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A sinistra, monitor permettendo il distinguo, la cosiddetta interpretazione (quale sanzione penale s’incorre in caso avverso?) a destra viceversa tutti i grigi possibili altrimenti non è “fine” manco “art” che somigli ai canoni, metti caso visto gli alberi di paesaggio, al Ansel Adams. E per non citare i very nice con i loro emuli mercanti d’arte da quatt’ e nu sold’, che ricorrono all’odierno digital (lastra o acetato che dir si voglia) Palladio, emulo in tutto e per tutto a certa passatista pittura, quindi, su carta rag mentre bevono liquori “inquinati” di chimica inquinata, e vivono in città-cloache a cielo aperto. Ma l’arte a kilogrammo non fa distinguo, Vittorio Sgarbi permettendo


Una interpretazione? E come vi permettete: allineati e coperti!

Web e corbellerie a man salva: siamo tutti fotografi, no? No. Ancor più se la stampa, di questo si parla, è su inkjet e non in darkroom.
Si diceva che la camera oscura, ecco, non la si insegna poiché impossibile se non a fronte di ore, giorni ed anni di pratica con le manine e gli occhietti. E parliamo di stampa “artigianale” ossia frutto sapienziale di tecnica e fegato, il cuore è finito e manco in macelleria se ne trova più.
Il rito, di questo si tratta, del bianconero in camera oscura è cosa che richiede tempo, e questo all'odierno complicato (impossible è meglio) per i minchiapixellisti. Perché questo? Semplice ché le varianti in camera oscura, la stampa finale, presuppone il controllo di molteplici e compresenti atti e procedure prima di dire l'idiota Wow! Fine pistolotto.
Bianconero in camera chiara senza scomodare Roland Bartheschi è di quelle cose semplici semplici, no? No e doppio. Non è che “desaturi” i colori in Pshop e Gimp (prossimo alla versione 3.0 era ora!) o quel soft che vi pare. E neanche se pazziate (gioco in sesu lato) con i livelli e questo e quello fare: none. Il bianconero nasce, alla lettera, già prima dello scatto, ossia un occhio affilato ed affiatato con le gamme del grigio. I settaggi in macchina, e per gli idioti che più idioti non si può, le Leica natural + mente Monochrom e/ o l’unica che tiene passo la Pentax XYZ che non sovviene.
Capirete, quindi, che è una catena e non vale “tanto Photoshop aggiusta tutto” con il c...omputer che maneggiato, vabbene, ok.
Infine, la stampa su inkjet e qui detta “domestica” altrimenti tutto quanto sin qui detto va a p...iantarsi. Tutt’altro che semplice norma di allineati e coperti: usi il profiletto colore (mai usato) già precotto per la cartina dello stesso brand(y) stampante e..na chiavica finale senza se e senza ma. Anche qui per stampare, poi il bianconero con ink pigmentati è pur sempre discreta impresa, figuriamoci gli uccelli (augelli?) che sparano “acqua” colorata formato dye drop. E ne sappiamo qualcosa quando iniziammo una quindicina di anni fa che sembra l’odierno paragone, quei tempi, caverne. Letterale.
Bianconeristi si nasce non si diventa, casomai ci si affina questo si. E ...non fa scienza senza ritener l’aver appreso...scrivere scrivere i dati/appunti retro stampa; provare provare le carte più disparate (ottimi i vari sample pack) fino a quella più congeniale (c’è differenza sostanziale se su lo stesso supporto, fogli separati va da sé, stampate il colore e il bianconero). Infatti ci sono tipi carta e di brand(y) diversi ottimizzati per i “grigi”. Si è provato il buon supporto della gloriosa e unica rimasta in circolazione (tanto analogica che ink) Ilford giacché la classe n'est pas l'eau e la Canson Baryta, prima la 340 gr. poi Prestige ed adesso marchiata 2 e di pari peso. E su la stampante Pixma Pro 200 veramente buone cose. Ah certo il cosiddetto “cast” o l’intonazione tanto del supporto che degli ink e...vedete mica na passeggiata la stampa inkjet digitale, tutt’altro: norma (!?) uniforme è serialità...fotocopia di altre e ancora manu militari? Alla faccia della sbandierata “creatività” per tacere dei creativi e quei perniciosi che salgono in Cattedra via...sottostante link e l'autore lo leggiamo da tempo, sebbene volentieri in aperto contrasto con le sue!


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Stampa in Bianco e Nero Fine Art
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Ps. Un caso personale. Milano Via Brera, Lanfranco Colombo patron de il Diaframma Canon poi Kodak nata fine Anni Sessanta passati. Galleria fotografica in Itaglia, privata, e solo decenni dopo, sempre a Milano, in forma nientemeno museale e funghetti notturni venuti su, galleristi con benda agli occhi. Mia-Photo viene molto, molto dopo, una decina di anni il suo essere in vita, in un Paese di analfabeti tout court, figurasi di Fotografia senza scomodare Ugo Mulas .
Lanfranco Colombo dall’aria già brizzolata, giacche e cravatta da venditore d’auto (donne a corredo) più che “estimatore” di fotografia, anzitutto.
Sul tavolo scorre il portfolio che mi ero portato: ventiperventiquattro di 3M/Ferrania in gradazione n. 3 ultracontrasto che oggi mi vergognerei. Vabbene era reportage, il puerile ed infantile street non esisteva manco con il pensiero ed oggi ha sue esegeti & pugnettari teologi mercanti d’arte con benda su gli occhi e che intruppano via Stars & Stripes all’agonia finale: vedi Harris che più bestiale di papabile presidente non si può. Tutto è spettacolo, no?
Bianconero, davanti Lanfranco, tale era che si distingueva per bianco & nero, letterale: era la moda sessantottina, non del tutto scema, proletaria e di un altro mondo (Giorgio Gaber: Qualcuno era comunista) possibile. E mai immaginarsi che un D’Alema qualsiasi ex Pci, ex Fgci (giovani comunisti qualche giorno prima Gioventù Italiana del Littorio di Mussolini “socialista”) ex Pds, ex Pd, ex Primo Ministro con il gladiatore Kossiga (si scriveva sui muri come le Schutzstaffel gotico font) a vendere armi: che si fa per la famiglia tale il film di Sordi “Finché c’è guerra c’è speranza”. Oggi al corrente il lecca lecca, su carta “fine-art” Canson e/o Hahnemühle à la page (senza scomodare le Awagami del Sol Levante, Banzai) di inchiostri, dicono, secolari, quando di secolare una enorme rottura di c...arte!







REDDE RATIONEM

La giostra acquisti ormai in stato d'acuto parossismo (triste solitario e finale) fatta propria la massima “Muore Sansone & Filistei Spa” ottenebrata la mente di vino lussurioso by Davos; neuroni invasi da Morbo gallico sifillis, brancica caracolla mentre esala l'ultimo respiro1. Tutto inizia e finisce e parafrasando Battiato2...in un mondo di pazzi ...ci mancava pure l'Intelligenza Artificiale!

Photographer Recreates Simpsons Characters Using Latest AI Technology

https://petapixel.com/2024/01/08/photographer-recreates-simpsons-characters-using-latest-ai-technology/


Ps. Li segnaliamo i link poi va a sapé se l'algoritmo di Google (che non ci piace per niente) e non solo taglia e censura i non in “linea” secondo Vangelo Davos, boys, sempre quelli un giorno detti Chicago al soldo di Milton Friedman (quello che orchestrò via H. Kissinger l'assassinio di Allende e susseguente dittatura Pinochet e suoi “voli” su l'Atlantico o Madres de Mayo) oggi a novanta gradi dinanzi il Gran Sacerdote (ad ore) Klaus Schwab

1 https://www.youtube-nocookie.com/embed/RA5zHlWo1lA
2 https://www.rockit.it/francobattiato/canzone/bandiera-bianca/90676






L’immagine vede la tavola (Ultima cena alchemica) piena di personaggi forse in cerca di autore ed in nero (nigredo?) sovrastante una farfalla bianca (albedo?) per giunta femminile (Grande Madre!) attaccata o in segno di, a destra, in rosso (!) il Presidente Gastel con indice alto nell’ evidente ascensione finale (rubedo?).
Al centro il canuto napoletano Mimmo Jodice novello "fratello" Raimondo di Sangro principe di Sanservero con a latere, assisa a destra e dell'emisfero cerebrale, una riconoscibile “Maddalena” del Nazareno-Messia-Maestro.
Messinscena alchemica di trasmutazione, personaggetti scelti e selezionati uno ad uno, qui la Casta sacerdotale dei “fotografi”. A destra alla mensa (!) non in abito talare il barbuto Maurizio Rebuzzini già di Foto/graphia



Il treno perso, ancora uno: Giovanni Gastel


Proprio così: tutto ciò che si poteva perdere (treni navi aeroplano e metropilitano per far rima) s’è perso per incapacità mentale. Punto. Che bello se fosse così: bianco e nero. La vittoria, uso dire, ha tanti padri mentre la sconfitta è orfana. Doppia bellezza!
Incontro il Presidente (AFIP) Giovanni Gastel nello studio di Zuccolin, almeno mi pare chiamarsi, mentre è intento il “Comitato centrale” dell’Associazione fra aromi di cucina già di buon mattino. Infatti nel vano cucina dello Zuccolin studio una cheffa mastriava (si da da fare) tra fornelli e giallo zafferano. E dire che il risotto di giallo erbatico l’avevo provato la prima volta vent’anni prima dei fatti, anni Settanta del Novecento passato a miglior gloria, a più di duemila metri d’altitudine in quel di Sentrieres (Piemonte) dalle mani di zia Lina, sorella di mammà, napoletana di Ercolano: a famiglia, le origini, di Manunzio sono sparse per tutta la Campania, un dì detta Felix. Mah.
Avevo portato seco, mamma mia che poetare, una cartella di fotografie, reportage dell’Ora meridiana e le mostravo a quei fetenti di “fotografi” à la page di moda e réclame varia: eravamo, Cicero pro domo Manunzio, al solito, in anticipo e su i tempi della Milano da bere, provincia della provincia come cantava il Signor G(aber).
Sembrava, anzi, il richiamato Comitato, d’essere osservato più per le fotografie come attrazione circense, da animale in zoo comunale! E l’unico che ci capiva più o meno era Giovanni Ilardo associato al Vezzoli studios lombardo, napoletano d’origine che dell’ora contraria ricordava qualche “fattariello” di gioventù.
E venne lo sguardo del Presidente: uhmm. Il Gastel fotografo di Moda, noblesse oblige, con trascorsi di still life, disciplina iniziatica dei fotografi che tali si dicono. Iniziazione, pensa te, non come i grembiulini di Rito York o Scozzese o vattelappesca. Luce e che luce, pure qua. Una fratellanza di liberi fotografi più che muratoria mestatori! No niente iscrizione a Logge, ci mancherebbe di trovarsi ad avere per “fratello” metti caso Gioele Magaldi, si, quel furbo di tre-cotte “Massoni a irresponsabilità illimitata”; della Milizia (fascista?) Roosevelt durante la furbata del Covid, arma chimica di depopolamento e non la finiamo più.
Sia come sia poi lungo il tragitto degli anni Novanta passati, il Comitato (bella tavola imbandita vedi cover) sotto l’affabile Gastel lasciava gli ormeggi del vecchio associazionismo di fotografi, sempre à la page, per solcare il mare dell’Arte (famose o famigerate, cambio d’ottica dipendente, la sua invenzione: Lectio Magistralis) pensa te, nel momento in cui il Gastel (ne scrissi ad personam) riciclava le sue “istantanee” così la sua autobiografia letta e riletta con riluttanza, di Moda fatte passare, ecco, ad Arte. E ci vuol poco nella Milano d’antan di amici degli amici lo scambio, sempre ad arte si capisce. Maîtresse asserragliante in redazioni di giornali, zoccole rotte davanti e di dietro; richioni, oops checche, impenitenti lo zoo di mostri a fabbricare il nuovo Gastel più bello e gaio che pria: grazie. E grazie al c...omitato nacque pure il nuovo logo AFIP (se vi va raffrontate in rete vecchio & nuovo) che se lo paragonate all’antecedente viene da piangere: time is money e nun ce fa perde tempo. Il vetusto l'espressione di “comitato” mentre il gastelliano a puntini qua e là (e ne scrissi e ne ricevetti dal Gastel “Non ti piace, eh!”) tipico di società allo sbando, e però a Stelle e Strisce because is very nice. No allora ed oggi che son rimaste manco le ceneri AFIP. Dipartito il President, che pure mi aveva scritto e lasciato un bigliettino “vediamoci”. Eh Presidente pur della stessa Classe lei è andato prima per mano del Covid, dicono, quanto a chi scrive...avessi voglia “dopo” ad incontro: basterà una Eternità?

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Giovanni Gastel - La ricerca dell'assoluto - Documentari Fotografici #16 - Biblioteca Fotografica
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“La Fotografia: Arte Applicata”: lectio magistralis di Giovanni Gastel
https://www.cnaviterbocivitavecchia.it/eventi/la-fotografia-arte-applicata-lectio-magistralis-di-giovanni-gastel/

Afip Lectio Magistralis
https://www.afipinternational.com/news/category/lectiomagistralis/




Ieir oggi e...domani non v'è certezza


I borghesi son tutti dei porci. Più sono grassi più sono lerci. Più son lerci e più c'hanno i milioni. I borghesi son tutti c...


Compà clicca su l'immagine e se non han spostato il link ti puoi deliziare con Gaber, come ieri cinquant'anni fa


Ps. Quello che vedrai, paisà, è la piece teatrale ma del 1991 e che noi abbiamo visto a queste latitudini: libidine!

date » 08-10-2020 08:46

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Leviatan l'ultima Bestia (Giorgio Gaber)

Eccola
Esce dal mare
A fatica
Si trascina ferita
Ancora un metro ancora un metro
Eccola
Le grandi squame molli
Si muovono
Avanza enorme malata
Ancora un metro ancora un metro
È vicina vicina
Reagisce combatte
A stento con sforzo
Si trascina
È vischiosa bagnata
La coda che sbatte
Strisciando lentamente
Si avvicina
Eccola Eccola Eccola Eccola
Ancora un metro ancora un metro
Gli uomini sono fermi
Le donne sono ferme
Tutti uguali e grigi
Guardano
Il primo uomo parla
Adagio con calma
Indaga spiega deduce conclude
Dai dai dai
Eccola
Si muove ancora
A fatica raggiunge
La spiaggia fangosa

Ancora un metro ancora un metro

Eccola
Trascina il grosso ventre
Che sanguina
Strisciando con smania rabbiosa

Ancora un metro ancora un metro

E' enorme potente
Fa un passo ritenta
Respira respira…


"Sotto forma di un tortuoso serpente è immaginato in Isaia, XXVII, 1; nel Salmo, CIV (Vulg., CIII), 26, l'animale è presentato come dimorante nelle grandi acque. D'altra parte, nella lunga descrizione che si fa dell'animale in Giobbe, XL, 25 (ebr.) segg., e che è messa di seguito a quella del beemot (v.), i commentatori moderni concordemente scorgono delineato il coccodrillo, quantunque con tratti alquanto esagerati e di tipo popolare. Tra queste due concezioni estreme si possono fissare quelle intermedie, accennate in Salmo, LXXIV, 14 (ove l'animale è simbolo della potenza dei faraoni d'Egitto), e in Giobbe, III,8" Treccani online

date » 11-07-2019 20:05

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La Teologia del Mercato


Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.
Come un uomo appena nato
Che ha di fronte solamente la natura
E cammina dentro un bosco
Con la gioia di inseguire un'avventura.
Sempre libero e vitale
Fa l'amore come fosse un animale
Incosciente come un uomo
Compiaciuto della propria libertà.
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno
Di spaziare con la propria fantasia
E che trova questo spazio
Solamente nella sua democrazia.
Che ha il diritto di votare
E che passa la sua vita a delegare
E nel farsi comandare
Ha trovato la sua nuova libertà.
La libertà…

La libertà
Giorgio Gaber


Io c’ero parte seconda




Abstract, italian youth on imaginary road of terrorism named Brigate Rosse (a left-wing terrorist organization)

I gradini stretti e ripidi dopo la porta a vetri immette alla legatoria D… e tutt’intorno quanto occorre per rilegare libri riviste giornali e quant’altri. Vi arrivo puntuale al secondo trimestre a ritirare i libri cui copertine ho immancabilmente distrutto: non certo per la lettura.
A volte nel laboratorio vi arriva il figlio del rilegatore, e come lui minuto lo sguardo triste sperso e tirato. Chissà cosa o perché ma non ha mai giocato con noi del larghetto cui prospetta la legatoria, e siamo un drappello rumoroso che spesso e sovente dà preoccupazioni ai grandi presi ai loro traffici. Certo che il tempo scorre, a volte non ci si accorge che qualcuno, semmai studiando fuori, all’università di Roma o del Nord ha incontrato per strada quello che uso dire “cattivi maestri”. O forse no, ché si è “autoconvinto” alla lotta di classe prima ed armata a complemento la soluzione: palingenesi. E gli Anni Settanta (tra blocchi Russo& America che pari sono quanto a potenza imperiale) sono anche questo. E la prigione, sì, perché il figlio del rilegatore pare sconti anni di carcere non si sa dove come fiancheggiatore delle “Brigate Rosse”.
L’altra anima persa in palingenesi catto-comuniste che ne segua pari sorte è una ragazza uscita dallo Scientifico di via Mazzini, extra cinta centro cittadino, dirimpetto la nostra scuola media popolare (altra della borghesia cittadina sta in alto, tanto fisico che sociale, nei pressi della caserma dell’Arma dei Carabinieri, a volte i luoghi già sono presagio) snella nera dal volto triste a mezza via tra il volpino e furetto, occhi neri e piccoli, come due pallottole. Sparita dai radar cittadini di questa contrada chissà dove è andata a morire, in quale città. E se ha avuto modo, poi, di “rifarsi” una vita:

“Eppure quelle persone c’erano, erano persone vere, erano operai. Di noi si dice che eravamo pochissimi, è giusto: eravamo molti di meno, però ci sono stati anche dai 20 mila ai 40 mila inquisiti, in quegli anni, per attività sovversive”

Faranda racconta il rapimento di Aldo Moro: “Gli agenti uccisi, la prigionia e la lotta. Fu tutto terrificante”


Man


Ps. Come nella canzone del Signor G alias Giorgio Gaber a volte l’anticristo, pare rifare il verso del Nome della Rosa, nasce dal troppo ammore per…
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