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L’immagine a sinistra è una pagina di cm 24 x 33,5 base e verosimilmente scattata dal fotoreporter Francesco Cito su Ektachrome Pro (fisime e chi scrive ne ha avute proprio così) o men che sia Iso/Asa 64. E oggi la si direbbe poco definita, sgranata senza meno. Eppure non guasta affatto.
Immagine di una pattuglia motorizzata di Sbirri napoletani che affianca una vespa cinquanta di pover’ maraonn’ di guaglione corrieri della droga: pesciolini che si posso mettere, per l’appunto, in prima pagina. Tempo di nome e di fatto, rivista che durò lo spazio di un mattino, sebbene il colophon/timone porti la prestigiosa firma al Coordinamento immagine di Uliano Lucas, per gli imbecilli italiani, caciaroni analfabeti di andata e molto ritorno grazie alla tonaca nera (!) di Vaticano Spa e quella melassa (intellettuali del menga) prezzolata, con ancora in tasca la tessera dei “tengo famiglia” a nome Pci (terminerà sua esistenza di Partito Comunista italiano rosso-luciferina cinque anni dopo l’immagine di Cito,con il crollo del muro di Berlino, Anno Domini 1989) già sguazzante liquame del Kapitale da impallidire le etere greche, a pagamento ben s'intende


Era ora che un po’ di serietà fotografica re-apparisse sul condominio Myphotoportal che troppo spesso rimanda, ecco, voci, di queruli ed inutili fottografi: sì, raddoppio come gramigna, o nel caso di specie, edera che dove cresce s’attacca (!) o di chi manco sa declinare, in italiano, le proprie generalità figurasi a tenere in mano un apparato per l'appunto fottografico. E vive il tapino fesso e cuntent’ supportato pure à la page da Myphotoportal. Allora il Cito fotografo d’antan, che almeno sa quel che fa: vi pare poco? Ma per niente a fronte dei richiamati con doppia “f” che non sta per traslato F, bensì proprio: fessi alla napoletana. E pure alla pugliese, abruzzese, lucana: fessi e basta!
Senza farla lunga, Cito dalla sua Home ha discreta pretesa di dire qualcosa se ci si sofferma un attimo e senza “zappare” come ci insegna, ecco, Mammasantissima televisione o lo “scrollo” infinito dei tablefonini: sempre sia lodato Steve Jobs. Amen.
Tuttavia a scanso di equivoci di Cito non ci piace granché per il fatto d'essere fotografo embedded e che non avrebbe mai potuto far carriera onori prebende e quant’altro senza inchino (novanta gradi?) alle Centrali del Pensiero Unico: anglo-american-sioniste. E ognuno s'è detto tiene famiglia


Ps1 Tempo, mensile edito da “Tempo Illustrato” fu l’inutile accanimento terapeutico per rianimare un’idea fotografica tutt’altro che peregrina, visti i precedenti di Panunzio & Co. dopo guerra. Non ancora visibile sui radar la “rivoluzione” dal latino malandrino re-volvere, di Internet e compagnia bella, tuttavia il Grande Moloch Fratello (che grado rito scozzese?) Televisione con sue “dirette” vedesi l’allucinazione mondiale del cosiddetto “allunaggio” se ne riparla quando esce a breve il “remake” ancora in mondo visone cinematografico però, mise pietra tombale su la cosiddetta “carta” stampata si capisce

Ps2 Cito di tre-cotte, il fotografo, si fece il suo tour, nascondendo bene bene le sue fotocamere sotto i baffi e barba posticcia, turbante afgano bastone del viandante e quant’altro. Suo fotografare era mettere alla berlina il compagno Ivan, quando c’era ancora l’Urss dei compagni russi, ecco. Sì, sputtanare l’Armata Rossa che invadeva il povero (!?) Afghanistan di papaveri oppiacei e avvertiva Israele della prossima aria: quel che adesso è il Genocidio di Gaza e non solo. Tuttavia, morto un papa se ne fa un altro quando arrivò con squilli apocalittici il 7th Cavalry Regiment (lo stesso di Ombre rosse-Stagecoach). I soliti esportatori e benevoli e buoni, di democrazia. Stesso suolo stessa fine in quel Afghanistan con i cargo americani che decollano (Saigon, Vietnam 29 Aprile 1975, dixit) con afgani attaccati alle ali! Talebani già eterodiretti Cia-Mossad e prima combattuti a chiacchiere, ipso facto promossi alla guida del martoriato paese (alla faccia degli uteri marci di verminaio che blateravano contro il Burqa che le donne lì fregava di meno) non prima che sottobanco prebende agli anglo-americani-sionisti in formato polvere-papavero

Ps3
Quando comparvero le immagini su Stern, i nazisti germanici le provarono a suonare ai camerati fascisti orfani di Mussolini: spaghetti people vs mangiatori di krauten. Gazzarra studiata da ambo le parti a tavolino e brindisi con champagne, di quello italiano però
Reportage Cito, Napoli
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A volte scrivo e poi cancello, forse qualcuno (!?) si è chiesto il perché. Semplice se sono immagini scritte che van, comunque, oltre l’umana “standard” concezione del Mondo cosiddetto: il circondario codificato e presentato in forma di pappina-semolino per gli acefali a telecomando. E sia. Se cancello le immagini fotografiche del post, qui la cosa è molto più profonda. E parliamo di “immagine” con virgolette più che necessarie. Ora pensateci già Aristotele ci ha avvertito, o ricordato fate vobis, che “L’anima non agisce senza immagine”. Largo da intendersi si capisce. Ma qui su Manunzio.it d’immagine pura & semplice ci si occupa o ci proviamo.
Breve immagini che lasciano il segno come quei profumi penetranti anche se ci mettete giusto una sola (non alla romana, forse) goccia sul topos deputato: pelle e cosa sennò? Altro qui non ci riguarda.
Immagini a dirla tutta che lacerano l’anima, ecco, e oltre non è lecito per i non iniziati a grammatica e sintassi del caso in res.. Insomma dove la decodifica dell'immagine a più livelli, qui Manunzio, è pane per menti, diciamo, molto fini che di sti tempi omologati...terminiamo qui


Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
Perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo

E. Montale





Immagine manifesta (Archivio Manunzio) in ogni accezione e del dotto dibattito che ne seguì officiato dalla locale sezione Rotary, paramassoneria direbbe il Venerabile Gioele Magldi, fratello anch’egli di quei. E di come la memoria, seppure volatile (e file) di carta azzeccata al muro sia ben oltre il semplice memento che non alberga e da tempo su Google delle mirabilia, eterodiretto più che mai dalle centrali massoniche a “responsabilità illimitata” dal libro di Chiarelettere del richiamato Venerabile


Tacca banda
(a breve ri-trovata pandemia, post fiasco Covid)


Tacca banda Orazio Carosello bianconero d’antan dove l’omino in tuba spelacchiata dava il colpo d'inizio alla grancassa a tracolla, e Orazio sordo-muto (!) con squittio e colpo di tamburello, il seguito della storia. Ora se la grancassa ha nome Klaus Schwab metti caso l’Orante-Orazio il faccione sorridente di Bill Gates ras della OMS sanitaria mondiale, allé la farsa può e deve continuare. Sì proprio lì dov’era temporaneamente terminata e ‘bbuono. Aviaria o dei polli quali non si sa, sempre made in China, erano giunti a noi il primo episdodo. I polli volano, dunque? None avevano preso l’aereo di classe tutt’altro che economica: Best Class. Quindi polli intelligenti, tipo Biden che cade dai gradini d’aereo, sì, ma nel salirvi e per tre volte come Pietro biblico, e tergiversiamo. Forse.
Sicché dopo il mezzo fiasco, o mezza fiale che dir si voglia non proprio riuscita inoculazione del Covid-tandem Conte 5Stelle & Speranza sinistro ministro della Sanità mortale (via massoneria Fabian inglese) eccoci all’altro tempo. Mammamia 100, dicasi cento, volte più mortalissima del Covid di laboratorio amerikano: Fort Detrick-ette. E quindi, qui ed ora, già pronto il vaccino volatile. E dov’è l'elisir di lunga vita? Ma nelle stanze di Bourla di BigPharma: sempre loro. Si, obiezione accolta, vabbene. Vero non se ne parla ancora del nuovo agente di spopolamento planetario, ma con un po’ di pazienza, via: lato traslato e come vi pare. Via a miliardi da questa Terra, basta aspettare il flop di Is – Ra - El (imparate a scriverlo così e trovatevi il perché e non l’imbeccata di Manunzio che si è rotto i…) e più ancora il crollo, triste solitario e finale dell’Ukraina. Il Tempo è Galantuomo, no? Sempre! Post quam On Air, ecco, il volatile che non vola come la papera che non galleggia ché l’acqua e poca e il popolo bue muggisce e basta.
Va da sé che c’è già in circolazione la zanzara geneticamente modificata, eh Bill Gates, vettore della terribile dunque** che tu guarda caso è “parcheggiata” in Brasile per prove tecniche, si capisce. Sì, quel Pese continente che, sempre il caso, fa parte dei Brics+ con fresco fresco quell’Iran bombardiere...e più non dico ma leggi Ezechiel che ei dipigne venir da fredda parte...Oh correte, mettetevi in fila a novanta-gradi, a prenotare il vaccino, o i vaccini a ripetizione: Uno nessuno e Centomila, evvaiii Armaggedon biologica-chimica-nucleare!

**La dengue è una malattia trasmessa da zanzare, causata da un flavivirus. La febbre dengue si manifesta generalmente con la comparsa improvvisa di febbre elevata, cefalea, mialgie, artralgie e linfadenopatie generalizzate, seguite da un'eruzione cutanea che compare con una febbre ricorrente dopo un periodo apiretico

Ps. Si vocifera pure il colera, anch’esso in rampa di lancio, che spopolerà e viene da ridere. Sì, siamo stati già “vaccinati” negli Anni Settanta (una fila da non dirsi a chi prima lo pigliava...l’antivirus e che avete capito) quando si sparse voce che a Napoli era scoppiato il vibrione colerico; prove tecniche di distrazione e depopolamento di massa. E d'altronde solo il già più che eccellente Malthus precursore dei fatti in narrato: Swalb ne sa qualcosa lei insieme ai suoi Davos Boy?






Partono i bastimenti p' terre assai luntane, mah

Interessante il tema tutt'altro che sotteso che la Fiera milanese si propone Urbi & Orbi, e commerciale non a caso nella sempiterna Milano da bere: cosa più solo Iddio sa!
Dunque il tema dato...spiega Francesca Malgara, quest’anno il tema che farà da filo conduttore sarà il cambiamento, affrontato sotto vari aspetti, dai diritti civili alla trasformazione sociale, economica , tecnologica, senza dimenticare il cambiamento climatico. E poiché Manunzio è sin troppo intelligenti, spiace ma è così, ci asteniamo da qualsiasi altro dato: Gaza e Kiev e scie chimiche a go-go stanno difronte al "cambiamento" del Gattopardo "Tutto deve cambiare perché resti sempre lo stesso in specula saeculorum". Amen, no? Che dire di più...Nemo Profeta in Patria, sai che novità, vedi sotto!

(Copia & Incolla se vi pare)

https://www.nikonschool.it/sguardi/47/parigi.php


Ps. Se quei di AFIP (Associazione Fotografi Pro Italiani) già in Anno Domini 1990 e dintorni m'avessero dato ascolto (e Giovani Gastel non s'era ancora riciclato "artista" con le stesse Polaroid 20x25 di sua moda, lo abbiamo scritto ad personam mica a chiacchiere!) Milano sarebbero partita, fotograficamente parlando, trent'anni e più prima dell'odierno festival, molto prima quando Manunzio proponeva (nientemeno) di usare gli ingressi, atri dei cosiddetti Palazzi nobiliari, finanche spazi altri, metti zone e/o aree dismesse per esposizioni fotografiche. Si vede che ancora non era arrivato l'Ordine da la 'merita: senza vocale iniziale per chi capisce e quella K as killer!




Un luogo un momento una sensazione

Capitava di arrivarci con regolarità sul pianoro dopo aver costeggiato il Pantano lago poi i tornanti alberati, qualche immancabile “fuoss” buche stradale. E’ così la vecchia stazione d’un tempo, un treno andava in paesaggio fantastico (gli altri civili popoli anche italioti l’avrebbero mantenuta per farci la grana la vecchia ferrovia a scartamento ridotto, e oggi sarebbe un via vai di turisti, è invece la ferrata strada non porta mercimoni e voti: ho detto tutto direbbe De Filippo de la Banda del Torchio). L’aria dei suoi quasi milletrecento metri d’altitudine un piacere per polmoni ed occhi: a volte lungo la divelta massicciata s’arrivava a un ponticello sull’orrido sottostante, d’una vista che con cielo terso spaziava lontano e l'orizzonte tutt’intorno. Poi un giorno chiusero il passo al pianoro, problemi di “ordine pubblico” chiudiamo così le umane imbecillità.
Interno della stazione, inverno, neve. La finestra è un’ottima cornice che si perde laggiù all’imbocco della galleria che porta, catapere catapere, step by step ad un paesino che si apre su la Valle dell’Agri e, da lì, un tempo sino alle Calabrie, tante quante si riesce ad immaginare. Erano le Calabro-Lumache come chiamavamo la strada ferrata per la Calabria.
L'iconoclasta e belluina analfabetismo (di andata e ritorno) del politicamente corretto ha fatto il resto: sarà che Tempus fugit...
L’interno casolare-sala aspetto della minuscola fermata dell’Arioso, nomen omen, si presta a tante rimandi che qui non è il caso. Immagine ripresa su Contax analogica e pellicola, presumibilmente Kodak slide, e ottica Zeiss cinquanta-millimetri. A destra il muro dice più di quanto sin qui detto: volto stampato su intonaco cadente echeggia l’Urlo di Munch. Un caso, di volto, probabile ma a Manunzio ne capitano tanto quanto l’intero archivio analogico, non meno che digitale…




Immagine in alto stampata su carta (non trattata per inkjet) Arches acquarelle Grain fin da 300 gr. Si nota con tutto il limite del monitor d'ognuno una “patina” già tipica della carta non trattata (sebben funzionale a la visone che si intende proporre al cosiddetto nonché famigerato prossimo) e dominante magenta; sottostante Canson Aquarelle Rag 300 gr che riprende pari tramatura della Arches beneficiando di certo “candore” per la stesa di solfuro di bario, che si ritrovata insieme a carbonato di calcio su tutte le carte dette Fine art per inkjet



Traslitterazioni (di carta e non solo)

Ora senza scomodare alcunché siamo d'accordo una volta tanto che il “supporto” è già messaggio. E capiamoci qui di carta per stampe che si somigliano, tanto poco o forse niente. Analogico-digitale ibridazioni che non da oggi Manunzio mette in pratica, e con buona dose di risultati considerato che i colori e/o il bianconero godono della più ampia infedeltà diciamo cromatica. Stamani non ci viene il ditino a mettere virgolette a mitraglia: mah!
Sia come sia da altrettanto tempo uso di una bellissima Arches a trama fra martellata e buccia di arancia: come toccare na bella femmina, ché non si ha altro riferimento nel paragonane ci siamo intesi, forse. Carta da stampa per artisti tout court che si è piegata per l'immagine digitale, se detto con buona pace del fatto. Senonché, e siamo a tre, la Canson ci ha messo del suo traslando la Arches in digitale e con buon compromesso, diciamo tattile. Ora la carta ancor prima che finire azzeccata a muro, passa per le mani e presenta una vibrazione (siamo fatti di vibrazioni non numeri caro lugubre matematico Odifreddi in grembiulino) che nessuna Ai, oggi o domani potrà algoritica + mente restituire. Per quanto i satanici babilonesi ci provano con il transumano (nel sogno idiota di immortalità) non avranno tatto, lato traslato o come vi pare. Parvenza sì, certo. Siamo umani e spiace per essi che faranno una bruttissima fine e Satanass li aspetta, oh se li aspetta.
Dunque le carte analogico-digitale messe a paragone comunque reggono. Tuttavia bisogna apportare modifiche anche sostanziose al che la scena rifletta l'aria dell'ora meridiana, ergo quel tanto di velo atmosferico tipico, però della carata Arches non trattata per il digitale, quel attutirsi dei passaggi tonali è funzionale al racconto che s'intende trasmettere. Viceversa non così con Canson formato Arches. Insomma la scrittura fotografica (già traslato da ripresa analogica su pellicola Scala diapro convertita in digitale via Ammiraglia E-1 Old M 43 e ottica 35 millimetri Zuiko Macro) è inutile girarci intorno ne risente, però...con qualche colpetto in Pshop (da dilettanti qual ci viene rimproverato aspramente da mane a sera, usiamo Elemnts) è possibile ristabilire lo sguardo primigenio. Infatti enfatizzando fantasmi in scena e le nuvole soprattutto essenza metafisica per antonomasia, attutito il cielo fondale da dominante magenta, che non c'è modo alcuno di attenuare su la stampa non tratta Arches, il resto si può dire: Ok il prezzo è giusto. Certo poi de gustibus


Ps. E siamo a tre con le carte Canson, forse frutto del caso o perché la carta ha scelto me cosa questa e per tanti aspetti inquietante quasi fossi (!?) una marionetta cui fili ben altri tira a proprio disegno. E a questo punto il marchio Canson diventerà (ob torto collo?) una nostra scelta forse anche per il bianconero e se ne conserva un pacco ancora intonso Prestige II, anche se la Galerie Baryta Ilford è di una squisitezza unica; tanto Baryta-baryta quanto la stessa ma con superficie perla degna di ammirazione poiché siamo al top e ambedue le superfici ben s'accordano a quelle lontane emulsioni Galerie analogiche che stampavamo un dì in camera oscura

Pss. Non è che disdegniamo Hahnemühle FineArt Baryta (per tacer di Awagami must have japanese) anzi ci intriga il fatto che anche in formato A3+ la stessa ha introdotto una carta deckle-intonso bordo, questo provata con una stupenda Amatruda fatta a mano con tanto di tramatura da farla sembrare un papiro!



NO WORD
(Libera nos a malo)



Al-di-là-del-bene-e-del-male

Oltre ogni ragionevole dubbio la giuridica formula quando traduce il fatto in res senza se e senza ma.
Ora se usiamo e non a caso il termine “minchiapixellista” motivo ci sarà. Sicché il sedicente fotografo o pontefice massimo nel suo, appunto, pontificale (Munari & Co.) racconta di pixel come unica e solitaria espressione della fotografia digitale. Si certo ora un distinguo ora un altro poi alla fine tutti “tengono famiglia” amorale quanto si vuole, però la casta è casta e va si rispettata...così dal Principe della risata, Totò. Ecco al sodo contendere: ma si può? Tutt’altro che conta e lo si è sperimentato ennesima volta con il calendario (cover post) autoprodotto per una scuola di danza e non solo, in formato cm 42 x 60. Misure queste appannaggio, dice chi ne sa, di milioni se non miliardi di (minchia)pixel. Minchiate per l’appunto, giacché il calendario, otto pagine bimestrale in bianconero virato antico brown nuance, vien fuori da una topolina a nome C 5060 WZ di Olympus che fu. Ebbene sì una “misera” Point & Shoot, purtuttavia stratosferica. E la cover dell’Almanacco ne è lampante visone; la “stiratura” dall’immagine di partenza diciamo così di cm 20 x 25 circa, che è parte del calendario nelle pagine interne, dal “francobollo” è stiracchiata a riempire un cm 42 x 60. E anche poggiando letteralmente la proboscide su la superficie in cerca della “scalettatura” si resta, non altrimenti, sorpresi del mira + culo (così detto su pergamene un tempo antico). Niente pixel a scaletta e niente di niente se non una cremosità di stampa da Hp Indigo d’un service al Nord Italia, già sperimentato, che ha fatto un buon lavoro. Infine complice il retino stocastico di stampa e non già la rosetta RGB convertita in CMYK ne siamo ampiamente soddisfatto, anche perché, strano ma vero, il calendario visto a distanza debita su muro, altro che miliardi di pixel che uno se li dovrebbe mettere…

Ps. Non si dica della visione umana, psicologia, circa "scalettature" che se avrebbe a male la Giostra degli acquisti. La stessa che su i famigerati stradali seipertre, réclame, nulla dice della visione, eppure lì i punti del retino vis-a-vis somigliano a "patate" e non...store alimentare

Pss. Le immagini del calendario sono quelle in https://www.manunzio.it/-s4555




Archivi? Pare vero e proprio no sense nel corrente mondo , dove tutto (immagini suoni breve clip segnatamente) sta su un telefonino non già, appunto, stampate immagini in album e/o cassetti più o meno nobili d’archivio, o cassettiere domestiche d’antan. Storie senza maiuscola dei soliti grembiuli pure “vincitori” della Coppa del Nonno, adusi a camuffare ieri, nascondi oggi, manipola sino a domani che prima o poi il naso lungo di Pinocchio vien fuori.
Questo è ciò che chiamano (chi?) “progresso” dove la Memoria è inutile quanto ancor più dannosa al Carosello degli acquisti eterodiretto tant’è vero che necessita richiamare la filastrocca del “buon” massone di turno Or/well nomen omen:

“Who controls the past controls the future. Who controls the present controls the past”


“La fotografia nel nostro Paese (dice Rete Fotografia ndr) è un bene culturale tutelato, ma per gli archivi dei fotografi la realtà odierna si presenta sfaccettata e soprattutto incerta: pochi sono i progetti che ne favoriscono effettiva salvaguardia e valorizzazione, sporadiche le donazioni e le acquisizioni da parte di enti pubblici o privati, che li collochino all’interno del sistema dei beni culturali, e ne facilitano la loro conservazione e fruizione. In molti casi, inoltre, si assiste a scorpori e dispersioni che ne precludono definitivamente la conoscenza”.

Due casi sotto il naso di Manunzio testimonia che la cosa è drammaticamente vera. La prima il cosiddetto “Archivio Vernotico” a queste latitudini. Archivio fotografico non già di fotografo quanto personale, che travalica tuttavia le mura domestiche, poiché intriso di Storia accaduta e naturalmente vissuta dall’Autore, incontrato per quelle “coincidenze” che se le messe una dietro l’altra…
Breve l’Archivio si compone di immagini del Ventennio fascista, e cimeli, e carte, e timbri e ogni ben di Iddio che solo la caparbietà di chi scrive (c’è un fax al riguardo a testimonianza spedito a un comune qui vicino ne conserva memoria: Municipio a nome Savoia di Lucania originariamente Salvia del Brigante Passavate autore di un fallito attentato alla vita del re Umberto I di Savoia per l’appunto cui in seguito, in segno di riparazione, si chiamò il paese) ha evitato la fine indegna di un pompinoso (fellatio!) popolo italiota che si sciacqua la bocca da Cesare…alla spazzatura della Capitale e non solo! E di un Ministero (!?) della cosiddetta Cultura, appaltata sino a qualche giorno fa, esempio mica estemporaneo, al Camerata germanico Gabriel Zuchtriegel in Pompei. Ministero dato in omaggio, di terza infima categoria, nelle compagini compra & vendi governative italiote, pur di “accontentare” questo e quel amico degli amici. Accontentatore, ecco, che la mattina uscendo di casa alla classica “dove vai” della consorte replica “Al Ministero” e di rimando la querula “Mica dei Beni Culturali, dico, eh!”. Nooo mentre guadagna l’uscita il consorte ministro con fronte madida di sudore per averla fatta franca, almeno sino al giorno seguente…

Secondo e più importante “caso” quello di un archivio fotografico con foto-laboratorio, che stampava a queste latitudini già a colori negli Anni Sessanta: Bucci/Pecoriello detto Zatopec affibbiatogli per il “sotteso” correre in cerca di scoop cittadini come il mitico runner etiope Zatopec, per l’appunto, alle Olimpiadi di Roma Anni Sessanta secolo passato in cavalleria. Archivio sterminato, in mostra e per certo periodo lungo la Main street del centro storico, l'anodizzata vetrinata ne metteva in mostra immagini di “fototessere” ritoccate dallo zio di chi scrive, Panunzio.
Sicché non c’è stato verso per la beduina, animalesca, dedita a traffici poco chiari del Potere: Sindaco, Assessore alla Cultura, pensa te, di questa landa. E poi Ministero….Un muro di niente. Ora sembra che l’archivio sia sotto “tutela” delle figlie del fotografo passato e da tempo a miglior vita. Figlie che stanno a Firenze così ultime notizie. Amen.


Seppure di straforo, mica tanto, l’Archivio fotografico del Ministero sempre "cultura" in Potenza nomen omen da barzelletta...cui ha partecipato in foto chi scrive; soprattutto di un fotografo rinomato e primo “trasvolatore” via Paiper biposto, cui è lungo scrivere se non fosse che tutto ciò che oggi, pompinosamente ancora un’altra fellatio, si sa e conosce de l’Archeologia lucana: dalla costa jonica o Magna Grecia e Matera sino, qui, sotto i piedi di Malvaccaro, Domus pavimentata a tessere monocromatiche lo si deve a queso grande a nome che fu Aldo LaCapra morto tragicamente con la sua compagna di seconde nozze. Archivio ministeriale, ecco, che sta in bella mostra per chi ne vuole, sì, ma nel suttan’ (nome che una volta indicava abitazioni-grotte disotto livello strada, come si possono osservare oggi nei Sassi materani) sottoscala del richiamato Ministero qui da questa sperduta masseria lucana...del petrolio, però. E quanto a questi traffici... ci siamo intesi!


La scena come si presenta durante l'arco del giorno. Reportage già pensato per ricavarne “video” tant'è che le immagini hanno, non altrimenti, grammatica “cinematografica” di campi controcampi etc. Questo a dimostrazione che si fa presto a dire indegnamente street, giacché è reportage gustabile, malia diversa, se fisse a muro o su libro prossimo a venire ma tutte immagini con un certo gusto fotografico oggi bandito al posto di sciatteria eterodiretta: Web docet e non solo

Nottingham
Notte e pioggia da stare al coperto, invece Manunzio con la sua fidata Olympus C- 5050 (piccoletta e molto Leica style con suo 1.8/35 millimetri equivalente FF) il Monopod Manfrotto, e via sotto l'acqua. No, anzi no, ché trovato un bel spiovente balcone al riparo si è “immortalato” la scena. Poi smesso di piovere il resto delle immagini.
Sì, vero lo street presuppone “persone” che si muovono s'agitano pascolano ruminano e vivono. E ma persona è dal latino Persona/Personae....maschera teatrale alla lettera che poi prese valore di “individuo” “corpo” e usata come termine grammaticale e teologico.
Infine per noi di vecchia scuola le immagini, qui cittadine ma come ogni altro genere e in ogni dove, s'iscrivono ancora nel francesismo “reportage”

Link video


Ps. Il video (sorta di story-board tant'è che ne esistono diverse versioni e lunghezza anche bianconero per "tastare" gusto e quant'altro) in link è un francobollo ché non amiamo yotubate e altro. E può verificarsi che in base all'OS Mac/Win la visone avvenga solo a seguito di scaricamento file come fosse semplice allegato. Comportamenti del tutto normali.
No Final Cut, No Premiere, No Da Vinci Resolve


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