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Manc’ se si sciuov’ Crist' da la croce…

...e gn’ rompe u c...omputer di bordo giacché le digicamere sono equiparabili ad essi, piaccia o meno la cosa. Sì, di ritorno neanche il Bambinello non ancora passato per il Golgota, per questo bisogna attendere secondo Calendario liturgico i giorni di Pasqua e dintorn, vi riuscirebbe (causa tenera età?). Nella sua (s)terminata bontà di pargolo, solo i bambini lo sono e posso gridare ai quattro angoli del Terraqueo che il solito re di turno è nudo come un verme più che secondo natura. E sempre loro, i bambini di cuore, che è il Regno dei Cieli Secondo Scritture. Alè tanto per cambiare genere, ecco!
No, di ritorno, è la stessissima storia del 440 al posto del giusto 432 Hz musica questi che produce armonia e effetti benefici sull’umanoide e pure sul vino. Dite? Non lo mostro ma ho una bella brochure: “Quando non provi l’emozione della prima volta” della BMW via Deutusche post, ja. A paginen zeroquattordicen, immagine di botti mentre “ascoltano” brani classici. Naturalmente chi fa questo, BMW o meno sponsor, sa il fatto suo e potrebbe gingillarsi con mille altre “diavolerie”, no? Punto.
Tutto questo? Sì centra con il link che proponiamo e delle digicamere, qui (ex) Olympus odierne Om-System, ma la cosa è estendibile, eccome, all’altro Partner del Micro Quattro-Terzi delle Mirabilia a nome Panasonic.
E’ in buona misura, infine, questione esoterica, che sembra la solita boutade di un Manunzio oltre ogni limite: no magari lo si rinchiude in qualche reparto in spregio alla Legge sui Manicomi di Basaglia memoria, lo si ri-edifica e ci si sbatte dentro solo soletto il richiamato Manunzio, che farebbe però salti di gioia per un intero palazzo a disposizione fra still life boudoir à la page, ritratti e...e...! Roba da pazzi, no? Mah...dunque numerologia e perché mai? Semplice la ciurmaglia tra Full-frame a Aps A B C D E… stanno in rapporto 3: 2 mentre il richiamato Quattro terzi, sia old che Micro invece nella proporzione 4:3 che somiglia molto al seisette di Mamya memoria, meditate gente meditate almeno a Natale! Ah il famoso (famigerato?) Oscar Barnack di Leica ci aveva fatto un pensierino al posto del tre a due, il quattro terzi poi vattelappesca richiamato dal suo Capo Loggia e/ o Bastone, o due al prezzo di uno, ci ha lasciato e così passato alla storia formato Leica, o 24 x 36, o codice, ecco, 135 l’inutile emulo odierno Full frame, mah!

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Perché resterò con Micro Quattro Terzi nel 2025
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Olympus M.Zuiko Digital ED 12-50mm f/3.5-6.3 EZ
https://www.juzaphoto.com/recensione.php?l=it&t=olympus_m12-50

Nb. C'è un post il secondo (user194525) sovrastante link, che riletto dopo un po' lascia sconcerto per averlo scritto che sembra di altri! E comunque tutto vero in classico stile Manunzio


Ps1. E sì cacio sui maccarun’ di nuovo la Panà G9: detto e ridetto dei soliti prezzolati recensori? No banalissima constatatio non ritrovabile a Web e manco documentato dai nostri richiamati prezzolati. Si tratta del tasto Fn su le ottiche Pro Olympus, veramente il nostro tubetto o se vi pare il cannolo con lenti però di (ex) Olympus ce l’hanno e non pare si fregino del Pro, ma sia Zuiko e pure ED. E il richiamato è un “oscuro” Olympus M.Zuiko Digital ED 12-50mm f/3.5-6.3 EZ , che non sappiamo come e quando e perché acquistao. Ottica Meravigliao, come il famoso Cacao di Arbore memoria, pure con tasto Macro di cose turche per chi sa di cosa si parla, di cosa riesce a fare e non meno di chi sa mettere mano al Pshop del caso che usiamo da anni in versione Elemnts: calma che ci abbiamo Lightroom 5.0 Photo Affinity 1.0 e 2.0, il Wilber beffardo di Gimp, l’arsenale DxO giunto alla versione 7.0, e pure Photopea quando siamo in vena di cose così così. Sì, il softarr, sempre scritto così poi un giorno diremo il come perché etc., in rete calco di Pshop Element, che enssun prezzolato si sogna di dire a proposito di soft “a gratis”.
Sicché e farla breve settato Menu su la G9 il tasto Fn per il Fuoco Far (si può abbinarlo anche ad altro) che dire quanto ad autofocus che non è lo “stesso” di Sony-Canon? E se non è così non si è à la page, non amico degli amici, ahh! Contano i fatti per passare al tocco Fn da quasiasilsi cosa in PP, zacchete al Far on da non credere. Quei che recensiscono forse mettono a fuoco pallottole traccianti? Missili ipersonici o f...delle loro amatissime mamme che amano i loro amatissimi, figli di...mamma che ancora una volta...?

Ps2. Slang locale quel manc...che indica quasi a testimonianza della cosa impossibile il Nazareno inchiodato da duemila anni allo stesso palo, orizzontale & verticale. Cosa impossible (a farsi per gli ottusi eterodiretti a telecomando) o irrealizzabile così la traslazione, ecco, in degua (lingua) ‘taliana Crusca o men che sia lì a sigillare la cosa!

Ps3. Rumore dicono all'unisono, si rimandano fotocopie di fotocopie l'un l'altro, il MicroQuattroTerzi. Baggianate a monitor, quei tascabili si capisce. Ma è piccolo? Ma allora chiamate Rocco Siffredi che, dicono, ha discreto "sensore" per ogni pertuso: maschio e femmina!



Un paese non il "famoso" di Strand su Luzzara di Zavattini, vent'anni dopo stesso topos con ottica G. B. Gardin, bensì...
...non ha dato nobili natali come s’è accennato, sebbene un Zavattini ci è venuto da queste lande e diremo un'altra volta. Ciò non di meno questo paese, cui non si forniscono coordinate ma che esiste realmente, una metafora o forse categoria dello spirito va mo’ tu a sapé, colpisce ancor più Manunzio per verificare, tra l’altro, sin dove ci si può spingere, uno still life ambientato diciamo così. Senonché non è la prima volta che quattro colpi di Pshop (Elements, thanks!) crea esatta + mente quello che sta nella capa che poi non è luogo “geometrico” per chi capisce la natura olistica delle cose.
Torniamo, quindi. Un paese, si è fotografato in special modo dopo i giorni del post sisma Ottanta che l’altro giorno ha compiuto, i suoi quarantaquattro anni, quando andavamo per perizie dei danni subiti; acciambellato sovrastante montagna detta “Dolomiti” di questa landa al di là del Vallo di Diano. Sic transit gloria mundi

Ps. A volte è molto difficile o persino impossibile tradurre il significato profondo dell’immagine attraverso la scrittura




Stargate

quell'affare che da qui trasporta lì il bipede maledetto; la scienza, ci perdoni la minuscola, al riguardo, dice, pontifica ed afferma che si possono, sì, portare a spasso da qui a lì, solo piccole particelle. Esperimento (visto in Tv di Stampa & Regime) fatto passare in televisione da qua (dimensione) e di là (boh!) di rotaie, meno male che non passava il treno...d’altra dimensione sebbene il buon Einstein, ebreo manco i cani, ha posto come il buon tempo andato colonne d’Ercole: Joachim & Boaz, a guardia della conoscenza oltre cui si scoprirebbe il giochino e i massoncelli non vogliono, soprattutto non conviene allo Spread denaro fatto dal Nulla, vaccini mortali di BigPharma etc. Storia vecchia già in Genesi, maledetto libro sia chiaro, e dell’albero che il padre (!?) non vuole se ne mangi il frutto, invece Eva...E sì il tetragramma YHWHY ebraico sionista.
Stargate veniamo a noi che l’ebreo Einstein, un’altra volta, non può andare oltre le richiamate colonne in forma di velocità della luce...Poi evidente che qualcuno gli avrà ricordato del Worm & Hole anatomico, ponte di Einstein-Rosen, e senza andare oltre, secondo lui si può “zompare” da qui a lì senza metter in discussione la Gravità della Cosa di Cosa Nostra, ahh. E se uno guarda alla “meccanica” quantistica eh non finiamo più e vien giù tutto il teatrino: Teologia & Vaticano Spa a pendant ebraico-cristiano, manco i cani. E uso dire “senza soldi, creati dal Nulla per gli amici degli amici scienziati ad ore, non si cantano messe” lato traslato o come vi pare.
Insomma a farla breve una macchina del tipo Olympus C - 8080 con mostruoso CCD da 8 mega by Kodak da fa paura, settata su quindici secondi tale portata massima della posa B, cavalletto Manfrotto tenuto su con scotch tanti decenni ma che fa ancora buonissimo brodo, e una penna. Sì, letterale forma di lampada + dina, fondo nero e il gioco è fatto. Certo il manico cui Manunzio largheggia...compie la Grande Opera, ecco, per i grembiulini e non. Il pezzo di metallo in scena è un revolver, nel senso che permette di tenere la macchina sempre in asse (centro ottico) tanto verticale che orizzontale, invece di sfruculiare la testa panoramica del Manfrotto. Funziona? Ni, una volta due e tre poi basta e si ritorna ad armeggiare con la testa (di Manunzio o Manfrotto?) fra posa verticale e orizzontale tanto è still life e chi ci corre dietro? Time is money, no? No, avanti il prossimo...


Ps. Still life come palestra e ripassare I fondamentali a distanza di oltre mezzo scolo di pratica fotografica buona cosa è, senza scomodare Diego Mormorio (Meditazione & Fotografia) quanto a Zen, eh avessi voglia. Munari e suoi inutili adepti esclusa ché guscio vuoto di Nulla è





Una squola

ecco, di fotografia cui mai si parla e si capisce perché vigendo l’accatta accatta come modus vivendi, si vabbè, da zombie. Accatta, dunque, qui da noi in questa landa ma lo trovate pure in napoletano, è prestito francese pour acheter, corrente buy sinnò si incazzano gli angli e transoceanici compari di merende, da Gaza-Libano-Kiev e chi ne ha ne metta.
Quindi scuola va. Sì perché avete per il cosiddetto “genere fotografico” il più totale controllo di soggetto-scena-luci-otticche e via enumerando, e cavalletto: tombola! Sembra na cosa ad niente, no? Ni nel senso facile dopo fatica, non così gli inizi che è come per certi scritturali di bassa lega presi dal panico della pagina bianca, una Vandea da riempire, di prosa certa + mente. Poesia basta pure un tovagliolo per scriverci su: mai provato e però…
Breve un cordone di cavo elettrico a “spire” il resto vien da sé, senza nient’altro aggiungere al fondo-fondale bianco di carta che in casa Manunzio non manca: no, che avete capito quell’altra è patrimonio di tutti per pulire il c...uniculo ottico sia vetusto specchio reflex o odierne mirror-less che una volta “devil” camera proprio così: diavolo di macchine senza specchio, e pure senza Lcd se pensiamo a certe “furbate” di Leica; anzi e con infinita pazienza attendiamo da questi la futura macchina fotografica senza manco più il sensore, tanto basta il “pensiero”…
Cordone di filo elettrico, luce di finestra/bank molto economica e si risparmia pure su la “bolletta” alla fine. Il capo del serpente? Un furterello dalla Rete delle mirabilia e il gioco è fatto: avanti il prossimo!


Ps. Certo poi, come dire, l'esercizio, ecco, è andato a buon fine...de gustibus







Niente di speciale robba der paese nostro...

Still life meglio che natura “morta” tacci vostra, e la usano all’italiana maniera coloro i quali insozzano quadri più che fotografie, alla maniera inglese meglio ‘mericana! Come se bastasse il solo vocalizzo a fare la differenza very nice: ma tant’è.
Still life come scuola guida meniamola così, anche se e soprattutto un modus operandi certa + mente.
Sia come sia i vetri, di questo si parla, più che altro anche perché tutto il resto è bianco fondale. Infatti serve a dare misura alle bottiglie. Già vetreria che Manunzio non si capacita del perché e del fatto che la casa (questo non è uno studio lo strillo inutile della “coniuge”) è piena in ogni dove: aprite un armadietto et voilà. E non diciamo dell’attrezzatura fotografica (stavo per scrivere con la doppia: vedete voi?) che sonnecchia dietro angoli delle porte domestiche, si capisce.
Dunque fascino a parte e insondato perché poi si tratta di mettere in bella forma (come i quaderni di bella grafia, dove si riversavano con tutte le correzioni in brutta cosiddetta, delle elementari di tanto tempo fa) tre bottiglie di vetro topazio che una volta conteneva grappa, a buon mercato. Tre e poi “sudate” una in particolare. Certo poi bisognerebbe (bisognerà quando?) appittare, gergale per pitturare ma in locale niente a che vedere con belle arti, bensì imbiancare questo e quello sebbene, poi, il lavorante, ecco, si chiami pittore, ironie dialettali, va tu mo’ a sapé)
imbellettare p’ aizzà il fruitore (aizzare non italiano contro qualcuno ma “fa arrezzà a mazza” ci siamo intesi, provocare piacere più o meno libidine; volgere in dengua ‘taliana ‘na tragedia: sarà na bella lingua ma codifica qua codifica là si perde sapore che la parlata dà accompagnata da non meno esplicativa gestualità irriproducibile a scritta, sempre ‘taliana. Fruitore da Roland Barthes, eh la classe n'est pas de l'eau). Ma qui casca l’asino, e state attenti a debita distanza si sa mai. Sì, il file-rouge carsico è sempre lo stesso reportage, “genere”, di noi Sessantottini e lo si intuisce anche nello still-life, di certo hic et nuc di Manunzio. E da qui, infine, certa riluttanza a mettere in "bella" lo scatto in luce ambiente e pezzo di carta lucido azzeccato al vetro di finestra esposto a Nord, qui durante la bella stagione estiva. Il resto è noia, Califano chansonnier o men che sia, il canto traslitterazione di "natura morta". Daje!

Vista immagine ingrandita

Ps. L’immagine è su Micro Quattro-Terzi e se ricordiamo, via adattatore Olympus, ottica vecchia “vetreria” sempre Oly ma Quattro-Terzi originale di vent’anni fa, già ad ultrasuoni: una sciccheria per palati molto fini, di quei che sanno il fatto loro tutt’altro che minchiapixellisti d’accatto




Taralli portoghesi
Buoni che è una delizia: immaginazione. Ora qui su questo Diario fatto di bottiglie messe in biglietti, ecco, l’immaginazione è al Potere come dicevamo negli Anni Settanta, quanto a Manunzio, eh avessi voglia!
Ora finito il cappello viene da osservare che i “taralli” qui han forma di lenti e della più che buona linea TTArtisan. Senonché da le sue linee un obiettivo Scifi & Tilt. Bene pure qua, solo che è un 50 millimetri e addirittura di luminosità unoequattro. Si sa che al calar delle tenebre di notte la cosa è buona assai. Forse.
Terminato il secondo pistolotto, sembra il grano del rosario dei Misteri Misteriosi. Obiettivo decentrabile: e per farci cosa? Quelle macchiette girate poi a velocità elevata che fa tanto ma tanto effetto termitaio, formicaio e via così? Se è per questo basta impiegare qualche attimo in Pshop & simili (meglio se editor movie, eh) e sparagh’ (risparmi soldi). Se poi, metti caso, s’usa una Olympus Pen F, l’interno ha la funzione che “emula” lo spostamento, che una volta serviva a far si che in architettura certi edifici non fuggissero otticamente in fuga verso l’alto innaturale: l’umana testa ha già incorporato simile ebrezza ottica e adderizza (raddrizza) le linee verticali innaturali, entro certi limiti si capisce. Ma tutta sta ammuina, ché di questo si tratta, la farsa dello shift (standarde) a dirla tutta si usa(va) su banchi ottici. Vabbene in Era Analogica, metti ancora l'imperante Nikon e saga F dal banco si infila il film 135 o Leica codice che dir si voglia, lo “slittatore” spesso ventottomillimetri (Olympus analogico ventiquattro) serviva anche per piccoli still life panfocus, lungo a dirsi uno scatto il farsi. E se proprio non si poteva portare a spasso il banco ottico la Hasselblad** aveva un accrocco (adattatore) simulante lo “slittamento ottico” per l’abbisogna. E la Rollei SL66 incorpora(va) il soffietto-piastra-ottica ergendosi e reclinando dopo l’uso, ovvio, torna(va) utile.
E sia: usavamo il trentacinque millimetri decentrabile su le nostre Contax dal costo iper-sproporzionato (e ci si lamenta delle lenti Leica!) con il limite d’essere corto. Tanto è vero che il trentacinque, e non solo su Leica, è quasi un obiettivo “normale” per chi capisce di fotografia.
Allora TTArtisan a slittamento varrebbe pena attrezzarsi con il limite d’essere pur sempre un cinquantino su le pieno formato o Full-frame. Impossibile su Aps-C pari poco più poco meno di un settanta millimetri; fuori dalla grazia di Iddio su Micro Quattro Terzi ché paragonabile, si noti paragone eh, a cento-millimetri. Troppo pure per still life alla buona. Soldi buttati. In primis e con Pshop (usiamo da incalliti dilettanti, ci dicono, la versione che sono dieci anni a nome Pshop Elements) si fa quel che si vuole, tanto chi se ne accorge a schermettino di iPhone o Android che dir si voglia? No eh. Tanto in Pshop quello “serio” che in programmi tipo Helicon Focus, che fa ottime cose per prova provata, oltre a pareggiare i conti (piani) con diaframma buono a F. 8 in più scatti si fan still life da leccare i baffi: Munari lei ce li ha?
Certo infine con “cucitura” (stitching) di più fotogrammi in ripresa esterna in post-produzione avessi voglia addrizzà chiuov’ (intraducibile, altrimenti…) di Squadra & Compasso per foto perfette di architetture “fuggenti” come l’attimo dell’omonimo film. Ma banale domanda: TTArtisan, passato nelle mani dei markettari vi fa fare (produrre) immagini che dicono qualcosa? Che strano silenzio…li fuori!

NB. Esula dal presente post ciò che alcune digicamere riesco a fare già al loro interno: panfocus o "tutto a fuoco" di un dato stili-life etc

**https://www.hasselblad.com/h-system/accessories/hts-15-tilt-and-shift-adapter/

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Ps. Tarall'- tarallo - tarallaro è da intendersi in maniera ironica come uso in dialetto: ten' u tarall' 'mman' etc
Pss. E' solo "basculabile" e non anche "decentrabile"...serve solo a portare tutto a fuoco o fuori fuoco per effetti "formicaio". Non sono come le ottiche del caso Canon



Behind the scene

Ottica 200 millimetri con moltiplicatore focale pari ai quattrocento, Zeiss su Contax Rts prima generazione (Anni 70) e pellicola...boh. Scatto analogico comunque. Ma ripresa vera o table-top si sarebbe detto con termine passato? Eh bella domanda. Tavolo con luce diffusa da destra, fondale bianco e...farina resa più bianca con candeggio, mettiamola così. La casa una scatola di quelle per i presepe? Finto ovviamente quanto sin qui detto, ché è presa reale su declivio cittadino poi sparito per far posto alla Universty of Lucania, ops che si incazzano e ci danno del nostalgico (durante il Fascismo questa landa si chiamava paro paro come ai temi de li romani: Lucus-Lucania. Poi per democratizzare la cosa post guerra l’han cambiata in Basilicata, Basileus bizantino, Cattedrale di Acheruntia che non è rima con l’infernale rio...Acheronte e non la finiamo più).
Lo scatto è la serie di un “time-lapse” a mano. Ci spieghiamo. No, non è la camera Rts Conatx e tenuta su cavalletto e con intervallometro e clicchete clichete la sequenza poi montata in MP4….None. Uno scatto a tempo: metti cavalletto togli cavalletto metti...per un intero anno e si fa notte. Niente MP4 che non esisteva, bensì scatti su le notte della Quattro stagione, niente Vivaldi prego, bensì la reale alternanza di stagioni. Perché? Mi intrigava sta povera casetta quasi diruta del tutto in un campo da sembrare uno still life vivo. Si fa notte pure qua...ai grandi bisogna sempre dire tutto, uffa...il Piccolo Principe de Saint Exurpéry memoria. Morale della tavola tutti in favola, no, mi pare il contrario di un Carosello d’antan. Ah manico ed occhio soprattutto di Manunzio mica si compra su Amaz...qualsiasi. Meditate gente, meditate se vi pare, si capisce!





Roch' Buenn'


I nomi l’headline viene per conto suo a volte come bolle che salgono da non meglio identificata regione interna: cuore, fegato...milza e abbiamo fatto il soffritto!
No viene e se ne va. Lascia una scia e a volte ci azzecca, il titolo, simil entità senziente. Si certo sarà pure sabato pure con pioggerella infernale più che invernale, sia come sia (immagine-memoria) Rocch’ Buenn’ il caffettiere di Portasalza la scomparsa porta medievale del castello, ecco, da dove si scrive. Vero che altre memorie si sono conservate, più o meno a dirla tutta molto meno, delle mura, però. Però Rocch’ Buenn’ aveva un piccolo bar, che di inverno con pioggia e nevischio si rintanava al caldo aromatico di caffè, e pure cappuccino che sorbivo la sera di fianco tavolino del babbo, intento a giocar carte con il Professore. Cappuccino schiumato al punto giusto e savoiardi che si inabissavano che è un piacere, ricordo ancora ora.
Senonché nell’aprire la vetrinettà domestica, dove giacciono tazzine di caffè tazze di varie misure, boccali tutti in rigoroso bianco (per gli still-food-photography) una su l’altra, ecco, due tazzine da caffè a mo’ mini catasta, poi il resto viene da sé abituato in tanti anni: occhio come mestiere, via. Così stamani con sta cuglia* d’uggioso tempo, sistemato alla men peggio la scena ne è venuto fuori una cosa che centra una mazza con l’impressione primigenia (vetrinetta) però niente male, con quel punto nero di acino di pepe al posto dei chicchi-caffé che non so’ più la fine fatta. E poi in tempi di AI che sarà mai “simulare” un chicco di caffeina seppure questi, il chicco si è detto, pepe è?
Ah certo tutto di riflesso la scena con pannelli di polistirolo a “sbiancare” le ombre; fotocamera per “dilettante” Manunzio è certificato tale, dicono, su sgangherato Manfrotto d’una trentina ed oltre anni fa. Il resto è il “manico”: eh Munari lei di manico se ne intende!

* in napoletano suona uallera, scroto “gonfio” e non per l’abbisogna quanto pieno di “aria” di certa stizza-noia-rottura di...uallera

Ps. Stavo per mettere in tazzina del set quel po’ di caffè rimasto nella moka domestica, e volete voi? Braccia a i fianchi come a dire:’mbè?” Ecco che l’orzo solubile è entrato in set sotto l’occhio arcuato e accigliatissmo del coniuge. Manunzio è tollerate e da buon napoletano, accomodante




ZZZ…

Lo still life risente gli ultimi scampoli delle feste natalizie. Da sinistra a destra (cover) la cinquantenne RTS prima versione Contax, massiccia e dal peso molto pro, così una volta. Attaccato il 24 millimetri Yaschica, vetro notevole che condivide con lo Zeiss (al centro 50 millimetri incerottato per l’abbisogna) pari bajonetta per l’interscambio ottico e non solo fra i due brand; in alto lo scatolotto, un buon pezzo di metallo K&F Concept Micro 43 (lato camera) e attacco ottica il richiamato Yashica/Contax. A destra la Olympus Ep-2 con attaccato il 12-50 f. 3.5 che alla massima estensione diventa un “buio” f. 6.3 che va bene per l'outdoor tout court.
L’intabarrato 50 mm Zeiss via adattatore, allora, s’innesta senza problemi alla Ep-2 (provato anche su Gh4). E naturalmente tanto i fuochi che i diaframmi sono da impostare come una volta in Era analogica a mano sfruttando casomai invece della M(anual) l’esposizione A o priorità dei diaframmi.
Sia come sia il 50 diventa magicamente “100 millimetri” per crop intrinseco al formato Micro 43. Ora tutto il, diciamo, fotogramma che restituisce è d'una cremosità molto gradevole; viceversa il “piccoletto” della Olympus ha un "taglio" micidiale. Certo parliamo di due ottiche diverse: lo Zeiss oltre gli anni, ma buona ricetta ottica, serviva il formato 24x36 che non è affatto il FullFrame detto, e si tira notte, no. Progettato per l’Analogico bisogna conviverci con il suo “farsi” anche digitale via adattatore, e ne vale la pena. Altrettanto certo il fatto che su cavalletto, non altrimenti e non sperimentato on street, la Ep-2 + 50mm è “a mort’ sua” uso dire o dell'accocchiata (accoppiamento, sinergia) e gradevole pastosità da gustare.
Infine il fatto che il 50mm Zeiss a diaframma “sparato” qui f. 1.8 non avete bisogno di menar trucchetti in Pshop o l’arzillo Gimp (complicato a dovere ma micidiale nei risultati) ché i bordi, considerato agli effetti pratici che è quel che conta in definitiva, il medio tele “100 millimetri” de facto restituisce dal centro alla periferia dell'immagine un godibilissimo sfocato, o Bokeh che dir si voglia. A diaframmi intermedi lo stesso e sino a f. 8 va che è un piacere, dopo c’è diffrazio. Cosa ottima, metti caso, per il ritratto che, tuttavia, fosse stato su pellicola analogica un filtro (fosse pure un pezzo di calzetta di donna uhmmm) per ammorbidire il volto più che consigliato, necessario. Per chi sa di fotografia (eh Munari) gli Zeiss quanto a "taglio" fuguratevi, e siamo la generazione Rolleiflex e Tessar, sì, il famoso Occhio di aquila quanto dire. E sul digitale, ancora, lo Zeiss da una incredibile pastosità lo si ripete. Quanto all'incartamento, o meglio un doppio paraluce “accocchiato” tanto per il test è tassativo per i riflessi ché la prima lente è quasi raso il barilotto. Tuttavia, non ricordo se il lens flare del caso veniva su pellicola, mai fatto caso e mai a dir vero presente grazie, comunque, a quella rossa T con asterisco a testimoniare per l’epoca di cinquanta e passa anni fa, l'eccellete rivestimento lenti Zeiss.
Ultimo ma non da ultimo il “piccoletto” Olympus usato a paragone (non trovate immagine ma vi basti parola) se la cava benissimo e, s’è detto dal buon “taglio” pur essendo uno zoom e gli Zuiko non sono acqua: vero Leica? E Zeiss & Zuiko fan cose turche!

Link immagine originale senza intervento alcuno sul file, Ep-2 adattatore e 50mm Zeiss, cui si apprezza il "pelo" delle foglie senza maschera di contrasto, un'altra notazione non di poco

Ps. Il richiamo a certi attrezzi, lenti e fotocamere nel post lungi dal costituire pubblicità è “roba” di Manunzio: di sua tasca. Zzz titolato è perché sono, le lenti, con pari lettera Z(eiss) Z(uiko) sempre cose turche riescono ambedue!


L’immagine vede la tavola (Ultima cena alchemica) piena di personaggi forse in cerca di autore ed in nero (nigredo?) sovrastante una farfalla bianca (albedo?) per giunta femminile (Grande Madre!) attaccata o in segno di, a destra, in rosso (!) il Presidente Gastel con indice alto nell’ evidente ascensione finale (rubedo?).
Al centro il canuto napoletano Mimmo Jodice novello "fratello" Raimondo di Sangro principe di Sanservero con a latere, assisa a destra e dell'emisfero cerebrale, una riconoscibile “Maddalena” del Nazareno-Messia-Maestro.
Messinscena alchemica di trasmutazione, personaggetti scelti e selezionati uno ad uno, qui la Casta sacerdotale dei “fotografi”. A destra alla mensa (!) non in abito talare il barbuto Maurizio Rebuzzini già di Foto/graphia



Il treno perso, ancora uno: Giovanni Gastel


Proprio così: tutto ciò che si poteva perdere (treni navi aeroplano e metropilitano per far rima) s’è perso per incapacità mentale. Punto. Che bello se fosse così: bianco e nero. La vittoria, uso dire, ha tanti padri mentre la sconfitta è orfana. Doppia bellezza!
Incontro il Presidente (AFIP) Giovanni Gastel nello studio di Zuccolin, almeno mi pare chiamarsi, mentre è intento il “Comitato centrale” dell’Associazione fra aromi di cucina già di buon mattino. Infatti nel vano cucina dello Zuccolin studio una cheffa mastriava (si da da fare) tra fornelli e giallo zafferano. E dire che il risotto di giallo erbatico l’avevo provato la prima volta vent’anni prima dei fatti, anni Settanta del Novecento passato a miglior gloria, a più di duemila metri d’altitudine in quel di Sentrieres (Piemonte) dalle mani di zia Lina, sorella di mammà, napoletana di Ercolano: a famiglia, le origini, di Manunzio sono sparse per tutta la Campania, un dì detta Felix. Mah.
Avevo portato seco, mamma mia che poetare, una cartella di fotografie, reportage dell’Ora meridiana e le mostravo a quei fetenti di “fotografi” à la page di moda e réclame varia: eravamo, Cicero pro domo Manunzio, al solito, in anticipo e su i tempi della Milano da bere, provincia della provincia come cantava il Signor G(aber).
Sembrava, anzi, il richiamato Comitato, d’essere osservato più per le fotografie come attrazione circense, da animale in zoo comunale! E l’unico che ci capiva più o meno era Giovanni Ilardo associato al Vezzoli studios lombardo, napoletano d’origine che dell’ora contraria ricordava qualche “fattariello” di gioventù.
E venne lo sguardo del Presidente: uhmm. Il Gastel fotografo di Moda, noblesse oblige, con trascorsi di still life, disciplina iniziatica dei fotografi che tali si dicono. Iniziazione, pensa te, non come i grembiulini di Rito York o Scozzese o vattelappesca. Luce e che luce, pure qua. Una fratellanza di liberi fotografi più che muratoria mestatori! No niente iscrizione a Logge, ci mancherebbe di trovarsi ad avere per “fratello” metti caso Gioele Magaldi, si, quel furbo di tre-cotte “Massoni a irresponsabilità illimitata”; della Milizia (fascista?) Roosevelt durante la furbata del Covid, arma chimica di depopolamento e non la finiamo più.
Sia come sia poi lungo il tragitto degli anni Novanta passati, il Comitato (bella tavola imbandita vedi cover) sotto l’affabile Gastel lasciava gli ormeggi del vecchio associazionismo di fotografi, sempre à la page, per solcare il mare dell’Arte (famose o famigerate, cambio d’ottica dipendente, la sua invenzione: Lectio Magistralis) pensa te, nel momento in cui il Gastel (ne scrissi ad personam) riciclava le sue “istantanee” così la sua autobiografia letta e riletta con riluttanza, di Moda fatte passare, ecco, ad Arte. E ci vuol poco nella Milano d’antan di amici degli amici lo scambio, sempre ad arte si capisce. Maîtresse asserragliante in redazioni di giornali, zoccole rotte davanti e di dietro; richioni, oops checche, impenitenti lo zoo di mostri a fabbricare il nuovo Gastel più bello e gaio che pria: grazie. E grazie al c...omitato nacque pure il nuovo logo AFIP (se vi va raffrontate in rete vecchio & nuovo) che se lo paragonate all’antecedente viene da piangere: time is money e nun ce fa perde tempo. Il vetusto l'espressione di “comitato” mentre il gastelliano a puntini qua e là (e ne scrissi e ne ricevetti dal Gastel “Non ti piace, eh!”) tipico di società allo sbando, e però a Stelle e Strisce because is very nice. No allora ed oggi che son rimaste manco le ceneri AFIP. Dipartito il President, che pure mi aveva scritto e lasciato un bigliettino “vediamoci”. Eh Presidente pur della stessa Classe lei è andato prima per mano del Covid, dicono, quanto a chi scrive...avessi voglia “dopo” ad incontro: basterà una Eternità?

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Giovanni Gastel - La ricerca dell'assoluto - Documentari Fotografici #16 - Biblioteca Fotografica
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“La Fotografia: Arte Applicata”: lectio magistralis di Giovanni Gastel
https://www.cnaviterbocivitavecchia.it/eventi/la-fotografia-arte-applicata-lectio-magistralis-di-giovanni-gastel/

Afip Lectio Magistralis
https://www.afipinternational.com/news/category/lectiomagistralis/


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