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Sulanto dixit

Carneade chi era costui? Un nordeuropeo che usa il Micro trequarti, Oly & Panas. Ha dei buoni video da vedé, ma non è questo.
Si sa con la bella stagione, mare spiaggia monti...chi usa il Full-frame chi addirittura la buona pellicola d'antan. Certo poi anche falangi di microterzisti, buongustai. Gourment, si fine intenditor, che guardano dall'alto in basso i CanSony (Nikon resiste a questi perché attaccata alla canna acca-due-o, una volta staccata per eutanasia...).
Sicché scritto e riscritto chi capisce (già chi?) di fotografia e Microterzista dovrebbe di ciò fregiarsi, tant'è conclamata bontà le macchine M 4/3, figurarsi lo sterminato parco ottiche, che, quanto meno, sono da definirsi stellari (si provi a dare occhiata al sito Juza). Poi, volendo si dovrebbe parlare di pisicologia della visione che non è si mangia né beve per chi intende.
Ora si fanno robot su teorie pisicologiche, pari ad un ameba e però spacciate per intelligenti più dell'Homo Sapiens. Pisicologia, ancora una, che vuole e l'occhio che a certa distanza nun capisce più niente in fatto di “acutanza” una volta analogica odierna “nitidezza” . Roba come l'Araba Fenice: che esiste ciascun lo dice dove sia nessun lo sa!
Eppure se ne dava conto della “pisicologia” della visione a dimostrazione che, a muro distanza.... inutile continuare, tranne che nel video che si posta c'è una frase del Sulanto anch'essa da incorniciare a muro...fotografie che mi fanno sentire bene ogni volta che le guardo.
E non ditelo alla zelota dei latomisti luciferini stars and stripes, ma si, la Munari front-end e chi sennò?

Ps. Vero la Olympus photo è stata passata ad altri che la chiamano al corrente OM-System, rebrandig che ancora meglio della conosciuta ed ottima “banda” è de facto ancora nominata Olympus per chi sa e apprezza la “ditta” già in evo analogico figurasi nel corretene digitale

Pss. Il richiamato Sulanto fa réclame a...Saal un service online per la stampa. Bene a noi nun ce ne pò fregà de meno perché non l'usiamo né intratteniamo rapporti commerciali


Surprising how little difference sensor size makes in reality prints!

Manunzio fotografo sin dal 1969


Da sinistra a destra la famiglia Olympus e su la destra, or ora, la new entry FZ300. La C-5060 WZ (a sinistra) è quella che per anni ci ha accompagnato con bello e cattivo tempo in ogni dove, tant'è che l'archivio di 285.00 file è venuto su grazie a questa incredibile camera Olympus, nome che è una garanzia ancora oggi che non “esiste” più per le note vicende del brand. La seconda (da sx) C- 5050 è una non meno incredibile “Leica” con il suo trentacinque millimetri equivalenti full frame alias 135 di Barnack memoria. F 1.8 lente e pari apertura che si costruiscono solo e soltanto in questi giorni che pare la nuova Gold rush per i brand ancora in vita; la C-8080 CCD by Kodak ancora oggi con “solo” otto-mega-pixel comunque stellare. Infine la FZ 300 Panasonic con ottica Leica che non è uno scherzo, anzi, parente acquisito di Olympus, avendone adottato anche il sensore MicroQuattroTerzi



Il problema (di non poco conto)

La cosa è lunga e la dividiamo. E allora C- 5060 artefice dei 285.00 file d'archivio digitale.
Anzitutto mai avuto un problema, e la soletta porta batterie, per giorni interi uno dietro l'altro ha sempre erogato energia per il suo lillipuziano sensore, incredibile.
Ora per chi è nato adesso e non ha minima idea (Cancel culture docet!) dell'Era analogica, l'italica Ferrania (con cui si è iniziato fine anni Sessanta a sperimentare la sua P30) pubblicizzava le sue pellicole a colori con jingle: “Tempo bello tempo brutto con Ferrania riesce tutto” squisitamente equiparabile alla Oly WZ 5060 in esame.
Fianco a fianco nell'immagine panoramica la “Leica” C-5050, qui con il c...rotto, sì, l'alloggio portabatteria non più chiudibile ma con protesi sottostante, vite e pezzetto di staffa porta lampada degli Anni 70 (sic) avessi voglia ancora.
Quanto alle altre due ritorneremo a breve. Il problema, allora: come conciliare creatività, si vabbè...e armamentario? Ancora come portare per ore ed ore uno zaino pieno di ogni ben di Iddio senza poi, a fine giornata, causa stress e muscolatura dolente evitare il rosario di mannaggia? Impossibile, a meno ché non si è tra coloro che “fanno” i fotografi ad ore stile passeggiatrici ser(i)ali...Il problema, infatti, costoro non se lo pongono: semel in anno, no? Viceversa per chi ci ha la creatività come forma morbosa (!?) lo zaino, eh...
Passo indietro alcuni decenni fa e borsone fotografico analogico: due Contax, tre lenti normale-grandangolo e 135 ché mai andato oltre tranne qualche fugace “toccata&fuga” superiore sempre made Zeiss: noblesse oblige, no? Uhmm. E poi corpo Zenza Bronica SQ-A, magazzini pellicola di riserva, pentaprisma e leva laterale carica otturatore...quattro ottiche cui un padellone, letterale, quaranta millimetri niente male rispetto al pari Distagon 40 mm Zeiss Hasseblad o anche Rollei all'epoca SL-66, detta eine panzer! Poi pellicole 120 rigorosamente Pro Epr 64 tenuta, secondo canone, in frigo, pari pellicola e procedura per il formato 135 delle Contax. A latere, zaino, vettovaglie e non so cos'altro che uno zaino militare, per averlo provato in prima persona da milite, un peso piuma. E a sera, i sacramenti? Ni poiché ero giovane e pure incosciente come quella volta che mi arrampicai su un muro cadente e niente...fori di foscoliana memoria: avevo visto pari angolazione e ci avevo provato, sì, la dia sta ancora in archivio ma a vederla mette ora per allora i brividi di incoscienza! Qui ci fermiamo però e l'invesa risposta...alla prossima. Stay tuned paisà!

Ps. Quante volete scritto che le richiamate camere, eccetto la Pana, sono state nelle mani di Alex Majoli della Magnum Agency: si ma tu Manunzio non sei Majoli, eh. Transeat ma le (foto)camere...e poi qui link è ancora oggi sul sito Getty Images e “fatte” con Point&Shot finanche di Epson 850-Z di “solo” duemilioni-pixel l'immagine bianconero tre finestre con neve: che volemo fa?



Immagini ( e impaginato da Manunzio) dal ricettario lucano anni novanta per conto dell'Azienda del Turismo regionale, prodotto interamente con Zenza Bronica SQ-A e ottica Zenzanon 80 mm f 2.8; l'illuminazione alogene riflesse su muro completamente intonacato di bianco, e soffitto di pari colore. Poiché il set allestito era presso ristorante, che si era prestato alle riprese, pur doveva aprire ai clienti e da qui l'uso di attrezzature al minimo per non intralciare il normale e diuturno lavoro del ristoratore, chef e suoi collaboratori nonché l'accesso di sempre numerosi clienti in considerazione dell'ottimo rapporto qualità-prezzo


Memento audere semper
(Food Photography)

Se ne parlava un post fa. Sì, Manunzio dedica tempo al cosiddetto food da non meno di trent'anni e in analogico, pellicola dia per intenderci, Kodak Epr-64 in bagno E-6 che nottetempo, d'estate, portavamo in un Lab colore alle falde del Vulture: named volcano land not bird paisà!
Ora la cosa è lunghetta e la dividiamo ché non sarebbe “digeribile” su quella colonna infame che è il cellulare: scrollare per abbandonare subito la lettura per gli analfabeti di ritorno figurarsi l'andata, non è caso.
Food va, e antefatto l'acquisto della Zenza Bronica SQ-A, tutt'altro che ripiego di sua eccellentissima Hasselblad: oddio su le pagine di Tutti Fotografi, un malcelato stizzito articolo ne parlava, si bene, della Zenza e però...Sicché per chi ha mai usato l'un e l'altro corpo: che ce ne viene?
Consentitemi al solito uno stacco: porto i plasticoni (sacca di plastica a scomparti trasparente con dentro i sei per sei) immortalati da Zenza e sue bellissime e nitide ottiche per stizziti furibondi Zeissman. Bene l'allora Agenzia Panda Photo, sede romana, mi riceve previa telefonata e lascio in archivio i plasticoni non prima che l'imb...elle che le guarda sull'opalino e contafili nell'altra (cosiddetta lente d'ingrandimento usata per i tessuti e mutuata poi per esaminare i negativi o dia su 135, mentre per il seisei bisognava dissanguarsi con trecentomila lire di lupe, così il termine tecnico mah, della Schneider Kreuznach Magnifier 6x6 per gustarsi l'intero sei per sei...) esclama: Hasselblad, eh! Tu mo' che dici lo mandi solo a fanculo? Per chi conosce a mena dito tanto le biottiche tipo Rollei Yashica e per certi momenti Minolta (si l'aveva in dotazione un fotografo figaro-coiffeur pour dames di paese alias Lorito se memoria regge i cinquant'anni e passa di ricordo) e mono-lenti Hasselblad Zenza Bronica e la Rollei SL66, che un giorno o l'altro ri-descriveremo in ogni sua infinitesimale rotellina di ingranaggi di questo vero e proprio Panzer tedesco indistruttibile e pari lenti Zeiss come Hassel...sa il valore delle cose! E le corna? No niente “delitto d'onore” contemplato in vetusti Codice d'Onore Penale, casomai “impronta” svirgolature, si, ai quattro angoli del fotogramma: Hassel a sx ha due tacchette, Zenza i quattro lati sono “svolazzanti” Yashica arrotondati etc etc etc.
Torniamo a Zenza cui lenti erano, se ben ricordo, prodotte nientemeno che da Nikon: quando stampavo in bianconero su Galerie Ilford, il meglio del meglio, i negativi di una EC Zenza di un amico, poi diventato anche un bravo direttore della fotografia nella Milano lì lì da scolarsi le ultime gocce delle pazzie craxiane (oltre oceano governava il mondo un cowboy mezzo attore western alias Donald Reagen & Sodali europoidi di qua) Anni Ottanta secolo tramontato alle spalle: i peli del viso si potevano contare, il fotografo che come me faceva reportage a go-go. Fermiamoci qua, va...



Sottostante i link per conoscere la Zenza Bronica e il modello SQ-Q (paisà copia il link/s e provaci a verificare sul Web poiché non assumiamo nessuna responsabilità se nel frattempo sia stato rimosso etc)


https://www.nocsensei.com/camera/storia/massimilianoterzi/zenza-bronica-ovvero-la-macchina-di-zenzaburo/

https://www.nadir.it/ob-fot/ZENZA_SQA/default.htm

Nb. Di quest'ultimo collegamento esprimiamo tutta la nostra riprovazione in ragione del fatto, esposto nel post, di certa malcelata stizza. E diciamola tutta: i “fotografi veri” usavano in Era analogica Nikon & e per medio formato Hasselblad, mentre le “lastre” diecidodici erano appannaggio delle Sinar e parco lampo Elinchrom, mai e poi mai i “dilettanteschi” Bowens et simila a dirne una. Pregiudizi prezzolati, quindi, di gentaglia omologhi dei “giornalaisti” a libro paga dei citati brand, cui, tuttavia, nulla si può di male non foss'altro per prova provata, come altrettanto per la Zenza Bronica meccano-elettrica che hai mai creato problemi. Mai e non certo trattata con i guanti bianchi. Troppo spesso le “prove” o “recensioni” ancor oggi e di casi se può fornire quanti se ne vuole, uno si ha fotocopia poiché propostomi come “correttore” più di bozze coglionate a man salva!



La notte che mori la Fotografia

Era nata con i Lumi, positiva non al Coronavirus. Trionfo della Tecnica presto robotica al posto di matite e pennelli, correva l'anno 1839. Padrino, o levatrice che dir si voglia, non già Marlon Brando, bensì un positivo non tamponato a nome Arago, intellettuale radicale ca va sans dire ne perorò le virtù magnifiche e progressive del Capitalismo dinanzi le Camere francesi: chimica stesa su lastra non ancora in capsule (anti)Covid e dal baraccone dioramico di Daguerre alle altezze di Felix Tournachon detto Nadar con tanto di carte de visite alla Disderì.
Certo l'inizio non fu dei più semplici tra luddisti, ne avevano capito l'esatta portata di natura aliena, estraniante, falsificata del cosiddetto Reale fotografico scambiata per Natura tout court, e crostaroli pittoruncoli che si vedevano scippare il ritratto nobile. E si perché l'invenzione fotografica permetteva a chiunque di “rappresentarsi” di esserci al Mondo, in immagine seppure effimera, di sguincio come erano e da vedersi i primi dagherrotipi, di lì a breve sostituiti via W.H.F. Talbot reale inventore, secondo vulgata, del negativo su carta e controtipo positivo fotografico già immaginato sul Lago di Garda dove si trastullava con “camera obscura” e ricalchi di fogli traslucidi.
Prosperò la Fotografia fra alambicchi, fiere e baracconi fieristici sino al giorno in cui s'innamorò a tal punto da generare un figlio, di celluloide prima poi perforato ed a schermo infine. Figlio degenere già da subito nel mostrare treni in arrivo fra gli astanti di Caffè-concerto impauriti che la locomotiva a schermo più del trucco fosse viva reale e volesse travolgerli. Locomotiva simbolo di velocità e progresso e benessere per certuni.
Cresceva la Fotografia del Novecento inscatolata in pezzi di ottone germanici, scesa dal cavalletto ottocentesco di mano in mano il formato Leica di Barnack moltiplicava come un virus eterodiretto il circondario terrestre ed uman(oide). E non c'era cose o luoghi che non venisse “immortalato” (la fifa della Morte con gesto apotropaico veniva esorcizzato dalla chimica&ottomeccanica) inquadrato e poi messo in pagina offset alla National Geographic. Certo anche su bianche pareti di Gallerie very nice alla Stieglitz; ugualmente il figlio degenere che orami diventato adulto abbindolava masse, sedute e comode dinanzi pari muro bianco, seppur telato, nell'oscurità della Caverna Mito platonico: niente di nuovo nulla si crea nulla si distrugge...tutto si ricicla. Era il Cinema, sì, sotto tutela di scritturali falliti cui accanto, tuttavia, la storia, ora triste ora drammatica e ora ilare proiettata a schermo era, tuttavia, dell'alchemico Direttore della Fotografia. I conti tornano.
Poi il colore colorò la “realtà” ed imbellì la Fotografica, prima su le lastre di patate, fecole tricromie alla Lumièr, RGB e non al forno, poi Agfacolor e di là del mare Oceano il Kodachrome in “bianconero” ma colorato, l'ossimoro per un'altra volta. Ma il Sogno di Dominion (stesso delle macchine truffaldine per la conta solo pro Biden Usa 2020) e l' ibridazione con la Macchina (circolava già nelle Caverne sale cinematografiche Metropolis di Fritz Lang Anno Domini 1927) generò ancora un figlio, senza scomodare Pirandello, minaccioso e suadente più del fratello fotografico e a scorrimento. Fu la Televisione e l'apoteosi. Immagine in formato scatola domestica di mogano, focolare alla Renzo Arbore e sua Band. Divisi media per colpire unite (Nata – Fotografia - come un fatto meccanico, è andata sentimento e alla fantasia, e li ha mutati. Guido Piovene, Gli scrittori e la Fotografia Editori Riuniti 1988) prima ancora del Fronte Popolare post Seconda carneficina mondiale che proprio su l'Immagine aveva costruito Tutto: Fotografia-Televsione e certo la Cinematografia “che è l'arma più forte” campeggiante il Duce Mussolini da Cinecittà spettacolo. E che in tandem con lo sceneggiatore Starace (di notte pugnace ma di giorno fugace) M + incul + pop(olo) Ministero preparava per la pugna otto milioni baionette, e solo queste ché bastava l'ardire (ardore dei cerchi di fuoco da saltarci dentro di slancio senza ustionarsi) italico; mani contadine contro i carri armati plutocratici Anglo-americani che un bel dì sbarcano secondo copione Studios by Hollywood (bosco sacro a chi?) più con il favore delle Tenebre della italo americana Mafia a suono del Settimo Cavalleggeri alla Stagecoach/Ombre rosse, tip-tap di Fred Astaire & Ginger Roger, in Sicilia. Ahh cumpari.
“Tu schiaccia il pulsante che al resto ghe pensì mi” più del Cavaliere da Arcore, Kodak che invase il Terraqueo di 126 preconfezionato al ritmo di Rock-and-roll, fino agli Anni Duemila, tempo di svolte, non ancora alla Covid certo prodromo per entrare ancor più nella carne degli uman(oidi) sino al controllo totale di essi via chip ino + cul + ati antivirali di Big Pharma, Capitalismo totalitario-sanitario.
Pi X El al posto di grani d'argento (ritornati ora ora di moda & money non olet) che qualche buontempone scambia per pixel, quanto luciferino messaggio in codice.
Siché la Fotografia oramai invecchiata e sotto i colpi della Milano da bere e Jovine (tronista di radio Myphotoportal.it) a complemento poca ci raccapezza più. Il suo “corpo” trasformatosi in robot a base digitale: uno zero acceso spento mi piace non mi piace, toglie gli ultimi residui romantici del Tempo che fu in bianconero. La Signora oramai invasa da chip ino + cul + ati come qualsiasi antivirale è senza più anima, né visione, anzi, poveretta scambia tele-visoni per frame dei minchiapixellisti giovani giocherelloni allevati a PlayStation. Siché la Fotografia si convince, per quel poco di lucidità ancora viva rimastole, sebbene il chip impiantati da Bill & Melinda Gates Oms Fauci e Big Pharama, della fine. Tant'è vero che già grandi chip, che fan tutto tranne il caffè, ormai alle telefonate d'una volata, oggi chat-mail, specchio della giostra gli acquisti, stupidissime emoticon, video filmati del gatto miao miao in sorta di album virtuale, alla lettera han preso il suo posto (indegno?). E mentre i membranacei album ancora esistono a tenere ricordi di famiglie, guerre pestilenze e campionati, insomma la Memoria storica, i dati di questi chip morsicati oggi ci sono ma “diman non v'è certezza”? Fragili file cui tutta l'umane genti s'appende al manico del tram fintantoché c'è corrente: litio solare atomica. Poi l'Abisso Leviatan.
E dinanzi l'Orrido orizzonte senza bricole di gloria la Morte colse la Fotografia non già nel letto della sceneggiata alla Henry Peach Robinson del 1858, no, bensì la “agonia” stile Gomorra alla Netflix. E mentre da lontano un rumore prima indistinto via via fragoroso e minaccioso schiumava onde alte, sempre più e più di un Tsunami eterodiretto e prodromo del Covid, si spense alla soglia dei centottanta anni giorno più giorno meno, sostituita da Photoshop grafica 3D di Ikea. Senonché il giorno dopo, ad esquie avvenuta, un certificato elettorale via US-Mail le recapitava per votare: si scopri a commedia ultimata che aveva votato, via Dominion software taroccato, post mortem per Biden, il democratico senile con alle spalle Harris la Dea Madre primordiale, Kaos primigenio di tutta la sceneggiatura umana.
Ma, ma quando l'allineamento iniziale e terminale, dicono certuni filosofi greci, più delle planetarie sfere celesti aristoteliche, si trova al giusto momento: Bang e tutto implode. Forse per (ri)cominiciare di nuovo dentro un “orizzonte degli eventi” per chi capisce. Sit tibi terra levis M.me Photographie au revoir!



Se Sparta (Olympus) piange Atene (CaNikon-Sony)
non ride


Proprio così, e come si vede la “storia” oltre a non insegnare un c...atadiottrico obiettivo si ripete belluinamente. I babilonesi che non si rassegnano e pensano al “Grand Reset” con iniezioni di vaccino mattino pomeriggio e sera, prima durante e dopo i pasti. Ino + cul+ amenti planetari, certo poi c'è bisogno di un fisico bestiale, retrostante, a reggere sta “massa battente”: vai o vieni, ambedue per chi capisce.
Senonché da domani in poi tutti impiegati, oddio quelli rimasti dei seimiliardiemezzo di umani secondo il Georgia Granite, a prenderlo, il denaro e che avete capito. Mezzomiliardo che pagati (da chi?) andranno al bar (di chi?) a prendere l'aperitivo con dietro il bancone na bella robotta, o al supermarket con tanti bei robot. E per le menti mai dome: musei illustrati da AI e ticket alla cassa di un altra formosa robotta...E così all'infinito? Ma manco per il c...arrello della spesa: ammazza qua, vaccina là, quando tutto è un mare di robot che farà il triste solitario e finale ibrido macchina-umanoide? Beh quanto meno rimastogli un'ultima scintilla vitale, ecco, un colpo in testa il minimo sindacale, e finis terrae alla lettera. E sì perché come qualcuno immagina la caduta di un “muro” solo in unica direzione non intende le macerie cadergli, di qua da quello, su i c...alli. Sic transit gloria mundi, allorquando la sifilide(Grande Fornicazione) giunta al cervello s'impadronisce dell'ultima cellula neuronale, e senza manco più un “vaccino” che dicasi uno!

Finis terrae
https://petapixel.com/2020/11/06/camera-sales-in-2020-have-plummeted-as-much-as-54/

Nikon to Cut 20% of its International Workforce, Transfer Production to Thailand
https://petapixel.com/2020/11/09/news-nikon-to-cut-20-of-its-international-workforce-transfer-production-to-thailand/


Ps. Tutto ha una fine e con l'avanzata dei pieghevoli smartphone dotati di tremila ottiche incorporate e presa per il caffè l'ora dei brand(y) fotografici volge al termine, e più in là l'implementazione uomo (quel che resta) macchina gli occhi sostituiranno bellamente gli smartphone et simila in un mondo di cadaveri sotto il sole, nero ben s'intende



Cuore di “mamma” con mitra

Ehe se le donne non ci fossero bisognerebbe inventarle nevvero? No. Retorica un tot a kilo da discount ché dopo ci sono i cassonetti di spazzatura per chi intende.
Reportage al femminile: oh e mettetevi d'accordo “femmine” o “donne” che non son per nulla sinonimi! Tant'è vero che ad imbracciare un'arma, e nella immagine qui, una soldatessa: cuore di mamma, la donna che dà i figli alle armi alla Salvate il sodato Rayn, no? No. Propaganda e il Kapitale, k as killer, gli frega molto se le armi le pigliano uomini o donne. Certo evidente siamo propensi per i primi, uomini, perché è nel nostro stramaledetto Dna di umanoidi, così dalla notte dei tempi, ed è l'unica cosa che sappiamo fare a meraviglia: Caino ed Abele docet ma pure Remo e Romolo fondatore dell'immaginario occidentale nun pazzeano, scherzano.
Immagine va. A sinistra ragazzi, tutt'intorno diciamo deserto: lato traslato e fate come ve pare. Terzetto di ragazzi interrotto dal mitra e poi chi lo porta, che sorride però ad occhi bassi. Se invece della Stars & Stripes ci fossimo noi italici, molto ma molto meglio la sceneggiata ridens. Quadretto decisamente ben composto, fotogramma di donna poi, aè tie tie. Passi, ma. Il fondo ristabilisce la “bucolica” inquadratura: blindato alla destra e quei due fori, forse finestre, nel muro sin troppo Skull & Bones di certa sanguinaria massoneria americana, sai che novità. Certo il contrasto è netto ed evidente, monocromatica si direbbe con quella terra (sit tibi terra levis?) del deserto fra il bruno e rossastro, e l'aria di guerra incombente, malcelata e maldestra della “donna” in armi, si, però “cuore di mamma”.
E l''immagine ha anche un che di oliografico, o meglio unguento, vasellina adatta a certe turgide “entrature”. Certo poi, dice l'autrice, proprio da “street photography” che nel nel deserto ci stanno eccome, basta trovarla sabbia permettendo. Eppure non di meno l'ouverture di quel bambino-adolescente-soldato con cane desolato costruisce la notoria narrazione dell'occidentale, della “democrazia” da esportazione (si chiamavano cosi anche certe sigarette, fumo) or Amerika (solita kappa come killer) way of life style: controprova il link al video molto istruttivo e sui “cuori di mamma” ed Embeded reporter**

Photographing the War in Afghanistan
https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=HL4a1H6foAQ&feature=emb_logo


**https://www.pandoratv.it/udo-ulfkotte-e-morto-aveva-rivelato-che-giornalisti-sono-comprati-dalla-cia-2/



Di questo e di altri mondi

Lavoro che vi prende da tempo. Un luogo (piazza) conosciuto e già accorsato. Mattina presto caldo di mezza estate. Appostato davanti al muro, dove una volata era il bar dell'infanzia, aspettate quel quid che fa premere lo scatto. E mentre girovagate con la mente ai ricordi, di questo è l'anima del racconto per immagini, una donna in età fertile attraversa la strada proprio come la fotografia presa di tanti anni addietro; la mano e l'occhio in sincrono e dal vetro Lcd come d'antan quello Rollei l'inquadratura è ferma, immobile “attimo fuggente” non poteva che essere così, Olympus 5060 WZ esecutrice impareggiabile.
Dopo e molto tempo dopo rivedendo l'immagine, però, il tarlo va un'altra estate (vista dalle pagine di storia fotografica) del millenovecentocinquantaquattro del Belpaese. Mo' tu va a sapè se è suonn' o fantasie le due immagini tanto distanti. Assonanze forse



Due + Due fa sempre cinque

Lo vedete? L’Iddio universale la perfezione cosmica la numerazione stellare come sfere celesti: tic tac, tic tac. Ah che bello la perfezione: due più due fa cinque. Vi vedo perplessi, ma un passo indietro che poi vi toglie la voglia di essere quel che siete: conformisti.
Dunque Anni Settanta Magistrale: sì Manunzio sarebbe un maestro scritto in minuscolo altrimenti si incazza il Magaldi e “fratelli” (sorelle no?) con grembiulino massonico va da sé. La prof di Matematica, qui caps letter ci sta tutta, all’ultimo anno, allora erano quattro il cursus, pontificò:”Ragazzi nella vita vi bastano le quattro operazioni”. Che dire? Altro che crolo di Muro berliniensis, scoprire che la Madonna…Ma come i teoremi, i postulati o dogmi laici tipo sesso degli angeli, e centottantagradinternideltriangolo, gli iuppsilon ics e zeta? Crollati miseramente. Quel che è peggio croallava che la “matematica” serve a ragionare, ma come scritto altre volte, serve ai ragionieri di Casoria…
Insomma una tragedia che il triangolo costruito su, un corpo immerso in un liquido, Eratostane e suo calcolo circoferenziale per misuare la Terra, per un punto passa...due rette parallele non si incontrano mai e poi mai. Veniva giù in definitiva tutta la “matematica”, euclidea si capisce. E meno male che in filosfofia, quanto a speculazione dal latino speculum, eh avessi voglia il Manunzio…
Solita tiritera poi mica tanto di come le coazione ci conformano: ripeti e ripeti come diceva qualcuno e qualcosa rimarrà attaccato come le fesserie anzidette. Ci spieghiamo. Se fino al giorno prima, corrente Pandemicus Anno Domini 2020 bisestile, il metraggio imposto nelle relazioni interpersonali, causa l’inneffabile e soprattutto invisibile virus, consentiva certa “protezione”(de che?) e nel momento in cui a salve si parla di ripartenza (altro giro altra provola?) ci si aspetterebbe (due più due) la metratura non cambi: e invece zacchete beccatevi due metri. Immaginate la cosa, chessò al bar: e quanto lungo sto bancone per il caffè? E invece di agevolare la ripartenza, raddoppi la metratura che, oramai evidente, più del contenimento virale (sto virus sembra un’araba Fenice, che esiste ciascun lo dice dove sia nessun lo sa) è per evitare che le energie umane, non parametrizabili caro Odifreddi bello e nichilista sopraffino, l’un l’altra si coalizzano per la rivoluzione. Sanno bene, anche Magaldi fintotonto, che le puttanate (da tre mesi in qua) a mezzo Stampa & Regime sono come oro di Bolgna: patacce che diventano nere per la vergogna una volta tolta la patina dorata. E come vedete il nuovo “universo” concentrazionario o lager papale papale: due + due fa cinque, sei sette pirandelliano: così è se vi pare (dopo avervi vaccinati di non si sa cosa però l’importante è finirvi). Forse ancora meglio: Uno (miliardo) nessun (miliardo) o centomila palle quotidiane per la ri-partenza: ma come il giorno prima nun c’era na lira, anche perché celochiedeleuropa, mo’ esconono da sotto il materasso? Falso a mezzo stampa!

Rassegna stampa AD 2020


Ps. Nelle prime tastiere pesanti ed impossibili stile IBM il tasto del maiuscolo era indicato dalle lettere Caps, dal latino Cap(ital) letter quello stesso usato nelle steli e iscrizioni vario titolo su pietra del mondo romano per fermarci a questi



L’ora è fuggita (e in banca nun te ce vonno)


La tempesta perfetta, distrazione di massa a contorno che bella invenzione: chissà se brevettabile come certi corpuscoli di manzoniana memoria, virulenti a tempo debito e anche di nacchera spagnola del modello 1918, dal sen fuggiti: storia secondo certi barbuti di Trevi, dopo la prima con scrosci a scena aperta la seconda messinscena da non dirsi, e la claque non paga; sebbene ai tempi di Mussolini i treni andavano in orario svizzero d’un mondo di cartapesta stile 1929 in movimento plasmato da Holly + wood: bosco sacro traslato. E sacro a chi e perché?
Ma l’ora è fuggita e sentite questa:

Gentile Cliente, per tutelare la tua salute e quella dei colleghi, ti informiamo che fino a data da destinarsi, in filiale è consentito l’accesso solo su appuntamento. Scopri di più sul nostro sito o contatta il tuo gestore, e…” saran finite le parole, così Gruppo ISP (Istituto San Paolo, buon santo aveva creato l’Istituto per la vecchia vari ed eventuali), numero centro messaggi +393110200003, inviato il 18 marzo (quello delle Idi) Anno Domini 2020 bisesto e funesto per non venir meno la tradizione, alle ore 20, 5 secondi e, a buon peso, 4 centesimi d’ora.

La Banca ci tiene ai centesimi, e non solo quelli.

Siché analisi grammaticale a parte, squisito quel pronome tu in corso d’opera ma ante e postquam non ti cagano nemmeno. I numeri, ecco, fan la differenza, fino a data da destinarsi una volta sine die si capisce. E commuove sino all’osso l'uso amichevole pronominale. Anzi Iddio denaro come padre premuroso che si materializza e sta accanto nell’ora delle Tenebre (da lui generate) altro che quell’altro che passa il tempo su due assi di legno: qui si vede la differenza time is money and besenisse is usual.
Ora edulcorazione a parte un modo come un altro per evitare l’assalto agli sportelli...le sorti magnifiche e progressive del Kapitale (k as killer). Insomma verso l’infinito e pure oltre, del tempo lineare darwiniano: sarà finita l’occidente-giudaico-cristiano-greco-romano? Ai posteriori la sentenza ventilata!

Enrico Brignano "La banca"


Oltre 500.000 tamponi trasportati dalla base di Aviano negli Stati Uniti su aereo militare

Coronavirus, 500mila tamponi trasportati dall'Italia agli Stati Uniti su aereo areonautica

Coronavirus, 500 mila test portati lunedì notte dall’Italia agli Stati Uniti

Coronavirus, 500mila test portati negli Usa dall'Italia

Coronavirus, kit per 500mila tamponi da Italia a Stati Uniti con volo militare Usaf

Giovedì 12 marzo 2020 si fa una gara per acquisto 400 mila tamponi oggi 19 si è già mandato in America 500 mila: come mai e perché non l' ha acquistati direttamente il Dipartimento Salute Stars and Stripes?

CV19 Not Chinese at all, Engineered, Deep State and Proving it is easier and easier

Larry Romanoff: Did the Virus originate in the US?
(we have been writing about a certain country engaged in illegal biological weapons research and testing in third world countries where no inspections and audits are done to international standards)


Diego Fusaro: Il mistero si infittisce. 500.000 tamponi partiti da Aviano per gli USA


NB. Anche quando riportato in link non significa affatto che sia oro colato, spetta a chiunque, quindi, ne legga di usare il proprio cervello e farsi di conseguenza propria idea di fatti e circostanze


La credulità fu sempre una qualità inseparabile dal volgo

La storia dell'uomo non presenta altro che un passaggio continuo da un grado di civiltà ad un altro, poi all'eccesso di civiltà, e finalmente alla barbarie, e poi da capo

L'egoismo è sempre stata la peste della società, e quanto è stato maggiore, tanto peggiore è stata la condizione della società; e quindi tanto peggiori essenzialmente quelle istituzioni che maggiormente lo favoriscono o direttamente o indirettamente, come fa soprattutto il dispotismo.

Leopardi



Ps. Corsi e concorsi detti storici: primi del Novecento la Prima Guerra Mondiale, come ai primi del XXI secolo la “pandemia”, così a ritroso con Napoleone, mentre ai primi dell’Ottocento la “nascita” del dagherrotipo (Grande Inganno), seguito banali fotogrammi poi in nitrato di cellulosa dei fratelli Lumiere (ed Edison?; inizi del “secolo breve” la tv e di Leni Riefenstahl, altra peste controversa, con decessi a vagonate. E l'odierno iPhone Android discendenti di quei su ArpaNet primordiale corrente Web: eterno ritorno. Sic transit gloria mundi


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Cibachrome (e non chiamatelo Ilfochrome)

Infatti così è passato alla storia (fotografica). Ciba e basta. Correva l’anno 1978 quando con due altri caballeros (fotografi) arrivammo a Mlan’ per il Sicof, così si chiamava il fotocinesalonedituttoedipiù.
Entrata a gratis per i fotografi di Mlan’ ma con noi a far cresta: sto piffero. Tanto facemmo e dicemmo e forse per disperazione altrui entrammo senza scucire un solo dané nella casba. Babele al confronto un giardino diciamo fatato per chi intende.
Breve allo stand di Ilford ci regalarono un borsone color “cacchina” lieve e con dentro tutti i manuali della Casa, e naturalmente del Cibachrome da trattarsi anche chez nous. Solo che i due caballeros si involarono allo stand di Hasselblad…i soliti esibizionisti a la page! Viceversa girammo in solitaria, sai che novità, alla ricerca di qualcosa che somigliasse a vaschetta termostata per il trattamento del Ciba. E lo trovammo, esausti, a fine giornata: mi rifiutai di tornare il giorno seguente in quella bolgia infernale, loro, sempre i caballeros e la Hasselblad! Insomma lor signori si erano mossi per la “svedese” e noi per tutto il resto e pure l’inglese, ecco, Ilford.
La prima serie di Ciba era dannatamente contrastata quella lucida (un filo di poliestere a mo’ di carta da stampa) un po’ meno la millepunti più maneggevole. Esperimentammo la Ciba e con discreti risultati, considerato che il Ciba era il supporto per le dia a muro, o gallerie fotografiche. Una pazzia se si immagina che la dia è già contrastata per costituzione fisica, diciamo così, e accocchiata al Ciba: ma l’arte è arte e va si rispettata! E sì era very nice per le gallerie fottografiche che già all’epoca fottevana alla grande (esempio Lanfranco Colombo Diaframma-Kodak in Via Brera de Milan’) e che digerivano la “plastica” Ciba per il semplice fatto che era carta di lunga conservazione grazie alla sbianca e non come la normale carta colori: si vabbè si fa tardi e per chi vuol sapere c’è Internet apposta. Uffa ai gradi, diceva il piccolo Principe, bisogna proprio dire tutto!
C’erano, tuttavia, dei lab che per la stampa Ciba creavano dal seipersei ai diecidodici (Gastell faceva eccezione con i ventiventicinque!) le “unsharp mask” che abbassavano il contrasto…ah come dite? Unsharp mask in Pshop et simila fa l’esatto contrario? E ben vi sta: fosse rimasta Urbi&Orbi la detta “maschera di contrasto” ok. No gli stramaledetti anglo-sassoni l’esatto contrario: allora atta taccatevi a sto c…ontrasto!
E tra i lab il mitico Graficolor all’epoca in Via della Bufalotta dell’Urbe. Uno degli stampatori filtrava (filtri colore per stampare) ad occhio nudo per stampe alla perfezione, indolenza romanesca a parte! E pure noi, s’è detto, ci provammo: senza testa colore ma inserendo di volta in volta nella “testa” dell’ingranditore o sotto l’obiettivo le gelatine, sempre della Ilford ché quelli di Kodak costavano un botto! Risultati artigianali nel senso autentico (a volte deteriore) di discreta fattura. Immagini a stampa che poi finivano su le riviste patinante e non: mica si poteva mandare in giro gli originali (nostri) seipersei di Zenza Bronica (altro mito). Vero è che i 135 si potevano duplicare a Mlan’ con la Duplicating Kodak, sebbene stramaledette filtrature poiché la pellicola era Tungsteno e bisognava filtrare né più né meno come per la comune stampa colore…eppure con un filtro di conversione (per capirsi la odierna taratura del bianco digitale!) anelli macro ottica Zeiss…casomai la prossima volta e se riesco a recuperare le prove, che stanno da qualche parte dell’archivio!
Man

Ps. La Ilford in seguito mise in commercio la seconda serie di Cibachrome, molto ma molto più morbido del precedente cui chimica andava smaltita in appositi bidoni e reagente per non far saltare, letteralmente, le tubature!
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