Paralleli? Forse meridiani che è meglio
L'altro giorno nel mettere mano all'archivio di pellicole diapositive ché stavo cercando un filtro: e lo cerchi tra le dia? Sì anche avendo rovistato dappertutto...E dunque salta fuori la slide, che poi sarebbe stato la copertina narrato in memento. L'immagine si prestava bene e ben costruita prodotta da una incredibile Zenza Bronica SQ-A e sue tagliente ottiche, circa i detrattori si è già scritto ma costoro dovrebbero meritate plotone di esecuzione alle spalle e colpo finale alla nuca!
Tuttavia il salto quantico da analogico a digitale è improponibile, vale a dire che sono due “ideologie” inconfrontabili. E' vero che
l'analogico ha il suo fascino come le immagini del fratello, non di meno l'asse (tri-asse di H.C.Bresson?) dall'idea al fatto compiuto o l'immagine digitale finale per chi ha pruriti artistici è imprescindibile: diamo a Cesare ciò che è suo al Silicio pari merito. E le due immagini? Presto detto nell'analogico dovevi attrezzarti mentalmente già prima dello scatto con le variazioni del caso, minime a dir vero. E se usare o meno questo o quella pellicola che, nel caso del rustico still life è (era) una signora pellicola EPY 50 di Mammasantissima Kodak: tungsteno a dirla tutta. Mentre l'altra immagine, tre bicchieri, dai toni marini è frutto di un pensiero tutt'altro che corrispondente al “vero”: se le cosiddette vie del Signore sono infinite pensa alla base 1 e 0 che sottende tutto l'ambaradan digitale. E questo mes amis alla prossima, di come le vie della mente (ma la mente perché mai mente calembour a parte?) diciamo sono infinite, di nuovo, o meglio parafrasando Carlo Verdone: finché dura. Stay tuned paisà