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Per grazia ricevuta. Forse

Vi siete svegliati con il piede giusto (!?) uso dire. Fuori è nuvolo ma non piove. E quindi tutte le premesse per cominciare la settimana nel meno peggio dei modi: seee buonanotte!
Sicché ancor prima di arrivare al dunque, rispondo prima ad una mail di tale Cole Thompson black & white fine art, mi raccomando, fotografo ameri + cane. Sì di quei tizzi, che sanno certo il fatto loro e le immagini lo dimostrano non c’è dubbio, ma da buon ameri + cani boriosi si pompano all’impossibile circa il restame umano: sono gli “indispensabili” si pensano sul Terraqueo natural + mente Stars & Stripes. Allora ritorna in mente il pullover, sempre quello estate e inverno come divisa o talare religioso, di Marchionne che ci azzeccava nel dire che i ‘mericani capiscono solo e soltanto il linguaggio della forza, forse per questo fan “pace” con i Russi ché gli Yankee sanno di prenderle di santa ragione. E noi memori di questo si è scritto al Cole Thompson, facendogli capire “confrontation” che non veniamo dal nulla, anzi pur vivendo in Provincia italiota e mica per questo fessi siamo: lato traslato e come vi pare. Senza ricordare ai pischelli scrollatori onanisti compulsivi e pure minchiapixellisti "melius est abundare quam deficere" che l’Itaglia è venuta formandosi con uomini (le donne se la contano secondo prestazione, ecco, per i fatti loro e stavo scrivendo nel giusto c...) della spina dorsale dell’italico suolo: letteratura, pittura, canzone, teatro Eduardo docet non meno che il Principe della risata...schiere di intellettuali in senso ampio. Poi gli altri italioti, oggi come oggi, al più posso fare come i meneghini della Milano da bere d’un provincialismo, altro e pernicioso e diverso dal richiamo di luoghi dello Stivale, bieco manco i cani e Milano è piena zeppa di “colletti bianchi” che ci parlano u siciliano, ahh, per chi capisce.
Il reply del compare americano, siamo pari età anagrafica, tutto d’una correttezza e complimenti per il breve curriculum vitae inviatogli, e grazie al c… che c’è arrivato ma se le prese di santa ragione (Marchionne dixit!) castigat ridendo mores, e ho cliccato unsubscibe nell’augurio di non essere più rotto etc etc etc. Seee mo’ mo’ quasi offeso del fatto in sorta in “lesa majestatis”...Sicché quando il gioco si fa duro come i Blues Brothers. Stop.
Archivio (non c’è santi ché non riesco mai a metterci la i finale, e il correttore provvede, al solito senza sacramentare s’immagina!) Manunzio è immagine che pare notturna da punto punto di vista fisico-bestiale. Una processione e per strada (quindi street Verolino?) per intercedere una grazia o…Oh voi che avete l’intelletti sani, mirate cosa s’asconde sotto il velame delle...foto strane di tale Manunzio: mah!



Ps. Il titolo è un prestito, ecco, dal film scritto diretto e interpretato da Nino Manfredi

Pss. Immagine in cover corre lungo diagonale, con PP nu pover' scemo (siam politically in-correct), dietro donne ridens, il resto della colonna, poi tromboni lato e traslato, chiude la parata l'immagine del Santo, in caso di specie, San Giuseppe lavoratore (secondo gli Apocrifi Vangeli nun era cazz' du soje e per questo, su invito della Maronna Gesù lo seguiva, pecchè diceva semp Maria "è person' anziani e nugn' alluzza troppo" da vecchio non ha più buona vista e po' cumbinà qualche dann', Gesù vanegn'' appress' a ta sir, segui tuo padre putativo,prestanome, si capisce!)



Zenzaburo SQ-A

Zenza Bronica* via, ripiego economico diciamo così alla stratosferica Hasselblad che come Leica si paga il solo nome. Ma non di solo mito germanico vive(va) il fotografo analogico. Anzi, senza ricordare che proprio Leica era andata a bussare negli Anni Settanta, crisi petrolifera etoridetta ieri e oggi con il cattivissimo, dicono, Putin, in casa Minolta e il resto per l’appunto è storia marchiata, sì, Leica ma con occhi a mandorla. Shhh non ditelo ai puristi (danarosi) della pur sempre mitica M telemetro by Germany. E non ricordate loro la “perla” M 8. 1 2 3! E' gente danarosa, sì, ma molto molto permalosa. Shhh.
Zenza Bronica seisei che per i very nice (idioti è meglio?) nella Milano da bere (il seisette era appannaggio della Mamya Rz, macchinone da studio e cavalletto per moda e affini still life compreso senza necessità di arrivare ai banchi ottici, che avevano comunque gran parte montato a scamotaggio dorsi seisette**) era schifata via, non tanto i modelli tutti a “mano” tipo S2 quanto e come la SQ-A ibrida con pila, ahi. A parte il fatto di non aver mai e poi mai avuto problema di alimentazione che, in caso di défaillance, contava pur sempre, se memoria non falla, sul meccanico d’emergenza cinquecentesimo di secondo. Insomma dalla serie: questa sì ma questa no dei notabili prezzolati dell’allora riviste (non esisteva affatto Internet & Co.) soprattutto Progresso Fotografico a firma di tale Tommesani patron di Tau Visual se ancora esiste lui e sua creatura, che ecumenico una botta al cerchio un’altra al tumpagn’/botte se ne usciva con un: ni. E per noi bastò fino a Roma alla Comaf, in discesa, negozio che dal piano imperiale dei fori (o era vicino a Vaticano Spa?) qualche metro più giù via passerella mostrava ogni ben di Iddio fotografico. E ne uscimmo con quattro-milioni(non c'era Europa & Euro money) di pezzi Zenza: corpo macchina, maniglia laterale simil leva avanzamento reflex analogiche, duje magazzini 120 (uno per B&W l’altro slide) il pentaprisma non con esposimetro CdS, poi l’ottanta millimetri standard una vera bontà; il centocinquanta che su formato sei-per-sei somiglia a un settanta-ottanta millimetri su passo universale venti-quattro-trentasei d’epoca, full-frame odierno. E lui, sì, il padellone quaranta millimetri Zenzanon (una volta impacchettati così da Komura e Nikon). Ottica che faceva e tutt’ora il verso all’equivalente Zeiss però per SL-66 Rolleiflex, ein panzer de facto, no Hassel con più aggraziato e very stilish argenteo quaranta; anche se era più usuale vedere fotografi con il cinquanta millimetri sorta di “ventotto millimetri” in formato 135, codice del formato Leica e affini. Mancava dell'arsenale Zenza il dorso Polaroid, indispensabile per gli scatti “posati” come si vedevano negli studi à la page di Milano (la versione Pola bianconero Type 55 era un babbà di negativo, infatti, staccato lo scatto di carta e lasciato in una soluzione più adeguata di fissaggio, sodio-solfito al 18%, la Polaroid aveva al riguardo un secchiello bianco non da spiaggia, dove conservare al momento i negativi, che poi lavati e asciugati in camera oscura sotto ingranditore...forse Gerardo Bonomo*** ne sa qualcosa) E la scusa era che il Polaroid “mostrava” le disposizioni delle luci sul set e che questi...fosse fedele (molto riferito all'EPR 64 di Kodak standard per dia) e visto dai rompicoglioni di art-director che infestavano gli studi con improbabili layout (un conto è disegnare il prodotto altro è fare lo scatto!). Peggio ancora le gonnelle artistiche: e questo così e quest'altro cosà che una volta un pezzo da Novanta della italica fotografia, sbottò: “E fattela tu!”.
Zenza Bronica, va. L'archivio analogico Manunzio porta la sua firma, in seisei, e che firma a dir vero alla faccia degli eterodiretti prezzolati carogne. Parentesi. Una volta portai i plasticoni (si dicono così in formato più o meno A4 fogli la plastica con retro opalino e davanti trasparente, dove in tasche come su le chiappe dei jeans si inserivano le slide per la visone su banchi retroilluminati da basso) ad una agenzia di Roma che ne aveva anche a Milano: Panda. Il cretino di turno che visionò i plasticoni/slide esclamò: “Hasselblad, vero?” Me lo sarei mangiato vivo, ma me ne usci con “Siii”. Archivio fotografico Manunzio: storia in immagine quella in cover si capisce. Lavatoio pubblico nella terra di Orazio, Venosa. Edifico coperto ma pur sempre di acque fredde, provatevi a lavare panni d’inverno! Luoghi della memoria e vissuto delle donne di quando le mamme, le nostre per i minchiapixellista e la “vestale” che non nominiamo sinnò s’incazza "padre guardiano" di Scampia-Photoportal, le nonne se non addirittura le bisnonne! Noi le abbiamo viste alla fonte coperta o meno, vaghi ricordi di quando andavano al fiume, si, a lavare panni!
Cosa s’intende dire alla fine? Semplice che la historiola dei moderni tempi, venuto giù tutto e Trumptiello lo dimostra per i suoi c...alcoli da imprenditore (un altro Silvio Berlusconi, eh) non le manda a dire generando un casino in quei europoide di Brsuell alla pronuncia De Luca!
Tempi che ora hanno la lavatrice (un tempo si sarebbe detta comodità) e per quei scassa c...di Yankee pure la centrifuga ché sta male spandere i panni tranne negli spot del Mugnaio bianco: spaventato?
E se poi si dice tutta: ecco cos’è lo scrollatore di telefonino. Scrollatore onanista compulsivo che a fine scroll se gli chiedi “cosa hai visto” te lo vedi tutto affranto “e che ne so” sono uno scrollatore e più scrollo e primo arrivo...Umm immagino da Belzebù. E anche oggi è fatta!


* https://www.nocsensei.com/camera/storia/massimilianoterzi/zenza-bronica-ovvero-la-macchina-di-zenzaburo/

** https://www.youtube-nocookie.com/embed/AmXg2d2JOh4

**+https://www.gerardobonomo.it/2021/11/05/polaroid-polapan-type-55-p-n-sviluppare-e-stampare-un-4x5-in-30-secondi/#polapan-type-55-positive/negative



Ps. Cosa sono le mani delle donne a lavà panni è nell’espressione che uso “mani da lavandaia” nel guardare con certo ribrezzo le odierne mani da “signore” che padroneggia ben altri affari! Sì ancor prima di zizze, culo e quant’altro di nascosto, gli occhi corrono alle mani dell’altra metà del cielo, si vabbè buonanotte, che anche di certi livelli sociali, ecco, si mostrano tipicamente screpolate e rosse. Rosso come le mani della piccola e minuta lavandaia...

Pss. La riproduzione in cover è dell'iPhone vetero qualcosa, roba vecchia, senza togliere la slide dalla tasca/plasticone





Passed away, Oliviero Toscani



Devo averlo incontrato de visu nello studio Zuccolin, lo studio era per l’assemblea dell’Afip in Milano, e mi ero portato dietro anche un gigantesco folder con immagini “artistiche” da mostrare a Giovanni Gastel in seguito e nottetempo divenuto anch’egli artista grazie a stuolo di maîtresse di morbo Gallico sifillis (glielo abbiamo scritto in stile Manunzio che non le manda a dire, e mi mandò un bigliettino in archivio e chissà dove con scritto: incontriamoci). Campa cavallo ché tutti i convenuti sembravano d’altro pianeta (non il contraio Manunzio?) e di quelle ammucchiate, cose stucchevoli tipo parenti-coltelli. E sia.
Di Toscani, tuttavia, non è mai piaciuta quell’aria da finto schifato, di color (scappata vocale finale forse per ricordare in modo inconscio, ecco, Benetton dal ponte a complemento tragico) che sputano nel patto dove mangiano e soprattutto si abbeverano, tanto per far vedere della loro libertà nascondendo al contempo con foulard la gola segnata dalla catena, di o da cani fate vobis. Era il Toscani il dispensatore di consigli di sinistra, natural + mente falso come Giuda o l’oro di Bologna (taroccato) che si fa nero per la vergogna, modo di dire qui un dì, che fuori è “aurifero” quando sotto il pelo...la vergogna: patacca va.
E di lui ne abbiamo detto e scritto vedi link sottostanti.
Sit tibi terra levis, quindi? Si certo siamo Galantuomini anche senza Oliviero Toscani

(Copia & Incolla se vi pare)

1 https://www.manunzio.it/page-d14979

2 https://www.manunzio.it/page-d10009

3 https://www.manunzio.it/page-d10005

4 https://www.manunzio.it/page-d9997



Ps. L’immagine in cover è molto inquietante per chi sa di fotografia (Munari si tolga dai cabassisi, grazie) con quel rosso sulfureo e il rosso è il colore della personale triade e parlo a ragion veduta, come sempre. Rosso che de facto irrompe in una monocromia (fondo “bianco” di niente come pontificava in intervista su YouTube: ipse dixit). Nera che tiene un corpicino di bianco essere? Sia ma per cosa un altro omicidio rituale e Adrenocromo a complemento? La zizza a sinistra tutt’altro che “arrapante” è in linea con quanto detto, se poi vi divertite con il comando Soglia di Pshop & Altri…








Privato? Dio incarnato

Spiace assai caro Tremonti (celebre sua arrotata “con la cultuva non si magna”) ex Ministro economico ma all’odierno dell’Aspen Institute, tanto per gradire e agli amici degli amici un ricordo per la fedeltà, come il motto dei Carabinieri “Fedele nei secoli dei secoli”. Amen con l'interrogativo punto, retorico su quel “fedele” a chi?
Ora in quella capitale, ecco, lombarda finito tutto tutto ciò che è imbottigliato, ossia la Milano da bere, mo' cosa ti inventano pur di fare grana? Associazione bene + fiche di donne dedite alla fottografia. Raddoppio del caso ed ampiamente già eviscerato: compà datte na mossa! Ora le nostre “gentil” donne che ti fanno: vanno in giro per la metropoli per antonomasia del Regno Lombardo-Veneto (la vediamo dubbia sta storia del federalismo di noantri)? Fanno shopping conpulsivo? Girano felici festanti ed ebre di “conoscenze” festivallieri, sì, ma notturne? Si fermano ai crocicchi fuori mano, sempre di sera...Niente di ciò e dispiace per loro ruolo, corpo, storico, direi antico, anzi della notte dei tempi. E allora? Oh bella e dove vuole che se lo mettano, alla Totò, la loro capacità di fare denari, vedasi richiamo precedente, e con le immagini formato archivio: bella cosa? Un momento che chi nasce tondo non muore quadro, notte dei tempi e non ci torniamo su, ansimando al parossismo. E le nostre patronesse con cagnolini a seguito detti “uomini” te la tirano dietro con un altro convegno. Si dirà le sorti magnifi + che e progressive del Kapitale (k as killer). None. Stringendo: Pecunia non olet. Mo’ le nostre pontificano a diversi livelli di fattura + azione per chi intende. E di diman non v’è certezza, no? None un’altra le nostre maestre, sempre un passo avanti gli uomini bianchi, ma seguiti da turgidi africani...già pensano di fare cassa con “donazioni”. E lo vedete già negli spot para-televisivi, che pare ma con accezione di sembra, qui a questa landa, per poveri “terzomondisti” esseri e Natale poi non è molto lontano! Alé alla cassa dicono le donne chiuse dentro casa? None in bel open space di dibattito: chi offre di più? In altro post precedente fra i “congiurati” vi è il Maestro G. B. Gardin e suo archivio, e non sa o finge in quale tranello si è cacciato. Il Tempo Galantuomo è. Sempre basta attendere la prossima mossa di queste maîtresse!


https://www.archiviaperti.it/?sender_campaign=dGVply&sender_ctype=email&sender_customer=57APO5R&utm_campaign=Rete%20Fotografia%20%20X%20edizione%20di%20ARCHIVI%20APERTI&utm_medium=email&utm_source=newsletter


NB. Poiché siamo d’altro avviso (son bombarolo come la canzone di De André) il link sottostante ché le vie del “signore” sono infinite. Aspen, poi, forse l’inglese rima con aspide, il “serpente” per chi ha orecchio intenda il numero della Bestia 666, di quei think tank “apartitici” nati l'indomani della Seconda guerra mondiale a livello “eccelso” mica le para-massonerie a nome Rotary & Lions, cui credo, comunque, è veicolare l’anticomunismo viscerale, depopolamento (Covid 19 da ultimo e strane "anomalie" atmosferiche via Haarp & Co)e resto di schiavi Goym secondo gli Ebrei sionisiti. Vangelo del Kapitale in salsa anglo-american-sionista morente a Gaza e Ukraine.

"Aspen Institute for Umanistic Studies» venne fondato nel 1949 ad Aspen nel Colorado da Robert Maynard Hutchins, Gran Commendatore dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, una branca della Side Masonry, l’alta massoneria Britannica. Negli Stati Uniti l’Aspen Institute ha sedi ad Aspen e a Washington, mente in Europa dispone di una rete, costituita in successione, di centri di attività fra loro collegati coordinati. Così nel 1974 venne fondata la sede di Berlino, seguito da quella di Roma nel 1985, con un ufficio a Milano (successivamente anche a Roma); nel 1994 fu la volta di Lione, e per rimanere in Europa, quella di Bucarest nel 2006. Tokyo ebbe la sua sede nel 1998 e Nuova Delhi nel 2004"

https://disinformazione.it/2018/07/22/aspen-institute-italia-il-club-mondialista/





Vabbene m’arrendo (quando le ombre nell’Ora meridiana vogliono ascolto)


E’ certo l’algoritmo delle preferenze di navigazione, niente di che. Ma. Manunzio vive da sempre in altra dimensione spazio-tempo che non è quella vostra se non per mangiare e bere, diciamo così, ecco che la cosa diventa, vista da voialtri “intrigante”. E non serve un fico secco attaccassi al tram della razionalità. Ripeto vi guardo come farei con le scimmie in uno zoo, poi pigliatelo, ecco, come vi pare.
E dunque di Giovanni Gastel (uno dei pochi ad aver letto l’autobiografia “Un eterno istante” la mia vita per i tipi di Mondadori Electa) ne riparlo augurandomi così che il suo spirito, scrivo nell’Ora meridiana d’epiphania d’ombre, riposi oltremodo in pace.
Presidente, Gastel lo è stato dell’Afip, rivoltando l’associazione a sua immagine e somiglianza, così spesso parlando a telefono con Alfredo Pratelli fondatore del gruppo storico Associati fotografi in quel di Milano nei primi Anni Sessanta del passato secolo; se ne lamentava Alfredo come farebbe un nonno con nipote.
Gastel si era inventato, quindi, il nuovo logo Afip: inguardabile per una banda, ecco, di fotografi. Se ponete l’occhio v’accorgete della smaterializzazione fisica della cosa, in ossequio al moderno pensiero-unico della solita Trimurti Stars and Stripes,a fronte di un gruppo logo che si sorreggono l’un l’altro: “non ti piace proprio” disse. No, non mi piace il reply.
E Gastel fu pure, questa na cosa carina, l’inventore delle Lectio magistralis, dei soliti noti e sai che novità. E quando mi proposi al riguardò l’insolito Gastel ne sorrise:”Tuuu”? Sì proprio così, come quando nei primi Anni Novanta in una di quelle “rimpatriate” del Direttivo allargato, avevo descritto passo passo quel che, oggi, si fa ogni anno a Parigi con il Mese della Fotografia: luoghi simboli, androni, spazi museali, proposi, in quel di Milano. Manunzio è mica ciò che immaginate e vi lascio credere, veniamo da altra dimensione s’è detto. E sa pure ben tenere una fotocamera: lato traslato e al solito come v’aggrada.
Sennonché nel frattempo il Gastel mi invio un bigliettino-credit card talmente minimalista che appena si leggeva Giovanni Gastel: “incontriamoci” così la grafia. E siccome Manunzio ha perso tutto: tram, filobus, metropolitana, taxi...la cosa non è mai avvenuta e a dir vero al momento della “chiamata” me ne vado tranquillo, sereno proprio no, ma un po’ amareggiato si.
Arrivato alla fine Presidente Gastel: che dire ancora? Siti tibi terra levis ché l’essere stato tranchant nei suoi riguardi tutt’altro che fatto personale; e alla fine con gusto ed eleganza che le sono appertenute avrebbe approvato con un sorriso, mesto, il suo substrato d’uomo. Amen

Intervista a Giovanni Gastel "L’eleganza? È un valore morale"
https://artslife.com/2016/11/14/intervista-a-giovanni-gastel-leleganza-e-un-valore-morale/



Mi piace essere bravo. Bravo!

Surfando: un fotografo di street (ancora?) nello store, hmmm, Leica sue immagini in quel di Milano à la page. Donc...miettic’ un occhialuto come si usa oggi di due borchie tonde simil metallo e lenti a cul' d’ buttiglie (tipo ipermetrope) ti inscrive imb...elle volto di Denis Curti, ad ore. Stessa arcigna posa a salve come un dì lontano in Alberobello. Trullo fra trullì, già di primo mattino saturo di cucina e aromi vari di pranzo, e non è manco l’ora canonica del caffè mattutino! Incontro di fotografi: Maestro Gardin ma che ci fa lei qui, sistemato come di quei santi in nicchia chiesastica, co’ sti zulù stanziali pugliesi e parvenu di Milano da bere?
Ah Denis Curti che una qualche Potenza numinosa ce lo conservi: amen. Se non che critico, ad ore, spara a mitraglia. Cazzate. Dite? Ecco qua perla (pirla, no?) di saggezza:

“Meyerowitz appartiene a quel novero di street photographer americani che, a differenza degli umanisti francesi e dei neorealisti, si fanno ‘sciamani contemporanei’, finendo per coinvolgere il pubblico con incredibile intensità”.

Primo: Carneade chi è costui? Un ebreo errante per l’orbe terraqueo e in quel sub continente chiamato Hollywood party, sì, America way of life.
Secondo: natural + mente fa foto il Carneade, ma potrebbe stare dietro bancone di pizzicagnolo o frutta & verdura che è lo stesso a vendere o comprare banane, tuost’ e lisc’ anche con Leica al collo ça va sans dire.
Tutto qua? Sì, ché le sue fotografie altro non sono che cartoline: americanate. Altro non dico, tiro lo sciacquone, apro finestra e vado a prendere aria: lato traslato o come più vi piace. Fine pistolotto quotidiano


https://www.artribune.com/arti-visive/fotografia/2022/02/mostra-milano-joel-meyerowitz/. Roba vecchia è, però uso dire, gallina vecchia...de gustibus


https://www.joelmeyerowitz.com/bio (faccione sorridente e posa per mettere in risalto il brand-y Leica, da amico degli amici fra amici ben s'intende)


Ps. E dunque “sciamano” nel senso autentico del vocabolo è d’origine siberiana: russa. . E sebbene il nostro trinariciuto Densis Curti ne da (inteso come danno) definizione fuorviante, sciamano è pur sempre chi è in contatto con “spiriti” sovradimensionali del caso.






...la cambio io la vita che
mi ha deluso più di te
portami al mare, fammi sognare
e dimmi che non vuoi morire...


Ma sì la Patty Bravo di noi sessantottini prossimo al gran salto. Fujifilm, via e chi non la ricorda oltre la Belvia-Velvia 50 che disarcionò le Kodachrome in bagno E-6 universale pure in Bangladesh (con la Jobo tank stabilizzata per lungo periodo trattavamo in cosiddetto domestico, ad evitare “nuance” per diverso tempo sbianca-fix tipico del beverone e sei, i nostri scatti su diapò Ektachrome Epr 64 & Velvia)?
Si noi “assistenti” di studio usavamo la BL 690* tascabile, ecco, seipernove a telemetro! Negativi per lo più in bianconero che finivamo su carta Ilfobrom (gradazione fissa e non MG) per i più svariati motivi, dalla cronaca a oggettistica per cataloghi (in diapositiva che a guardarle in rapporto era de facto già fotografie) che si stampava lassù a Milano. E immagini di paesaggio, i paesaggi lucani d’antan su brochure dell’APT (allora Azienda Provinciale Turistica, l’odierno brand è chilometrico pomposo ed ampolloso però à la page!).
E allora che ce ne viene? Oh bella il fatto che la richiamata Fuji propone un nuovo accrocco** diciamo mezzo formato sempre più miniaturizzato, e domanda: a quanto questi brand(y) a furia di lillipuziane, ecco ancora, miniaturizzare non le faranno, fotocamere, in scatole di assemblaggio per risparmiare ancora? Cose dell’altro mondo come ci si riduce: è finita compari belli, si è scritto già che “un telefonino” ci seppellirà e se date una ri-sbirciata ai link dell’altro giorno con sti telefonini che oramai inarrestabili pappatesi la fascia entry level vanno all’assalto finale. Sì la fine!
Oltretutto cosa serve più di un sensore già full-frame? Cinquemila euro per cosa, se anche con no scassato e richiamato sensore si fanno miracoli, meglio mira + culi alla medievale maniera ma non troppo? Se pigliate, come lo pigliate affar vostro è, di quegli accrocchi tipo Cambo***, de facto complesso “banco ottico” eh avessi voglia a decentramenti e pippe varie. Fatto salvo che chi sa il fatto suo, anche con i notori stack-focus, per non dire ottiche, qui penso a Canon, che schifitano come vi pare, decentrano acca a là (stavo per scriverlo all’araba che è altra cosa!) di tutto di più. Ce la caviamo in finale ancora una volta con l’indimenticabile Eugene Smith: “A cosa serve una grande profondità di campo se non c'è un'adeguata profondità di sentimento”?

(Copia & Incolla se vi pare)

*http://camera-wiki.org/wiki/Fujica_G690

**https://www.dpreview.com/news/3766780604/fujifilm-creates-gfx-100s-ii-5000-compact-medium-format-camera

***https://www.youtube-nocookie.com/embed/JSVvDHPGbbA



Link tablefonini impossibile



Ps. E' un fatto scenico, mostrare il petto "professionale" cosparso di medaglie di stagnola luccicante. Doppia illusione con fiocco: libidine!

Patrick Hanez GFX & Cambo Actus
https://www.youtube-nocookie.com/embed/4vzmuO9Nhds

Pss. In nostra dotazione per anni era anche una Campo 10 x 12 e ottiche stratosferiche Rodenstock & Schneider Symmar
https://www.manunzio.it/-d14551





Partono i bastimenti p' terre assai luntane, mah

Interessante il tema tutt'altro che sotteso che la Fiera milanese si propone Urbi & Orbi, e commerciale non a caso nella sempiterna Milano da bere: cosa più solo Iddio sa!
Dunque il tema dato...spiega Francesca Malgara, quest’anno il tema che farà da filo conduttore sarà il cambiamento, affrontato sotto vari aspetti, dai diritti civili alla trasformazione sociale, economica , tecnologica, senza dimenticare il cambiamento climatico. E poiché Manunzio è sin troppo intelligenti, spiace ma è così, ci asteniamo da qualsiasi altro dato: Gaza e Kiev e scie chimiche a go-go stanno difronte al "cambiamento" del Gattopardo "Tutto deve cambiare perché resti sempre lo stesso in specula saeculorum". Amen, no? Che dire di più...Nemo Profeta in Patria, sai che novità, vedi sotto!

(Copia & Incolla se vi pare)

https://www.nikonschool.it/sguardi/47/parigi.php


Ps. Se quei di AFIP (Associazione Fotografi Pro Italiani) già in Anno Domini 1990 e dintorni m'avessero dato ascolto (e Giovani Gastel non s'era ancora riciclato "artista" con le stesse Polaroid 20x25 di sua moda, lo abbiamo scritto ad personam mica a chiacchiere!) Milano sarebbero partita, fotograficamente parlando, trent'anni e più prima dell'odierno festival, molto prima quando Manunzio proponeva (nientemeno) di usare gli ingressi, atri dei cosiddetti Palazzi nobiliari, finanche spazi altri, metti zone e/o aree dismesse per esposizioni fotografiche. Si vede che ancora non era arrivato l'Ordine da la 'merita: senza vocale iniziale per chi capisce e quella K as killer!


Click to enlarge

Repertorio stock delle carte Manunzio utilizzate da un decennio e più, tanti gli anni trascorsi a trafficare con stampa e stampanti inkjet, e le Awagami eccelsi supporti giappones (destra immagine con provino-test di stampa). E ogni superficie di brand un modo tutto specifico di scrivere, con gli inchiostri, marcare quanto mai appropriato, un territorio: la superficie. E gocce ink, mille sfumature che siano colori o più ancora bianconero, anche quando c’è da combattere con le carte “martellate” Arches (destra immagine, verde copertina) non trattate, sebbene poi quasi vi riescono paro paro le neo Canson-Arches (retrostante pack a sinistra immagine) brand veramente notevole. E non si dice, a prestito H.C. Bresson, che testa-cuore-occhio, qui supporto, stanno/dovrebbero su lo stesso asse per dire ciò che s’intende, trasmettere quel quid energetico al cosiddetto troppo di sovente acefalo prossimo?



Traslitterazione ancora una e...più

Qualsiasi pezzo di carta, diciamo per capirsi, suscita un certo entusiasmo nello scarabocchiarvi sopra (un tempo lontano) o mo’ come mo’ stamparvi via inkjet questa e quella immagine. Si, vero qui c’è un abisso fra chi scrive e il resto dei cosiddetti, pensa te, fottografi (raddoppio parce que noblesse oblige). Questi figuri morti dentro, clicchete clichete, riprendono il circondario semmai con l’ultimo modello Sony, squallido e cadaverico brand(y) in ogni accezione del termine, o del caso l’ultimo (fine finalmente?) modello di iPhone o Samsug equivalente. E i “fail” che ne resta? Un beato c...ippone di legno come le teste dei richiamati. Capirete che per chi viene dai gloriosi giorni della camera oscura analogica pendant inscindibile: sì, si ci sono e tutt’ora teorici a salve (anche un nostro amico 'nbriaco fracico da mattina a sera) che pontificano sul fatto che la stampa è altra cosa dal negativo, sempre analogico. Disputa del sesso degli angeli o dell’intellettualizzazione del aria, di quei tipi tristi, ecco, pure quando ridono se mai vi riescono. Ma non è il caso se non parlare di carte da stampa. E diciamo subito: una Vandea di tutto di più come il binomio Hahnemühle-Canson. E se tanto mi da tanto nel novero, tuttavia, c’è da mettere Ilford gloriosa come un dì la sua Galerie e l’altrettanto buona Ilfobrom in scatoloni da mille pezzi formato dieciquindici che stampavamo per i clienti dell’allora Foto-Lampo detta pure AGL (Agenzia Giornalistica Lampo citata altre volte). Diciamo, scriviamo quel che sappiamo in corpore vili, ecco, e non de relato casomai via Web delle mirabilia.
Sia come sia carte che restituiscono l’idea aerea (virtuale?) dei “fail”. Sentirne il peso, proprio così: anzi provatevi a scuotere, cosa che facciamo spesso, le carte che è un piacere vibrazionale. Vibrazione Odifreddi cinico zombie matematico, vibrazioni non già numeri che sa dove metterseli!
Vibrazioni tattile e perché no: olfattive. Sì. E last but not least un modo per intrappolare un momento e renderlo eterno, si vabbè, e trasmetterlo al posteriore: o era ai posteri?


Ps. Lungi dal fare l’artista da quattro soldi, di quei conversi più che su la strada di Damasco, eh Paolo di Tarso furbo di tre cotte, fine dicitore inventore del cosiddetto cristianesimo, nonché munifica e remunerata Arte con tanto di sigillo (666 biblico?) Digigraphie, l’incorniciata immagine di frame (cover in alto) acquistata da un Bricofer qualsiasi, dà l’esatta dimensione, non certo fisica, di cosa l'immagine sia, dovrebbe. La traslitterazione CansonArches messa sotto vetro, meglio plexiglas, suona decisamente forse troppo paesaggistica e poco rispondente a ciò che s’intende suscitare nello spectator: sì, quell'imbecille di Roland Barthes intelletualizzatore dell’aria calda fritta o come vi pare. Tant’è vero che una seconda stampa, s’intravvede, sottostante l’incorniciata, meglio s’avvicina all’idea ma che tuttavia sotto vetro non regge. Morale anche la cornice vuole la sua. E meno male che le fotografie, diversa + mente, da quadri ed affini non bisognano di cornici barocche; anzi, queste, più lo sono e più piace alla gente che piace così il jingle dell’allora 126 Fiat, tanto che per soggetto, pure un topo morto (dixit Ando Gilardi sul numero di Progresso Fotografico Luglio-Agosto 1990 pg.27, cazzeggiandomi a mezzo reply di un fatto realmente accaduto a Napoli, però, al critico Lanfranco Colombo in quel di Milano; gallerista della primigenia Canon Diaframma poi Kodak, privata galleria interamente dedicata alla fotografia, senza raddoppio, mica fottografia della Milano da bere formato Mia Fair d’ora in poi in liaison, e nuova Dea Madre direttrice, con Parma Fiera) si mostrerebbe nel suo splendore, di chiavica, o fogna lingua ‘taliana








(Fascisti & Dea Madre su Marte...no Google)


«Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato»




Repetita juvant. Beh prendere o lasciare: o di qua o di là. Bianco-nero. Acceso spento. 1 e 0 codifica binaria. Mi piace o non mi piace. E ci si lamenta dell’odierno circondario! Il più migliore (sic) dei “mondi” possibili, no? Chi si contenta...
Così come tra fine Novanta ed inizi Duemila (vicini gli dei titolava, nientemeno, la Repubblica dei grembiulini Eugenio Scalfari & Co) le trombe dell’Apocalisse annunciavano la “nuova” Era digitale, e di computer scanner stampe giganti da soppiantare le off-set pagine murali. Creato ad arte il “panico” i primi ad esserne falciati dal “progresso” pensa te furono i “fotografi” che scattavano e basta, delegando e relegando ad altri sviluppo e stampa del layout d’agenzia à la page, sebbene alcuni studi di Milano a loro interno avevano catene di processamento, ecco, del materiale diacolor appena scattato in loco.
Con l’avvento del “digitale” molto terrestre, compagni si cambia. E imparate a fare dallo scatto alla post-produzione. Amen. Molti come al solito s’affrettarono ad allestire (fretta e furia?) soluzioni volanti, mentre i più svegli s’attrezzarono formato “service” per offrire la post-produzione di “fail”. Certo oggi e ben raro che il “fottografo” (doppia s’è scritto tante vole e non ci si sofferma più) deleghi a questi servizi esterni la routine classica di Pshop, però…
Ora che l’aer maligno da requie (fuori lampi e truon’ furoreggiano, mentre verghiamo queste note mattutine d’acqua a catinelle) è un altro momento topico: compagni l’AI, che suona in ‘taliano lingua come fosse ahi: si quando ci si fa male. Male? Magnifico ché le “sorti magnifiche e progressive del Kapitale (k for killer) formato giostra acquisti non conosce tregua: checché. Insomma il classico hegeliano: problema-reazione-soluzione. Guerra (uno dei quattro Cavaliere dell’Apocalisse) a dirla tutta: Gaza docet, Ukraine docet, Yemen docet…e qui la cosa impressionate di questa landa lontana è vedere, a web figurarsi se ne dicono Stampa & Regime catodizzata, l’ennesima nave colpita dagli Huthi ed affondare di poppa in giù: impressionante per chi ha il sangue nelle vene e non liquidi cibernetici di transumano!
Tuttavia le guerre si vincono con la parola (ne uccide più la parola che spada proverbiale) come il confetto d’antan per scorreggiare Falqui (basta la parola il jingle) d’una società che ingurgita liquame e per equivalarli, eh Dea Madre, ricorre a bombardamenti intestin + anali. Lassativi distruttivi.
Sia come sia eccoti l'immagine bomba: Google a furia di scrivere righe di codice s’è presa un c...alibro nel lato B. E, sì, dagli e dagli mo’ ci sono le SS (Schutz-Staffel e non solo germaniche*) nere, e non sono immagini postume di Helene Bertha Amalie Riefenstahl, detta Leni, no. Generate al computer le nere immagini (lato traslato e fate come vi pare) riscrivono la “storia”. Naturalmente in divisa SS pure la famigerata infernale Dea Madre!
Ora un banalissimo fattariello: Berlino 1936, Jesse Owens arrivò al podio delle Olimpiadi di Berlino del 1936: nero americano. E volete voi? Hitler e suoi mica strinsero la mano al negro (scritto così come durante l'Apartheid ‘mericano antecedente e prodromo di Gaza odierno, non prima che in Sud-Africa di Mandela). Bene, anzi no, con l’AI delle mirabilia per i giovani minchiapixellisti al camerata nazifascista germanico, ecco, non gli puoi stringer mano (se non indossi un casco virtuale) però fa effetto: Sieg Heil, no? No.
Moralino, Google delle mirabilia ha buttato con furbizia il sasso nello stagno (azione-reazione-soluzione) per vedere l’effetto che fa (Jannacci, Vengo anch’io no tu no) poi le scuse via web sempre a telecomando: ci siamo sbagliati, e vabbè chi ve m...provvederemo a sistemarlo (cosa?) meglio a voi...Google Uber Alles! E non finisce qua





Ps. Nei codiciari alfanumerici gli ingegneri informatici mancano i “gialli”. Ma come Grande Oriente (massonico ben s’intende) di qua, piramide egizia di là (egizia e non egiziana per chi intende) comunque Oriente delle mirabilia, e non me ne fai uno “giallo”? Ma la Cina e resto “gialli” sono e ci vengono a prendere...arrivano i cinesi, cantava Bruno Lauzi, dice Ruggero Orlando (noto giornalista Stampa& Regime Rai da New York) che domani sono qua...Gira gira la storia che i babilonesi pensano di “governare” ad libitum con immagini fabbricate ad “arte”. Ai per l’appunto


(Copia & Incolla se vi pare)

https://it.wikipedia.org/wiki/29._Waffen-Grenadier-Division_der_SS_(italienische_Nr._1)#:~:text=1)%20fu%20la%20seconda%20unità,era%20anche%20chiamata%20%22Italia%22.

https://it.wikipedia.org/wiki/Leni_Riefenstahl


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