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Roch' Buenn'


I nomi l’headline viene per conto suo a volte come bolle che salgono da non meglio identificata regione interna: cuore, fegato...milza e abbiamo fatto il soffritto!
No viene e se ne va. Lascia una scia e a volte ci azzecca, il titolo, simil entità senziente. Si certo sarà pure sabato pure con pioggerella infernale più che invernale, sia come sia (immagine-memoria) Rocch’ Buenn’ il caffettiere di Portasalza la scomparsa porta medievale del castello, ecco, da dove si scrive. Vero che altre memorie si sono conservate, più o meno a dirla tutta molto meno, delle mura, però. Però Rocch’ Buenn’ aveva un piccolo bar, che di inverno con pioggia e nevischio si rintanava al caldo aromatico di caffè, e pure cappuccino che sorbivo la sera di fianco tavolino del babbo, intento a giocar carte con il Professore. Cappuccino schiumato al punto giusto e savoiardi che si inabissavano che è un piacere, ricordo ancora ora.
Senonché nell’aprire la vetrinettà domestica, dove giacciono tazzine di caffè tazze di varie misure, boccali tutti in rigoroso bianco (per gli still-food-photography) una su l’altra, ecco, due tazzine da caffè a mo’ mini catasta, poi il resto viene da sé abituato in tanti anni: occhio come mestiere, via. Così stamani con sta cuglia* d’uggioso tempo, sistemato alla men peggio la scena ne è venuto fuori una cosa che centra una mazza con l’impressione primigenia (vetrinetta) però niente male, con quel punto nero di acino di pepe al posto dei chicchi-caffé che non so’ più la fine fatta. E poi in tempi di AI che sarà mai “simulare” un chicco di caffeina seppure questi, il chicco si è detto, pepe è?
Ah certo tutto di riflesso la scena con pannelli di polistirolo a “sbiancare” le ombre; fotocamera per “dilettante” Manunzio è certificato tale, dicono, su sgangherato Manfrotto d’una trentina ed oltre anni fa. Il resto è il “manico”: eh Munari lei di manico se ne intende!

* in napoletano suona uallera, scroto “gonfio” e non per l’abbisogna quanto pieno di “aria” di certa stizza-noia-rottura di...uallera

Ps. Stavo per mettere in tazzina del set quel po’ di caffè rimasto nella moka domestica, e volete voi? Braccia a i fianchi come a dire:’mbè?” Ecco che l’orzo solubile è entrato in set sotto l’occhio arcuato e accigliatissmo del coniuge. Manunzio è tollerate e da buon napoletano, accomodante




Ogni promessa, a volerlo, è debito

Immaginate l'estate de facto terminata oggi durante il quale vi siete fatti prendere, come abitudine poi già complice la calda luce mediterranea dei primi raggi mattutini, dallo scatto “artistico” e anche per questo avete allungato il “brodo” della promessa fatta circa il Manunzio still-life e mangereccio quale “accidente”, diciamo così. Questo per dire che il semplice “piatto” di minestra, ecco, a mo' di ricetta poca interessa a Manunzio, poiché è sotteso il più delle volte, questo o quell'altro “alimento”.
Sicché non aggiungiamo altro alla fatica, solo per mettere in “vetrina” si è impiegato due giorni per altro finanche dodici anni, così dice l'EXIF. Certo lo zampino del diavolo c'è (la perfezione non è di questo mondo, fine a se stessa poi non ci frega de meno) e se ne fatto ragione. A dir vero infine c'era un'immagine suggestiva che si è preferito per altra volta; decennale anch'essa still-food ancorata ad un passo biblico (tutti i cosiddetti artisti e quelli con fregola, se tali sono, non possono che rileggere, prima o poi, il Libro dei libri dell'Occidente tout court) e però i giovani digital connessi cosa gli cala?
Basta così, va, ad intenditor poche parole il traslato latino: un si sa mai quanto a squola!

Link pagina food (fresco di stampa...)


Manunzio photographer since 1969



Stagione estiva, ieri oggi e domani

Tanti e troppi anni fa mentre preparavo i bagni (non acquatici!) per la stampa quotidiano della Foto-Lampo, già ricordato a josa, la radio in camera oscura a tot ora con refrein richiamava la cocente estate: non solo ora che Televisione & Regime angosciano di change climate antropico, quando finanche il premio Nobel Rubbia “dissente” (con buona pace di Mentina e suo eterodiretto Open pro Covid, da ultimo) dal mantra Pensiero Unico.
Sia come sia in camera oscura, ritorno ad incipit, quando nessuno era nei pressi ci stampavamo i nostri bianconero still-life, a volte di food altre volte “Natura morta” a loro e chi ha coniato il vocabolo!
Sicché a distanza di tempo con il digitale è tutt'altra faccenda accorciandosi la filiera pensiero-braccio. E qui la “dritta” su la messinscena della copertina.
Fondale copri tavolo che mal sistemato e spiegazzato, su le prime lì per lì durante lo scatto, mica sembra simil sabbia. Infatti si era interessati ai vetri, riflessi caldi attraverso solita window/finestra vera esposta a Sud. E vetreria di bicchierone, coppa e smilza bottiglietta. Ripiena di nettare vino bianco? Macché due gocce d'aceto diluite in acqua, proprio così. Altre volte drops di Amaro Montenegro e/o Amaro Lucano a “piacere”...
Nient'altro che luce della finestra richiamata, a cert'ora del giorno, prima che il tragitto solare (pure lui tiene famiglia!) declini a pomeriggio; pure buono ma l'atmosfera è per altre cose, degne di essere narrata, forse per una prossima.
La digicamera, dite? Point&Shoot Olympus C (amedia) 8080 a 50 Iso da sballo su CCD Kodak, tant'è che se la vede, e fa vedè sorci verdi gialli e altre cromie, finanche con doppio superfice “sensoriale” 2/3 vs. 4/3 della mitica E 1. Certo macchina sul Manfrotto 190 Old version. Tutto qua.
Sì è una stampa di prova su cartaccia di copisteria, così la copertina del post, utile tuttavia a farsi idea dal “vivo” non meno, correggere questa o quella cosa che troppo spesso a monitor si dà per scontato: come leggere a “pappagallo” uno scritto ed accorgersi che il “correttore” legge quello che c'è a monitor mica nella capa. Succede oh se succede.
Ancora (impaginato) troverà posto il complemento-integrazione, richiamo di Cesare Pavese. Pavese: di “Lavorare stanca” da Canelli fianco a fianco il vignaiolo zio delle Langhe? Proprio lui.
Finalino: scegliere fra un migliaio d'immagini, ne parleremo a suo tempo, impaginare...stanca, giacché le mani puoi fermarle a riposare la capa no, funziona sempre e non ha orario, almeno per Manunzio!

Ps. I soliti del Pensiero Unico ci avevano detto a fracasso dei c....ome si chiamano, e ci siamo capiti che l'Era computerese avrebbe abolito la carta: cazzate casomai raddoppio esponenziale senza se e senza ma. Tuttavia un file a video ci devi stare seduto davanti, un impaginato pure se abbozzo su carta non consuma corrente “ecologico” in nuce com'è. L'apri, nel caso dalla pila di fogli, sfogli e scarabocchi con note a margine

Pss. I richiami ipertestuale, diciamo esatti, al verso/paragrafo Manunzio l'ha chiesto invano all'amministratore Myphotoportal, senonché vi beccate l'intero post come pure si sorbe chi scrive che a volte farebbe comodo arrivare al “sodo”. Mi si dice che unico grafomane Myphotoportal scordi la “feature”. Sic transit gloria mundi, no? Amen

Manunzio fotografo sin dal 1969



Chiacchiere il tabaccaio vende
e il Banco di Napoli non s'impegna


Ciarle, parole vuote riempite di nulla. Omologazione, voglio ma non posso (devo?) e via contando. 'o Sistemma Kapitalista (sempre k as killer) vende fumogeni, slogan, ma guai a chi discosta dalla strada tracciata. Guai veri, ostracismo, espulsione morte sociale e fisica per chi si oppone al Pensiero Unico. Cose da ultimo visto sul Covid Fauci-Oms-BigPharma pensiero, prodromo del Fascismo planetario in progress. Inimmaginabile per chi non vuol vedere né sentire.
Sicché 'o Sistemma addà fa vedè che un “alternativa” c'è sebbene, s'è accennato, a salve naturalmente. Natura che c'entra come cavolo a merenda, anzi la dice lunga sul vocabolo sacrilego per i soliti grembiulini, non a caso l'Intelligenza Artificiale l'ultimo step: solitario triste e finale con tanto di depopolamento manu militari pendant.
E dunque un link ad un fotografo (incrociato in cerca di dark photography**) dal look per certi versi stile Elton John d'antan, che dice cose sensate. Anzi a seguirlo (sottostante link) è utile palestra nel momento in cui, siamo d'accordo, accenna allo still-life quale palestra base per il fotografo. Strano che in certa manualistica d'accatto non si fa cenno: e te credo. Quieta non movere e mota quietare sinnò si incazza la giostra degli acquisti. E per un'altra volta daremo prova “ulteriore” della cosa, ossia still-life insospettato. Stay tuned paisà!


**Fotografia dark in zenitale
https://www.youtube-nocookie.com/embed/6A8ovsRGUQI

Youtube
https://www.youtube.com/c/LuigiBoccia, segnatamente “Uscire dalla comfort zone”



Problema & Soluzione


Lo still-life è la disciplina del fotografo che precede il bianconero (Statuto della Fotografia) e suo trattamento in camera oscura. Tant'è vero che dovrebbe mettersi ad incipit in ogni “manuale” che voglia aver pretesa di insegnare. Pretesa, sì, perché o si nasce o non c'è dispensa che insegna a fotografare. Ovviamente vale per ogni tipo di “attività” uman(oide) e non c'è che guardarsi intorno: chi con un cacciavite fa miracoli e chi (già chi?) si riempie le mani di cerotti.
Occhio come mestiere, quante volte lo scriveremo ancora, pre-visualizzazione poi gusto per le vetrerie del caso in specie. Disciplina fa si che interessi la “forma” la cattura e la “trasmissione” Urbi et Orbi. E basta poco: cavalletto, una vecchia digitale (che fa buon brodo come dice proverbio) due cartoni di recupero (non buttati nella differenziata) un ND circolare per avere tempi lunghi. E uno specchio riflettente (ricordo di Archimede?) di qua, di là un domopack su altrettanto recupero cartonato. Niente di più. Disciplina d'occhio-braccio-cuore come la regola aurea, ecco, del H.C. Bresson: in salsa domestica?

Ps. L'immagine in testa è tono su tono, ben altro dalla errata nonché blasfema definizione di “monocromatica” usata per abbindolare nuove leve che s'esprimo, oramai, nel falso e sulfureo codice che è l'inglese: cancel culture per robotizzare e asservire la mandria umana, così secondo alcuni

Pss. A latere l'immagine “nuda e cruda” come la vede la digicamera, rimessa poi in “ordine” secondo visone "mentale" con pochi tocchi in Pshop Elements, non prima di essere "pennellata" con specchio da trucco per signora, altra cosa dalle leccate (lato-traslato) immagini di Harold Ross


L'immagine è un suggestivo studio caravaggesco, che esula la presente ma che solo ad arrivare all'acerbo scatto è costato esaurimento nervoso, letterale, si richiama alla seconda Tela di Caravaggio, tema Cena in Emmaus dal passo biblico e quindi molto intrigante: episodio fra due viandanti e il misconosciuto Nazzareno che si rivelerà di lì a poco, a tavola, rifacendo i gesti dell'Ultima Cena agli increduli astanti. Ciò detto e a dar seguito l'argomento luce, qui necessariamente artificiale, un semplice “cobra” su stativo con griglia a nido d'ape rifà, ci prova, con vetri/soggetti tipico di Manunzio la Tela della Cena in Emmaus conservata al Museo di Brera in Milano

FIAT LUX

Luce quindi alla fin fine naturale o, come qui nel caso artificiale, la materia prima per modellare alla lettera ciò che risiede nella mente del fotografo e dargli corpo, ecco: venire alla luce atto di nascita che non distingue fra maschi e femmine, atto creativo, e ché le moderne incubatrici, fabbriche di feti, più che fiction corrente realtà ha tolto di mezzo una volta e per tutte l'utilità generante dell'utero naturale: se ne diano pace le cosiddette “donne” brutta copia del modello, ecco, maschile tutt'altro che tramontato, tutt'altro. Touché.
Infine di cosa sia poi possibile da presso altre due immagini: la bottiglia e il bicchiere immersi in catramoso nero prodotto da foglio di carta disegno plotter (benissimo quella da forno) tenuto su da due stativi simil stenditoio per panni (!) e il solito flash qui il 45 CT4 con parabola retroilluminante il foglio: a fondale orizzontale carta nera lucida panno nero su fondo e tanto lavoro di post-produzione ad eliminare indicibili riflessi, anche questo!
Il violino per sviolinata finale, è venuta così al volo...traslitterazione in digitale di lastra 10 x 12 analogica Fujichrome 64 T(ungsten) su banco ottico Cambo e ottica da 150 mmm; mentre l'illuminazione da sinistra è data da due lampade Nitraphoto (odierne Led che scaldano meno e soprattutto “risparmiano” energia che sia sovietica o d'altro...fate vobis) all'interno di ombrello argentato ultimo residuo “bellico” della saga Bowens, cui oggi si utilizza l'universale attacco per flash da studio etc. Fine seconda ed ultima parte. Buona luce. Link prima parte




Paralleli? Forse meridiani che è meglio




L'altro giorno nel mettere mano all'archivio di pellicole diapositive ché stavo cercando un filtro: e lo cerchi tra le dia? Sì anche avendo rovistato dappertutto...E dunque salta fuori la slide, che poi sarebbe stato la copertina narrato in memento. L'immagine si prestava bene e ben costruita prodotta da una incredibile Zenza Bronica SQ-A e sue tagliente ottiche, circa i detrattori si è già scritto ma costoro dovrebbero meritate plotone di esecuzione alle spalle e colpo finale alla nuca!
Tuttavia il salto quantico da analogico a digitale è improponibile, vale a dire che sono due “ideologie” inconfrontabili. E' vero che l'analogico ha il suo fascino come le immagini del fratello, non di meno l'asse (tri-asse di H.C.Bresson?) dall'idea al fatto compiuto o l'immagine digitale finale per chi ha pruriti artistici è imprescindibile: diamo a Cesare ciò che è suo al Silicio pari merito. E le due immagini? Presto detto nell'analogico dovevi attrezzarti mentalmente già prima dello scatto con le variazioni del caso, minime a dir vero. E se usare o meno questo o quella pellicola che, nel caso del rustico still life è (era) una signora pellicola EPY 50 di Mammasantissima Kodak: tungsteno a dirla tutta. Mentre l'altra immagine, tre bicchieri, dai toni marini è frutto di un pensiero tutt'altro che corrispondente al “vero”: se le cosiddette vie del Signore sono infinite pensa alla base 1 e 0 che sottende tutto l'ambaradan digitale. E questo mes amis alla prossima, di come le vie della mente (ma la mente perché mai mente calembour a parte?) diciamo sono infinite, di nuovo, o meglio parafrasando Carlo Verdone: finché dura. Stay tuned paisà

Sorge il Sole canta il Gallo Manunzio è già a...cavallo



Vabbene la frase è del due tragicomico Mussolini-Starace, ma ce sta. E sì perché l'incedere dell'età (quand'è patetico altro che poetico Manunzio!) vi fa alzare presto, tranne quelle volte che dormite come sasso sott'acqua: lirica la lirica Manunzio, grazie. Prego non c'è di che ma vogliamo proseguire? Sì certo. Allestito un tri pannello: alzata, taglia luce e piano in nero il più è fatto. Senza fronzoli, come ed esattamente, un espresso qui un po' lunghetto but americam style: ce sta pure questo, e d'altronde alla Coin cosa siete andati a fare se non a comprar props da buon trovarobe o art-buyer? Mah.
Espresso (lungo) piattino e cucchiaino, no? None provato e riprovato con diversi spoon e non ce niente da fare ché occupano spazio. Un chicco di caffè basta ed avanza alla bisogna, e il colpo di genio, ecco, d'un pizzico di (stavo per scrivere sale, boh) di zucchero sgraffignato dalla credenza senza che il “coniuge” s'accorga: si quella de “questa casa non è uno studio!”
Insomma, complice la luce che arriva di rimbalzo, da sinistra fuori finestra e in foto l'opposto, sul palazzo dirimpetto, rifrange quel tanto sui vetri della nordica finestra...il gioco è tutto qui. Ah certo, stavolta è la E-3 di Olympus ammiraglia dopo la gloriosa E-1 in formato Quattro-Terzi d'antan; l'ottica l'ipereattivo ad “onde” 14-54 f 28-3.5 prima serie, soliti quattrocento Iso, più un pannellino di polistirolo a sx, tanto per gradire anche se non ce ne sarebbe bisogno: siamo per il Nero Caravaggio, molto e altro del soffuso Rembrandt. E qui è giusto e saggio tacere oltre


Memento audere sempre, finale


Preistoria così il figlio grafico e pure fotografo nel guardare le “ricette”. Già a bella botta proprio così, ma. E il ma ci sta tutto che qui lo narriamo: narrare ben altro che dire scrivere infine raccontare.
Ora ancor prima di essere fotografo guardo come i cosiddetti comuni mortali, si vabbè...e certo pure viene il mestiere si capisce. Sicché un giorno vado a trovare l'amministratore dell'APT di Lucania, ma e oggi siamo pieni di “Congiunzione coordinativa avversativa” si deve scrivere Basilicata, ma, un altro, per noi che ci abbiamo pruriti artistici oltre che memoria storica...insomma a dirla tutta per cancellare il toponimo in auge durante il Fascismo l'attuale denominazione fa ride anche perché sembra, secondo certuni storici, nel ricostruire il topos ci riferisce al Basileus bizantino; altri dalla Basilica cattedrale di Acerenza/Acheronte...il che è un fatto relativo a secoli medievali quando invece Lucus/Lucania era già de li romani conquistadores. Sia come sia, salgo all'ultimo paiano alla sede del Commander Executive Chief della “immagine” turistica, aè, della Terra oltre Eboli, va. Gira e ti rigira sembra di stare al mercato e relativa compravendita sino al momento in cui sottopongo all'allora dott. Persichella (nomen omen?) i layout ante fotografia fecit come usava la Milano da bere e craxismo a contorno: paisà così il mondo e craxiano pure, guarda un po', il Perischella, al quale sarei arrivato, comunque, tramite zio socialista...Ma Manunzio è un'altra pasta, ecco, e da qui, come Iddio volle, il ricettario di cose semplici.
Delle due immagine la “prima” in alto si mangia già con gli occhi (oltre al pane si nota della tavola i costituenti tipici: vino olio e spezie che danno alla messa in scena del ricettario il giusto taglio per l'epoca cui furono eseguiti gli scatti, anni novanta secolo trascorso) la seconda immagine di ghirigori non si riesce a tenere manco in mano figurarsi leggere. E così sino all'intervento di Manunzio, che ha dato alle “ricette” la giusta luce. Certo poi sono venute, finalmente, altre pubblicazioni che “rispettano” gli standard di presentazione e dell'interna catena d'alimenti regionale, e ancor più con luce squisitamente professionale. E la "dark food" citata antecedente? Eh una cosa per volta: uno alla volta uno alla voltà per carità...vabbé è il Barbiera di Siviglia. E allora stay tuned paisà e presta occhio alle anticipazioni in home page!

Link al precedente "memento"



Immagini ( e impaginato da Manunzio) dal ricettario lucano anni novanta per conto dell'Azienda del Turismo regionale, prodotto interamente con Zenza Bronica SQ-A e ottica Zenzanon 80 mm f 2.8; l'illuminazione alogene riflesse su muro completamente intonacato di bianco, e soffitto di pari colore. Poiché il set allestito era presso ristorante, che si era prestato alle riprese, pur doveva aprire ai clienti e da qui l'uso di attrezzature al minimo per non intralciare il normale e diuturno lavoro del ristoratore, chef e suoi collaboratori nonché l'accesso di sempre numerosi clienti in considerazione dell'ottimo rapporto qualità-prezzo


Memento audere semper
(Food Photography)

Se ne parlava un post fa. Sì, Manunzio dedica tempo al cosiddetto food da non meno di trent'anni e in analogico, pellicola dia per intenderci, Kodak Epr-64 in bagno E-6 che nottetempo, d'estate, portavamo in un Lab colore alle falde del Vulture: named volcano land not bird paisà!
Ora la cosa è lunghetta e la dividiamo ché non sarebbe “digeribile” su quella colonna infame che è il cellulare: scrollare per abbandonare subito la lettura per gli analfabeti di ritorno figurarsi l'andata, non è caso.
Food va, e antefatto l'acquisto della Zenza Bronica SQ-A, tutt'altro che ripiego di sua eccellentissima Hasselblad: oddio su le pagine di Tutti Fotografi, un malcelato stizzito articolo ne parlava, si bene, della Zenza e però...Sicché per chi ha mai usato l'un e l'altro corpo: che ce ne viene?
Consentitemi al solito uno stacco: porto i plasticoni (sacca di plastica a scomparti trasparente con dentro i sei per sei) immortalati da Zenza e sue bellissime e nitide ottiche per stizziti furibondi Zeissman. Bene l'allora Agenzia Panda Photo, sede romana, mi riceve previa telefonata e lascio in archivio i plasticoni non prima che l'imb...elle che le guarda sull'opalino e contafili nell'altra (cosiddetta lente d'ingrandimento usata per i tessuti e mutuata poi per esaminare i negativi o dia su 135, mentre per il seisei bisognava dissanguarsi con trecentomila lire di lupe, così il termine tecnico mah, della Schneider Kreuznach Magnifier 6x6 per gustarsi l'intero sei per sei...) esclama: Hasselblad, eh! Tu mo' che dici lo mandi solo a fanculo? Per chi conosce a mena dito tanto le biottiche tipo Rollei Yashica e per certi momenti Minolta (si l'aveva in dotazione un fotografo figaro-coiffeur pour dames di paese alias Lorito se memoria regge i cinquant'anni e passa di ricordo) e mono-lenti Hasselblad Zenza Bronica e la Rollei SL66, che un giorno o l'altro ri-descriveremo in ogni sua infinitesimale rotellina di ingranaggi di questo vero e proprio Panzer tedesco indistruttibile e pari lenti Zeiss come Hassel...sa il valore delle cose! E le corna? No niente “delitto d'onore” contemplato in vetusti Codice d'Onore Penale, casomai “impronta” svirgolature, si, ai quattro angoli del fotogramma: Hassel a sx ha due tacchette, Zenza i quattro lati sono “svolazzanti” Yashica arrotondati etc etc etc.
Torniamo a Zenza cui lenti erano, se ben ricordo, prodotte nientemeno che da Nikon: quando stampavo in bianconero su Galerie Ilford, il meglio del meglio, i negativi di una EC Zenza di un amico, poi diventato anche un bravo direttore della fotografia nella Milano lì lì da scolarsi le ultime gocce delle pazzie craxiane (oltre oceano governava il mondo un cowboy mezzo attore western alias Donald Reagen & Sodali europoidi di qua) Anni Ottanta secolo tramontato alle spalle: i peli del viso si potevano contare, il fotografo che come me faceva reportage a go-go. Fermiamoci qua, va...



Sottostante i link per conoscere la Zenza Bronica e il modello SQ-Q (paisà copia il link/s e provaci a verificare sul Web poiché non assumiamo nessuna responsabilità se nel frattempo sia stato rimosso etc)


https://www.nocsensei.com/camera/storia/massimilianoterzi/zenza-bronica-ovvero-la-macchina-di-zenzaburo/

https://www.nadir.it/ob-fot/ZENZA_SQA/default.htm

Nb. Di quest'ultimo collegamento esprimiamo tutta la nostra riprovazione in ragione del fatto, esposto nel post, di certa malcelata stizza. E diciamola tutta: i “fotografi veri” usavano in Era analogica Nikon & e per medio formato Hasselblad, mentre le “lastre” diecidodici erano appannaggio delle Sinar e parco lampo Elinchrom, mai e poi mai i “dilettanteschi” Bowens et simila a dirne una. Pregiudizi prezzolati, quindi, di gentaglia omologhi dei “giornalaisti” a libro paga dei citati brand, cui, tuttavia, nulla si può di male non foss'altro per prova provata, come altrettanto per la Zenza Bronica meccano-elettrica che hai mai creato problemi. Mai e non certo trattata con i guanti bianchi. Troppo spesso le “prove” o “recensioni” ancor oggi e di casi se può fornire quanti se ne vuole, uno si ha fotocopia poiché propostomi come “correttore” più di bozze coglionate a man salva!
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