico, minimo sindacale, quanto al resto, ecco, la Premiata Ditta Photoshop...Elements. E sentiamo già i gridolini e commenti: uhhh dilettante (!) buhhh come osa e ne scrive pure! Cialtrone! Gente quando avete finito…
Traslitterazione in attesa di creare un catalogo indicizzato, dalla serie: campa cavallo! In attesa, però, ci sono i provini su Ilfobrom (non Multigrade, così un tempo) contatti archiviati numerate etc etc etc. Senonché, già sabato inizio Marzo AD 2023, scremati i negativi codificati, passo successivo l’inversione negativo/positivo per evitare di (non)capirci qualcosa, abituati come siamo a vedere tutto “positivo” corrente: lato traslato e fate come ve pare.
Senza torchietto/bromografo analogico, quando le strisce di sei fotogrammi di negativo venivano messi a contatto con foglio-carta Ilford, viene in aiuto l’utility di Photoshop Elements, nat’ vota. E così messo un foglio Canon Pro Matt nella stampante Canon Pro, il formato A3, eh, avessi voglia a provino bello grande e grosso non già lillipuziani mm 24 x mm 36 originale analogico ma a misura di credit card, via.
Poi il rituale è lo stesso Ieri & Oggi: pennarello rosso per cassare i fotogrammi che non servono, fossero ad esempio fetenzie resusciterebbero, comunque, in Pshop altro che “Lazzaro vieni fuori”. Mira + culi no? Rosso per circoscrivere, in fine, l’inquadratura. E non è finita, sì, perché terminata la stampa inkjet, come per il pane, bisogna lasciare “lievitare” o meglio “secchi” l’inchiostro, giusto ventiquattr’ore. Solo così, infatti, ci si rende conto delle (eventuali) quaglie/errori di traslitterazione monitor/stampante/stampa, o se invece tutto è ok. Intendiamoci dopo più di dieci anni a trafficare, ecco, con la materia vi rendete conto che tutto l’ambaradan tecnico fatto di sonde/spettrografi/colorimetri a pallino e questo e quest’altro serve a niente: esagerato? Beccatevi sto signore che ne dice & contraddice, ché al resto so’ chiacchiere. Ho stampato da monitor per Excel senza calibrazione alcuna…ho stampato il calendario 2023 da Mac (senza profilazione/calibratura se non di default) via Hp Indigo che è na bellezza. I file? Jpeg: Tombola oops, Bingo! Spazio colore CMYK? E quando mai, nel caso richiamato il software della Hp traduce, alla grande, RGB > CMYK. Risultato? Monitor di qua, stampa industriale on-line di là: che dire ancora? Niente. Punto a capo.
Scusi Manunzio ma perché tutta sta storia? Tutto a suo tempo!





© G. B. Gardin Lido di Venezia, 1959. A sinistra, del triangolo compositivo, due coniugi e neonato, l'orizzonte marino, tumultuoso quanto si vuole, è altro dall'immagine colorata del Manunzio, dove il triangolo ipotetico è, sì, dei due su battigia ma il punto è all'orizzonte, in realtà natante. E qui lo sguardo va oltre le figure, non come nel bianconero dai toni cupi e drammatici (due solitudini protagoniste verosimilmente alla stregua, su la stessa lunghezza d'onde, ecco, la celeberrima macchina su la scogliera inglese in pari giorno tempestoso sempre di G.B. Gardin) mentre l'immagine digitale “stratificata” a fasce in orizzontale parla d'altro: i due "solo" protagonisti marini d'una metafora forse ai limiti di significato. E in ogni caso, bianconero reportage e colore meditato, due universi paralleli che un arcano ha fatto sfiorare, rispecchiarsi, per disperdersi nell'Universo mare ognuna per la sua


Al Maestro G. Berengo Gardin

Maestro l'ultima volta che ci siamo incrociati è più di vent'anni fa ad Alberobello, mentre venivo dalla convicina Lucania sotto un diluvio, quel giorno, che Iddio la menava a secchiate (la stampa ancora non la chiamava “bomba” d'acqua).
Trulli che già di prima mattina, una sala, era pronta per il “diner” fra aromi di cuccia pugliese e...d'un trinariciuto Denis Curti, che trafficava incazzato ed inavvicinabile: Potenze Numinose, i cosiddetti “curatori”!
Lei Maestro se ne stava, come i Santi in edicole, dietro i vetri d'ingresso sotto una luce incerta dell'happening, ma come lontano fuori luogo, va tu mo' a sapé. Certo lei contraccambiò il saluto come si conviene a persone dette “civili”, mentre provai a ricordarle quella volta, in un altrettanto remoto spazio-tempo, un workshop su la Riviera del Conero dalle parti d'Ancona.
Un passo indietro ché stamani alle prime luci Manunzio è già al telefonino, un vetusto iPhone per ricerche: e che avete capito! Vagando di qua e di là nella ricerca di un qualcosa che, uso dire, si ha su le labbra, ecco...Sia come sia m'imbatto in quelle pippe di certuni che spartono la fotografai come la testa le orecchie! Maestro ci siamo intesi, giacché proprio in quel lontano workshop, sottponendole plasticoni che mi ero portato da casa-studio, disse e lo ricordo preciso:”Lei, il Manunzio, ha una composizione tipica del bianconero”. Proprio così nato in epoca bianconero.
A farla breve, nella ricerca telefonica mi capita (avevo perso memoria al riguardo) un suo scatto, messo in copertina qui, in alto.
Sicché mi si è acceso un rimando, ché il Manunzio ne ha un simile fotogramma, a colori in digitale, sopra di fianco: confronto no. Sia per la scelta del digitale, allora più di vent'anni fa me l'ero portata dietro in vacanza con un portatile, antelitteram, con Win 98!
Orbene tranne l'analogia di primo acchito null'altro li accomuna: Manunzio quando scatta pensa a sé, all' “attimo (s)fuggente” e tante e troppe altre cose...La prospettiva del bianconero, poi, è piatta e “sbilenca” con soggetti divergenti, inclinati, l'un l'altro; quant'altro di più lontana parentela fra il suo scatto e il digitale “terrestre” a colore.
Scrivo questo perché già un'altra volta (combinazione astrale?) e con Kiarostami regista, si ritorna sopra una prossima, c'è della “somiglianza” d'un suo scatto stradale.
Salute Maestro e che le Potenze Numinose ce ne conservi ancora memoria, vivente




Fuori ordinario...

...e vorrei vedé se Manunzio, eh. Non è questione di bastian contrario sine die, ci mancherebbe. E solo che “sono” fotografo sin dai banchi di scuola delle Elementari: gli ultimi fogli dei quaderni era il rifugio per disegnare set cinematografici, oppure sul bordo, pagina dopo pagina disegnare immancabili tuffatori, poi svolti velocemente fra pollice ed indice dava l'impressione del movimento. E, quindi, capirete il non allineato Manunzio, che viene da molto lontano, se vi pare.
Ora che dagli Anni Sessanta siamo ai Settanta ma di età, giorno più giorno meno via, la cosa di mettere in movimento oggetti “statici” non è mai passata.
Si, la malia ipnotica dell'immagine fissa eppure in movimento (niente ossimoro, please) si è rafforzata grazie anche a quelle sere estive di fine Anni Ottanta su la riviera del Conero/Ancona, allorché in piazza di sera (buio, caverna, Platone, ombre dette cinesi, onde Alfa...) la batteria di Kodak Carousel faceva sfrecciare, con tanto di musica a complemento, le immagini diurne scattate da noialtri e Prof; avevo G. Berengo Gardin, senza aggiungere altro. 
Proiettori che animavano, alla lettera, le slide prodotte durante le ore diurne dei vari Workshop. Cose fenomenali, immaginatevi adesso con il “digitale terrestre” cos'è possibile e niente NLE, o montaggio detto non lineare.
E qui gli strumenti per fare codeste cose si restringono al numero d'una mano. Infatti scartati, e non che sia possibile ci mancherebbe, i FinalCut-Premiere-DaVinci e tutta la schiera di sofficiume Open Source, mettiamola così, come ben ”perforante” ShotCut, ebbene una sola mano basta e avanza. E con ordine, esclusi i teutonici Wings Platinum (mi pare sia il solo soft a girare unicamente su Windows) e m. object approdato, però, da poco anche su Mac (nazionalizzato e non solo da Andreella Foto) rimane cosa? Beh programmi estremamente user friendly del tipo, una volta ProShow fallita House ma che era per solo Windows, e poi il ventennale AV PTE giunto alla undicesima release, or ora.
AV PTE V. 11 in versione Pro, soft che per i “montatori” fa rabbrividì. Sia come sia: cosa non può fare sto programma? Tutto e costruito artigianalmente senza fronzoli da Circo: di nuovo non è un NLE, ma basta e avanza per mettere in movimento immagini “fisse” cui malia non ha paragoni cinematografici, pur usandone il linguaggio simile e preparazione.
Insomma la facilità di fare e disfare uno “slideshow” o court-métrage c'est plus chic, e niente a che fare con PPoint e/o Keynote. Tant'è che solo alla fine, il PTE AV al contrario degli NLE soft potete scegliete come “esportarlo”: sempre più via Rete e quindi universale MP4 e pure 4K , mentre per i pochi puristi l'impareggiabile Exe(cutable) da leccarsi i baffi. No, eh? Tra musica detta ordinaria e Jazz: vabbene così il paragone?
E ancora, prima di lanciare “accatatevil” di Loren memoria, circa un prosciutto, qui niente di ciò e su gli occhi (!) ma un vero must per chi è fotografo. Essere e non avere: Erich Fromm ca l'avit' accattà, from French acheter per anglofili subalterni e a novanta gradi à la page, to buy. Compà mett' man' a tela, della tasca e compra. Oh dovessi impallidire se alzato il culo dalla sedia poi cataper' cataper', step by step, a calcar pedibus infili la libreria che più ti aggrada? PTE invece lo scarichi se ti piace poi l'accatt'...


Ps1 I menzionati teutonici soft hanno, a modesto pare, ancora impianti diciamo “ideologico” delle proiezioni analogiche, e non meno che certe arzigogolature procedurali come se, sic et simpliciter, dal piano “fisico” siano trasmigrate al digitale, che è tutt'altra cosa

Ps.2 La Wnsoft House produttrice di AV PTE non mi paga affatto per la marchette, ma come tutti gli utenti registrati e da tempo applica un discreto sconto su, nel caso in specie, la nuova Release

Ps3 C'è un tale a nome Bachham che via Youtube spiega per filo e per segno ogni piega di Av Pte. Al solito, compà copia ed incolla, ché non si assume responsabilità circa soppressione o cambio di link
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Mondi incomparabili, a destra la bellissima Canson Baritata Prestige II, che pare andare a nozze con ink Canon. La somiglianza, mettiamola così, con la classica baritata tipo Gallery Ilford è impressionante per i bianchi e profondità dei neri su superficie con debole riflessione, che esalta ancor più le scure tonalità. Superba per il bianconero, eccessiva per i colori: de gustibus. In questo la “camoscio” a sinistra ha neri lievemente d'ambrato e mai profondi neanche con la 609 Maimeri, spray che ravviva pure le “morti” nuance e che qui si ferma sul “limitar di Dite” restituendo, comunque, un bel Old Style per la parte bianconero del test; su i colori dello stesso giusto effetto “evanescente” che si predilige. A dimostrazione, infine, che la Carta non è data “solo” Brand, anzi, è funzionale alla narrazione. Sicché per Belle Arti o spalmato di Solfato di Bario inkjet, il supporto (acid free senza azzurranti Oba) è una questione di linguaggio/i



Si fa presto a dire carta, giusta

Per chi ha passato i migliori anni in camera oscura e ne conserva ancora i vapori, luci inattiniche, pose e viraggi...resta nella memoria la stanza buia e sue malie alchemiche, cui è del tutto orgogliosamente debitore Manunzio.
Carte Ilford Ilfobrom, soprattutto, e in formato cartolina bianconero per i clienti. E quando nel laboratorio (Agenzia Foto-Lampo cui ero garzone, a dirla tutta, factotum) non c'era anima viva, alé stampavo le cose mie con tutto il tempo necessario a sperimentare: tutto. Bagni (chimici cosiddetti per sviluppo, ma non solo) fuori standard e carte compresa la Oriental: sì, quella di Ansel Adams. E poi la Ferrania, una in particolare, che in epoca sessantottina faceva storcere il naso.
Uno stacco. Negli anni di “piombo” la stampa bianconero, tra l'altro, oltre ad essere estremamente contrastata in accordo con i tempi (bella in questo le Vega della Ferrania, che una volta sottoposta, certi reportage, al Mentore Lanfranco Colombo della prima Canon/Diaframma poi Kodak/Diaframma in Via Brera di Milano, le espose per non so cosa) la stampa aveva, doveva avere, i bordi al “vivo” senza cornice bianca “borghese”. E se vi par strano, ai tempi del digitale terrestre, ecco, si faceva quasi a scazzottate per questo: si era tutti su di giri poiché incombeva la Rivoluzione 'taliana naturalmente all'amatriciana!
Vega, di nuovo, in formato 18 x 24 che poi mandavamo così pure ai giornali stanziale e pure più in là anche al Corriere della Sera by “Foto Lampo Sudio's” per non citare la RAI. Anzi, l' Operatore con Arriflex 16 millimetri Mimì Abbatista, rosso iroso e rubicondo, a cert'ora del giorno veniva in Studio a salutare il Patron Rocco Labriola e il presenzialista Saro Zappacosta giornalista full time. E a volte veniva quasi l'intera Redazione stile happening (l'annunciatrice all'epoca e non già giornalista, Celeste Rago venne da noi per il giorno del si, ne riparliamo un'altra volta tant'è la spettacolarità della cosa). Un'aria di altri tempi, sì, di provincia niente affatto provinciale come a dirne una non a caso: odierna Mlano (scritto proprio così per chi intende) ahhh.
Ma insieme alla Vega, Agfa e se detto Ilford, anche baritata Gallery un mostro di carta silver halide, qualche stampa ci provavo su la Camoscio Ferrania per dare aria da Saloon fine Ottocento: si usava anche per ritratti e la posa, spesso ambientata in Studio, con sposi agghindati come nel reale giorno del sì.
E da allora mai più alcun produttore vi ha pensato ad una "Camoscio": sic transit gloria mundi? Si e no perché l'altro giorno da un pacco di carta per “Belle Arti” sotto una colonna di scatole Canson, Hahnemühle e Moab amerikana (k la scriviamo sempre per killer, non a caso ma qui non è momento) e volete voi? Eccola con echi della "Camoscio" d'antan inimmaginabile a vedersi a video/ monitor che dir si voglia causa proprio la “realtà aumentata”. E finiamo qui








Giochi d'acqua

Fiume e non altrimenti per noi montanari, che non abbiamo laghi e castelli nei pressi. Chiare e fresche acque bevute e nuotate, e se lo raccontiamo qui ed ora più di ogni analisi chimica a statistica. Insomma in sedicesimo le avventure di Hucleberry Finn & Tom Sawer; giornate in pieno sole e facce e braccia cotte dai suoi dardi, dormite su l'erba come mai più. Ante machina fotografica nautum est. Passano gli anni e ci ritroviamo “maturi” l'acqua è tutto un liquame neanche azzardarsi a toccare il fiume, che non ha manco più il suo alveo naturale per la mania “ordinatrice” del bipede che ama fare Iddio. Ciò non di meno non tutto è perduto (tranne l'onore?) è il denaro pubblico diventa una lunga pedonale da starci mezza giornata a farla con passo lento: buona cosa. Anzi si vocifera che lo stesso percorso con i soldi della benemerita Europa, possa allungarsi ancora per un'altra decina di kilometri sino ad una oasi protetta: bingo. Ma anche così, di nuovo, il fiume va più che bene, e certuni poi in tuta e quant'altro di prammatica a fare footing di giorno, mentre al calar delle tenebre e calura il vocabolo è più anatomico in due, e ci siamo intesi.
Acque verdi che non di meno disegnano (rispecchiano?) a volte tutt'altro che il circondario. Breve l'immagine a corredo ne è esempio: un volto (sinistra) su le acque e controcampo un viso di ghiaia che la lambisce; basta soffermarsi più di un attimo di uno sguardo terra-acqua e viceversa. Mute presenze. Dite? Certo riflessi e accidenti vari, d'accordo. Però siete sempre i soliti laudatores: “tutto ciò che è reale e razionale, e tutto ciò che è razionale è reale madama la marchesa”. Sia, ma cos'è “reale” e “razionale” da dirsi in modo inequivocabile ed eterno?


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Sardine sotto...Benetton e Oliviero Toscani

Immagine contemporanea o dell’Eterno ritorno, a bomba. Sardine o le simpatiche canaglie in ogni talk show ivi l’Annunziata catodica. Solfurei esseri, questa e quelli, della diversificazione, a chiacchiere, esempio luciferino del Kapitale (as killer) nel diversificare la merce, uomini compresi, che intendono perpetuare ab libitum il debito babilonese. E quando uno è in debito (manu militari) difficile si ponga a filosofeggiare, anche se, in Francia accade tutt’altro e guarda caso il mainstream(ing) cancella con stesse virulenze manu militari: dopo la Brexit c’è da capirli.
Sardine dunque, forse alla loro Pontida per ricevere (meglio consacrare come novelli cresimandi d’antan) la successione o staffetta post 5 Stelle, che non servono più, e i numeri elettorali confermano; fatto come il precedente Idv (Italia dei Valori) di Di Pietro teso ad evitare la tracimazione popolare; di un popolo che tranne alcuni giapponesi nella Jungla, poco inclini ad arrendersi, è merdaglia che si compra con un Amadeus gratta e vinci o un centesimo di Euro, anche ob torto collo. Insomma: io speriamo che me la cavo di Fantozzi memoria (a scapito degli altri).
Il Potere squamato, riescono con apposita frequenza a nascondere la loro immonda fattezza rettiliniana ed apparire tale e quali uman(oidi) bipede, arruola ora ora Sardine e poco gli frega: come prima più di prima. Solo che il Mondo è multipolare, gli piaccia o no. E serve poco mostrare i loro petti in Europa con esercitazioni militari a Marzo (Idi famose?) vs la Russia, che a fianco ha la Ciana di là e di qua Iran...E c’è da chiedere: le Sardine come i famigerati Caschi Bianchi di Stampa & Regime? Tutto torna, ma il Tempo Galantuomo è. Sempre


Ps. Sardine fra Luciano Benetton, sinistra immagine, e il finto essere a nome Oliviero Toscani, solito ex fotografo sputacchiare nel lauto piatto cui attinge ancora carriera sottoscritta sangue, come novello Faust, al Padrone delle Tenebre. Essere in palmo di mano, adorato e glorificato dai sinistri cosmopoliti de sinistra alla "Che tempo che fa": quelli dell’aborto eutanasia prostituzione e droga mirabilmente impresse nelle Nuove Tavole della (loro) legge a nome Georgia Guidestone per l’aere maligno. Luciano Benetton benedetto da un D’Alema e sodali con scellerate privatizzazioni, firmate sul Britannia della Brexit ante litteram a nome e per conto delle Ur Lodge neo feudali di un Prodi (papabile neo prossimo Presidente della Repubblica post notaio Mattarella via Bruxelles trazione Merkel) Ciampi (promosso finanche Presidente della Repubblica dopo le scellerate contromisure, svalutarie di un sempiterno Soros speculatore) Draghi e topo sottile Giuliano Amato non meno papabile di quello: sinistri traditori del bue popolo italiota.
Luciano Benetton di Atlantia alias Ponte Morandi di Genova, dove è scampato il sodale Oliviero Toscani come riferito in prima persona all’indomani della tragedia, quando un guasto alla moto con retrostante figlio in sella li salvò dal “folle volo”. Sardine sotto protezione, quinte colonne del Pd (Partito Demoniaco) che pensano di bissare la pagliacciata dell’Emilia-Romagna a scala nazionale: sceneggiata da impallidire Mario Merola maître della sceneggiata napoletana



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