Manunzio




Sedieciannivisembranopochialcambiolosono

Ecco cominciamo bene ma il senso “lungo” del tempo pare centrato, o almeno si spera: ma di cosa si tratta? Oh di Amalfi, sua bella panoramica costiera, certo di curve infinite per arrivarci, e d'una sua cartiera.
Dunque, Amalfi ex Repubblica marinara con Pisa Genova e Mammasantissima Venezia, clan di “amici” che spadroneggiò nel Mediterraneo, cui sponde africane arrivava il terminal di quella Via della Seta, carichi di certi manufatti in cotone: breve carta pure questa inventata dagli occhi a mandorla quasi mille anni prima. Poi prova che ti riprova anche gli amalfitani dovettero crearne di buone, carte s'intende. Tutto questo: cui prodest? Semplice finalmente dopo dieci anni, tra richieste scritte e mai arrivate in stile italiota, eccoti la carta che è riduttivo chiamarla così. Esagerato? Forse ma il tatto, e avete detto niente, in primis, in secundis, quattro lati sfrangiati, intonsi o english deckle ne fa na bella carta per “belle arti”. E uno dice e non inkjet? Si, certo, infatti, la carta-cotone è passata sotto i rulli della Canon Pro 200, cui coloranti sono altra cosa e squillanti rispetto ai pigmenti della sorosis Pro 300 per non parlare della 1000 a dodici colpi, oops cartucce, ne è venuta fuori ok.
Ebbene la carta è di puro cotone, senza Oba gli azzurranti chimici per “imbellettare” sbiancando il substrato, e penso con riserva alcalina a fine meglio conservare le fibre da sbianchimento colorato. Insomma, nata come detto per il disegno tout court, se la cava egregiamente con set di ink: a dir vero il driver di Canon Professional Print & Layout settato senza complicazioni, sui colori dei diverse brand-carte, dà e produce, sempre buoni risultati come i test dimostrano da un anno a questa parte, prosieguo dei precedenti dieci passati con altre stampanti: Hp a colori e pigmento, questi ancora oggi un must a nome Photosmart Pro 9180, cui copie d'archivio ne sono prova provata.
Ma qual'è il maledetto problema? La visualizzazione a monitor: non c'è santi e men che mai “realtà aumentata” un tot a chiacchiere che consenta di apprezzare colori e anche, non di meno, un bel pastoso e seducente bianconero. Certo un po' old style carico di nostalgie brown (ci mette la sua anche, e non altrimenti, il supporto carta "lievemente giallino") ma funziona e bene alla grande con neri che tali sono, anche se, risaputo che una lucida baryta farebbe impazzire, ma anche così: chapeau! La carta viene da Belle Arti di Akragas/Agrigento, mentre la cartiera da Amalfi, rinomata Amatruda: carambola e sponda via mare-carraia o ferrata, prima giù per lo “stivale” poi sù? Siamo in Itaglia: che dire di più!

NB. I richiamati brand sono a sottolineare, solo e solamente, l'origine manufatto e tecnologia di stampa, il resto è esclusivo esborso di Manunzio, come sempre



Ps. La resa della Amatruda in bianconero è paragonabile, come goduria, ecco, alla Awagami Bamboo: vero sono due sostanze diverse, la amalfitana cotone l'altra, giapponese, bamboo. Eppure al tatto sono “identiche” come la bella e calda, (settaggio nella amalfitana, in “presa diretta” la Awagami e solo settaggio automatici) e piacevole scala di grigi; su questo la Pro 200 la dice lunga. Ci dovete dannà l'anima per il bianconero, tout court, però però alla fine, eh!



Lo sfondo di questa fotografia, dice la didascalia, è una diapositiva a colori 35 mm (full frame digitale) proiettata su uno schermo di acetato opaco con un proiettore da 500 watt. Sono state fatte due lunghe esposizioni: una per il soggetto senza sfondo, l'altra per lo sfondo proiettato, senza alcuna illuminazione del soggetto (coperto di panno nero ndr). Per eliminare i punti di luce al centro dello schermo, a metà esposizione dello sfondo il fotografo ha usato come schermo una spatola nera di cinque centimetri. L'immagine è parte di una brochure stampata da Kodak negli Anni Sessanta e sino ai primi dei Settanta


Ante Photoshop natu est

Proprio così. Infatti non è che il Mondo (quale?) appena schiocchi le labbra manco, alé si materializza. Per carità! Esula il presente, se è la “mente” (di chi?) a creare la cosiddetta realtà più o meno aumentata. Sabbie mobili e si farebbe un regalo ai Davos boy e suo gran
venerabile, o più che altro panzone flaccido ed accidioso Klaus Schwab $ Corporation più che Company.
Dunque, va. Per fare foto ambientate, metti qualcosa d'esotico mare, spiagge, ma fatto in casa/studio era d'uso telo particolare traslucido, e retrostante diaproiettore: davanti il set per l'abbisogna. Sì, vero un po' primitivo, parliamo di tanti anni fa, per fare fotografie “ambientate” poi. E poi venne in soccorso il fronti-frontigrafo, non più da dietro ma davanti, libidine ironia a parte. In pratica il proiettore alle spalle del fotografo, mettiamola così. Eccone un'altra.
E' vero altresì che certe campagne a stampa largheggiavano (c'era spesso tomesani, quello di Tau Visual, che ne scriveva per Progresso Fotografico anni Settanta) senza ricorrere a Cinecittà ma ci siamo intesi. Allora si costruiva ex novo proprio ma proprio tutto il set in studio senza ricorso a “davanti & pure dietro”. Altri tempi altri costi e senza ancora all'orizzonte la “realtà” aumentata” e quel popò, stamani siamo di filotto..manco i Photoshop o Gimp e chi più ne ha ne metta, scontorno compreso in digitale, quello analogico era a Milano d'agenzie specializzate in questo, e reprodia troppo lungo a narrarsi. Sino a quando l'Ikea ex novo in grafica 3D, da leccarsi il...portafoglio. Si capisce


Ps. Si è provato a consultare polverose enciclopedie fotografiche e il "manuale del fotografo" d'antan, niente da fare. Vero che in quest'ultimo c'è schema, fotografia e quant'altro, ma manca la dizione di fronte-fontigrafo e non è che l'inglese "front projection unit" aiuti poi molto, confondendosi con quei artifizi usati agli albori cinematografici, o l'home theater domestico. E Manunzio qui si ferma, segnalandovi, comunque, questo link





Mondi incomparabili, a destra la bellissima Canson Baritata Prestige II, che pare andare a nozze con ink Canon. La somiglianza, mettiamola così, con la classica baritata tipo Gallery Ilford è impressionante per i bianchi e profondità dei neri su superficie con debole riflessione, che esalta ancor più le scure tonalità. Superba per il bianconero, eccessiva per i colori: de gustibus. In questo la “camoscio” a sinistra ha neri lievemente d'ambrato e mai profondi neanche con la 609 Maimeri, spray che ravviva pure le “morti” nuance e che qui si ferma sul “limitar di Dite” restituendo, comunque, un bel Old Style per la parte bianconero del test; su i colori dello stesso giusto effetto “evanescente” che si predilige. A dimostrazione, infine, che la Carta non è data “solo” Brand, anzi, è funzionale alla narrazione. Sicché per Belle Arti o spalmato di Solfato di Bario inkjet, il supporto (acid free senza azzurranti Oba) è una questione di linguaggio/i



Si fa presto a dire carta, giusta

Per chi ha passato i migliori anni in camera oscura e ne conserva ancora i vapori, luci inattiniche, pose e viraggi...resta nella memoria la stanza buia e sue malie alchemiche, cui è del tutto orgogliosamente debitore Manunzio.
Carte Ilford Ilfobrom, soprattutto, e in formato cartolina bianconero per i clienti. E quando nel laboratorio (Agenzia Foto-Lampo cui ero garzone, a dirla tutta, factotum) non c'era anima viva, alé stampavo le cose mie con tutto il tempo necessario a sperimentare: tutto. Bagni (chimici cosiddetti per sviluppo, ma non solo) fuori standard e carte compresa la Oriental: sì, quella di Ansel Adams. E poi la Ferrania, una in particolare, che in epoca sessantottina faceva storcere il naso.
Uno stacco. Negli anni di “piombo” la stampa bianconero, tra l'altro, oltre ad essere estremamente contrastata in accordo con i tempi (bella in questo le Vega della Ferrania, che una volta sottoposta, certi reportage, al Mentore Lanfranco Colombo della prima Canon/Diaframma poi Kodak/Diaframma in Via Brera di Milano, le espose per non so cosa) la stampa aveva, doveva avere, i bordi al “vivo” senza cornice bianca “borghese”. E se vi par strano, ai tempi del digitale terrestre, ecco, si faceva quasi a scazzottate per questo: si era tutti su di giri poiché incombeva la Rivoluzione 'taliana naturalmente all'amatriciana!
Vega, di nuovo, in formato 18 x 24 che poi mandavamo così pure ai giornali stanziale e pure più in là anche al Corriere della Sera by “Foto Lampo Sudio's” per non citare la RAI. Anzi, l' Operatore con Arriflex 16 millimetri Mimì Abbatista, rosso iroso e rubicondo, a cert'ora del giorno veniva in Studio a salutare il Patron Rocco Labriola e il presenzialista Saro Zappacosta giornalista full time. E a volte veniva quasi l'intera Redazione stile happening (l'annunciatrice all'epoca e non già giornalista, Celeste Rago venne da noi per il giorno del si, ne riparliamo un'altra volta tant'è la spettacolarità della cosa). Un'aria di altri tempi, sì, di provincia niente affatto provinciale come a dirne una non a caso: odierna Mlano (scritto proprio così per chi intende) ahhh.
Ma insieme alla Vega, Agfa e se detto Ilford, anche baritata Gallery un mostro di carta silver halide, qualche stampa ci provavo su la Camoscio Ferrania per dare aria da Saloon fine Ottocento: si usava anche per ritratti e la posa, spesso ambientata in Studio, con sposi agghindati come nel reale giorno del sì.
E da allora mai più alcun produttore vi ha pensato ad una "Camoscio": sic transit gloria mundi? Si e no perché l'altro giorno da un pacco di carta per “Belle Arti” sotto una colonna di scatole Canson, Hahnemühle e Moab amerikana (k la scriviamo sempre per killer, non a caso ma qui non è momento) e volete voi? Eccola con echi della "Camoscio" d'antan inimmaginabile a vedersi a video/ monitor che dir si voglia causa proprio la “realtà aumentata”. E finiamo qui







Click on
Pre-roll

Tecnica usata su sitemi video a nastro per “indietreggiare” d'alcuni secondi lo stesso e dar modo alla meccanica (dei registratori analogici) di trovarsi al punto giusto per il “taglio” immagine, sovrapposizione di montaggio etc. Oggi fa ride ché basta posizionare la “testina” virtuale dei tanti video editing e il resto è mancia...lo usavamo un tempo, il modo di dire.
Insomma una analogia, va, mettiamola così. Sicché l'odierno è il secondo pre-roll, ecco, che più si avvicina alla fase, diciamo pure questa, adulta: ma de che? Del Kalendario di Manunzio: ahh Manunzio è come no...e sua inventiva d'altri tempi.
Paisà se non vuoi sentire e/o vedere basta che zompi su un'altra pagina...
Dunque, Kalendario con la k che quest'anno vede O cafè protagonista, meglio pretesto per richiamare a mente la “banale tazzina” quotidiana che così non è (al netto di Clooney che incista capsula di plastica (!) dentro una botola di caldo infernale e ricavarne, pensa te, qualcosa che somiglia da lontano a caffè: time is money. Meglio allora un'altra caffettiera alla Brand Pitt dove i chicchi veri e reali...) ristretto, lungo, addolcito con crema...e chi più ne ha ne metta rappresenta, sissignore, l'anima di un Popolo, ben altro Pizza Spaghetti & Mantolino: va a fa capì a sta 'ggente stranier' ca ce vole a lletter' D. Tiemp' pers' e non p' na tazzulell' e cafè...Italian Mitology, paisà!

Kalendar 2023
Color CMYK VS RGB


Ps. La stampa del Kalendario è stata eseguita da tipografia online su Indigo, e per chi conosce cosa HP riesce a cavar fuori dal “offset digitale” poche chiacchiere, come pure per le sue “domestiche” stampanti Photo, su cui iniziamo dieci anni fa. Stampa e dell'Almanacco la negazione di tutte le cose “imparate” per portare i file su carta: allora CMYK, no? None. Tiff, eh? Ahh: None! Allora? La tipografia ha chiesto banale JEPG (?!). Sì, ma vedo che torcete la bocca: ebbene la “realtà aumentata” tot a kilo per idioti e dei monitor non consente, purtroppo, per l'inventori della mirabilia richiamata, né visone reale né palpeggio che è un piacere. Vabbè “palpeggio” tattile, pollice ed indice: che avete capito! Sia come sia la banale “realtà” fattuale si è pappata ogni “teoria” alquanto sulfurea, e ci si ferma qui


Eloquente immagine di ciò che era la diretta Coppa Italia, Napoli-Juventus, le gradinate alle spalle tanto dei partenopei che juventini completamente vuote: senza nessun supporter

Giuoco (virtuale) Napoli-Juve
Non colui che ignora l'alfabeto, bensì colui che ignora la fotografia, sarà l'analfabeta del futuro.
Walter Benjamin


Partita di Coppa Italia sopportata a fine solo del primo tempo, anche se chiaro che “letali” napoletani più dell'acquea a sponsor avrebbero incasellato il risultato.
E vi siete accorti: di cosa dirà l’inviperito juventino contro il Sarri coach che non ne imbrocca una? No eh.
Flash-back, a casa i figli han giocato a calcio virtuale in primis con Amiga, computer grafico di trent’anni addietro in sorta di Ritorno al Futuro, in seconda con PlayStation succedutosi negli anni e grafica a complemento. Anzi a volte con l’allaccio a schermo gigante tivvù la sensazione di assistere una partita “reale”. Certo detta così non se ne esce, ma se usate pazienza e testa in fine capirete, volendo.
Ora tra la PlayStation e circondario terrestre nessuna differenza? A prima vista sì, anche se quando la mattina appena alzati la visione sa ancora di nebbie sonnolente, c’è bisogno del classico caffè a rimettere ordine fra questo (sonno) e quello (circondario terrestre).
Siché anzidetta formato Coppa Italia grazie alle mirabilie di Mamma Rai, che non lascia mai i figli suoi eterodiretti su le note di Lucio Battisti ne il Veliero, crea spettatori su gli spalti (che le norme non vogliono più della peste Covid-19) agitanti più che bandiere, rigorosamente Tricolore patriottardo, presi dal ballo di San Vito lungo l’arco della partita. Finto che più non si può, tant’è vero che le riprese in replay del match mostravano spalti nudi più del Re, anzi in perfetto stile Undici Settembre la narrazione in Computer Grafica 3D spacciata per “vera”, l’anima in stile Coronavirus pur sempre in 3D via Oms & Co. è per videodipendenti.
Cui prodest? In soldoni si è assistito, grazie al servizio detto Pubblico, ad una messinscena a supporto Pandemia a reti omologate in Mondovisione, Stampa & Regime prezzolata che l’ha inventata di in-sana pianta.
E così mentre le attempate sessantottine, a libro paga di Soros & Co., dal ricordo sbiadito gestione della loro “matrice” ugualmente l’odierna regia formato Coppa Italia o la vera essenza del Coronavirus: Grafica 3D per l'appunto come l’Undici Settembre, in entrambi gli eventi uso di omicidi e sangue rituale!

Morale della sceneggiata: educarne uno per educar cento e mille milioni, così da qui alle prossime invasioni extraterrestri, via ologramma Blu beam come già apparizioni dette celesti, un gioco da ragazzi per il goberno mondiale; chip sottocutanei di apocalisse memoria, de-popolamento e libri in ristampa del sulfureo Salgado e sua Genesis, rigoroso bianconero di un modo per pochi eletti stile neo leggi “granitiche” Georgia Guide stone

Napoli - Juventus 0-0 (4-2 Dcr)Highlights 17/06/2020 HD
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Ps. Lete, sponsor del Napoli, che rima con letale, o meglio letargia, sonno indotto, è quello stesso del Mito : L'opera latina più famosa che ne parla è l'Eneide di Virgilio, nel VI libro, e le anime dei Campi Elisi vi si tuffano quando devono reincarnarsi dimenticando le vite passate, secondo la concezione pitagorica della metempsicosi. Le anime che per fato devono cercare un altro corpo, bevono sicure acque e lunghe dimenticanze sull'onda del fiume Lete (En., VI 714-715). Lete (fiume dell'oblio)

Pss. Mentre linkiamo alla pagina della partita via Rai, esce un "errore" troppo stupido per i nostri gusti, allora alleghiamo a piè pagina le immagini riprese in diretta ier sera con iPhone, e vediamo se si verifica un altro "errore" di debunker

Schermata Napoli-JUve




Template

Ebbene sì da Templum latino, cosa (luogo, edifico, zona) sacra: e Templare idem? Divagazioni, forse e mica tanto, che equivale per vie sotterranee al detto napoletano:” Mettr’ a fessa ‘mman’ e criature” Qui c’entra poco l’anatomia, c’è vocabolo apposta in lingua partenopea, e molto la pazziella, il gioco o trastullo infantile con abbondante retro-pensiero. Ecco.
E se basta un’immagine al computer spacciata per vera, a salve in 3D, al corrente e pandemonio generando pure crash in titoli ed affini: che dire? Seguite di come certi furbi di treccotte infinocchiano, nelle intenzioni con riserva, i giurati di questo o quel concorsone internazionale per merli fessi e contenti. E notorio tutti tengono famiglia, amorale quanto si vuole però: “Pecunia non olet” o merda liquida va.
Accade tuttavia come prassi normale (consolidata che manco fa più notizia) che la copia della copia (latente una volta a base bit odierna) va mo’ tu a sapé nell’Epoca dell’ottimismo alla Tonino Guerra buonanima, se il vero è vero, come l’acqua vera di certa réclame. E non c’è pure la realtà (quale?) aumentata un tot a kilo a pendant? Ma non sottilizziamo e radiamoci con l’usa e getta, alla lettera, rasoietto di Occam tanto caro al Maître à penser de sinistra Doc o delle ”sorti pure magnifiche e progressive del Kapitale” corretto con un po’ di anice e sana socialdemocrazia morente alla Flores d’Aracis: un nome una garanzia in bianco poco esigibile. Virale. ma che bella invenzione. Razionale e spendibile (anche in cripto valute) in ogni dove e del morente giudaico-cristiano-greco-romano Occidente alla ricerca disperata di qualsivoglia cosa continui immarcescibile su note ma funerbri della marionetta di Charles Gounodi o ssmpiterno debito babilonese. Verso l’infinito e pure oltre. Virale e di sti tempi...

When Carbon Copies fade



La giostra videocinefotomatograficassititalcomputerinflussostreamingviaweb

Circondati dai telefonini “multimediali” e prossimi a capitolazione le reflex ci provano: si ma a fa che? A campà paisà. Fattesi (in vena?) full frame, il miglio verde per capirsi, tentano l’ultima esalazione. Fuori di rompimento metaforico vanno verso alti Hi-res, come Icaro. Dunque il 4k manco i cani non va più bene. E d’altronde con la realtà aumentata di cosa quando e perché che sottilizziamo a fa! Ora è la volta del 6k mentre i monitor della Mela erano sui i 5K qualche istante fa. Va da sé e vorrei vedere il videomaker che si butta sull’ultima incarnazione di Lumix (che a corredo ha le Microquattroterzi e palesissima contraddizione Panasonic!) a nome S1H. Ed immaginate di tenere in mano sto accrocco…scarsamente ergonomico per una cosiddetta reflex improponibile per una telecamera! Tant’è vero che poi bisogna dotarla di “gabbie” per brandeggiarle, questa come tutte le reflex folgorate dal video come Paolo su la via di Damasco (a latere grazie Putin). Insomma né carne né pesce. Specie poi se al posto dei classici obiettivi ci azzeccate quelli per cinema, rigorosamente manuali in diaframmi e fuochi, con relativa manopola che tanto cinema figo fa. Dice ma è per avere la botta piena e la moglie ubriaca: e l’uva nell’orto anche? Certo costicchiano le telecinecamere per videocinematografari, poi ci sono i “gimballi” a far girare la giostra di queste ultime esalazioni SH1 Panasonic. Beh per noialtri nostalgici incalliti (imbecilli?) romantici: e i contenuti? Oh bella ma se lo splendido McLuhan ci ripete a sfinimento di c…arrellate che il contenitore è il contenuto in orizzonte di fine civiltà umana: che dire ancora? Eh accattatevill’ e pazziate (comprate e trastullatevi) mentre la Nera signora a latere affila la Falce, triste solitaria e finale!

Panasonic LUMIX S1H

Man fotografo dal 1969


Ps. In tempi lontani e lo si è scritto giravamo con le Canon mute e poi sonore, con le Bolex 16 mm a manovella di carica e mica come agli inizi del Novecento…infine con le mitiche Arriflex per conto Rai

Memoria volatile




La scomparsa della stampa tout court di quei prodromi alla Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, un mondo in cui è reato avere libri di qualsiasi genere. E i pompieri incaricati di bruciarne (!) le case e suoi proprietari come in alcune pagine di Bradbury.
Certo per le giovani generazioni a smartphone non gliene potrà fregà de meno. Ma. Un mondo dove il controllo capillare e delle menti (che crea o co-partecipa alla cosiddetta realtà fenomenica) e ciò che persegue il Progetto luciferino (anche detto “ce lo chiede l’Europa”) d’una minoranza umanoide sionista su quei pochi che sopravvivranno come schiavi alla decimazione dell’Umanità, del suo ecosistema magistralmente “immortalato” dall’incappucciato Salgado, evirato cantore. Tutto si teine per chi ha capito il gioco.
Carta che già il contatto fisico, ritorniamo a libri et simila, è una di quelle cose come l’odore, appunto, della carta stampata, o di quando la mattina al solito bar l’aria satura di caffeina fa già salivare alla...Pavlov.
Ma la scomparsa della carta è trucco antico, dei tempi degli Scribi a latere Farisei. Carta canta alla lettera. E i rampolli luciferi, letto una volta, della Silicon Valley e dintorni, vanno a scuola come prima e più di prima: penna carta e calamaio, e libri di carta certo non digitale, come il buon Job (nomen omen) melomane ricordava ai rampolli: non usateli che lo strettissimo necessario. Se già la scrittura è “ricostruzione” arbitraria figurarsi il “ebook”. E poi, via, per millenni la trasmissione dei saperi è stato un fatto mnemonico. Arte menomica cui Pico della Mirandola, ad esempio, era maestro così come Giordano Brno poi incarcerato dal suo “mecenate” veneziano che attendava lo svelamento. Si certo poi la “roba” poco Malavoglia letteraria e tanta Civiltà giudaico-cristiana-greco-romana, ha avuto bisogno di “contrattazione” scritta: da tavolette d’argilla al papiro/paper della lingua barbara inglese, all’odierno. Sorte analoga per altra “carta” che oggi non meno di ieri si fabbrica dal Nulla, alla lettera per una cosiddetta società di solo Yesman. Consigli per gli acquisti, va…

Man

Shutterbug Moves Forward as Web-Only Publication


Ps. Memoria volatile tipica dei computer, quando accessi e quando...perdono dati, e annesse unità stoccaggio cangiante nel corso del tempo!
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