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© G. B. Gardin Lido di Venezia, 1959. A sinistra, del triangolo compositivo, due coniugi e neonato, l'orizzonte marino, tumultuoso quanto si vuole, è altro dall'immagine colorata del Manunzio, dove il triangolo ipotetico è, sì, dei due su battigia ma il punto è all'orizzonte, in realtà natante. E qui lo sguardo va oltre le figure, non come nel bianconero dai toni cupi e drammatici (due solitudini protagoniste verosimilmente alla stregua, su la stessa lunghezza d'onde, ecco, la celeberrima macchina su la scogliera inglese in pari giorno tempestoso sempre di G.B. Gardin) mentre l'immagine digitale “stratificata” a fasce in orizzontale parla d'altro: i due "solo" protagonisti marini d'una metafora forse ai limiti di significato. E in ogni caso, bianconero reportage e colore meditato, due universi paralleli che un arcano ha fatto sfiorare, rispecchiarsi, per disperdersi nell'Universo mare ognuna per la sua


Al Maestro G. Berengo Gardin

Maestro l'ultima volta che ci siamo incrociati è più di vent'anni fa ad Alberobello, mentre venivo dalla convicina Lucania sotto un diluvio, quel giorno, che Iddio la menava a secchiate (la stampa ancora non la chiamava “bomba” d'acqua).
Trulli che già di prima mattina, una sala, era pronta per il “diner” fra aromi di cuccia pugliese e...d'un trinariciuto Denis Curti, che trafficava incazzato ed inavvicinabile: Potenze Numinose, i cosiddetti “curatori”!
Lei Maestro se ne stava, come i Santi in edicole, dietro i vetri d'ingresso sotto una luce incerta dell'happening, ma come lontano fuori luogo, va tu mo' a sapé. Certo lei contraccambiò il saluto come si conviene a persone dette “civili”, mentre provai a ricordarle quella volta, in un altrettanto remoto spazio-tempo, un workshop su la Riviera del Conero dalle parti d'Ancona.
Un passo indietro ché stamani alle prime luci Manunzio è già al telefonino, un vetusto iPhone per ricerche: e che avete capito! Vagando di qua e di là nella ricerca di un qualcosa che, uso dire, si ha su le labbra, ecco...Sia come sia m'imbatto in quelle pippe di certuni che spartono la fotografai come la testa le orecchie! Maestro ci siamo intesi, giacché proprio in quel lontano workshop, sottponendole plasticoni che mi ero portato da casa-studio, disse e lo ricordo preciso:”Lei, il Manunzio, ha una composizione tipica del bianconero”. Proprio così nato in epoca bianconero.
A farla breve, nella ricerca telefonica mi capita (avevo perso memoria al riguardo) un suo scatto, messo in copertina qui, in alto.
Sicché mi si è acceso un rimando, ché il Manunzio ne ha un simile fotogramma, a colori in digitale, sopra di fianco: confronto no. Sia per la scelta del digitale, allora più di vent'anni fa me l'ero portata dietro in vacanza con un portatile, antelitteram, con Win 98!
Orbene tranne l'analogia di primo acchito null'altro li accomuna: Manunzio quando scatta pensa a sé, all' “attimo (s)fuggente” e tante e troppe altre cose...La prospettiva del bianconero, poi, è piatta e “sbilenca” con soggetti divergenti, inclinati, l'un l'altro; quant'altro di più lontana parentela fra il suo scatto e il digitale “terrestre” a colore.
Scrivo questo perché già un'altra volta (combinazione astrale?) e con Kiarostami regista, si ritorna sopra una prossima, c'è della “somiglianza” d'un suo scatto stradale.
Salute Maestro e che le Potenze Numinose ce ne conservi ancora memoria, vivente




Prann' pronn'

Libro di fotografia del Maestro Giuseppe Leone, siculo. Pausa pranzo il titolo e quel prann' pronn' che in 'taliano volgiamo “è pronto a tavola” quasi onomatopea presa dalle pagine interne. Carino.
Sia come sia il titolo per l'appunto “Pausa pranzo” avvertendo, tuttavia, il fatto che lo stampato in tricromia bianconero très chic, chissà mai perché, e quelli fotografici poi, deve convincere con la "stazza" secondo Vangelo d'alcuni. Abbaglio e dei soliti scritturali soprattutto delle loro logorroiche squinternate noiosissime panzane a prefazio, che portano via spazio e fogli macchina e che noi leggiamo controvoglia, solo dopo aver gustato, ecco, le immagini del Maestro. Immagini che somiglia a sinfonia e di quelle magistrali: solenni eppure non cupe, tutt'altro. Lievi immagini en plein air iniziano così di vita dai “campi”. Fotogrammi che sì vissuto pur a diversa latitudine geografica ma non dell'anima. Solenni bianconero a piacere per gli occhi. Ma, volete voi? Gli scritturali del libro che tengono sotto schiaffo il Maestro poco campo lasciano a questi: lacerti da decifrare il perché. Mi spiego e se qualcuno legge le strampalate cose di Manunzio capisce: ossia? Oltre la dedica di viva mano del Maestro Leone seppure dittata fra Scilla & Cariddi, o l'incedere dell'età, far parlare ad libitum, di “tecnica” il Maestro per raccontare il prima durante e dopo scatto con sue Leica, fotocamera elettiva almeno così visto in giro e fra mani per Web. E perché poi? Oh gente qui parliamo di fotografia, no? Ebbene la “signora” quasi bi-centenaria basa lo Statuto primario su luce-emulsione-ottiche, e certo poi anche l'antro alchemico della camera oscura, che restituisce anima e corpo ai fantasmi latente e venire al Luce/Mondo.
Eppure dice un Yankee naturalizzato a nome Ernst Haas: “L'angolo visuale dell'apparecchio (fotografico ndr per i cretini a telecomando) è la disciplina del fotografo...(omissis) Esistono tuttavia un mondo letterario di pensare e vedere e per secoli il letterario (come gli scritturarli di Pausa pranzo, anch'essi ndr) fa aggio sul visivo. E oggi i nostri occhi sono costretti a vedere in termini letterali. Mi auguro che, per quanto possibile le immagini possano farlo con il loro Linguaggio." Ernst Haas prefazio in America. Ipse dixit.
Torniamo al libro, va che è meglio e ri-colleghiamo il tutto alle immagini del Maestro Leone. S'è detto fotogrammi come epica sinfonia. E non ci pare, anzi, d'una perduta Arcadia le inquadrate del Maestro e men che mai un subordine alla De Martino-Franco Pinna d'antan. A noi poco importa di antropodeché, sono belle immagini e ripeto: come sinfonia cui stecca e malissimo quando l'occhio del Nostro inquadra i Prann' pronn' o gli “intellettuali” come c...avoli a merenda con chi la schiena se la rompe da “manovale” in vita dai “campi” sebbene oggi più di ieri sempre più colured. Sì, i barcaroli che Mafia & Stato accolgono a Lampedusa: sic!
E fra i “notabili” inquadrati il furbo di tre cotte (nella nostra libreria giacciono suoi libri) Don Leonardo Sciascia si troppo in “amorosi sensi” con Cia & Mossad militando non a caso da radical-chic fra le file dei pannelliani parlamentari che aveva tra le sue fila (stavamo per scrivere come il frutto, ecco, femminile che pure succoso si “apre accogliente” al pattizio argent de poche) anche la pornostar Cicciolina per energizzare i “membri” del Parlamento d'antan! E ci si ferma qui ché degli altri “sinistri” globalisti Ur Lodges covidiosi e malthusiani da impallidire il dottor. Mengele Konzentrationslager Auschwitz e dintorni, ci frega poco anche si chiamasse Dacia Maraini etera di Pincherle/Moravia. Punto.
Libro da tenere in libreria "Pausa pranzo" foss'anche solo a Memento Mori. Mori? Eh altro che calambour in salsa arabo-latino. E accatatevill'...ambressa ambressa ca vene Natal' ed è 'na bella cosa: jamm'!

PS. Oh voi che avete l'intelletti sani...prestate occhio, cosa sennò, all'immagine del post: vedete il montaggio? A sinistra l'impaginato di copertina degli scritturali & co, a destra viceversa (con licenza alle donne-danno-dannazione, insomma libera battitrice seriale Dea Madre corrente da schermi cellulari e compagnia cantando) ciò che che si deve ai fotografi Leone compreso ça va sans dire...e mo' non tiene ragione Manunzio e ancor prima il richiamato (alle armi di 'sti tempi, lato traslato e fate come ve pare) Ernst Haas? Ahh Bedda Matri...Maria



A pieni polmoni

E di sti tempi infami una bestemmia. Tant'è vero che si fa ricorso nientemeno al Coprifuoco, ergo siamo in guerra conclamata: certo il nemico è alquanto infinitesimale ma la guerra è guerra e va si rispettata con tanto di cavalletti di Frisia (banale filo spinato) per strada sacchetti di sabbia e nidi di mitragliatrici. Ammazza, ecco, quant'è potente sto “virus” dal sen fuggito di Wuhan o Fort vattelappesca americano. No che avete capito come negli Anni ddi Piombo l'Ordine è contro la 'ggente proprio quella che poi fa la spia se al vicino in casa ci sono più di sei persone...Che uno dice vabbè numerologia satanica però il buon senso, no? E in casa Conte-Speranza-Lamorgese chi fa i controlli?
Sia come sia a pieni polmoni si può e senza nessun intrusione di anti- Covid (Certificato di Vaccinazione e identificativo ID via microchip ino + cul + ato da Bill & Melida Gates via loro Oms acquistata a suon di mazzette per un piano Kalergi planetario).
Bianconero balsamo dell'anima per chi ancora c'è l'ha e la coltiva alla faccia dei morti viventi, zombie è meglio, del Pensiero Unico omologato uniformato pappinizzato via Stampa & Regime ivi truppe cammellate catodiche per la Grande Paura, a salve ma non si dica che la giostra degli acquisti già in affanno cadrebbe con gran nocumento dei babilonesi del debito. E cavallo-debito che vince da millenni non si cambia, né ora né mai!


Black and white from Masters of Photography
https://www.youtube-nocookie.com/embed/245v6Lpb4pc



Allure fotografico

Ancor prima che fotografo si è come i tanti che vedono le immagini, certo con allure o meglio si vede, letterale, la natura d'autore e non semplici fotocopie di altrui capacità. Capita così di imbattersi in belle fotografie, evocative le bianconero, di buona fattura. D'accordo tutto è già visto, non di meno poter “respirare” un attimo fra il merdume pretenzioso e di certi siti international di chiara fattura anglosassone e con prurito professionale (!) è un piacere tout court!

Sito autore
https://www.derekclarkphotography.com/jazz

Ps. Notevole la potenza del bianconero nella sezione Jazz quanto al resto ci coglie qualche perplessità che non inficia il buon giudizio, la buona mano merce rara e non meno che ben impaginato

Rolleiflex


I confronti sono, comunque, sempre arbitrari. E così la Rollei traguardata da un iPhone4 di chi scrive a sua volta ripreso da iPhone7 da Alessandro Annunziata: due epoche a confronto, meglio dall'Analogico al Digitale come Sole e Luna

Abstract
myth of Rollei the camera made in Germany that immortalized life of million of people, camera of many reporters that have make the History of Photography


C’erano tante cose per abbandonare gli studi inizi anni Settanta del secolo trascorso. E anche perché un mio amico, lasciate anche egli penna carta e calamaio, mastriava (lavorare) da fotografo: allora il passo fu breve e saltai, ecco, dall’altra parte per diventare fotografo e con la Rollei in primis al collo.
Rollei ecco, ma non si deve immaginare che la cosa fu immediata, poterla mettere al collo, tutt’altro. Anzi ci è voluto un anno da sguattero: sì proprio così, a lavar pavimenti e vetrine dove i fotocolor a far specchietti per allodole. E ne venivano, non allodole, ma clienti. Si perché le macchinette fotografiche, molte le Bencini italiche, con pellicola nei loro scatolotti o borse (riposte in armadi o cassettiere semmai insieme al corredo…di famiglia) immortalano le classiche occasione (nascite comunione matrimonio vacanze) da mettere, in formato settedieci, negli album di famiglia a ricordo. Provatevi con gli smartphone che se…tutto va perso. Oh che bella invenzione virtuale di un Mondo altrettanto virtuale, come può esserlo Matrix. Ma non divaghiamo.
E mentre tolgo la polvere da scaffalature, non visto apro l’armadietto della flotta Rollei: una decina e su tutte spicca la F 2.8 del boss del Laboratorio Cine Foto Lampo (Agenzia Fotogiornalistica con Saro Zappacosta giornalista alla Vincenzo Carrese alias Publifoto per capirci, e mica solo Milano, via).
Girare la manovella d’avanzamento film e arma otturatore-scatto e traguardare attraverso il mirino…mentre Luciano il senior di noi fotografi in erba guarda sorridendo mentre dà i primi consigli tecnici; altro che il boss gelosissimo del mestiere (una volta lo si sarebbe pagato perché insegnasse il mestiere alle nuove leve). Molte altre cose troveranno spazio, forse, nelle prossime puntate…

Man


Rollei

L'avventura di Vincenzo Carrese e di Publifoto

Bencini


Ps. Usare la Rollei 6x6 è anzitutto questione di spina dorsale, si, e della particolare curva che assume nel fare corpo unico con la fotocamera: basta osservare (visto il revival amerikano) la persona che la porta al collo e rendersi conto all’istante se trattasi di professionista o squallido dilettante. Altra cosa la visione di “panza” proprio così, all’altezza della cinta o cintola fate vobis. Certo poi bisogna portare la Rollei all’occhio non prima di aver ribaltato, semplice pressione dell’indice, lo sportellino superiore lasciando solo una cornice per l’inquadratura finale (stessa cosa su Hasselblad) e fuoco a immagine invertita: destra-sinistra-destra. Per i reporter, che traguardavano solo ad altezza d’occhio, uno specchietto interno al pozzetto del vetro smerigliato per la messa a fuoco, in caso di necessità e agendo su la manopola laterale del fuoco…non proprio come Srl però l’obiettivo era centrato

Pss. L’impossibile lingua ‘taliana contemplava due diverse grafie: obiettivo ed obbiettivo. Il primo quale fine il secondo come “lente” poi si vede che quelli della Crusca il sedicesimo de l’Académie française che sovrintende l’altrettanta impossibile lingua francese, han pensato bene di “amalgamare” il tutto. Anche se né l’un né altro è più d’uso poiché sostituito dallo yankee “lens” all’amerikana (kappa kome killer). Insomma dalla padella alla brace (barbecue?) vabbè arrangiatevi e non se ne parli più!
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