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Da sinistra a destra la famiglia Olympus e su la destra, or ora, la new entry FZ300. La C-5060 WZ (a sinistra) è quella che per anni ci ha accompagnato con bello e cattivo tempo in ogni dove, tant'è che l'archivio di 285.00 file è venuto su grazie a questa incredibile camera Olympus, nome che è una garanzia ancora oggi che non “esiste” più per le note vicende del brand. La seconda (da sx) C- 5050 è una non meno incredibile “Leica” con il suo trentacinque millimetri equivalenti full frame alias 135 di Barnack memoria. F 1.8 lente e pari apertura che si costruiscono solo e soltanto in questi giorni che pare la nuova Gold rush per i brand ancora in vita; la C-8080 CCD by Kodak ancora oggi con “solo” otto-mega-pixel comunque stellare. Infine la FZ 300 Panasonic con ottica Leica che non è uno scherzo, anzi, parente acquisito di Olympus, avendone adottato anche il sensore MicroQuattroTerzi



Il problema (di non poco conto)

La cosa è lunga e la dividiamo. E allora C- 5060 artefice dei 285.00 file d'archivio digitale.
Anzitutto mai avuto un problema, e la soletta porta batterie, per giorni interi uno dietro l'altro ha sempre erogato energia per il suo lillipuziano sensore, incredibile.
Ora per chi è nato adesso e non ha minima idea (Cancel culture docet!) dell'Era analogica, l'italica Ferrania (con cui si è iniziato fine anni Sessanta a sperimentare la sua P30) pubblicizzava le sue pellicole a colori con jingle: “Tempo bello tempo brutto con Ferrania riesce tutto” squisitamente equiparabile alla Oly WZ 5060 in esame.
Fianco a fianco nell'immagine panoramica la “Leica” C-5050, qui con il c...rotto, sì, l'alloggio portabatteria non più chiudibile ma con protesi sottostante, vite e pezzetto di staffa porta lampada degli Anni 70 (sic) avessi voglia ancora.
Quanto alle altre due ritorneremo a breve. Il problema, allora: come conciliare creatività, si vabbè...e armamentario? Ancora come portare per ore ed ore uno zaino pieno di ogni ben di Iddio senza poi, a fine giornata, causa stress e muscolatura dolente evitare il rosario di mannaggia? Impossibile, a meno ché non si è tra coloro che “fanno” i fotografi ad ore stile passeggiatrici ser(i)ali...Il problema, infatti, costoro non se lo pongono: semel in anno, no? Viceversa per chi ci ha la creatività come forma morbosa (!?) lo zaino, eh...
Passo indietro alcuni decenni fa e borsone fotografico analogico: due Contax, tre lenti normale-grandangolo e 135 ché mai andato oltre tranne qualche fugace “toccata&fuga” superiore sempre made Zeiss: noblesse oblige, no? Uhmm. E poi corpo Zenza Bronica SQ-A, magazzini pellicola di riserva, pentaprisma e leva laterale carica otturatore...quattro ottiche cui un padellone, letterale, quaranta millimetri niente male rispetto al pari Distagon 40 mm Zeiss Hasseblad o anche Rollei all'epoca SL-66, detta eine panzer! Poi pellicole 120 rigorosamente Pro Epr 64 tenuta, secondo canone, in frigo, pari pellicola e procedura per il formato 135 delle Contax. A latere, zaino, vettovaglie e non so cos'altro che uno zaino militare, per averlo provato in prima persona da milite, un peso piuma. E a sera, i sacramenti? Ni poiché ero giovane e pure incosciente come quella volta che mi arrampicai su un muro cadente e niente...fori di foscoliana memoria: avevo visto pari angolazione e ci avevo provato, sì, la dia sta ancora in archivio ma a vederla mette ora per allora i brividi di incoscienza! Qui ci fermiamo però e l'invesa risposta...alla prossima. Stay tuned paisà!

Ps. Quante volete scritto che le richiamate camere, eccetto la Pana, sono state nelle mani di Alex Majoli della Magnum Agency: si ma tu Manunzio non sei Majoli, eh. Transeat ma le (foto)camere...e poi qui link è ancora oggi sul sito Getty Images e “fatte” con Point&Shot finanche di Epson 850-Z di “solo” duemilioni-pixel l'immagine bianconero tre finestre con neve: che volemo fa?


© Foto Manunzio/Michele Annunziata

Un eterno attimo

Strano e pur vero lo stereotipo che vuole l'immagine valere mille e più parole, inespresse. Archivio della memoria il fotogramma ripreso con una signora “macchinetta”, sì, di quelle spregiativamente dette “Point&Shot” nel sintetico linguaggio passato per inglese. Olympus WZ 5060, anche questo detto e riscritto tante volte nel richiamare tale Alex Majoli nazionalpopolaare della Magnum Agency, camera usata in tempi passati e che gli e valso pure Award stellare: così va il Mondo.
Scatto inquadratura, prestito linguistico da cornice pittorica e d'altronde siamo “parenti” fotografi&pitturialisti, che conserva una malia interna. Cosa che non tutte le immagini possiedono, pur riprese in modo professionale. Malia rievocativa e non altrimenti: ieri oggi e diman' non v'è certezza, forse.
Uno scatto che ha congelato e per sempre lo stato d'animo del tempo vissuto, che lì per lì come spesso accade, non sembra. Fotogramma realizzato “senza pensarci” su. Eppure...ecco l' Eterno attimo dall'archivio digitale di Manunzio, che una ne fa e centomila ne pensa mentre sovviene alla mente la lapidaria di C. G. Jung: il gioco e la creatività stanno uno accanto all'altro di una infanzia mai dimentica, anzi, ravvivata come fuoco sacro tutti i giorni dinanzi l'omogenizzazione di massa. Il Moloch del Pensiero Unico che, per un verso ed altro, vivaddio scricchiola gli assi che si pensava eterno del babilonese tempo per chi ha orecchio, intenda





Fatti non pugnette...Ciavoli dixit

Il Tempo Galantuomo è. Sempre. Ovvietà per modo di dire se si pensa che nel Libro di Qoelet o Ecclesiaste (Vetero testamento) c'è quella “filastrocca” che vuole: c'è un tempo...Insomma cosa nota a chi è un filino sopra la media dell'imbecillità, e ça va san dire se ne distacca per l'appunto.
Sia come sia nel video sottostante pescato al solito in Rete c'è ne da squisita prova: Galantuomo Tempo. Anzitutto una osservazione o meglio un paletto: chi si crede (pretende?) un fotografo non dovrebbe portare al collo nient'altro che Olympus, brand che attraverso vicissitudini azionarie non ha smesso, tuttavia, alcuna feature che l'han reso stellare; non solo dagli Anni Settanta secolo trascorso con l'incredibile saga OM-1, ma anche prima sempre per chi pratica la fotografia come categoria dell'anima, e si pensi al “mezzo” formato Pen-F su pellicola 135 codice che identifica il “full frame” 24x36, si, però di Oskar Barnack memoria e la finiamo qui.
Olympus categoria dello spirito, e sue stratosferiche Zuiko lens non ce ne è per nessuno, e qui torna la headline e non vado oltre: intelligenti etc. Ecco.
Ora c'è il malvezzo (altrimenti come una puttana riesca e adeschi il cliente merlo?) di sfornare ogni ventiquattro ore (ha stato Putin pure questa?) un ottica extra luminosa che buca la notte, e non si capisce a che pro se esistono e da tempo i visori notturni!
Orbene Olympus dai mitici Zuiko finalmente in versione fotografica seria, zoom a max f 4 d'apertura. Basta e ne avanza per fare fotografie non...pugnette

M.Zuiko 40-150mm f4 PRO, the BEST OM System Lens yet? - RED35 Review


NB. Poiché Youtubb' rompe i cabasisi con i collegamenti, un copia/incolla/link riga precedente su vs browser preferito e provatevi a leggere il post



Ps1 Da tempo “immemore” fotografiamo con un “piccolo tubo” a nome Zuiko Digital 12-50 mm, f 3.5-6.3 Ez ed Msc con possibilità Macro da paura e, tramite stacco su obiettivo, anche la possibilità di zoom manuale e/o elettrico per video che è una figata! Se poi voglio “fare” il fotografo avec allure...sul corpo della Oly EM-2 (in borsa ci ho una Ep-5 e quel gioiello a nome Pen-F or The best of best) tramite adattatore universale via Amazon (il dedicato Oly le schifiltose camere citate non va proprio giù, roba da matti!) 4/3 su Micro 4/3 le più “perforanti” ottiche 4/3 e Macro di più di vent'anni fa. Stellare Olympus.

Ps2 Per qualche im...belle che si trovi a leggere su Olympus tout court, si rassicuri se al collo (macina di pietra delle Scritture?) ci ha una Nikon-Canon-Sony-Fuji...così come in Era analogica si è provato pressoché ogni brand, anche meno noto, pari bontà per prova provata si riscontra nei sopra citati marchi. E ci mancherebbe. Ma Lady & Gentleman Olympus ha una Mistica&Malia ineguagliabile per chi brandeggia già ogni tipo di fotocamera (e banco ottico) sin dal 1969: scusate se è poco!

Ps3 E non c'è due...il 90% per cento dell'archivio digitale di Manunzio, ecco, è il prodotto di Point&Shot Olympus: Camedia 5060WZ, C 8080 stellare e la mia piccola “Leica” al secolo C-5050 con ottica 1.8 da brividi. Lillipuziana camera usata pure da certo Alex Majoli della Magnum Agency: per cortesia non fatemi scrivere (incazzare no?) sempre le stesse cose!

Ps4. Vabbene c'è stata una piccola protesta da parte...delle altre Olympus Pro in borsone, ossia E-1 The Immortal 4/3 la E-3 e la piccoletta E-510 tutte versione standard 4/3. Ecco accontentata il resto della ciurma...oh mamma mia!




Ei fu siccome immobile dato il mortal sospiro...Olympus

Giorno più giorno meno cinquant’anni sono una vita. E quella strana scatoletta che portava un ideogramma per Pen l’aveva ricevuto l’amico dal padre, diciamo venditore di macchie, un bell’uomo ma di tre cotte. Un regalo come tanti e gli fregava de meno, e me la prestò. E su le prime la cosa strana che invece di fare foto orizzontali, bisognava girare la camera e ottenere settantadue fotogrammi: infatti era la mezzo formato di Olympus appesa anche così al collo di Eugene Smith.
Agli inizi dei Settanta la Olympus scompaginò le carte con una miniaturizzazione ed un mirino eccellente per l’epoca per non parlare delle ottiche Zuiko, pari a pari con Zeiss di riferimento, il resto è Storia, quanto meno della Fotografia, con Om1 2 3 Titan 4 e la Om 10 furbacchiona: automatica di fabbrica ma con jack sormontato da ruota dei tempi pure manuale.
Poi l’oblio sino alle Camedia usate nel silenzio dei soliti ammanigliati Nikon (Coolpix) e non da Alex Majoli della Magnum Agency, e di lì a poco il “laboratorio” a nome E10 subito dopo l’upgrade E20, altro che Coolpix: un fotografo fiorentino incontrato non ricordo dove ma in Puglia, c’era Berengo Gardin a tenere un workshop, raccontò di averla usata, la E20, per riprendere una sfilata di moda! E all'epoca costava intorno i quattro milioni se memoria non falla. E di lì da quel “prototipo” venne alla luce, quanto mai adeguato alla camera fotografica tout court e tanto su argento d'antan che odierno silicio fa della luce la sua materia o anima; la E1 questa volta in formato 4/3 (l’E10-20 sono su base 2/3 Ccd Kodak ed ottiche non intercambiabili) che inaugurò suo malgrado uno sfortunato sistema passato per E3 altra ammiraglia, che aveva perso il fascino della “sagoma” strana del precedente modello, ma tozza e tracagnotta, sino al canto del cigno E5, tardivo ed inutile upgrade. Mentre parallelo scorrevano le piccolette E 400, 500, ecc. ottime camera di fascia popolare diciamo così: stesso attacco ottiche ed accessori, in controcanto invece del prisma reflex uno “specchio” brutto e fetente. E ciò non di meno portavano in dote il famigerato Live view inaugurato con la E 300: pietra miliare per chi intende e pratica la fotografia.
Siché alla legge del “signor” Mercato uso dire non si sfugge, anche se un unico hamburger dell'altrettanto Produttore amerikano, unico Motore di ricerca...e non ripetiamo la trafila di “unicità” il menzionato “signore” deve semplificare secondo tabellare babilonese per gli eterodiretti omologati che si fregiano, beati loro, del titolo uman(oidi). E d’altronde chi si contenta gode: chi cosa quando è perché appartiene ai posteri. Il Re è morto? Viv’ lu Re!


Immagine sovrastante
Da sinistra a destra in alto, Camedia C 5050 de facto una piccola Leica con il stratosferico equivalente in scala 35/1.8 camera usata per anni dal reporter Majoli della Agenzia Magnum, quanto dire circa affidabilità e restituzione della scena data sebbene a fronte di un sensore poco più grande di un unghia; C 8080 che viene in linea, anche grazie alla forma decentrata del grip stile E 10, qui a fianco la E 20 , quarta da sinistra. La Camedia C 5060 Wz, terza da sinistra, cui personale archivio digitale di centinaia di miglia formato Jpg è debitrice; Camedia che possono registrare in Tiff e Raw e grazie all’ottimo motore di rendering Jpg. Lo stesso che equipaggia la E1, quinta da sinistra in alto, e che senza altre elaborazioni può ancora oggi andare in stampa offset anch’essa in via di estinzione. Caratteristica unica del panorama fotografico la E 1, oltre la porta Usb, quella Scsi all’epoca super veloce, anch’essa passata a miglior gloria a vantaggio delle odierne Usb 3.0. Il cuore della E 1 fu una joint-venture Olympus Kodak che forniva un buon Ccd ancora oggi sbalorditivo su sensore “piccolo” 4/3 di solo cinque mlioni di pixel.
Flash di sistema e sotostante la seconda unità lampo la “piccola” E 510 che porta in dono l’ottimo Live view, scomodo da usare ma pur sempre utile per inquadrare esattamente la scena ad esempio gli still life. Su la destra sottostante E 3 seconda ammiraglia 4/3 di Olympus dalla linea tozza e ma più “centrata” della E 1. Anch’essa dotata di Live view e deciso passo avanti per l’AF.
Da sinistra in basso seminascosta E P2 e avanti essa la Pen E P5 gioiellino con Lcd ribaltabile che tanto fa comodità simile, e molto meglio del piccolo Lcd della richiamata Camedia C 5060 Wz. Reattiva veloce anche con adattatore: infatti la serie Pen non più con baionetta 4/3 nella versione Micro4/3, accetta e di buon grado le ottiche della E 1-E 3, soprattutto quelle dotate di motore ad ultrasuoni. La Contax in scena tutt’altro che peregrina con adattatore consente sui corpi 4/3 così pure M 4/3 di utilizzare ottiche Zeiss. Cavi e quant’altro sono “incroci” ben riusciti fra mondo analogico e digitale, sia M 4/3 che precedente baionetta nella logica che “niente si butta e tutto si ricicla”


Modelli camera Olympus digital
https://www.wrotniak.net/photo/news-20.html



Aqua de Marco

E grazie a questo tempo marzolino, con largo anticipo, che papariann’ (indugiare) nello studio nel mettere “ordine” a parte della libreria (Manunzio uomo di libri è) strabordante all’inverosimile, mentre domestici parenti come Avvoltoi rotanti in attesa di una qualche distrazione per riempire la raccolta differenziata…(nemo profeta in patria, no?) da una busta cartonata due stampe, esemplari di provini per i tanti progetti che gonfiano i cassetti, stanno sul punto di cadere e afferrati al volo (specialità Manunzio) portano ad una pausa pensierosa (altra specialità della casa) di cose che da nove anni in qua si posta a giorni alterni. I minchiapixel che da qualche tempo non scriviamo più. Stampe in formato trentaperquaranta, file di compatta Olympus C-5050, che si è upgradata e ne parliamo prossimamente. Un trentaperquaranta su carta “rag” straccetti cotonati à la page stampati in quel di Milano in sorta di pre-press. Ora se vista (delle due stampe la bianconero che è meglio) a debita distanza, secondo canone codificato, sotto vetro ben difficilmente si noterà la “sgranatura” notturna dell’immagine (sotto c’è solo matematica binaria). A parte questo, l’obiettivo è raggiunto, anche perché messa in rete (dove uno poi ci gioca ingrandendo sino all’ultimo pixel per dispute serale a bar sport) l’immagine di qua e di là dell’Atlantico mare, piace. Touché e questo è una fotografia che “piace” Print Viewing Distances and Print Resolution


Ps. L’immagine con diagonale, misurata con metro a filo da Capomastro, prossima ai cinquanta centimetri andrebbe vista ad una distanza teorica di 1,5-2 volte questa. E anche così la conta dei pixel o la “sgranatura” lascia il tempo che trova in considerazione che, sotto vetro con abbondante passe-partout del caso, ancor più risalta l’attimo fuggente di una sera di pioggia; immagine prodotta d’una “semplice” compatta la stessa usata da Alex Majoli della Magnum Agency


Olympus Camedia 5060 Wz (point&shoot come quella usate da Alex Majoli della Magnum Agency) Iso 80 1/30 a f 8.0. Luce naturale di finestra di primo mattino invernale, dura e contrastata al punto giusto, tazzina di caffè non ancora ultimato e il "manico" di Manunzio nel riprendere la scena: scusate se è poco!


Nun ce scassat' 'o cazz'

Interno, sole aspro all’orizzonte che irrompe dalla finestra. Inverno. Domenica: con la tazzina di caffè che vi siete preparati entrate nel soggiorno, e dopo aver dato lo sguardo solito al di là dai vetri poggiate la tazzina di caffè non ancora finito: un attimo. Inquadratura dell’occhio e la mano che afferra la digitale che portate nello zaino. Qualche scatto per “assaporare” per intero la scena. Poi con calma a Pshop Elements non “professionale” ma che esegue magnificamente bene gli stessi comandi della versione “Pro” dei sedicenti professionisti, a salve lavora l’immagine. Come al solito, parentesi, è tutta una questione di pro-forma che fa sì che una foto acquisti, sic et simpliciter, l’aura di “professionale” solo con Adobe XYZ casomai pure cloud! Chiusa parentesi.
In Elements, grazie anche a Tonality per Mac: computer per professionisti e per antonomasia: e mo’ che volemo fa? Plug in che conferisce quella “carica” che si vede ad immagine.
Fine prima parte. Inizio secondo tempo ché l’immagine è stata “premiata” a Web dal taste Yankee in primis, che dimostra oltre ogni ragionevole dubbio a telecomando che la foto è “universale”: se la capiscono gli ameri + cani…
Siché come si fa la conta dei minchiapixel sempre più visti a smartphone per la piu’ bella foto del reame? Quale full frame serve? La mezzo formato è decisamente meglio, e se sì: Fuji Leica Pentax o noblesse oblige Hasselblad naturalmente tetheringata tanto figa su Capture di PhaseOne “professionale”? Quale versione “professionale” di Pshop serve? Quale Raw per falliti che tanto poi ci pensa Pshop e/o Lightroom? E nel caso di questi (la nostra è una tosta e vetusta 5.5) quali sliders sono usati e certificati da influencer a pagamento retrostante? E la luce, e il diaframma, e le fesse (anatomia femminile e qui lo slang certifica un moto di discreta ira) delle vostre mamme, no? Ma nun ce scassate ‘o cazz’…prezzolati d’accatto a libro paga per la giostra degli acquisti!

Man fotografo sin dal 1969

Ps. L’immagine è la prova N di come si può dare scacco matto al “supermarket” planetario del pensiero Unico a nome Getty Images et simila, venditrice nientemeno che di banane/immagini caramellate Yankee style da usare per l’abbisogna anatomica retrostante di creativi del Terraqueo:“Lasciate che i morti seppelliscano i morti” Lc 9, 60

Pss. I "pro" mica vanno su siti di sharing photo, no certo ma usano le loro paginettine su Facebook per verificare quanti "fallowers" seguono: casomai i numeri non son proprio quelli come se ne legge da mane a sera proprio a Web. Niente di nuovo sotto il cielo del "market" e della giostra per gli acquisti. Viceversa chi non ha reticenza alcuna, senza visto di categoria a pagamento, ecco, posta per verificare quanto ampiamente già si conosce, e detto poco sopra; della capacità di universalizzare tanta parte degli scatti su rigorose point&shoot Olympus, come pure su E1 E3 E510...



Luce propria

E-20 (Camedia) Olympus inizi Terzo Millennio che dir si voglia, digitale alla Point&Shoot, così a prima vista benché somigli più ad una reflex a tutti gli effetti. Certo era Nikon con la D1 a rompere la barriera e (non) accedere a mutuo ipotecario per “comprare” la prima Pro digitali: Nikon che costava “solo” dodici milioni allora di lire e non ancora (Ne)uri, mentre se memoria sorregge la E-20 viaggiava sui quattro, sempre milioni. Ma contabilità a parte era quella di Olympus un altro crollo di muro per la travolgente avanzata digitale (adesso pare che dall’amata Amerika con la kappa che lo scriviamo a giorni dispari perché, è ritorno di fiamma per il bianconero, che è mai morto per i fotografi con effe maiuscola!) e consentire ad una più vasta platea di “abbeverarsi” al digitale. Vabbene nel frattempo pure Canon con la sua brava D30…
Olympus E-20 va. Macchina de facto “meccanica” con logica a base bit, concetto che sarà magnificamente sviluppato con l’immortale E1 su Quattro terzi, cui discende filologicamente.
Insomma la E-20 si brandeggia molto bene e pure pesantuccia da infondere un certo appeal professionale, come tutto il resto. Spartana quanto basta e senza fronzoli, e così a prima vista i file sembrano più che buoni in considerazione del fatto che è una 2/3 di cosiddetto pollice. La macchina, infine, colpisce per due cose, e tante altre decisamente no ma ci si fa subito callo e confidenza per chi è fotografo e non cerca minchiapixel miliardari né perde tempo a…misurarli, l’autofocus anche a lume di abatjour la grande apertura f 2.0 e il mirino che non è il classico prisma. Infatti è uno “specchio” che riflette la luce che altri prismi, antistante il sensore, gli invia “splittati”, ed è ottima come visione uguale uguale alla E1, che fa uso viceversa di prisma. Che dire? Ci arriviamo per pura soddisfazione diciotto anni dopo, di seconda mano tenuta bene, ché all’epoca non avevamo quattro milioni per acquistarla…meglio tardi che mai. Poi come al solito sono i risultati a “cantare” anche con pochi pixel, di quelli buoni sorretti da un altrettanto buon “manico”: lato traslato figurato e fate come ve pare!

Man

Ps1 Anno Duemilauno Alberobello ci arrivai sotto acquazzone per mostrare il Portfolio a tale Deni Curtis, fra tavoli già imbanditi di primo mattino in un trullo-ristorante-happening fotografico. Dietro la porta di ingresso a vetri, come aspettasse qualcuno, il Maestro Berengo Gardin dallo sguardo spaesato. Fotografi allo stato brado s’aggiravano di qua e di là; uno in particolare da Firenze. Attaccato discorso ne venne fuori un panegirico, non persi una sillaba, proprio su la E-20 che lui aveva usato con soddisfazione (!) durante una sfilata. Bingo!

Ps2 Per mettere in mostra la nuova arrivata E-20, fotografata con micidiale C-8080 sempre parrocchia Olympus, a 50 Iso da spaccare i muri tanto si possono ingrandire i suoi taglienti file (!) qualcosa bisogna pur fare, con poca voglia. Siché con un foglio di nero lucente a base e semplice parete di soggiorno retrostante lo scatto. Laterale destro schiarita con foglio Domopak sottratto in cucina nottetempo alla “signora” altrimenti i suoi “ordinari” lai…avessi voglia! Foglio su cartoncino se non recuperato in discarica poco ci manca, mantenuto verticale da pianta di fiori secchi a base e fuori campo. Illuminazione? Abatjour sinistro (?!) che per far spiovere benino la luce si è dovuto alzare con dei libri presi in automatico tant'è l'abitudine dalla libreria: Leopardi, Divina Commedia (Inferno?) Confessioni di un italiano di Svevo (!) e basta. Esposizione? 10” a f 7.1 (invenzione degli ingegneri Olympus, che è apertura antecedente F 8) a Iso 50 con autoscatto per non prendere, quand’uno è costretto controvoglia, il “remote” via radio. L’effetto finale dello scatto è “specchiante” quasi acquatico: che vorrà di?

Ps3. La E-20 è stata usata anche da Alex Majoli, per i suoi reportage per conto Agenzia Magnum usava le C-5050, C-5060 e a volte la C-8080 come ricordava in un intervista forse ancora reperibile a web poiché il sito è da tempo immemore non più aggiornato e si provi a questo link, per il libro sponsorizzato come il tutto da Olympus “A day in the life of Africa”

Nb. Il link richiamato non esiste più

Gli aerei di Mussolini…Majoli & Co remake Home di Fujifilm



Abstract
the project Home of Fuji is a pure remake beacuse one decade ago Olympus was brand for similar project named "A Day in the Life of Africa" who more international photographers tried and used Camedia E -20 and more compact as C 4040, experienced opinion the later 2013 born the mithical stellar flagship E 1 and new format Four/Third that current day is reworked in Micro 4/3 of Olympus-Panasonic-Leica



Dunque gli aerei di Mussolini. Una metafora che non si usa più sostituita da fraseologia Yankee. Tuttavia il concetto è semplice: rotazione così come gli aerei di Mussolini, sempre gli stessi, ad ogni parata in giro per l’Italia dove il Duce si beccava la “flotta” enorme e smisurata…degli stessi aeroplani che passavano e ripassavano nei cieli d’Italia e del regno d’Albania…una pietraia che se non fossero intervenuti gli “alleati” tedeschi. Ma fermiamoci qui.
E Majoli anche egli insieme ai sodali vola di qua e di là: una volta con Olympus** che per prima partorì l’idea (A Day in the Life of Africa) adesso dopo un decennio e spiccioli ci riprova con gli “aerei” della Fuji. Ahi perché abbiamo stima della casa Verde (Gialla Kodak Argento Agfa e Bianco Ilford che sono già un messaggio e lasciamo in pace almeno sta volta Mc etc etc etc) con l’uso negli Anni Settanta del secolo trascorso della G 690 la “piccola” Leica di Fuji, ecco, ma in formato 6x9. Sì avete ben inteso: dicasi sei centimetri per nove e mica il francobollo detto, di nuovo, Leica. E dovremmo ben dire di Velvia che ha ammazzato il Kodachrome come già scritto, con la differenza che la “Belvia” era (ancora?) per il Process E-6 ad ogni angolo di strada, mentre Kodachrome lo dovevi spedire in "Germania" o chissa dove e per vedere le dia alias slide, ci mettevi tempo: dieci giorni o poco più, ma una festa per gli occhi e per quelli del National Geographic che l’usavano per riempire doppie pagine che se le scattavi con il seisei o noblesse oblige, sì, buonanotte!
Majoli e compari in fine ché pure lui tiene famiglia: Franza Spagna purché si magna. Questo per chi non intende o ‘taliano è un sonante modo di dire che ha sfidato i secoli: dalle compagnie d’armi al servizio ora dei Francesi ora degli Spagnoli tipo Giovanni delle Bande Nere, chi pagava e tutt’oggi meglio. Ah questo oui/si che è nel Dna dei ‘taliani, altro che pizza spaghetti e mantolino. A proposito vallo a dire alle straniere genti che invece della consonante t ci vuole quella dentale…ecco per mangiare meglio! Besenisse is usual paisà e niente di nuovo sotto il cielo, che qui stamani nevica. Miracolo e per una città di montagna (!) dove da ragazzi ci facevamo i tunnel di neve, e il Comune Capoluogo pagava schiere di spalatori su la Main street d’intabarrate genti!

Man

Progetto Home Fuji

**Olympus

Un giorno nella vita dell'Africa progetto (qui tradotto da Google ché l’originale è ignota lingua orientale) e da scorrere tutta la pagina dove trovate il Majoli e le stesse facce ché tengono famiglia trasmigrate del precedente Olympus day al Fujifilm event; ma so’ stranieri e pensa se la cosa fosse italiana (a parte Majoli) da farci i titoloni: Mafia. Ma loro sono bravi boys e, come sempre, Pecunia non olet!

Nb. I link sottostanti potrebbero non essere più consultabili (revisione Aprile 2024)
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Fotocamera compatta o reflex digitale: il fotografo della Magnum

Fujifilm camera alla "Leica"

1 G690
2 G690

Una Leica…a mandorla




Abstract
like the italian photographer Alex Majoli, from Magnum Agency, I used same camera or poin&shoot C-5050 by Olympus for thousand images of my personal archive


Bastian contrari si nasce o si diventa? Bella botta: l’un e l’altro va da sé. E infatti se non fosse per una base (condicio sine qua non) ben difficilmente, a meno della roulette russa o teoria dei grandi numeri a raffica, la cultura tirerebbe fuori qualcosa di “artistico”. Insomma eretici si diventa manipolando l’eresia che si è succhiato dal latte materno. E meno male che non siamo ai tempi di Giordano Bruno! Sia come sia e tralasciando album di famiglia arriviamo al dunque. Sì, il bastian contrario più che professione è una Fede, e noi l’abbiamo incrollabile tant’è vero che facciamo cose che, secondo standard casomai stars and stripes o di certo liquame di Stampa&Regime settoriale, sarebbe/è inconcepibile se non con la premiata ditta CaNikon e blasé Sony (che fa la gradassa su le ceneri di Minolta che acquistò tempo fa) o Fuji che ha una certa tradizione fotografica, oltre che produttore di ottime pellicole bianconero e soprattutto colore: Velvia ricorda niente? La chimica E-6 che ha steso letteralmente il famoso Kodachrome di Mammasantissima Kodak: vero National Geographic?
Immagine notturna va: Olympus C5050 tirata, ecco, a 400 Iso/Asa che più in là non va ma dall’obiettivo equivalente 35 millimetri in passo universale/full frame corrente, F 1.8. E stiamo parlando di una point&shoot da sensore lillipuziano. Roba da matti? No faceva così, e pure in notturna un certo Alex Majoli della Magnum: e mo che state a dì? Le solite cape chinate quando gli allineati e coperti a telecomando non sanno cosa rispondere perché il “suggeritore” delle masse non sa che pesci “prendere”. Majoli-Magnum-C 5050 Olympus e dall’altro Man-Getty Images-C 5050. Si fa quel che si può, via.
S’intende dire che se c’è qualcosa da narrare la “macchina” è relativamente importante: intendiamoci la camera è il fotografo per chi intende. Punto.
Una sera di pioggia, quindi, con la Olympus C 5050 e il Manfrotto monopod, si sa mai. Poi più che altro è servito quale bastone del viandante…ché la luce ambiente (calda per intrinseca natura e preset del bianco che si lascia a manetta su “caldo”) dai lampioni color ambra consentiva tempi di otturazione di 1/25 a f 1.8 più che sufficiente a “fermare” la scena inquadrata. Naturalmente il “mosso” è voluto e ricercato altrimenti che bastian contrario…

Man

Notturno (bagnato) dall’Italia


Ps. Majoli come la miglior tradizione vuole usava Leica a pellicole poi Olympus digitale per ritornare all’ovile dal momento che Leica è diventata digitale: noblesse oblige…
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