Manunzio




Il Professore & il Fotografo

Dinu Adamesteanu, il museo cittadino è intitolato alla sua figura di studioso, rumeno d'origine: nomina sunt consequentia rereum o nomen omen? Latino, anch'egli. Aldo LaCapra, fotografo aviatore, che a bordo di un Paiper e sue Hasselblad, una delle quali motorizzata e caricata di pellicola (doppia perforazione 70 millimetri) in magazzini dedicati a fotogrammetrie, ecco, per il Professore. Sicché il lucano fotografo e il rumeno, cos'avranno mai avuto in comune, tanto il primo schivo che “gnavia trà li parol' da 'mmocca” cavare, letterale, parole dalla bocca al contrario dell'altro, di certa corporatura, si sarebbe detto un Marcantonio o eglish “piece of meat”, vulcanico loquace, e cattedratico? Eppure, insieme, han portato in luce (Aldo con stampe bianconero slide e finanche Infred Kodak per meglio discernere, dall'alto, vegetazione e substrato del terreno; segni e tracce monumentali di antchi insediamenti abitati da quelle genti, fra neo coloniali greci e stanziali lucani) e il Prof studiando le fotogrammetrie congetturava ipotesi, questa o quella di racconti storici e spesso fabulosi. Colonie di greci avventurieri: la Storia è fatta di staffette, proprio come una gara, cui la Roma mitica: Sette (cabalistici) Colli. Guerre high-way antelitteram sebbene di pietra interconnessa, e distruzioni, come sempre: ieri oggi e diman non v'è certezza, sebbene siamo, abitiamo, come spesso ripeto lo stesso condominio millenario: da Lisboa sino a Vladivostok
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La libreria

I libri guai a chi li tocca! Ché Manunzio diventa un Toro scatenato e non certo cinematografico. E così da sempre: il contratto (ob torto collo?) firmato prima dell'attuale ed ultima reincarnazione: e sì prima di questa ero completamente analfabeta...
Libri che sono balsamo quando tutt'intorno è rovina imbellettato da cazzate para-televisive, e non è che Internet pazziea: eh!
Dunque capita, cercando di mettere ordine che non sia quello della coniuge (che le spetterà chissà quante altre reincarnazioni) fra le mani un librone secondo standard ”webeschi”. E questo che sposto e sfoglio ancora una volta è in carne ed ossa, oops stampato, cui consultazione è senza altra energia spesa (così freghiamo i russi o chi per essi) che tirar fuori dalla fila e cominciare a sfogliare, leggere e/o ri-vedere. A tutte le ore con piacere per quelle serali, che rimanda a tante cose e il libro a volte un puro espediente.
Così accade che il “librone” di quelli fatti a mestiere (regola d'arte) e va da sé fotografico di un ragazzo all'epoca a nome Douglas Kirkland, che ha lasciato 'sta brutta dimensione agli inizi di Ottobre AD 2022. Senonché il richiamato a stampa è nientemeno che “Una notte con Marilyn” godibilissimo da sfogliare e vedere ancora e sue immagini tratte da pellicola, ovvia data l'epoca 1961, con Hasselblad 550C adatta alla scena: lato traslato e fate come ve pare. E s'è detto pellicola Kodak negative film 160 Asa, odierni Iso a luce naturale, meglio artificiale.
Librone di una malia con, sì, la mitica Marilyn LA bomba letterale sexy (tragicamente uscita di scena per notori fatti with JF Kennedy liaison) o per dir meglio di quelle “entità” che anche inde (dentro) libri trasferiscono energie tutt'intorno. Troppo lungo dirsi per il circondario fatto di umanoidi ad una sola dimensione: lasciamo perdere.
Librone, ancora, intrigante per la squisita semplicità dell'apparato “bellico”: luce di un bruto cinematografico e nient'altro che Hasselblad e Kodak. Eccezionale i risultati: una diva di là sotto i veli, letterale, di “lenzuola esclusivamente di seta” così Marilyn dixit, e il fotografo di una “ingenuità” che oggi farebbe, come dire, chattare a milionate sul web.
E il librone? Sì comprato o più “faine” acquistato perché avevo incrociato in un negozio tale figone ma un figone con occhi chiari da non dirsi. Dirsi, invece, sparì di lì a poco. E questo è una di quelle cose tipiche della “regia” alla Truman Show. Oh gente troppo lunga a raccontare pure questa. E poi non siete Manunzio punto it. Stay tuned paisà


Ps. Il “librone” è per i tipi della Federico Motta Editore “Una notte con Marilyn”

Pss. Trasmigrazione delle anime è tutt'altro che pensiero orientaleggiante, tant'è vero che in greco c'è l'emulo equivalente di metempsicosi e non solo nelle dottrine di Pitagora



Immagini ( e impaginato da Manunzio) dal ricettario lucano anni novanta per conto dell'Azienda del Turismo regionale, prodotto interamente con Zenza Bronica SQ-A e ottica Zenzanon 80 mm f 2.8; l'illuminazione alogene riflesse su muro completamente intonacato di bianco, e soffitto di pari colore. Poiché il set allestito era presso ristorante, che si era prestato alle riprese, pur doveva aprire ai clienti e da qui l'uso di attrezzature al minimo per non intralciare il normale e diuturno lavoro del ristoratore, chef e suoi collaboratori nonché l'accesso di sempre numerosi clienti in considerazione dell'ottimo rapporto qualità-prezzo


Memento audere semper
(Food Photography)

Se ne parlava un post fa. Sì, Manunzio dedica tempo al cosiddetto food da non meno di trent'anni e in analogico, pellicola dia per intenderci, Kodak Epr-64 in bagno E-6 che nottetempo, d'estate, portavamo in un Lab colore alle falde del Vulture: named volcano land not bird paisà!
Ora la cosa è lunghetta e la dividiamo ché non sarebbe “digeribile” su quella colonna infame che è il cellulare: scrollare per abbandonare subito la lettura per gli analfabeti di ritorno figurarsi l'andata, non è caso.
Food va, e antefatto l'acquisto della Zenza Bronica SQ-A, tutt'altro che ripiego di sua eccellentissima Hasselblad: oddio su le pagine di Tutti Fotografi, un malcelato stizzito articolo ne parlava, si bene, della Zenza e però...Sicché per chi ha mai usato l'un e l'altro corpo: che ce ne viene?
Consentitemi al solito uno stacco: porto i plasticoni (sacca di plastica a scomparti trasparente con dentro i sei per sei) immortalati da Zenza e sue bellissime e nitide ottiche per stizziti furibondi Zeissman. Bene l'allora Agenzia Panda Photo, sede romana, mi riceve previa telefonata e lascio in archivio i plasticoni non prima che l'imb...elle che le guarda sull'opalino e contafili nell'altra (cosiddetta lente d'ingrandimento usata per i tessuti e mutuata poi per esaminare i negativi o dia su 135, mentre per il seisei bisognava dissanguarsi con trecentomila lire di lupe, così il termine tecnico mah, della Schneider Kreuznach Magnifier 6x6 per gustarsi l'intero sei per sei...) esclama: Hasselblad, eh! Tu mo' che dici lo mandi solo a fanculo? Per chi conosce a mena dito tanto le biottiche tipo Rollei Yashica e per certi momenti Minolta (si l'aveva in dotazione un fotografo figaro-coiffeur pour dames di paese alias Lorito se memoria regge i cinquant'anni e passa di ricordo) e mono-lenti Hasselblad Zenza Bronica e la Rollei SL66, che un giorno o l'altro ri-descriveremo in ogni sua infinitesimale rotellina di ingranaggi di questo vero e proprio Panzer tedesco indistruttibile e pari lenti Zeiss come Hassel...sa il valore delle cose! E le corna? No niente “delitto d'onore” contemplato in vetusti Codice d'Onore Penale, casomai “impronta” svirgolature, si, ai quattro angoli del fotogramma: Hassel a sx ha due tacchette, Zenza i quattro lati sono “svolazzanti” Yashica arrotondati etc etc etc.
Torniamo a Zenza cui lenti erano, se ben ricordo, prodotte nientemeno che da Nikon: quando stampavo in bianconero su Galerie Ilford, il meglio del meglio, i negativi di una EC Zenza di un amico, poi diventato anche un bravo direttore della fotografia nella Milano lì lì da scolarsi le ultime gocce delle pazzie craxiane (oltre oceano governava il mondo un cowboy mezzo attore western alias Donald Reagen & Sodali europoidi di qua) Anni Ottanta secolo tramontato alle spalle: i peli del viso si potevano contare, il fotografo che come me faceva reportage a go-go. Fermiamoci qua, va...



Sottostante i link per conoscere la Zenza Bronica e il modello SQ-Q (paisà copia il link/s e provaci a verificare sul Web poiché non assumiamo nessuna responsabilità se nel frattempo sia stato rimosso etc)


https://www.nocsensei.com/camera/storia/massimilianoterzi/zenza-bronica-ovvero-la-macchina-di-zenzaburo/

https://www.nadir.it/ob-fot/ZENZA_SQA/default.htm

Nb. Di quest'ultimo collegamento esprimiamo tutta la nostra riprovazione in ragione del fatto, esposto nel post, di certa malcelata stizza. E diciamola tutta: i “fotografi veri” usavano in Era analogica Nikon & e per medio formato Hasselblad, mentre le “lastre” diecidodici erano appannaggio delle Sinar e parco lampo Elinchrom, mai e poi mai i “dilettanteschi” Bowens et simila a dirne una. Pregiudizi prezzolati, quindi, di gentaglia omologhi dei “giornalaisti” a libro paga dei citati brand, cui, tuttavia, nulla si può di male non foss'altro per prova provata, come altrettanto per la Zenza Bronica meccano-elettrica che hai mai creato problemi. Mai e non certo trattata con i guanti bianchi. Troppo spesso le “prove” o “recensioni” ancor oggi e di casi se può fornire quanti se ne vuole, uno si ha fotocopia poiché propostomi come “correttore” più di bozze coglionate a man salva!


Olympus? Uber alles, wunderbar!



Immagine di copertina dalla rivista quadrotta che si chiamava E spedita ai possessori di camera, all'epoca E1. La pastosità dell'ingrandimento è per palati fini assai di certo non per “minchiapixellisti”. I passi tonali e piumaggio non denotano traccia di alone, segno del classico Un-saharp mask di Pshop e compagnia cantando. Su la E1 è possibile, altresì, registrare in Raw. Tuttavia i file sfornati in Jpg a 314 Dpi risultano, ipso facto, perfetti per essere immessi senz'altro aggiungere nel flusso, una volta, della stampa detta off-set, cartacea per intendersi.
Click su per avere la riproduzione, via Ep5 Olympus, dell'immagine stampata; anche riprodotta la grandiosità della E1 è senza paragoni, per “solo” cinque milioni-di-pixel.


Post un po' kilometrico, eh. Olympo di nome e di fatto. E iniziare così sembra di stare in quei luoghi mistici. Se non che qui si parla di “attrezzo digitale” E1 che è “dolce naufragar” in questa digicamera che ha scritto una pietra miliare, qui in Evo digitale. E cinquant'anni fa con la mitica OM 1 (l'aggiunta della vocale o fu per la bava di Leica che fece fiamme e fuoco nel vedersi scippata il “marchio” della Bestia o le sue M...a telemetro, qualcosa che di lì a breve, per gli smemori a pagamento eterodiretti, si ritorse contro negli anni dello sgancio oro-dollari allorché la teutonica emigrò armi e bagagli dai “fidi” camerati nipponici della gloriosissima Minolta...) la piccoletta OM1 e seguiti squassò come non mai lo stagno del tran-tran fatto di Nikon (a breve qualcuno dovrà staccarle le macchine che ancora la tengono ancora in vita) e la fuori squadra Canon, che solo a ripercorrere gli Anni dal '70 in qua...un'altra volta.
E1 non da meno ha rotto i c...olori al binomio CaNikon (Sony è un impasto di ferraglia e silicio, nobile quanto vuoi, pur sempre senza anima come i correnti giorni, e poi nata sulle ceneri della gloriosa Minolta: Srt 101, docet) con il suo quadrotto neo standard 4/3 che i cosiddetti “fotografi” han capito poco e riviste prezzolate insuflatori**a sostegno, non allarghiamo la cosa al M4/3 che realmente poi non ce ne per nessuno: i senza specchio, ecco, sono un plagio dei Corpi Olympus & Panasonic.


La doppia pagina non ha bisogno di commenti: siamo a circa 280 x 530 mm di immagine senza sharp alcuno, e qui a dir vero un lieve un-sharp avrebbe più che giovato. Tuttavia l'immagine come insegnano i “sacri testi” (chi?) va guardata, nel caso, quantomeno a braccia tese e distante dal proprio nasino. Clik su per avere la riproduzione, via Ep5 Olympus, dell'immagine stampata; anche riprodotta la grandiosità della E1 è senza paragoni, per “solo” cinque milioni-di-pixel

Permettete un attimo ché non siamo prezzolati. La Panà ha il formato completo full-frame in partenariato con la Bestia Leica (non ci ha mai scaldato il cuore sin dai tempi della reflex Leica SL anni Settanta, divisione poi completamente smantellata visto prezzi e cazzate tecnologiche, e oggi tutta la serie R ossia classica reflex a specchio, le trovate a poco più di una buona fumata di sigarette ottiche comprese; cuore poco riscaldato anche, infine, dalla serie M tipo M6) e l'eccellenza Sigma (e suo poco “capito” Foveon (battaglie e nel retropalco di Logge massoniche e la cosa si fa lunga da non dirsi...altro che marketing!). Triangolo Panasonic-Leica-Sigma nel pompare il formato L Mount Alliance o full-frame. Contenti loro per la scalata ai vari residuali bellici d'antan alias Hasselblad (ex) Mamya odierna Capture-One.
Sarà ma il menare altro che ménage, ecco, triangolare...alla fine non tira più. Infatti, non si spiegherebbe quel gioiellino a nome GH6 (noi in borsa abbiamo un altro mito, GH4 fianco a fianco con la Pen F e non la finiamo più: vero Eugene Smith?). Ma la GH6 è in formato M4/3 erede diretta con lo standard 4/3, e il cerchio si chiude amici belli, minchiapixellisti cui termine non più in uso da un po' qui rinfreschiamo il “neologismo” coniato dal vulcanico Manunzio (stavo e malamente per scrivere sulfureo e noi con Il Diavolo-Market mai fatti atti pattizi, sottoscritto con sangue vero!).
E1 a finire che la francese rivista, cui ero abbonato perché capisco il francese studiato nei mitici Sessanta del secolo trascorso (invano?) Chasseur d'Images, metteva paro paro allo stesso livello con le allora “sei minchiapixel” e con una foto su due pagine da leccarsi i c...osì, sì, i baffi che non veniva parola!
E1 da “solo” cinque megapixel di grandezza da urlo (si ricorda una stampa “domestica” prodotta su carta Fabriano, da altro mostro sacro di stampante a nome Hp 1220 C...dove la consonante è da leggersi tripla: Color e con i Contro C...)

**insufflare
v. tr. [dal lat. tardo insufflare, comp. della prep. in «sopra, dentro» e sufflare «soffiare»], letter. – 1. a. Soffiare sopra o dentro: i. l’alito (o assol. i.) su un catecumeno, sul battezzando, sull’olio del crisma, come cerimonia liturgica; e con uso intr. (aus. avere): i. in uno strumento a fiato, in un palloncino di gomma, in una vescica. b. Introdurre aria in una cavità del corpo umano a scopo diagnostico o terapeutico: i. ossigeno nei polmoni di un neonato. 2. fig., raro. Ispirare, destare, far nascere in altri: insufflandole un vigore fittizio (D’Annunzio); i. odio, sospetti; i. il dubbio in qualcuno, con insinuazioni, con parole coperte, con subdola opera di persuasione. Treccani online.


Prestate attenzione a user66396 el “zorro” nottetempo alias...Manunzio
https://www.juzaphoto.com/recensione.php?l=it&t=olympus_e1

Chasseur d'imagines
https://www.chassimages.com/forum/index.php?topic=316586.0

Olympus E-1 first Olympus Dsrl, 5MP, launched 17 years ago
https://robinwong.blogspot.com/2020/07/olympus-e-1-first-olympus-dslr-5mp.html

Sono tornato a fotografare con una Olympus E1
https://www.youtube-nocookie.com/embed/W-pRNu8T3cI



Pentax 645


Un bel scatolotto con elettronica decisamente al top. Fotocamera identificata del formato quadrotto, o meglio quattroemezzosei un super formato Leica o famigerato corrente Full-frame. Provata e riprovata perché un amico ci aveva il pallino delle fotocamere che cambiava a ritmo settimanale, non solo ma stampava pure con Durst e sviluppatrice colore. Più ancora si sperimentava in camera oscura ora questo ora quell'altro procedimento dai fotogrammi Pentax. Una meraviglia di macchina senza, tuttavia, magazzini intercambiabili: sì una volta caricata la fotocamera con data pellicola, metti colore, per avere il bianconero, nessuno ancora ipotizzava Pshop & Co, dovevi avere un secondo magazzino con bianconero e a fine giornata altro che Dj!
Pentax toglieva dall'impiccio, dalla serie: Aut Caesar aut Nihil. Tuttalpiù un secondo “rocchetto” con pellicola e bastava sostituire questo a quello e voilà. Montava ottiche stratosferiche, e poi Pentax e famosa proprio per questo, vetro ottico impareggiabile e per cerimonia, dicasi matrimonio soprattutto, altro che il morente CaNikon e che Iddio li abbia in gloria. Amen

Two Go To Film Cameras For Wedding Photographers
https://www.youtube-nocookie.com/embed/z645_I-Nt8w&feature=youtu.be&inf_contact_key=bf248cb663851b186da86c658d195b2bd18a532c4142cb79caf2b269de1401fa


Ps. Il link rimanda ad un ipotetico e impossibile paragone germano-japonese, le Contax di pari taglia a noi risultano tutt'altro che esperimento riuscito, pure perché Contax strizzava occhio alle Hasselblad



Noi fottiamo voi fottete ? Essi di certo fottono


I giorni cantati si potrebbe visto il calembour dire anche contati che è lo stesso. Siché ogni giorno ha la sua pena o forse cambio vocalico finale per chi ha li “intelletti sani” direbbe ancora il Poeta. Metafore terminate veniamo al dunque: seimila dollari con voce di Ollio per un giocattolo pur se targato Zeiss? Al cambio di danarosi, eh avessi voglia e c'è gente che ne spende di più per giocattoli tipo Leica Hasseblad che una volta fabbricata in Italia...tipo Lunar per intenderci. C'è poco da fottere, di nuovo, la macchina nuovo luogo che identifica i “veri naise” transumani gente che conta, ecco. Vero è una sparuta minoranza, ciò non di meno riesce ad appoggiarlo al resto degli umanoidi con la bava alla bocca. Avere non essere.
Zeiss scritto e riscritto per chi fotografava con Rollei equipaggiate di pari Marchio, forse della Bestia, certo bestiale per resa ottica sino a quanto non arrivano i giapponesi dell'asse Ro.ber.to: Roma-Berlino-Tokyo sempre loro la Trilateral di Kissinger con gli americani (quadrilatero?) ben s'intende.
Conatx & Zeiss d'antan e pare fossero quelle imbracciate (neologismo finto ma preso da arma da fuoco, come una volta si armava l'otturatore analogico delle fotocamere, eh) dal furbacchione di tre cotte Endre Ernő Friedmann alias Bob Capa ebreo per caso: capa. Testa. Zeiss pure su le Hasselblad a contraltare dei vetri di Solms o Leica dire: tertium non datur fino a quanto detto sopra. Storia nota e terminata in Era analogica. Viceversa come Fenice ritornata in digitale con attacchi, bocchettone ottica, dei più disparati marchiati sempre Zeiss, e il petto tronfio di Sony che ne fa uso e che Iddio l'abbia in gloria. Stavolta invece no e siamo alla Fuffa pura, distillata e glorificata un po' come i cubetti di ghiaccio tagliuzzati da iceberg alla deriva sempre per quelli che contano: dopo l'Adenocromo pedofila il ghiaccio del Polo quello che sta su in alto mica il sottostante Antartico delle basi aliene, no. Sia come sia con la cifra di seimila euro vi ci comprate sei dei più migliori, ecco, smartphone che quanto a libertà di movimento e foto e video non li fotte, oramai, più nessuno. Fottere ma che bel verbo: lato traslato e fate come ve pare!

First ZEISS ZX1 Hands-On: In the flow in Little Tokyo
https://www.youtube-nocookie.com/embed/8SINqeR-Mc8&feature=emb_logo


Ps. Il Futuro è donna purtroppo e Meretrice è meglio. Infatti per la réclame si usa una donna naturalmente ben pagata: gli uomini da tempo immemore pagano sempre le prestazioni del caso per chi capisce la giostra degli acquisti; i polemisti avversi e prezzolati del Nuovo Ordine Mondiale base Sars-CoVid non ci interessano,anzi siamo loro acerrimi nemici. che una volta, uso dire, non si combattono bensì s'abbatte



Grading meravigliao

Il video è quanto di più istruttivo si possa su la fotografia analogica. Mi spiego. C'era un signore che sbraitava su social circa il fatto che la fotografia digitale non ha niente di me3no, anzi, se non superiore all'analogica. Buon uomo gli si potrebbe rispondere perché si agita: chi la paga? Evidente che il richiamato ominide è nato nella notte come funghetto e così pensa che insieme tutt'intorno è nato il Mondo. Ragazzate (cazzate?) si capisce di chi, non solo non ci arriva, ma soprattutto nato evidente in Era analogica e per chi capisce ci si ferma qui oltre è sterile intrattenimento da circo equestre.
Il video di nuovo è l'esatta corrispondenza di quando in Era analogica si faceva per portare a casa lo scatto che ripagasse delle levatacce mattutine, in estate poco male, anzi, in altre stagioni lasciamo perdere. Cavalletto di prammatica e su non la Hasselblad o il carrarmato SL 66 Rollei, quanto una più modesta, si fa per dire, Zenza Bronica SQ-A che definire splendida è riduttivo. Porta pellicola con l'immancabile Epr-64 Pro tenuta rigorosamente, ecco, in frigo secondo dettami di Mammasantissima Kodak. Rulli 120 che di notte, dopo altrettanta camminata d'auto, si portava alle falde del Vulture, il vulcano e non l'uccello dell'inglese storpiatura, dove era un Lab colore e conoscendo i titolari si calavano, i rulli, nel' E-6 di sviluppo per riaverli perfetti ed asciutti circa un'ora dopo; solo in quel momento la giornata poteva dirsi conclusa. Ma avevamo sui vent'anni.
Macchina su cavalletto e filtri digradanti, uso dire sebbene la dizione è degradante che però i soliti cruscaroli intendono (chi li paga?) quale “degrado”: glielo fai capire che so' stronzi e non intendono se non con bustarella italiota? Tempo perso.
Digradanti Cokin e porta filtro per ogni obiettivo, bastava sostituire l'attacco filtro et voilà. E se proprio prorio volevi fare il “veri naise” lo scatto in sorta di preview su Polaroid, no? Si anche se pellicola c'era è allora la posa giusta da Lunasix Gossen, poi un secondo scatto mezzo diaframma in meno per farci stare su la stessa foto cielo e terra, diavolo ed acqua santa luminoso. Oggi è una passeggiata con l'immarcescibile Pshop, che ostinati preferiamo nella versione Elements di dieci anni fa giorno più giorno meno. Certo appena qualcuno comincia storcere il naso, di nuovo, Lightroom sulla barra Mac: mo' che volemo fa?
E il grading? Bella come domanda anche se un po' idiota. Si perché se scatti in analogico alle sei di mattino estivo, i colori quelli sono e senza grading alcuno. Se scatti in autunno, o il pomeriggio è naturale che i colori siano di conseguenza: scienza dicono. E allora già in partenza bisognava necessariamente mettere in conto cosa volevi trovare oltre ed anche il soggetto. Luce da conoscere e padroneggiare come né più né meno di una scaletta di sceneggiatura o previsualizzare alla Ansel Adams, che però scattava soprattutto in bianconero da padreterno. Oggi si scatta in Raw tanto c'è Pshop, si fotografa a mezzogiorno d'Equatore con ottiche zero virgola qualcosa e venticinquemila leghe di luce; certo poi qualcuno lamenta vignettatura e fors'anche disturbo detta grana, ma è cosa da niente. Si butta la macchina fotografica si aspetta lo zerovirgola-virgola-qualcosa obiettivo e gli Iso otto miliardi sempre in pieno sole allo Zenit equatoriale. Certo la foto vien male. Allora si butta la macchina...E lì c'è Internet delle meraviglie pieno pieno di masturbatori schizzanti l'impossibile dibattere sui social da minchiapixellisti: che dire di più? Avanti con i consigli per gli acquisti...ché la fotografai è altra cosa!


Landscape Photography | In the Field
https://www.youtube-nocookie.com/embed/tZmZm5vMWvU&feature=emb_rel_end


Ps. Nell'immagine sovrastante il fotografo punta la parte della scena su "grigio medio" fotografico al fine di esporre correttamente. Tuttavia i sacri testi consigliano l'uso della calotta spot per la misurazione con esposimetro esterno; perché, dicono sempre i richiamati testi (in analogico) la misurazione TTL delle fotocamere, quindi, in luce riflessa è poco attendibile. Strano però che qui l'occhio del fotografo passa attraverso il mirino dell'esposimetro...Fisime da circoli fotografici onanisti d'antan, d'occhi per niete allenati a cogliere e discernere le lunghezze d'onda



Dietro uno still life

Vero se è gia scritto, non di meno l'elogio questa volta è agli spigot/codoli di vari brand e Manfrotto insuperabili (si pagate a certo prezzo e per questo sono dorati, primo e quarto prima fila in alto) cui peculiarità è, inserite nella clamp pari ditta o altrove, l' “invisibilità” e così a raso poi avvitandoci di tutto di più la stabilità è granitica. Ok cose altrettanto scritte, però poter fare affidamento su pezzi di metallo/ottone e pure finto (da sinistra prima fila e sotto terzo a mancina) spacciato diversamente dal solito Store: che dire? E' cosa buona e giusta e fonte di salvezza (già sentito litania e dove?) nel momento in cui tutto il set pronto...Adusi ubbidir tacendo, veramente il conio è dell'Arma, e qui ci sta bene lo stesso. Nere rondelle che ci accompagnano dalla notte dei tempi quando ancora balbettavamo di fotografia: potessero parlare, no, no meglio di no altrimenti la cosa sarebbe imbarazzante per il Manunzio ! E quei piccoli “riduttori” (prima fila ultimo altrettanto sottostante)? Oggetti rari (i fornitori di materiale sensibile li regalavano ed erano graditi) a trovarsi anche all'epoca, quando tra Rollei flash e...E che meraviglia (ultima fila in fondo) viti esagonali e relativo avvitatore: così la pesante E3 su slitta macro non ha più niente di che muoversi, ferma immobile. Inchiodata!
A capolino un piccolo “penny” europeo utilissimo avvitatore, facente funzione come le dieci lire d'antan usate soprattutto da i possessori Hasselblad per “caricare” fuori corpo gli obiettivi. E a latere pari fila rondelle da “ ttubbist' ” idrauliche cose (acquistate in negozio bricolage) impareggiabili quando la battuta della vite non arriva a fondo corsa (come il manicotto “riciclato” da un accrocco e avvitato sotto la E 510 dello scatto in res)
E allora una foto di famiglia per ringraziare (di sti tempi!) . E anche perché, sì, dietro uno still life ci sono loro e andrebbero non già fra “titoli di coda” quanto in apertura!


Ps. Il rapporto che intrattiene Manunzio con gli “oggetti” travalica sovente il dato materiale



Pan' & Curtiedd'

So intendere i Sordomuti e loro alfabeto. Manunzio è speciale. Avevo un collega (in questo maledetto Paese mai e poi mai qualcuno che ne parli e dei fotografi dello Stato che si potrebbero scrivere scaffali eroici) a tutti gli effetti che sviluppava e stampava a...Ministero Beni Culturali ai tempi dei “mitici” Sessanta del Secolo alle spalle. Stampatore provetto ed instancabile: uno schiavo. Vabbene flash back. Soprintendenza...non c’era giorno che Pippo (gli sia lieve la terra) Chief Commander Lab sindacalista e di idee “verdi” ante litteram si trovasse in Laboratorio, preso ed invischiato nella ragnatela (a cambiare il Mondo!) Pci-sindacalista e Consigliere comunale ripescato, dopo che quello davanti lui si era rotto i coglioni delle liturgie di “sinistra”. E capirete, almeno sino a quando non arrivarono truppe di rincalzo il sordomuto presidiava la camera oscura.
Scatti di reperti seguito di scavi che di malavoglia Pippo eseguiva a limbo di plexiglas per avere lo scontorno in ripresa (Pshop nessuno se lo sognava) rigorosamente su Hasselbad e faretti e accese discussioni circa il dotarsi di più moderni Bowens monotorcia al posto delle lampade in padella! Negativi per agli studiosi che così potevano concentrarsi sui “cocci” del III secolo o II o chissà quale Epoca, anche su questo ero testimone di “opinioni” sostenute fra archeologi, mentre davo una mano all’amico fotografo insieme sin da ragazzi.
Il sordomuto, allora, per niente fotografo quando entrava in Camera oscura non era secondo a nessuno, anzi. Scatti su trediciperdiciotto e carta Ilford dalle riprese di Pippo.
E qui apriamo doverosa parentesi: carta cartoncino che non sono per niente sinonimi e trattamento negativo. In Era analogica il bianconero, boss della situazione, era Agfapan 100 lo standard, altro e diverso dalla Plus-X di Kodak: senza storia. Negativi che sviluppato in vasche verticali da trentacinquelitri (altre discussioni per arrivare ad usare le Patterson multi-rocchetti maneggevoli ed economiche) a farla da padrone il Dektol o DK-50 di Kodak, mentre il fissaggio si faceva a mano miscelando acqua iposolfito + metabisolfito di sodio. Materiale e ancora una che veniva stampato, infine, su Agfa Varioscope automatico per i fuochi e marginatore parimenti auto per la posa, al fotografo solo passare il negativo ad ingranditore in automazione. E si consideri che passare ore e giorni in camera oscura non è uno scherzo, quindi una manna il tutto automatico, e possibilità di intervento manuale: fuochi tempi esposizione alla bisogna. Scatti su fogli Ilford a chiudere la triade per il terraqueo: Agfa-Kodak-Ilford. Fogli di carta alla lettera (Agfa faceva meglio in formato in A4 adatto agli stampatori di negativi d’archivi microfotografici italici) utilissimi per poi essere incollati su schede tecniche e conservati per l’archiviazione (nessuno sognava Access). Viceversa e della stessa Ilford i cartoncini fotografici usati in quasi tutti i Fotolab del Belpaese, anche se per certo periodo funzionò la Ferrania poi divenuta 3M Minnesota, allorché la Famiglia Agnelli la “regalò” dal suo immenso portafoglio agli Usa, e non fu mai più il blasone fotografico italiano: quello corrente è un nostalgico re-brand che nulla sparte. E le bellissime carte Agfa, no? E come no: Portriga docet!
Sordomuto, ancora una, che giostrava in camera oscura senza dire una parola...vabbè il calembour è partito e ve lo tenete. Ore. Poi finalmente la finestra (rigorosamente in nero schermata con ventilatore cambio aria ad hoc) s’apriva sul giorno: per chi è mai stato in camera oscura la stessissima sensazione di quando ci si alza da letto la mattina, certe onde cerebrali Alfa Beta..E le copie finivano nella turbo-lavatrice, cestellone ove l’acqua via pompa idraulica vi entrava da basso per fuoriuscire da l’alto. No eh? Immaginate la lavatrice a ciclo finale...Infine la lucidatura con smaltatrice Alf (Officine di Alta Precisione) un cilindro (rotativa) enorme tirato a specchio e internamente riscaldato da resistenze elettriche: serviva ad asciugare le copie e dare lucido alla stampa finale. Avremmo chiuso le parentesi? Boh e sai che novità, Manunzio!
E pan’ e curtiedd’? Quasi dimenticavo, traslitterazione senza senso alcuno in italiano: pane e coltello. Ci si capisce e si rende giustizia all’espressione popolare, di quando gli operai o salariati a vario titolo a mezzogiorno, quando la vicina manovalanza sul pane metteva un pomodoro schiacciato, della verdura da casa, i più fortunati il cucinato di mezzogiorno: paste e carne. E c’era chi manco tutto questo, un pezzo di pane più ancora raffermo e coltello/companatico: taglio di coltello e fetta di pane in bocca: pan’ e curtiedd’. Pausa pranzo, diciamo così, e sino a sera quando poi “ papànonn’ ” di ritorno a casa trovava pasta, verdura e...vino non dei migliori perché quello buono si spillava nelle ricorrenze


Ps. La lampada in padella non è nuova di Chef stellato televisivo a tutte le ore. Quanto una lampada generalmente Nitraphoto opalina da 300 watt all’interno di porta-lampada simile a “padella” profonda, cui asse la lampada poteva muoversi avanti/indietro, non proprio Fresnel quanto concentrare o meno il flusso luminoso. Uso di lampade che visivamente consentiva di “vedere” la luce e conseguenza. Cosa non possibile con i flash monotorcia e/o a generatore a parte, anzi per questo erano equipaggiati, i flash, di cosiddetta luce pilota, tanto per avere un idea alquanto vaga ma meglio di niente. Veramente per verificare luce e pure esposizioni si faceva ricorso ai Polaroid bianconero o colore in caso di dumping diapositive. Il bianconero era anche riutilizzabile, il negativo, una volta tolto il positivo e fissato in modo adeguato era un ottimo “negativo” adatto alla stampa sotto ingranditore

Pss. Lo mettiamo alla fine per chi ne vuole. Su la faccia della Terra quel giorno c’era Mister Carter, from Usa cousin of President Jmmy. Well. E presso il sopraddetto Lab tutti ma proprio tutti si erano squagliati (dati alla macchia) tranne il sordomuto che diede il mio numero telefonico (nessuno sognava iPhone e quando c’è da rompere i santissimi, si chiami Manunzio) alla centralinista che parlava, certo, ma cieca lo compose via Breil! Insomma avevano bisogno di me perché un americano...arrivai più per curiosità che altro. E siccome, detto, non c’era nessuno dei “fotografi” mi si para davanti sto corazziere di Carter, non in camicia a fiori tipica degli Yankee in viaggio, ma blu flanella a righe: una scacchiera per camicia. Breve ora siccome il mio inglese è di certo grado superiore a The Queen e il Carter italiano da non dirsi, a tratti sembravamo due sordomuti! E faticai non poco a far intendere all'americano che la sua Nikon F era poco adatta a riprendere certi “cocci”, meglio un Hasselblad, che però non aveva. Capì al volo il vero sordomuto collega anzidetto, aprii l’armadio blindato e tirò fuori ogni ben di Iddio che manco a Goteborg sede della Hasselblad aveva! Caricai i magazzini di Agfa e...tutto andò per verso giusto. Chi pagò il tutto non lo so e mai chiesto, d’altronde fra amici degli amici archeologi: che dire? Niente. E infatti


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Quadrato magico

Co.ma.f Roma che non esiste più come grossista di macchine fotografiche: siamo a cavallo degli Ottanta e Novanta secolo alle spalle, detto per inciso “breve” mah! Siamo in compagnia di amici che devono sbrigare servizi nella Roma di giugno torrido. Siché entrati nello store un breve scivolo antisdrucciolo, ecco l’immenso e scaffali di ogni ben di Iddio che un fotografo vorrebbe per sé. Su ripiano in bella vista la Zenza Bronica- Q (in certe review è posta anche una i, che non sappiamo esattamente cosa sia, considerato che Zenza funziona a batteria, diversamente da un Hasselbad meccnica) con otturatore controllato a “elettricità”. E poi la giapponese e la svedese, ecco, sono due universi distinti sebbene “quadrati” che è un fatto esoterico che qui ci riguarda poco.
Breve ne uscimmo dalla CO -mmercio - MA – cchine - F- otografiche dopo esborso su l’unghia di quattromilioni d’epoca, enormità e minimamente ipotizzabile se fosse stata una Hasselblad e non Bronica.
Borse del copro macchina, l'ottica ottanta millimetri detto “normale” e poi il cemtocinquanta e il padellone quaranta millimetri (uguale uguale a quello Zeiss per Rollei Sl 66, e più aggraziato e nella bella livrea grigio matt l’incarnazione per Hasselblad) e dorsi intercambiabili (scatti su pellicola colore dia e bianconero sostituendo per l'ppunto dorso in corso d’opera) e Polaroid…
Il vano bagaglio dell’auto della “gita romana” si riempi quasi tutto, altra parte è di libri che l’amico-autista preleva da un grossista capitolino per la sua libreria lucana.
La Zenza fu venduta in un momento drammatico di Manunzio, ma restano le immagini in archivio su Epr-64 Pro di Mammasantissima Kodak, pellicole 120 conservate in frigo prima dello scatto come da “letteratura”tecnica!

La schiatta Zenza Bronica
Zenza Bronica SQ-A
Zenza Bronica componenti
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