Manunzio




Allitterazione

A sinistra in alto la prima del notorio Franco Fontana, immagine che a quanto si dice non piacque poi molto ai critici: questione di mazzetta mal data. Certo poi il nostro si rifece, eccome, da farne gran carriera e di stampe Cibachrome vendute e di workshop. Sicché le sue “macchie di colore” (Fabbri Editore I Grandi Fotografi, 1983) anche da queste latitudini ove si scrive. E non meno, pure il “maestro” ci inzuppò u pilu*, e come tira iddu...
Ora non è che l'immagine, a destra, del Manunzio ne ricalchi il “modulo espressivo” pensa te, del Fontana nazionale, no. E manco incidente di percorso o semplice calembour che dir si voglia. None. Il rosso di Manunzio viene da lontano, zeppo come è il suo archivio di “rosso”, colore parte della sua triade.
La macchina, maggiolino, poi è stazionata proprio lo spiazzo che affaccia la “finestra sul cortile” e come chiosa finale, niente male. Eh le citazioni fan figo, vero e trovarle di giuste...Manunzio, divoratore di Baci Perugina, ne conserva a tons e celeberrime frasi inside il fogliettino avvolgente ogni cioccolatino: gnam. Forse ché la classe non è “cioccolataia”? Mah...

*pilu acquatico (copia e incolla se vi pare)
https://www.grandi-fotografi.com/franco-fontana?lightbox=i118vz

Link a precedenti

Al Maestro G. Berengo Gardin
Accostamenti profani



© G. B. Gardin Lido di Venezia, 1959. A sinistra, del triangolo compositivo, due coniugi e neonato, l'orizzonte marino, tumultuoso quanto si vuole, è altro dall'immagine colorata del Manunzio, dove il triangolo ipotetico è, sì, dei due su battigia ma il punto è all'orizzonte, in realtà natante. E qui lo sguardo va oltre le figure, non come nel bianconero dai toni cupi e drammatici (due solitudini protagoniste verosimilmente alla stregua, su la stessa lunghezza d'onde, ecco, la celeberrima macchina su la scogliera inglese in pari giorno tempestoso sempre di G.B. Gardin) mentre l'immagine digitale “stratificata” a fasce in orizzontale parla d'altro: i due "solo" protagonisti marini d'una metafora forse ai limiti di significato. E in ogni caso, bianconero reportage e colore meditato, due universi paralleli che un arcano ha fatto sfiorare, rispecchiarsi, per disperdersi nell'Universo mare ognuna per la sua


Al Maestro G. Berengo Gardin

Maestro l'ultima volta che ci siamo incrociati è più di vent'anni fa ad Alberobello, mentre venivo dalla convicina Lucania sotto un diluvio, quel giorno, che Iddio la menava a secchiate (la stampa ancora non la chiamava “bomba” d'acqua).
Trulli che già di prima mattina, una sala, era pronta per il “diner” fra aromi di cuccia pugliese e...d'un trinariciuto Denis Curti, che trafficava incazzato ed inavvicinabile: Potenze Numinose, i cosiddetti “curatori”!
Lei Maestro se ne stava, come i Santi in edicole, dietro i vetri d'ingresso sotto una luce incerta dell'happening, ma come lontano fuori luogo, va tu mo' a sapé. Certo lei contraccambiò il saluto come si conviene a persone dette “civili”, mentre provai a ricordarle quella volta, in un altrettanto remoto spazio-tempo, un workshop su la Riviera del Conero dalle parti d'Ancona.
Un passo indietro ché stamani alle prime luci Manunzio è già al telefonino, un vetusto iPhone per ricerche: e che avete capito! Vagando di qua e di là nella ricerca di un qualcosa che, uso dire, si ha su le labbra, ecco...Sia come sia m'imbatto in quelle pippe di certuni che spartono la fotografai come la testa le orecchie! Maestro ci siamo intesi, giacché proprio in quel lontano workshop, sottponendole plasticoni che mi ero portato da casa-studio, disse e lo ricordo preciso:”Lei, il Manunzio, ha una composizione tipica del bianconero”. Proprio così nato in epoca bianconero.
A farla breve, nella ricerca telefonica mi capita (avevo perso memoria al riguardo) un suo scatto, messo in copertina qui, in alto.
Sicché mi si è acceso un rimando, ché il Manunzio ne ha un simile fotogramma, a colori in digitale, sopra di fianco: confronto no. Sia per la scelta del digitale, allora più di vent'anni fa me l'ero portata dietro in vacanza con un portatile, antelitteram, con Win 98!
Orbene tranne l'analogia di primo acchito null'altro li accomuna: Manunzio quando scatta pensa a sé, all' “attimo (s)fuggente” e tante e troppe altre cose...La prospettiva del bianconero, poi, è piatta e “sbilenca” con soggetti divergenti, inclinati, l'un l'altro; quant'altro di più lontana parentela fra il suo scatto e il digitale “terrestre” a colore.
Scrivo questo perché già un'altra volta (combinazione astrale?) e con Kiarostami regista, si ritorna sopra una prossima, c'è della “somiglianza” d'un suo scatto stradale.
Salute Maestro e che le Potenze Numinose ce ne conservi ancora memoria, vivente


NO WORD
E' sempre un piacere ritrovare G. B. Gardin, Maestro in frequentato workshop su la Riviera del Conero/Ancona sul finire degli Anni Ottanta del Novecento; un'altra volta incrociato ad Alberobello, in un trullo/ristorante sin dalle prime ore del mattino, già saturo d'invitanti aromi, per un happening fotografico curato da critico Denis Curti


Link video, copia ed incolla (altrimenti s'incazza Youtube, mah!)
https://www.youtube-nocookie.com/embed/TWDarS8qW94






Fuori ordinario...

...e vorrei vedé se Manunzio, eh. Non è questione di bastian contrario sine die, ci mancherebbe. E solo che “sono” fotografo sin dai banchi di scuola delle Elementari: gli ultimi fogli dei quaderni era il rifugio per disegnare set cinematografici, oppure sul bordo, pagina dopo pagina disegnare immancabili tuffatori, poi svolti velocemente fra pollice ed indice dava l'impressione del movimento. E, quindi, capirete il non allineato Manunzio, che viene da molto lontano, se vi pare.
Ora che dagli Anni Sessanta siamo ai Settanta ma di età, giorno più giorno meno via, la cosa di mettere in movimento oggetti “statici” non è mai passata.
Si, la malia ipnotica dell'immagine fissa eppure in movimento (niente ossimoro, please) si è rafforzata grazie anche a quelle sere estive di fine Anni Ottanta su la riviera del Conero/Ancona, allorché in piazza di sera (buio, caverna, Platone, ombre dette cinesi, onde Alfa...) la batteria di Kodak Carousel faceva sfrecciare, con tanto di musica a complemento, le immagini diurne scattate da noialtri e Prof; avevo G. Berengo Gardin, senza aggiungere altro. 
Proiettori che animavano, alla lettera, le slide prodotte durante le ore diurne dei vari Workshop. Cose fenomenali, immaginatevi adesso con il “digitale terrestre” cos'è possibile e niente NLE, o montaggio detto non lineare.
E qui gli strumenti per fare codeste cose si restringono al numero d'una mano. Infatti scartati, e non che sia possibile ci mancherebbe, i FinalCut-Premiere-DaVinci e tutta la schiera di sofficiume Open Source, mettiamola così, come ben ”perforante” ShotCut, ebbene una sola mano basta e avanza. E con ordine, esclusi i teutonici Wings Platinum (mi pare sia il solo soft a girare unicamente su Windows) e m. object approdato, però, da poco anche su Mac (nazionalizzato e non solo da Andreella Foto) rimane cosa? Beh programmi estremamente user friendly del tipo, una volta ProShow fallita House ma che era per solo Windows, e poi il ventennale AV PTE giunto alla undicesima release, or ora.
AV PTE V. 11 in versione Pro, soft che per i “montatori” fa rabbrividì. Sia come sia: cosa non può fare sto programma? Tutto e costruito artigianalmente senza fronzoli da Circo: di nuovo non è un NLE, ma basta e avanza per mettere in movimento immagini “fisse” cui malia non ha paragoni cinematografici, pur usandone il linguaggio simile e preparazione.
Insomma la facilità di fare e disfare uno “slideshow” o court-métrage c'est plus chic, e niente a che fare con PPoint e/o Keynote. Tant'è che solo alla fine, il PTE AV al contrario degli NLE soft potete scegliete come “esportarlo”: sempre più via Rete e quindi universale MP4 e pure 4K , mentre per i pochi puristi l'impareggiabile Exe(cutable) da leccarsi i baffi. No, eh? Tra musica detta ordinaria e Jazz: vabbene così il paragone?
E ancora, prima di lanciare “accatatevil” di Loren memoria, circa un prosciutto, qui niente di ciò e su gli occhi (!) ma un vero must per chi è fotografo. Essere e non avere: Erich Fromm ca l'avit' accattà, from French acheter per anglofili subalterni e a novanta gradi à la page, to buy. Compà mett' man' a tela, della tasca e compra. Oh dovessi impallidire se alzato il culo dalla sedia poi cataper' cataper', step by step, a calcar pedibus infili la libreria che più ti aggrada? PTE invece lo scarichi se ti piace poi l'accatt'...


Ps1 I menzionati teutonici soft hanno, a modesto pare, ancora impianti diciamo “ideologico” delle proiezioni analogiche, e non meno che certe arzigogolature procedurali come se, sic et simpliciter, dal piano “fisico” siano trasmigrate al digitale, che è tutt'altra cosa

Ps.2 La Wnsoft House produttrice di AV PTE non mi paga affatto per la marchette, ma come tutti gli utenti registrati e da tempo applica un discreto sconto su, nel caso in specie, la nuova Release

Ps3 C'è un tale a nome Bachham che via Youtube spiega per filo e per segno ogni piega di Av Pte. Al solito, compà copia ed incolla, ché non si assume responsabilità circa soppressione o cambio di link
https://www.youtube-nocookie.com/embed/lY1erzx_jeo



AV 10 anche Mac

Anzitutto andatevi a rilegger quanto già scritto: digitare in fondo casella Pte e vi rimanda a “la casetta degli attrezzi”, propedeutico alla comprensione di quando veniamo scrivendo. Cos'è anzitutto? Un mostro mai visto che ha un grave difetto, va detto subito, limite è la fantasia. Quattro colpi (niente a paragone di Premiere Final Cut Da Vinci che sono e si rivolgo ad altro pubblico) e voilà un filmato anche 4K che sembra na cosa irrinunciabile (per chi?).
Va da sé che il Pte così una volta nasce per mettere in movimento immagini statiche: no niente ossimoro. Immagini che prendono vita grazie a tendine movimenti flash così come in Era analogica avveniva con i proiettori diapositive in dissolvenza. E per chi ha mai visto, si riscrive ancora, una proiezione all'aperto senza maschere carnevalesche, d'estate con frizzante calice di vino bianco (lo passavano alla tavola dove seduti in tanti e con Berengo Gardin, oggi novantenne, si parlava di fotografia nei primi Work-Shop fotografici all'americana) e gli occhi a seguire il “filmato” di immagini fisse. Impossibile descrivere perché non c'è paragone alcuno con le fotografie e le video riprese: imbattibile, casomai qualche rudimento di psicologia a spiegarsi il perché torna buono. Una festa per gli occhi cuore fegato volendo pure...l'anima. Era allora la squadra Kodak che manovrava i Carousel e con musica sincro! Le immagine oltre che loro repertorio erano le nostre slide che di giorno a fotografare con Gardin e altri nomi sacri della italica fotografia, la sera...
Giunto su la piattaforma Mac, dopo tanta gestazione che quasi a finire sul nascere, eccoti un Programma appunto con la maiuscola. Alt un momento. Se pensate di mettere micio micio bau bau, fiori e flora varia c'è altro e pure a gratis e ci fate la figura che vi siete scelto. Viceversa se ci avete una scaletta/scenografia allora è tutta na discesa. Sceneggiatura non a caso: costruire uno spettacolo ed anche di pochi minuti, limite teorico 11-15 minuti che è tanto da stordirsi d'emozioni, vuol dire fotografare come farebbe un regista: piani campi e controcampo etc. E ci sono al riguardo degli Awards in giro per il terraqueo: vuoi tu? I soliti schifiltosetti italioti, non a caso ultimi, guarda caso quando a spettacoli che si consumano bene in Francia patria del Diaporama, si raccomanda accentate la finale che si incazzano li francisi; Germania non male anche perché li ci sono due mostri sacri di soft: Wings Platinum e M.Object che han il non poco difetto di girare solo su Win e pur se aggiornati in chiave digitale di quando, per l'appunto, circolavano i Diapo anzidetti. Bene pure l'Inghilterra con suoi circoli, in America boh. Ma AV 10 Pro si fuma a dir vero anche i blasonati richiamati: esagerazione? Scaricate una Beta Mac e poi se ne parla a patto che cani gatti canarini pappagalli e flora varia li teniate per una prossima volta. Fotografi si nasce, ecco, e modestamente lo nacqui così come Totò. Ipse dixit

Ps. Usiamo da anni il programma che gira, sino l'altro giorno solo su Windows, costa niente registrato e niente mefitici abbonamenti, e soprattutto un Forum che non ha uguali sul terraqueo: una risposta dal Team o dagli aficionados vi arriva manco fate click a spedire la domanda, cosa non da poco. E poi tutorial di un Australian poco Piteco, e di una chicca unica chiamato “stili” se vogliamo a paragone e lontano, azioni alla Pshop che si possono utilizzare ad libitum

Pss L'uscita per Mac mi alleggerisce la vista in ogni senso per mettere mano ad un progetto de facto già, seppure a pezzeti, messo in scena e ottimamente collegato come la famosa frase di HC Bresson, mira occhio cuore obiettivo risultato finale. Programma che azzera quasi il passo ideazione programmazione, cosa fattibile e per anni sotto Win e suoi programmi “caserecci” usati in maniera poco o niente ortodossa (Publisher, via Pdf utility trovata in Rete, per più d'una mostra conto Ministero Beni Culturali, o il libro stampato partendo da Epson 850 Z da file duemilionidipixelchebastaeavanza) come retroterra. La facilità del progetto e Av 10 Pro non deve trarre in inganno, non foss'altro gli anni a solo immaginarlo, due per fotografare e qualche centinaio di immagini formato A4 in sorta di story-board per la messa in onda: una volta Exe(cutable) per Awards oggi sempre più .mp4, non è inteso come video ripresa quando scatola contenitore, per il Web


Stampa e Regime in uno scatto magistrale: camera retrostante che inquadra il fotografo di corte della Casa Bianca, sguardo che contempla sul fondo (sottostante acquario simbolico) la stele, Obelisco trinitario: qui a “simbolo” potenza militare nella City of London e dintorni della finanza, il terzo in Piazza San Pietro, dirimpetto il Cupolone pietrino, il Potere Religioso: romana chiesa che è tutt'altro, infatti, da ecclesia che non abbisogna di svettanti obelischi babilonese-egizio



Stampa & Regime

Quando mai azzeccato è. Fotografo e Regime ancora meglio. Stati Uniti e fotografo di corte, stellare. Certo gli Yankee da sto punto vista non li frega nessuno, capaci come sono di essere spugne ai danni altrui, purtroppo. E d'altronde certi “testimoni” staffetta storia: che dire? Non è questo che interessa e per chi l'Occidente-giudaico-cristiano-greco-romano pur la conosce, cosiddetta storia babilonese, terminiamo qui.
Evidente che per rassicurare il popolo bue, dicono, qualche cosa devi pur dargli oltre il “Panem et circenses” o meglio continuare per altra via, quella dell'immagine “intima” del Regime qualunque esso sia per il terraqueo, e, s'è detto, in questo gli amerikani eccellono. E non foss'altro che a qualche santo pur dovevano appigliarsi come “nazione” costruita pur sempre a tavolino dai Frammassoni (Rai Angela docet) e si parlava di Nuovo Mondo, se poi ci aggiungi pure Ordine e pandemico per chi ha orecchi, intenda! Nazione che aveva bisogno di creare la sua mit(r)ologia con i cartonist ebrei in formato: Spiderman dott. Strange Ironman Superman ovviamente (che abbaiamo letto oh se ne abbiamo fatto abbuffate). Da quest'altro lato del mare Oceano gli Zeus Marte e Venere e tutto l'Olimpo poi traslato, che combinazione come gli Yankee che parlano “inglese” sin troppo latino, in Giove più o meno pluvinio (di sti cambi di stagione, come sarà contento il virus pandemico e più ancora i fabbricatori di fialette antivirali a gogo!) e gli altri due, per l'appunto, già tradotti per noi “latini” anche se di misto sangue Sannita-Lucano e proprio Pantheon. E in questi le arti di Calliope e affine? Non poteva mancare la Nuova Arte, all'epoca, della Fotografia. E anche qui, quando fanno a meno, gli Yankee, di essere emuli legionari sterminatori di popoli celti e non, tanto di cappello. Si vede (fotografia tout court) letterale per luce colore scelta ottica angolazione, un gusto, quando fanno i bravi e non di manzoniana memoria, condivisibile. Così nei documentari cosiddetti, la cura maniacale per la luce è roba loro: chapeau!
Veramente Stampa & Regime come il resto della cultura occidentale nasce già in Europa, tra Francia-Germania-Inghilterra, pure qui si vede il manico certamente diverso da noi italici (italioti?) che pure ci facciamo rispettare, ci mancherebbe: vero “venerabile” Gianni Berengo Gardin? Che cade a fagiolo o cacio sui maccheroni, sebbene oggi Venerdì, pesce. Mah. Berengo che proprio proprio non è di Regime, però l'averlo richiamato ci da destro e sinistra per ritornare a “bomba” dagli Yankee (go home riflesso sessantottino mai sopito, anzi, di sti tempi infami) e finire Stampa & Regime. Fotografo di corte si è detto che, tuttavia, una certa maestria accompagnata da malizia a piene mani è degna di essere riporta in “luce”. Perché virgolette? Come sarebbe a dire “virgolette”! Luce fotografia che sembra ossimoro, ecco, anche se manca delle “tenebre” per chi ha occhio: cicci belli questi nostri, qualunque latitudine, nelle Tenebre stanno mai come ora e mai come in questi pandemici momenti, per chi capisce. Altro che camera “oscura” e album di famiglia, ridens! E non ha ragione il Piccolo Principe nel ricordare che ai “grandi” bisogna sempre raccontare tutto: uffa!

The Way I See it
https://www.youtube.com/watch?time_continue=150&v=7L4ktHbelhc&feature=emb_logo



Ps. Potenza immaginifica che, senza scomodare McLuhan, scatola si fa contenuto in un terraqueo giunto allo spasmo finale, spiace per i babilonesi del debito e non sarà comunque una passeggiata tranquilla, e più come ieri


Click on

Leica...Cacao Meravigliao do gusto esagerao

Samba. Leica dunque, perfetto brand per fotografare l'innominabile ben oltre il “Viale del tramonto” di Erich von Stroheim: vabbè nato qualche kilometro più a sud del natio borgo Solms, umbilicus mundi della saga Leica, o della “modernità” fotografica. E qui ritorna le dolenti a farsi si sentire ancora una, dopo infame storia della serie 8 e qualcosa: qualcuno ricorda pari cazzate della Nikon 600? Oramai si salta tutto e l'ignaro acquirente fa da tester, si tratti di Leica/Nikon o banale “vaccino”: time is money e tutto si tiene. Insomma c'è di che ridere, o piangere fate vobis. A menarla diversa + mente una volta i “vecchi” eran miniere per i “giovani”. Sic transit gloria mundi

Leica Has Stopped Making the M9’s CCD Sensor, Future Repairs Impossible. Leica ha ufficialmente interrotto la produzione del sensore di immagine CCD

https://petapixel.com/2020/08/10/leica-has-stopped-making-the-m9s-ccd-sensor-future-repairs-impossible/



L’impressione complessiva è che Leica abbia licenziato una versione “beta” della sua telemetro digitale e che l’abbia data alla clientela da testare in un work in progress incerto e contraddittorio. La M8-2 pare aver colmato alcune di queste lacune, con alcune migliorie che, a pagamento, possono essere apportate anche alla prima versione (solo 1200 euro per la sostituzione dell’otturatore, 1000 per le cornicette luminose, e via così…)

https://www.nadir.it/ob-fot/LEICA_M8/leicaM8.htm


As far as image quality was concerned, there was one major gotcha though, which inexplicably made it past Leica's experten: infra-red sensitivity. Too much of it, to be specific. The M8 was very sensitive to IR light, which isn't major issue most of the time, but when it's a problem, it can be a real show-stopper. As reviewers found out, you'll mostly see it when shooting green foliage (which sometimes comes out looking too yellow) and black manmade fabrics (which often come out looking distinctly magenta).

Leica's solution - shipping two screw-in IR filters to all M8 owners for free - was really more of a goodwill gesture, and wasn't until the introduction of the M9, several years later, that the problem was actually solved.

https://www.dpreview.com/articles/6816924326/hot-mess-remembering-the-leica-m8



Samba. Nikon olio cola come grasso proverbiale
https://www.nikonclub.it/forum/lofiversion/index.php/t322130.html



Last update imperdonabile

Boschi della Turingia , intorno a Wetlzar, Germania inizio Novecento, paesaggio con ciminiera dell'unica fabbrica presente, la Optische Werke Ernst Leitz, mentre Oskar Barnack è intento a riprendere il panorama di tutte e otto le lastre della sua ingombrante macchina. E pensa d' immaginarla la (sua) fotocamera piccola, molto piccola tascabile e con possibilità di caricare la fotocamera con pellicola cinematografica 36 millimetri per ottenere “grandi foto”.
Oskar Barnack il giorno dopo chiede colloquio al suo capo, poiché lavora già presso la Ernst Leitz, nota in tutto il mondo per microscopi e cannocchiale: “Vada avanti e me la faccia toccare”.
Leica testimone di un Secolo, Leica/Bolis edizioni con Prefazione Gianni Berengo Gardin

Nasce così Lei(tz) Ca(mera) e il mondo non sarà più lo stesso. Weitzlar prima e in seguito il trasferito a Solms indicato come "patria": sì è messo il carro davanti i buoi!




Ei fu siccome immobile dato il mortal sospiro...Olympus

Giorno più giorno meno cinquant’anni sono una vita. E quella strana scatoletta che portava un ideogramma per Pen l’aveva ricevuto l’amico dal padre, diciamo venditore di macchie, un bell’uomo ma di tre cotte. Un regalo come tanti e gli fregava de meno, e me la prestò. E su le prime la cosa strana che invece di fare foto orizzontali, bisognava girare la camera e ottenere settantadue fotogrammi: infatti era la mezzo formato di Olympus appesa anche così al collo di Eugene Smith.
Agli inizi dei Settanta la Olympus scompaginò le carte con una miniaturizzazione ed un mirino eccellente per l’epoca per non parlare delle ottiche Zuiko, pari a pari con Zeiss di riferimento, il resto è Storia, quanto meno della Fotografia, con Om1 2 3 Titan 4 e la Om 10 furbacchiona: automatica di fabbrica ma con jack sormontato da ruota dei tempi pure manuale.
Poi l’oblio sino alle Camedia usate nel silenzio dei soliti ammanigliati Nikon (Coolpix) e non da Alex Majoli della Magnum Agency, e di lì a poco il “laboratorio” a nome E10 subito dopo l’upgrade E20, altro che Coolpix: un fotografo fiorentino incontrato non ricordo dove ma in Puglia, c’era Berengo Gardin a tenere un workshop, raccontò di averla usata, la E20, per riprendere una sfilata di moda! E all'epoca costava intorno i quattro milioni se memoria non falla. E di lì da quel “prototipo” venne alla luce, quanto mai adeguato alla camera fotografica tout court e tanto su argento d'antan che odierno silicio fa della luce la sua materia o anima; la E1 questa volta in formato 4/3 (l’E10-20 sono su base 2/3 Ccd Kodak ed ottiche non intercambiabili) che inaugurò suo malgrado uno sfortunato sistema passato per E3 altra ammiraglia, che aveva perso il fascino della “sagoma” strana del precedente modello, ma tozza e tracagnotta, sino al canto del cigno E5, tardivo ed inutile upgrade. Mentre parallelo scorrevano le piccolette E 400, 500, ecc. ottime camera di fascia popolare diciamo così: stesso attacco ottiche ed accessori, in controcanto invece del prisma reflex uno “specchio” brutto e fetente. E ciò non di meno portavano in dote il famigerato Live view inaugurato con la E 300: pietra miliare per chi intende e pratica la fotografia.
Siché alla legge del “signor” Mercato uso dire non si sfugge, anche se un unico hamburger dell'altrettanto Produttore amerikano, unico Motore di ricerca...e non ripetiamo la trafila di “unicità” il menzionato “signore” deve semplificare secondo tabellare babilonese per gli eterodiretti omologati che si fregiano, beati loro, del titolo uman(oidi). E d’altronde chi si contenta gode: chi cosa quando è perché appartiene ai posteri. Il Re è morto? Viv’ lu Re!


Immagine sovrastante
Da sinistra a destra in alto, Camedia C 5050 de facto una piccola Leica con il stratosferico equivalente in scala 35/1.8 camera usata per anni dal reporter Majoli della Agenzia Magnum, quanto dire circa affidabilità e restituzione della scena data sebbene a fronte di un sensore poco più grande di un unghia; C 8080 che viene in linea, anche grazie alla forma decentrata del grip stile E 10, qui a fianco la E 20 , quarta da sinistra. La Camedia C 5060 Wz, terza da sinistra, cui personale archivio digitale di centinaia di miglia formato Jpg è debitrice; Camedia che possono registrare in Tiff e Raw e grazie all’ottimo motore di rendering Jpg. Lo stesso che equipaggia la E1, quinta da sinistra in alto, e che senza altre elaborazioni può ancora oggi andare in stampa offset anch’essa in via di estinzione. Caratteristica unica del panorama fotografico la E 1, oltre la porta Usb, quella Scsi all’epoca super veloce, anch’essa passata a miglior gloria a vantaggio delle odierne Usb 3.0. Il cuore della E 1 fu una joint-venture Olympus Kodak che forniva un buon Ccd ancora oggi sbalorditivo su sensore “piccolo” 4/3 di solo cinque mlioni di pixel.
Flash di sistema e sotostante la seconda unità lampo la “piccola” E 510 che porta in dono l’ottimo Live view, scomodo da usare ma pur sempre utile per inquadrare esattamente la scena ad esempio gli still life. Su la destra sottostante E 3 seconda ammiraglia 4/3 di Olympus dalla linea tozza e ma più “centrata” della E 1. Anch’essa dotata di Live view e deciso passo avanti per l’AF.
Da sinistra in basso seminascosta E P2 e avanti essa la Pen E P5 gioiellino con Lcd ribaltabile che tanto fa comodità simile, e molto meglio del piccolo Lcd della richiamata Camedia C 5060 Wz. Reattiva veloce anche con adattatore: infatti la serie Pen non più con baionetta 4/3 nella versione Micro4/3, accetta e di buon grado le ottiche della E 1-E 3, soprattutto quelle dotate di motore ad ultrasuoni. La Contax in scena tutt’altro che peregrina con adattatore consente sui corpi 4/3 così pure M 4/3 di utilizzare ottiche Zeiss. Cavi e quant’altro sono “incroci” ben riusciti fra mondo analogico e digitale, sia M 4/3 che precedente baionetta nella logica che “niente si butta e tutto si ricicla”


Modelli camera Olympus digital
https://www.wrotniak.net/photo/news-20.html



Lucciole per lanterne

Non ci resta che piangere, tra il film Troisi/Benigni e la cruda realtà a salve. Questo perché c’è il cretino di turno (che Iddio lo abbia in gloria eterna, amen) a mettere insieme due cose a paragone, metti del tipo un cinese ed un inglese: ‘mbè? Si intende tranne l’anatomia comune il resto…che non è poca cosa. E fuor di metafora che Analogico e Digitale, o pellicola e silicio. E non potendo dire altro (cinese/inglese) eccoti, rullo di tamburi, che il cretino la mena sul RANGE DINAMICO: mammamia. E che sarà mai, ammuina per perdere tempo? Scusi Cartier Bresson, suvvia cacci fuori il range dinamico. E lei Doisneau che fa s’asconde il range dinamico? Ottuagenario e passa di un Berengo Gardin con la sua Leicà ordunque confessi il range dinamico della sue immagini, casomai di 128.000 Iso con ottica f 0.1 all’Equatore e con sole allo Zenit e fill-in flash (!) come le digitali? Cretino di turno, casomai vai in giro con un visore notturno: sì quelli che già usava la Wermacht nella Seconda Guerra mondiale. Cretino glorificato (il massimo dell’imbecillità) ma fai fotografie? Siii onanista cazzaro a tutto spiano che ti trastulli con giocattoli digitali CaNikon e non sei cazzo di accocchiare (mettere insieme) quattro scatti che vogliano "dire" qualcosa?

Ultimate Film vs Digital Dynamic Range

Man fotografo dal 1969

Ps. Ancor prima del "range dinamico" il boken ossia la sfocatura dello sfondo e sue disputatio teologica! Poi in contemporanea gli obiettivi ultraluminosi usati di giorno (!) lamentando vignettatura (!!) a tutt’apertura (!!!) Ancora i centoventottomila (così pochini?) da usarsi di giorno con sole allo Zenit e lamentare “noise”! E poi il pattern Bayer, poi il full frame poi i dorsi e il "mezzoformato" digitale vedi Fujifilm da farci mutuo ipotecario: e perché no tutto il cucuzzaro? La giostra degli acquisti, che un tempo (Novecento) nel proporre ritrovati della “scienza” contribuiva e non poco alla “Grammatica&Sintassi” della Fotografia, oggi manu militari l’accavallatore di gambe: ossia un pezzo di legno messo sotto gamba, e con pressione verso il basso girando accavalla all’altra di Tognazzi/Vianello memoria!



Luce propria

E-20 (Camedia) Olympus inizi Terzo Millennio che dir si voglia, digitale alla Point&Shoot, così a prima vista benché somigli più ad una reflex a tutti gli effetti. Certo era Nikon con la D1 a rompere la barriera e (non) accedere a mutuo ipotecario per “comprare” la prima Pro digitali: Nikon che costava “solo” dodici milioni allora di lire e non ancora (Ne)uri, mentre se memoria sorregge la E-20 viaggiava sui quattro, sempre milioni. Ma contabilità a parte era quella di Olympus un altro crollo di muro per la travolgente avanzata digitale (adesso pare che dall’amata Amerika con la kappa che lo scriviamo a giorni dispari perché, è ritorno di fiamma per il bianconero, che è mai morto per i fotografi con effe maiuscola!) e consentire ad una più vasta platea di “abbeverarsi” al digitale. Vabbene nel frattempo pure Canon con la sua brava D30…
Olympus E-20 va. Macchina de facto “meccanica” con logica a base bit, concetto che sarà magnificamente sviluppato con l’immortale E1 su Quattro terzi, cui discende filologicamente.
Insomma la E-20 si brandeggia molto bene e pure pesantuccia da infondere un certo appeal professionale, come tutto il resto. Spartana quanto basta e senza fronzoli, e così a prima vista i file sembrano più che buoni in considerazione del fatto che è una 2/3 di cosiddetto pollice. La macchina, infine, colpisce per due cose, e tante altre decisamente no ma ci si fa subito callo e confidenza per chi è fotografo e non cerca minchiapixel miliardari né perde tempo a…misurarli, l’autofocus anche a lume di abatjour la grande apertura f 2.0 e il mirino che non è il classico prisma. Infatti è uno “specchio” che riflette la luce che altri prismi, antistante il sensore, gli invia “splittati”, ed è ottima come visione uguale uguale alla E1, che fa uso viceversa di prisma. Che dire? Ci arriviamo per pura soddisfazione diciotto anni dopo, di seconda mano tenuta bene, ché all’epoca non avevamo quattro milioni per acquistarla…meglio tardi che mai. Poi come al solito sono i risultati a “cantare” anche con pochi pixel, di quelli buoni sorretti da un altrettanto buon “manico”: lato traslato figurato e fate come ve pare!

Man

Ps1 Anno Duemilauno Alberobello ci arrivai sotto acquazzone per mostrare il Portfolio a tale Deni Curtis, fra tavoli già imbanditi di primo mattino in un trullo-ristorante-happening fotografico. Dietro la porta di ingresso a vetri, come aspettasse qualcuno, il Maestro Berengo Gardin dallo sguardo spaesato. Fotografi allo stato brado s’aggiravano di qua e di là; uno in particolare da Firenze. Attaccato discorso ne venne fuori un panegirico, non persi una sillaba, proprio su la E-20 che lui aveva usato con soddisfazione (!) durante una sfilata. Bingo!

Ps2 Per mettere in mostra la nuova arrivata E-20, fotografata con micidiale C-8080 sempre parrocchia Olympus, a 50 Iso da spaccare i muri tanto si possono ingrandire i suoi taglienti file (!) qualcosa bisogna pur fare, con poca voglia. Siché con un foglio di nero lucente a base e semplice parete di soggiorno retrostante lo scatto. Laterale destro schiarita con foglio Domopak sottratto in cucina nottetempo alla “signora” altrimenti i suoi “ordinari” lai…avessi voglia! Foglio su cartoncino se non recuperato in discarica poco ci manca, mantenuto verticale da pianta di fiori secchi a base e fuori campo. Illuminazione? Abatjour sinistro (?!) che per far spiovere benino la luce si è dovuto alzare con dei libri presi in automatico tant'è l'abitudine dalla libreria: Leopardi, Divina Commedia (Inferno?) Confessioni di un italiano di Svevo (!) e basta. Esposizione? 10” a f 7.1 (invenzione degli ingegneri Olympus, che è apertura antecedente F 8) a Iso 50 con autoscatto per non prendere, quand’uno è costretto controvoglia, il “remote” via radio. L’effetto finale dello scatto è “specchiante” quasi acquatico: che vorrà di?

Ps3. La E-20 è stata usata anche da Alex Majoli, per i suoi reportage per conto Agenzia Magnum usava le C-5050, C-5060 e a volte la C-8080 come ricordava in un intervista forse ancora reperibile a web poiché il sito è da tempo immemore non più aggiornato e si provi a questo link, per il libro sponsorizzato come il tutto da Olympus “A day in the life of Africa”

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