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Taralli portoghesi
Buoni che è una delizia: immaginazione. Ora qui su questo Diario fatto di bottiglie messe in biglietti, ecco, l’immaginazione è al Potere come dicevamo negli Anni Settanta, quanto a Manunzio, eh avessi voglia!
Ora finito il cappello viene da osservare che i “taralli” qui han forma di lenti e della più che buona linea TTArtisan. Senonché da le sue linee un obiettivo Scifi & Tilt. Bene pure qua, solo che è un 50 millimetri e addirittura di luminosità unoequattro. Si sa che al calar delle tenebre di notte la cosa è buona assai. Forse.
Terminato il secondo pistolotto, sembra il grano del rosario dei Misteri Misteriosi. Obiettivo decentrabile: e per farci cosa? Quelle macchiette girate poi a velocità elevata che fa tanto ma tanto effetto termitaio, formicaio e via così? Se è per questo basta impiegare qualche attimo in Pshop & simili (meglio se editor movie, eh) e sparagh’ (risparmi soldi). Se poi, metti caso, s’usa una Olympus Pen F, l’interno ha la funzione che “emula” lo spostamento, che una volta serviva a far si che in architettura certi edifici non fuggissero otticamente in fuga verso l’alto innaturale: l’umana testa ha già incorporato simile ebrezza ottica e adderizza (raddrizza) le linee verticali innaturali, entro certi limiti si capisce. Ma tutta sta ammuina, ché di questo si tratta, la farsa dello shift (standarde) a dirla tutta si usa(va) su banchi ottici. Vabbene in Era Analogica, metti ancora l'imperante Nikon e saga F dal banco si infila il film 135 o Leica codice che dir si voglia, lo “slittatore” spesso ventottomillimetri (Olympus analogico ventiquattro) serviva anche per piccoli still life panfocus, lungo a dirsi uno scatto il farsi. E se proprio non si poteva portare a spasso il banco ottico la Hasselblad** aveva un accrocco (adattatore) simulante lo “slittamento ottico” per l’abbisogna. E la Rollei SL66 incorpora(va) il soffietto-piastra-ottica ergendosi e reclinando dopo l’uso, ovvio, torna(va) utile.
E sia: usavamo il trentacinque millimetri decentrabile su le nostre Contax dal costo iper-sproporzionato (e ci si lamenta delle lenti Leica!) con il limite d’essere corto. Tanto è vero che il trentacinque, e non solo su Leica, è quasi un obiettivo “normale” per chi capisce di fotografia.
Allora TTArtisan a slittamento varrebbe pena attrezzarsi con il limite d’essere pur sempre un cinquantino su le pieno formato o Full-frame. Impossibile su Aps-C pari poco più poco meno di un settanta millimetri; fuori dalla grazia di Iddio su Micro Quattro Terzi ché paragonabile, si noti paragone eh, a cento-millimetri. Troppo pure per still life alla buona. Soldi buttati. In primis e con Pshop (usiamo da incalliti dilettanti, ci dicono, la versione che sono dieci anni a nome Pshop Elements) si fa quel che si vuole, tanto chi se ne accorge a schermettino di iPhone o Android che dir si voglia? No eh. Tanto in Pshop quello “serio” che in programmi tipo Helicon Focus, che fa ottime cose per prova provata, oltre a pareggiare i conti (piani) con diaframma buono a F. 8 in più scatti si fan still life da leccare i baffi: Munari lei ce li ha?
Certo infine con “cucitura” (stitching) di più fotogrammi in ripresa esterna in post-produzione avessi voglia addrizzà chiuov’ (intraducibile, altrimenti…) di Squadra & Compasso per foto perfette di architetture “fuggenti” come l’attimo dell’omonimo film. Ma banale domanda: TTArtisan, passato nelle mani dei markettari vi fa fare (produrre) immagini che dicono qualcosa? Che strano silenzio…li fuori!

NB. Esula dal presente post ciò che alcune digicamere riesco a fare già al loro interno: panfocus o "tutto a fuoco" di un dato stili-life etc

**https://www.hasselblad.com/h-system/accessories/hts-15-tilt-and-shift-adapter/

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Ps. Tarall'- tarallo - tarallaro è da intendersi in maniera ironica come uso in dialetto: ten' u tarall' 'mman' etc
Pss. E' solo "basculabile" e non anche "decentrabile"...serve solo a portare tutto a fuoco o fuori fuoco per effetti "formicaio". Non sono come le ottiche del caso Canon


Immagine manifesta (Archivio Manunzio) in ogni accezione e del dotto dibattito che ne seguì officiato dalla locale sezione Rotary, paramassoneria direbbe il Venerabile Gioele Magldi, fratello anch’egli di quei. E di come la memoria, seppure volatile (e file) di carta azzeccata al muro sia ben oltre il semplice memento che non alberga e da tempo su Google delle mirabilia, eterodiretto più che mai dalle centrali massoniche a “responsabilità illimitata” dal libro di Chiarelettere del richiamato Venerabile


Tacca banda
(a breve ri-trovata pandemia, post fiasco Covid)


Tacca banda Orazio Carosello bianconero d’antan dove l’omino in tuba spelacchiata dava il colpo d'inizio alla grancassa a tracolla, e Orazio sordo-muto (!) con squittio e colpo di tamburello, il seguito della storia. Ora se la grancassa ha nome Klaus Schwab metti caso l’Orante-Orazio il faccione sorridente di Bill Gates ras della OMS sanitaria mondiale, allé la farsa può e deve continuare. Sì proprio lì dov’era temporaneamente terminata e ‘bbuono. Aviaria o dei polli quali non si sa, sempre made in China, erano giunti a noi il primo episdodo. I polli volano, dunque? None avevano preso l’aereo di classe tutt’altro che economica: Best Class. Quindi polli intelligenti, tipo Biden che cade dai gradini d’aereo, sì, ma nel salirvi e per tre volte come Pietro biblico, e tergiversiamo. Forse.
Sicché dopo il mezzo fiasco, o mezza fiale che dir si voglia non proprio riuscita inoculazione del Covid-tandem Conte 5Stelle & Speranza sinistro ministro della Sanità mortale (via massoneria Fabian inglese) eccoci all’altro tempo. Mammamia 100, dicasi cento, volte più mortalissima del Covid di laboratorio amerikano: Fort Detrick-ette. E quindi, qui ed ora, già pronto il vaccino volatile. E dov’è l'elisir di lunga vita? Ma nelle stanze di Bourla di BigPharma: sempre loro. Si, obiezione accolta, vabbene. Vero non se ne parla ancora del nuovo agente di spopolamento planetario, ma con un po’ di pazienza, via: lato traslato e come vi pare. Via a miliardi da questa Terra, basta aspettare il flop di Is – Ra - El (imparate a scriverlo così e trovatevi il perché e non l’imbeccata di Manunzio che si è rotto i…) e più ancora il crollo, triste solitario e finale dell’Ukraina. Il Tempo è Galantuomo, no? Sempre! Post quam On Air, ecco, il volatile che non vola come la papera che non galleggia ché l’acqua e poca e il popolo bue muggisce e basta.
Va da sé che c’è già in circolazione la zanzara geneticamente modificata, eh Bill Gates, vettore della terribile dunque** che tu guarda caso è “parcheggiata” in Brasile per prove tecniche, si capisce. Sì, quel Pese continente che, sempre il caso, fa parte dei Brics+ con fresco fresco quell’Iran bombardiere...e più non dico ma leggi Ezechiel che ei dipigne venir da fredda parte...Oh correte, mettetevi in fila a novanta-gradi, a prenotare il vaccino, o i vaccini a ripetizione: Uno nessuno e Centomila, evvaiii Armaggedon biologica-chimica-nucleare!

**La dengue è una malattia trasmessa da zanzare, causata da un flavivirus. La febbre dengue si manifesta generalmente con la comparsa improvvisa di febbre elevata, cefalea, mialgie, artralgie e linfadenopatie generalizzate, seguite da un'eruzione cutanea che compare con una febbre ricorrente dopo un periodo apiretico

Ps. Si vocifera pure il colera, anch’esso in rampa di lancio, che spopolerà e viene da ridere. Sì, siamo stati già “vaccinati” negli Anni Settanta (una fila da non dirsi a chi prima lo pigliava...l’antivirus e che avete capito) quando si sparse voce che a Napoli era scoppiato il vibrione colerico; prove tecniche di distrazione e depopolamento di massa. E d'altronde solo il già più che eccellente Malthus precursore dei fatti in narrato: Swalb ne sa qualcosa lei insieme ai suoi Davos Boy?






Fotografare sembra facile e prendo a prestito a modo mio dalla réclame Bialetti, la macchinetta del caffè domestico quotidiano anima dei ‘taliani e non ditelo ai ‘mericani che stanno facendo na brutta fine, uguale uguale a li romani d’un tempo: chi è cagion del suo male pianga se stesso!
Immagine scriviamo così al posto di fotografia, e si fa notte e il tempo è danaro dicono gli Yankee.
Sia come sia due immagini (la stessa per modo di dire) a confronto per dimostrare che la “fotografia” è ben altro che “voi scattate che al resto ghe pensi mi” di Kodak memoria. Tutt’altro e motivo in più per ridire: stampate da voi i “fail” che di diman non v’è certezza. Vero è che tutto è un casino di prezzi alle stelle, carte inchiostri e stampanti che non la comprate tutti giorni, certo. Niente da ridire, ma comprate un obiettivo in meno una nuova fotocamera o come vi pare, risparmiante e non vi fate il sangue acido ché dopo alcuni giorni più che mesi l’acquisto è prezzato (usato) meno della metà della metà, eccezion di brand(y) simil Leica-Hasselblad e molto poco altro che ricadono, comunque, nel mito e questo fa aggio su tutto. Sono certamente ottimi attrezzi e ci manca pure questa! E non è questo quanto, si ritorna, sul fatto che sparagnat’ (risparmiati) soldi vi mettete a pazziare (!?) con la stampa, croce e delizia non c’è dubbio. E non basta i cannati di base ICC + carta ché il gioco è più sottile, complicato ora ora non più ma se non provate e riprovate a “buttar carta” c’è poco da “imparare” e le Youtubate vi fan venire la nausea con i loro “consigli” precotti e naturalmente prezzolati per la Giostra acquisrti.
A noi. A sinistra lo scatto originale su Ektachrome Epr 64, ottica 24 millimetri più che buon vetro Yashica innestato su corpo, mi pare 139 Conatx o RTS prima serie inizi 70 secolo scorso. Conversione digitale via E1 QuattroTerzi e 35 millimetri Macro Zuiko, ci dovete azzeccare il giusto diaframma-definizone-pixel etc etc. Questo su lato puramente “tecnico”. Ma con in testa ben altro si è provveduto a ri-arrangiare quanto basta alla narrazione fotografica. Anzi a dirla tutta a me paiono due scatti che più diversi non si può. Orizzontale taglio perché in origine doveva entrae in un slideshow cinematografico millenovecentoventipermilleottanta, poi…L’illuminazione-previsualizzazione è il fatto di “trasferire” l’immagine su supporto cartaceo. Ma vi rendete conto della cosa, no? Analogico-digitale-aggiusto per stampa. Un triplo salto mortale, roba da circo più che stampa. Senza dire che il tutto deve “trasmettere” qualcosa a chi in buona misura tene a cap’ p’ spart’ e recchie (orecchie usate per dividere solo le orecchie) così l’avevamo già scritto su un numero di Progresso Fotografico a proposito d’una kermesse meneghina in via Monte Napoleone con il fratacchione Maurizo Rebuzzini (in tuta da cacciatore, mah!) scendere le scale come una Vanda Osiris dell’androne già apparecchiato per la panza, attorniato da paraculi milanesi famelici tout court: noblesse oblige!
Ancora e di ritorno: verticale la sinistra, orizzontale s’è detto, la trasfigurazione (manco fossimo al Rito cristiano per antonomasia) per un tempo andato, caldo pomeriggio estivo, gioco di Monete Rosse del Poeta Sinisgalli da Montemurro qui vicino. Tutto qua. Forse, si capisce





In camera oscura gli ingranditori Durst, cavalli di battaglia e muli di fatica praticamente indistruttibili come il 659 a condensatori con doppia ottica in torretta a scamotaggio orizzontale per coprire il 135 o Leica format ed equipaggiato di 50 mm per stampa; l'altro era l'ottanta millimetri classico normale per le stampe da negativo Rollei, adatto per cerimonie come battesimi comunioni cresime e soprattutto matrimoni. Solo in seguito Hasselblad sostituì Rollei per sua capacità di montare ottiche intercambiabili e magazzini per le prime immagini a colori, sebbene bisognerà aspettare metà degli Anni Settanta per il pieno regime colore su ventiventicinque (sostituto dei bianconero dicottoperventiquattro) d'album che si conservano ancora, altro dai “fail” usa e getta e proprietario compreso va da sé.
E con il Durst si faceva di tutto, tranne quando i suoi condensatori erano affatto utili, anzi, per riproduzioni partendo, casomai, da stampe “millepunti” Ferrania, sorta di superficie a buccia d' arancio vero e proprio incubo; allora l'alternativa era il Siluro cosiddetto per sua conformazione “militare”. Privo di condensatori internamente di specchi, rimandava sul piano focale luce più che morbida ad attenuare difetti e l'immancabile “moiré” (un gioco da ragazzi eliminare oggi con i Pshop o Gimp equivalente) della millepunti.
Siluro e chassis porta negativi eran sistemati già belli e grandi i seinove, stessa pellicola Agfapan in uso per fototessere, alfine di no esasperare il tiraggio-ingrandimento-lineare della Ferrania bella da vedersi ma s'è detto incubo se riprodotta.
Sicché il ricorso ad una calza di donna indispensabile. Oh niente di “luci” rosse come adesso uso vedere a web! Calza abilmente sagomata a sandwich fra due cartoni neri, sotto l'obiettivo, durante la posa mossa in continuazione sino al termine della stessa già calcolata tramite piccolo provino-posa.
E dopo? Certo mani e matite “appzut'” affilatissime a completare l'opera. Quanto al resto, visto a certa distanza, la stampa difficile distinguere le “bravate” della millepunti: tanto se re-incorniciata, sotto vetro e altro costo per il malcapitato cliente, riprodotta su diciottoperventiquattro; tanto se in formato trentaperquaranata “appesa” a cap' diett', su la testata del letto come tanti e tanti anni addietro, incastonata fra Santi e Madonna. Mussolini e il Re stavan dall'altra parte: lato traslato e fate come ve pare!

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Ps. Fate caso al "diaframma" dell'obiettivo: fori a diversa "misura" e niente a che vedere con i notori delle fotocamere, digitale o men che sia. Vero che pure la Diana plasticotta fotocamera in formato 120 o seipersei montava altrettanto disco/fori a mo' di diaframma o buchi che dir si voglia




L’immagine vede la tavola (Ultima cena alchemica) piena di personaggi forse in cerca di autore ed in nero (nigredo?) sovrastante una farfalla bianca (albedo?) per giunta femminile (Grande Madre!) attaccata o in segno di, a destra, in rosso (!) il Presidente Gastel con indice alto nell’ evidente ascensione finale (rubedo?).
Al centro il canuto napoletano Mimmo Jodice novello "fratello" Raimondo di Sangro principe di Sanservero con a latere, assisa a destra e dell'emisfero cerebrale, una riconoscibile “Maddalena” del Nazareno-Messia-Maestro.
Messinscena alchemica di trasmutazione, personaggetti scelti e selezionati uno ad uno, qui la Casta sacerdotale dei “fotografi”. A destra alla mensa (!) non in abito talare il barbuto Maurizio Rebuzzini già di Foto/graphia



Il treno perso, ancora uno: Giovanni Gastel


Proprio così: tutto ciò che si poteva perdere (treni navi aeroplano e metropilitano per far rima) s’è perso per incapacità mentale. Punto. Che bello se fosse così: bianco e nero. La vittoria, uso dire, ha tanti padri mentre la sconfitta è orfana. Doppia bellezza!
Incontro il Presidente (AFIP) Giovanni Gastel nello studio di Zuccolin, almeno mi pare chiamarsi, mentre è intento il “Comitato centrale” dell’Associazione fra aromi di cucina già di buon mattino. Infatti nel vano cucina dello Zuccolin studio una cheffa mastriava (si da da fare) tra fornelli e giallo zafferano. E dire che il risotto di giallo erbatico l’avevo provato la prima volta vent’anni prima dei fatti, anni Settanta del Novecento passato a miglior gloria, a più di duemila metri d’altitudine in quel di Sentrieres (Piemonte) dalle mani di zia Lina, sorella di mammà, napoletana di Ercolano: a famiglia, le origini, di Manunzio sono sparse per tutta la Campania, un dì detta Felix. Mah.
Avevo portato seco, mamma mia che poetare, una cartella di fotografie, reportage dell’Ora meridiana e le mostravo a quei fetenti di “fotografi” à la page di moda e réclame varia: eravamo, Cicero pro domo Manunzio, al solito, in anticipo e su i tempi della Milano da bere, provincia della provincia come cantava il Signor G(aber).
Sembrava, anzi, il richiamato Comitato, d’essere osservato più per le fotografie come attrazione circense, da animale in zoo comunale! E l’unico che ci capiva più o meno era Giovanni Ilardo associato al Vezzoli studios lombardo, napoletano d’origine che dell’ora contraria ricordava qualche “fattariello” di gioventù.
E venne lo sguardo del Presidente: uhmm. Il Gastel fotografo di Moda, noblesse oblige, con trascorsi di still life, disciplina iniziatica dei fotografi che tali si dicono. Iniziazione, pensa te, non come i grembiulini di Rito York o Scozzese o vattelappesca. Luce e che luce, pure qua. Una fratellanza di liberi fotografi più che muratoria mestatori! No niente iscrizione a Logge, ci mancherebbe di trovarsi ad avere per “fratello” metti caso Gioele Magaldi, si, quel furbo di tre-cotte “Massoni a irresponsabilità illimitata”; della Milizia (fascista?) Roosevelt durante la furbata del Covid, arma chimica di depopolamento e non la finiamo più.
Sia come sia poi lungo il tragitto degli anni Novanta passati, il Comitato (bella tavola imbandita vedi cover) sotto l’affabile Gastel lasciava gli ormeggi del vecchio associazionismo di fotografi, sempre à la page, per solcare il mare dell’Arte (famose o famigerate, cambio d’ottica dipendente, la sua invenzione: Lectio Magistralis) pensa te, nel momento in cui il Gastel (ne scrissi ad personam) riciclava le sue “istantanee” così la sua autobiografia letta e riletta con riluttanza, di Moda fatte passare, ecco, ad Arte. E ci vuol poco nella Milano d’antan di amici degli amici lo scambio, sempre ad arte si capisce. Maîtresse asserragliante in redazioni di giornali, zoccole rotte davanti e di dietro; richioni, oops checche, impenitenti lo zoo di mostri a fabbricare il nuovo Gastel più bello e gaio che pria: grazie. E grazie al c...omitato nacque pure il nuovo logo AFIP (se vi va raffrontate in rete vecchio & nuovo) che se lo paragonate all’antecedente viene da piangere: time is money e nun ce fa perde tempo. Il vetusto l'espressione di “comitato” mentre il gastelliano a puntini qua e là (e ne scrissi e ne ricevetti dal Gastel “Non ti piace, eh!”) tipico di società allo sbando, e però a Stelle e Strisce because is very nice. No allora ed oggi che son rimaste manco le ceneri AFIP. Dipartito il President, che pure mi aveva scritto e lasciato un bigliettino “vediamoci”. Eh Presidente pur della stessa Classe lei è andato prima per mano del Covid, dicono, quanto a chi scrive...avessi voglia “dopo” ad incontro: basterà una Eternità?

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Giovanni Gastel - La ricerca dell'assoluto - Documentari Fotografici #16 - Biblioteca Fotografica
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“La Fotografia: Arte Applicata”: lectio magistralis di Giovanni Gastel
https://www.cnaviterbocivitavecchia.it/eventi/la-fotografia-arte-applicata-lectio-magistralis-di-giovanni-gastel/

Afip Lectio Magistralis
https://www.afipinternational.com/news/category/lectiomagistralis/





Status quo (ante)

E che non è il nome del complesso inglese Anni Settanta trascorsi, lo leggevamo dalle pagine settimanali di musica e altro “Ciao 2000” che all’epoca l'odierno sembrava lontanissimo, e invece…
Status quo ante a dir vero da quella cosiddetta lingua morta, fateci caso tutto un mortorio immaginifico secondo i grembiulini: mala tempo currunt, no? Sì et peiora parantur e finache l’atomica (!) per spianare a Ground Zero1 i palestinesi, tutti civili ben s’intende. Immagine pure questa. E ci sarebbe da fare dotta ed accademica disquisizione se i cosiddetti fotografi, meglio paparazzi voyer e loro paparazzate, si inscrivono nella vetusta categoria del reportage o l’odierno street photography che, come Araba Fenice, esiste ciascun dice ma dov’è e cosa sia nessun lo sa...avanti con gli acquisti.
E torniamo a bomba, ecco. Mattina ancora ‘ndraveglia e suonn’ (assonnati ancora un po’) televisione e Telenorba (meridunal brod cast television) di default (!?) che mostra una manifestazione dinanzi la Trinità; si la “chiesa” di Elisa cui eccidio va in onda, la ricostruzione, su Rai1, cui alcune scene sono state riprese sotto la finestra (campo calcio a cinque) di chi scrive. Cosa c’entra e con un Diary che parla d’immagine, o almeno ci prova? Tutto. Immagine s’è appena detto, e allora…
Stadio belga2 dove avvenne una mattanza calcistica, oggi raso al suolo: occhio non vede cuore non duole. Abu Ghraib3 della bella “donna” Dea Madre molto luciferina, e cosa sennò, torture in Mondo visione: raso al suolo: occhio non vede cuore non duole, no? Avete visto come c’entra, eccome, l’immagine. E per tornare ad Elisa, la Chiesa Trinità (!?) prima lasciata con eterna impalcatura, poi zitti zitti, linda e pinta riaperta al culto (l’abbiamo visitata ma sino alla “sogliola” laterale d’ingresso e non quello su la Main street alias via Pretoria) ma senza messa, e da qui la manifestazione della sua “riconsacrata” usanza. La Massoneria, eh! Occhio non vede cuore non duole, e non possono abbattere, la Trinità, però tutt’intorno le casupole, meglio i “suttan’” abitazioni grotte sotto livello strada tipiche una volta del centro storico cittadino, e quelle sì. Mah!

Ps. Immaginate ancora in piedi la Bastiglia...di certi grembiulini

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1 "Sganciare una bomba atomica su Gaza è un'opzione"
https://www.rainews.it/articoli/2023/11/sganciare-una-bomba-atomica-su-gaza-e-unopzione-bufera-sul-ministro-israeliano-subito-sospeso-6d7e33c4-97bb-4dc1-ad6a-dd1f5a60a030.html

Netanyahu Criticizes Minister Who Suggested 'Option' of Dropping Nuclear Bomb on Gaza
https://www.haaretz.com/israel-news/2023-11-05/ty-article/netanyahu-criticizes-minister-who-suggested-option-of-dropping-nuclear-bomb-on-gaza/0000018b-9e7b-db71-a7df-ffffe4510000

2 Strage dell'Heysel
https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_dell%27Heysel

3 Scandalo di Abu Ghraib
https://it.wikipedia.org/wiki/Scandalo_di_Abu_Ghraib


NB. Strano che in nota Wikipedia sovrastante link non c’è traccia della “generalessa” Janis Karpinski a comando del lager, come ai tempi dei “camerati” germanici, niente di nuovo sotto il sole. Rimediamo:

Retired Army Col. Janis Karpinski was one of two officers punished over Abu Ghraib.)
https://edition.cnn.com/2009/US/04/22/us.torture.karpinski/index.html

Last update

“Il destino di quella chiesa lo decideranno i cittadini”: così Gildo Claps durante la protesta contro la riapertura dell’edificio in cui fu uccisa e nascosta sua sorella Elisa"
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/06/il-destino-di-quella-chiesa-lo-decideranno-i-cittadini-cosi-gildo-claps-durante-la-protesta-contro-la-riapertura-delledificio-in-cui-fu-uccisa-e-nascosta-sua-sorella-elisa/7344738/





Manunzio...Pontifex Maximus

Vabbè da qualche parte bisogna pur iniziare. Pontifex ante Pontefice di Vaticano Spa Era, ad esempio, Giulio Cesare: oggi siamo modesti! Senonché Ponti-fex è letterale facitore, costruttore di ponte, notori per unire due sponde. Ecco. E qui la cosa si fa prosaica e corretta. Due Mondi 4/3 e M 4/3 in apparenza inconciliabile, sebbene la sostanza è la medesima, e messa (calembour involontario!) in comune dal “tubetto” n. 4, adattatore in pesante metallo marchiato (ex) Olympus odierno OM System: se non è zuppa...
E la cosa funziona bene su le Lumix M4/3 liaison con richiamato brand. Lettera B o mitica G9 Panasonic stra-bistrattata incompresa e maledetta perché non è “cosa nostra” ahh in rapporto 3:2 (che è una armonica, dicono, diversa dal 4:3) e manco Full Frame. Tombola oops Bingo. E su sta storia ci torniamo per nostra prova provata.
E non così per la GH4 lettera C. Qui i “picci” stanno a zero direbbe Bersani. Picci inteso come “ah e però questo, eh quello, ohh quell'altro” la volpe e l'uva di Fedro memoria, via. GH4 Panasonic pietra miliare per videografi e pure fotografi che sanno il fatto loro e al momento opportuno bisognano di “filmini”. E sì proprio l'altro giorno analogico, un sogno impossibile d'avere due in uno: photo & movie quando si girava foto e in Super 8 da funamboli.
E di ritorno, segnati da 1 e 2 via adattatore Olympus (4) un vetusto 40/150 che su Quattro-terzi o Micro fa esattamente focale 80/300 a f.3.5-4-5 ché lo standard Oly-Panà “moltiplica” causa sensore e che, tuttavia, è altra cosa dai tele-converter! Aggeggi questi che una volta erano i “moltiplicatori” di focale, ottiche per chi aveva pochi spicci o niente in tasca e non poteva permettersi ottiche “lunghe” e che i moltiplicatori “allungavi” quello che ci avevi, metti, un 135 millimetri focale massima utilizzata da Manunzio, tranne prestiti generosi tipo tubo da stufa 200 millimetri Zeiss d'un amico danaroso, con attacco Yashica-Contax.
E il (numero 2) da prova provata da 4/3 a M 43 il buon vecchietto Leica Vario ...su G9 va che è...una tartaruga con fuoco auto, in manuale un piacere di altri tempi con in più tutta l'assistenza dei fuochi colorati: non pirotecnici bensì detto Peaking. E pure il vecchio O.I.S lato barilotto è riconosciuto, nel caso di specie, dalla G9 e pure GH4. Se, viceversa, al posto del vecchietto ci azzecchiamo (in foto non c'è ma è quello che ha ripreso la scena a bordo d'una Olympus E-520) all'adattatore il terribile, di nome e molto fatto, Zuiko Olympus Digital 14-54 f. 2.8-35 dal motore ad ultrasuoni che è nu babbà, allora l'auto(s)focus chiamati così fra amici in Era Analogica i primi obiettivi, i fuochi non sono un fulmine originale ma decisamente rapidi circa il Vario Leica, anch'esso nu babbà senza crema, va...
Morale? Tutti a tavola (cavalieri ) d'un Carosello Anni Settanta. Insomma c'è vita oltre la Giostra degli acquisti, e noi Ponti-fex siamo, no? Accatatevill' se trovate l'originale “pontefice” Oly ne esiste un più raro Panasonic per passare da una sponda all'altra senza esborsi, fatto conto se avete “reliquie” oppure vi viene la fregola ben giustificata. E sì gallina...oops ottica vecchia fa più che buon brodo, vere e proprie sciccherie. Manico a parte!

Ps. Non ci provate con adattatori economici, ne abbiamo in borsa, ché non funzionano tranne su corpi Pen 2, ni su Pen 5, zero su le Pen F. Uomo avvisato...

Pss. Tutto l'ambaradan non ci sarebbe se non fosse per la mitica e apripista E 1 Olympus in formato originario Quattro-terzi. Anzi il vecchietto Vario Leica su la E 1 (lettera A e 2) un fulmine stabilizzato a vent'anni di distanza: chapeau!




Hey teachers a other brick in the...ass

Libera interpretazione, forse, dei mitici Pink Floid d'antan. Ma non è questo, bensì il posteriore ricevente il “mattone” de l' ultima fatica aggiunta alla home da titolo Land(scape). Tutto qua? Si nel richiamare Leopardi:

È curioso vedere che gli uomini di molto merito hanno sempre modi semplici, e che i modi semplici sono presi come prova di poco valore

Senonché messa così quattro fattarielli, quattro parole pur necessitano. Questo perché il paesaggio (a strati) di Manunzio è pieno di cose, non meno di volti vere e proprio “presenze”. E non c'è immagine fotografica che ne contenga, così, a caso. In inizio la forma l'ora il giorno e l'atmosfera al punto giusto per uno scatto. Poi. Dopo come buon vino messo ad “invecchiare”, cambiato scena ,lato traslato o come vi pare, le stesse immagini d'archivio vengono alla linea tipico cavalli di razza. Immagini, per inciso, riprese per stragrande maggioranza con semplice, si fa per dire, Point & Shoot della scomparsa Olympus. Ecco allora riemerge dalla memoria una pubblicità d'antan “Devo dipingere una parete grande e ci vuole il pennello grande...." e di rimando s'udiva "no c'è bisogno di un grande pennello” Cinghiale la marca de l'ultimo fotogramma nel Carosello Anni Settanta. Già e non meno che il “manico”, e qui del fotografo di paesaggio Manunzio!

Link



GRIII

Che non è il “giornale-radio” di Mammasantissima Rai. Qui la sigla è la saga infinita GR della Ricoh, non di solo copiatrici il brand è noto e prospera. Sia come sia e proprio l'atro giorno lungo il C.so Garibaldi, qui in questa town da 15 minuti che esiste e lotta contro di noi parafrasando slogan sessantottini, la vetrina d'un Wedding Photographer (non chiamateli fotografi di matrimonio/cerimonie come un tempo noialtri che vi troverete trafitti da sguardo fulminante!) una GR a pellicola esposta, però, in vetrina e che usammo anche noi un dì con agganciato il minuscolo driver a molla: si avete letto bene si dava la “corda” tipo vecchio orologio e sparava 10 fotogrammi consecutivi. Green antelitteram non consumava batterie e, se memoria non falla, pure completamente meccanica diaframmi/tempi di otturazione.
Venuto il “digitale” molto terrestre la Ricoh ha convertito la scatoletta in un fenomeno di massa ante Fujifilm 100 XYZ , digitale da leccarsi i baffi a quanto si vede e si legge per noi che negli Anni Settanta pur usavamo una Ricoh Tls 401. Senonché va a sapè certe strategie di “markketting” o marchetta do ut des, serale, che dir si voglia e che non si "trova" e bisogna mettersi in fila...
Sicché in definitiva la GRIII e modelli precedenti sono e restano un must per la “street-photogaraphy” che tanto piace alla Sara Munari & Co. Infatti i volti dei ritratti entrano nello smisurato DataBase poliziesco di Cia-Mossad-Pentagono via “social” si capisce per il Grande Fratello (che pure usa telecamere in ogni dove). Altrimenti, ditemi, perché mai questa ossessione compulsiva per lo street (un tempo reportage e non è questione nominalistica) cui prodest? Appena svelato e questa pure come al solito a gratis...oops free!

(Copia & Incolla se vi pare ché i link possono cambiare o sparire del tutto e Manunzio non sa cosa farci)

The GR III Is So Popular, Ricoh Can’t Keep It in Stock
https://petapixel.com/2023/08/28/the-gr-iii-is-so-popular-ricoh-cant-keep-it-in-stock/

https://www.juzaphoto.com/recensione.php?l=it&t=ricoh_gr_iii


Manunzio fotografo sin dal 1969



Correva l'anno



Agosto Anno Domini 2003... Manunzio scusi mal sopportiamo già il suo “british humor”. Anno Domini 2003 virgola, odierno 2023! Vent'anni fa e dalle pagine la fu rivista Reflex di Giulio Forti: ex da Fotografare/Cesco Ciapanna editore, ex da Tutti Fotografi/Editrice Progresso Fotografico 1969...
Olympus la terribile che negli anni Settanta passati (a miglior gloria?) da piccoletta, si fa per dire, sconvolse l'élite con la OM-1 (guarda tu il caso così l'odierno re-brand, che sostituisce Olympus). E proprio di sti tempi Olympus annunciava la E 1 Urbi & Orbi una ex-novo alla lettera, digicamera d'una malia unica, irripetibile impossibile per altri brand: ah riuscissimo a riportare le stesse magiche parole dell'attempato capo-team quattroterzista ma non conserviamo più il link, damn!
Sia come sia la E-1 vent'anni fa veniva fuori tutt'altro “out of a clear blue sky”. Infatti e gli storici prezzolati non la raccontano e perché tengono famiglia...della saga antecedente la E 1: C (amedia) 2020, 2030, 2040 che fantasia all'Olympus! Seguito la nostra immarcescibile de facto Leica alias C-5050 con trentacinque millimetri equivalente ad effe unoeotto da brividi. Infine la E-10 e affinata successiva E-20 (immagine in piccolo a latere) su CCD Kodak due-terzi pollice: un mostro. Siparietto.
Il luogo e il personaggio non ricordo più, l'episodio sì. Il collega fotografo in quel di Firenze narrava di mirabilie (la portava in spalla lo ricordo come ora, status symbol) durante gli scatti a una sfilata di moda: si avete capito bene! Diavolo di una E 20 Olympus.
Tuttavia e arriviamo al fondo la 4/3 non fu capita, già. Questione di certe “proporzioni euristiche" di “solidi” affatto platonici. Il mondo è governato da segni e simboli, non da leggi e frasi, no? Beh ci fermiamo qui per chi intende

Manunzio fotografo sin dal 1969
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