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Il fascino discreto del banco ottico
(disciplina e forma mentis essenziale)



Quando venivano (clienti) per fototessere...sì, interno lo Scalo Inferiore ex Ferrovie (reali) dello Stato, qui in questa umida landa di lampi e tuoni mentre scriviamo, uno scatolone consentiva già d’ auto-fotografarsi, e dopo pochi minuti (tre) la striscia di quattro (1+3 per i grembiulini all’ascolto pruriginoso) pronte tessere per documenti d’identità. Certo dal fotografo avevi un lavoro fatto a mestiere (arte) più “levigato” di matite e mattolina.
Sia come sia era la piroettante 6 x 9 Fatif su colonna, appunto, per fototessere. Colonna con saliscendi a filo via pomello, cui asse orizzontale era la fotocamera, tutt’altro semplice da usare. L’immagine, infatti, come da camera oscura scolastica (sottosopra per leggi fisiche per ovviarvi in uso e negli studi à la page di Milano un visore a specchio, quarantacinque gradi, capovolgeva la scena pur con lati invertit sinistra destra) bisognava d’essere mossa, su ruote sottostanti colonna, focheggiata (senza autofocus) e sul vetro smerigliato (niente mirroless FF o trequarti e na gazzosa) quadrettato per guida, in basso a capa sott’ (in giù) vi avevamo disegnato apposta la sagoma per “inquadrare” il soggettone uso dire, un dì, per cliente. Poi? Beh si caricava lo châssis al buio completo; una tacca su pellicola Ilford, Ferrania o Agfapan a sto punto non ricordiamo più, per i bordi si lasciava scivolare in scanalatura ad hoc, mentre in luce il resto della ripresa.
Vero al buio tutto è difficile e gli “occhi” sono le mani/tatto. Senonché un nostro amico, fotografo dell’Antichità sottostazione, così detta l’allora, Ministero della Pubblica Istruzione ché I Beni Culturali o pomposamente al corrente della Cultura (!?) senza mitico oltralpe Jack Lang verrà, ad opera del Senatore Spadolini nel millenocentosettantaquattro, il distacco definitivo dalla Pubblica Istruzione, e trasmutato in Beni Culturali tout court.
Ebbene il nostro veniva a trovarci, armato di Leicaflex ché la classe n'est pas de l'eau (!) il flash monotorcia grigio lieve Rollei, e rare volte con Rolleiflex. Viceversa chez-lui ministeriale Hasselblad e luci elettriche; i flash Bowens chiesti con insistenza dal suo assistente arriveranno agli inizi degli Ottanta, fra rimostranze di Pippo, questo era il suo nome, che guardava come “americanate” il tutto, sebbene funzionassero e bene.
Dunque, Pippo qualche volta si prestava a la posa, d’altronde era di casa o liaison con FotoBaffo, alias Rocco Abriola alias FotoLampo già ricordato altrove, simil Publifoto di Carrese memoria in Milano. Pippo, allora, entrava in camera oscura e ci stava tempo, tanto quanto a smontare alla lettera lo châssis, pezzo a pezzo, caricare la pellicola e, finalmente, novello Lazzaro venire di nuovo alla luce. Oh l'avessimo provato a fare noi “ragazzi di bottega” si sarebbero sentite le campane della circonvicina Chiesa S. Michele on main-street a coprire la “litania” di rimbrotti, termine pulitissimo e in lingua ‘taliana, lontana miglia e miglia...
Banco ottico e non solo per fototessere, l’usavamo anche, visto il soffietto estensibile oltre misura, per riproduzioni in un angolo dello studio su bacheca. Sicché l’ incombenza spettava a chi scrive e non altri, ché avevamo fatto callo e occhio, allo sviluppo negativo in base a matrimonio, ritratto eccetera. E di sti tempi con pioggia gelo e freddo il “bagno” (please not translate toilette or wc) di Dk-50 Kodak in vasche verticali di famigerati trentacinque litri (rigenero una volta ogni tanto aggiungendovi altro bagno più contrastato, Dekotol per carta fotografica, però) standard dell’epoca. Vasconi in bachelite rinforzata. Tempo di sviluppo s’aggirava per un ora causa freddo anzidetto (niente termostato se non...un’altra volta). E infine l’unico dello studio “abilitato” nel frattempo ad andarmene (la moglie brutta ed arcigna del Baffo, l’aveva sposata per la ricchissima dote, ma riempita di corne, ci provava, querula, a trattenermi) in giro per il centro cittadino. Scaduta infine l’ora, altri “canonici” quindici minuti di fissaggio senza bagno intermedio d’acqua e/o acido acetico, usato solo e soltanto durante la stampa; puzzo insopportabile di aceto!
E di banco ottico un po’ strano venne la Technika Linhof trediciperdiciotto a fotografare, tra l’altro, i “lucidi” disegni tecnici piante edifici e sezioni per conto, all’epoca, Soprintendenza Beni Paesaggistici e Architettonici in loco.
Infine, Cambo acquisto personale, formato novedodici. Tutto questa lunga promenade, ecco, mentre in giro per il web delle mirabilia si vedono e leggono di “triadi espositive” rumore “grana” che cacciata dalla porta rientra dalla finestra di plug-in emulazione della grana (!) che “gradiscono” i gallerioti con benda su occhio, non quello di Horus sinistro, gamba di legno di filibusteria e LGBT+ a corredo: culattoni come curatori.
E dinamismo di gamma, no? E “taglio” lenti ma che non devono tagliare alcunché se si gira, emulando, la pellicola analogica. Fotografia è una cosa, cine-video altra, quando si usavano i Cooke lens.
A noi vien da sorridere, dall’altro l’inverso a vedere, questo sì, il pollaio di parvenu si raccomanda certi pontefici napulitani e street photography oi né che scrivono baggianate a man salva, su “forum” o quelle cose che bisognano di “campanelle” per essere avvisati di altre baggianate; like sennò a sti pover’ marann’ finti benché imbonitori de facto così campan’ e tengono famiglia. Consigli per gli acquisti...va!

NB. Americani, pensa che ti ripensa, trovano il tempo (vedi link sottostante) di costruire cose fuori tempo: camere (convertibili pure ingranditori!) da banco o fascino e réclame della Giostra, che gli frega di trovarsi in Era digital, del bianconero e camera oscura...E pecunia non olet! Degno di nota l’ibridazione “plastica” via stampa 3D di banchi ottici di sti guagliune

(Copia & Incolla se vi pare)
https://intrepidcamera.co.uk/collections/camera?syclid=clgqhtu5ji7s738d9ukg&utm_campaign=emailmarketing_148971421936&utm_medium=email&utm_source=shopify_email

https://it.wikipedia.org/wiki/Linhof





Mondo governato da segni, simboli, cucchia e squadra!
Meno male va visto il clima generale che si dedica ai “grembiulini” che dire se non finanche un servizio Rai, da Milano apre il “tempio” ai profani e far vedere che loro, di squadra e compasso, sono buonissimi…e bravi...e quinte colonne indicibili esseri non necessariamente di questa Dimensione/Mondo


Massoneria, dentro la casa della Loggia di Milano: "I politici imparino da noi"
Apre oggi di fronte alla Stazione Centrale di Milano la nuova casa della Massoneria milanese. In Lombardia sono 1.800 i massoni aderenti al Grande Oriente d'Italia e secondo Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, essere Massoni oggi vuol dire rispettare gli altri e ascoltarsi l'un l'altro. Una pratica non molto utilizzata in Parlamento e su cui, secondo Bisi, i politici dovrebbero imparare dai Massoni. Il Grande Oratore del Grande Oriente d'Italia ci porta alla scoperta della casa milanese e dei simboli della Massoneria.
https://video.repubblica.it/edizione/milano/massoneria-dentro-la-casa-della-loggia-di-milano-i-politici-imparino-da-noi/198314/197357


Massoneria, politica e mafia. L'ex-Gran Maestro: "Ecco i segreti che non ho mai rivelato a nessuno"
https://www.youtube-nocookie.com/embed/YA-ryJ-2kPU

Francesco Burlamacchi fu eletto gonfaloniere della Repubblica di Lucca nel 1533. Da massima carica dello Stato organizzò una congiura contro Cosimo I dei Medici e, per questo, fu decapitato a Milano nel 1547 con l'accusa di aver minato la pace tra gli Stati italiani. A Burlamacchi è intitolata una delle più importanti logge massoniche di Lucca che, per celebrare i 300 anni della massoneria moderna, ha aperto il proprio tempio al pubblico. Un modo per contribuire a sollevare il velo di mistero che aleggia sull'attività delle logge e per illustrare quali siano, oggi, i compiti e i rituali dei nuovi fratelli muratori...
https://www.italiaoggi.it/news/la-massoneria-apre-al-pubblico-2215356

La Massoneria scossa da tensioni e veleni. Cosa sta succedendo? Il Gran Maestro Bisi: Nessun vertice azzerato
https://www.corriere.it/cronache/23_novembre_10/massoneria-scossa-tensioni-veleni-cosa-sta-succedendo-gran-maestro-bisi-nessun-vertice-azzerato-06e4ce10-7fb7-11ee-ac1f-c583414f2aa2.shtml

Apertura pubblica del tempio con il saluto del Viceministro Nencini
Un evento particolare ha preceduto l’allocuzione del Gran Maestro Stefano Bisi per apertura del Tempio allestito al Palacongressi di Rimini in occasione della Gran Loggia: l’omaggio a due grandi massoni del nostro tempo, Arnoldo Foà ed Enzo Maiorca, insigniti entrambi alla memoria della massima onorificenza del Grande Oriente, la Giordano Bruno, classe oro, che il Gran Maestro ha consegnato alla figlia del grande attore e alla moglie dell’immersionista e dei quali sono stati proiettati due bellissimi video, che hanno suscitato grande emozione tra il pubblico, uno in cui Foà leggeva la celebre poesia “If ” di Kipling e l’altro in cui Maiorca raccontava se stesso, la sua famiglia, la sua passione per il mare. E’ intervenuto poi, in rappresentanza del Comune di Rimini, l’assessore Mattia Morolli che ha dato il benvenuto ai Liberi Muratori che da anni scelgono la cittadina della riviera romagnola e il Palacongressi per la loro massima assemblea annuale.
Di seguito il saluto del Viceministro Riccardo Nencini – che ha preceduto l’allocuzione del Gran Maestro – al quale è stata conferita l’onorificenza Galileo Galilei, riconoscimento attribuito dal Grande Oriente d’Italia ai non massoni che si distinguono nella società civile
https://www.grandeoriente.it/apertura-pubblica-del-tempio-saluto-del-viceministro-nencini-video/



Nb. Sottostante i citati "pezzi" il link rimanda alla pagina per verifiche del caso o meno, per tanto chi ne vuole copi ed incolli come al solito: Così è se vi pare dal buon Pirandello


Ps. Surfando in Rete (non meno l'algoritmo di Google search, che punta via Cia-Mossad-Pentagono in primis, alle preferenze diciamo così personali) qui la cosa, poi, è del National Geographic schermata post (!) e si fa divertente, ecco. Ora siamo o non siamo un Diary d'immagine tout court, no? Spiace per Munari & Co, ché il gioco l'abbiamo capito e da mo'. Consigli per gli acquisti...






Al-di-là-del-bene-e-del-male

Oltre ogni ragionevole dubbio la giuridica formula quando traduce il fatto in res senza se e senza ma.
Ora se usiamo e non a caso il termine “minchiapixellista” motivo ci sarà. Sicché il sedicente fotografo o pontefice massimo nel suo, appunto, pontificale (Munari & Co.) racconta di pixel come unica e solitaria espressione della fotografia digitale. Si certo ora un distinguo ora un altro poi alla fine tutti “tengono famiglia” amorale quanto si vuole, però la casta è casta e va si rispettata...così dal Principe della risata, Totò. Ecco al sodo contendere: ma si può? Tutt’altro che conta e lo si è sperimentato ennesima volta con il calendario (cover post) autoprodotto per una scuola di danza e non solo, in formato cm 42 x 60. Misure queste appannaggio, dice chi ne sa, di milioni se non miliardi di (minchia)pixel. Minchiate per l’appunto, giacché il calendario, otto pagine bimestrale in bianconero virato antico brown nuance, vien fuori da una topolina a nome C 5060 WZ di Olympus che fu. Ebbene sì una “misera” Point & Shoot, purtuttavia stratosferica. E la cover dell’Almanacco ne è lampante visone; la “stiratura” dall’immagine di partenza diciamo così di cm 20 x 25 circa, che è parte del calendario nelle pagine interne, dal “francobollo” è stiracchiata a riempire un cm 42 x 60. E anche poggiando letteralmente la proboscide su la superficie in cerca della “scalettatura” si resta, non altrimenti, sorpresi del mira + culo (così detto su pergamene un tempo antico). Niente pixel a scaletta e niente di niente se non una cremosità di stampa da Hp Indigo d’un service al Nord Italia, già sperimentato, che ha fatto un buon lavoro. Infine complice il retino stocastico di stampa e non già la rosetta RGB convertita in CMYK ne siamo ampiamente soddisfatto, anche perché, strano ma vero, il calendario visto a distanza debita su muro, altro che miliardi di pixel che uno se li dovrebbe mettere…

Ps. Non si dica della visione umana, psicologia, circa "scalettature" che se avrebbe a male la Giostra degli acquisti. La stessa che su i famigerati stradali seipertre, réclame, nulla dice della visione, eppure lì i punti del retino vis-a-vis somigliano a "patate" e non...store alimentare

Pss. Le immagini del calendario sono quelle in https://www.manunzio.it/-s4555




Chi offre di più? Due


“Sei milioni di italiani fuggiti all’estero – Gli iscritti all’anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) al primo gennaio 2023 sono 5.933.418. Si tratta perlopiù di persone provenienti dal Sud (il 46, 5%), in minoranza dal Centro Italia (15,8%) e per il 37,8% dal Nord. Tuttavia nel rapporto si osserva una metamorfosi recente. Se fino a vent’anni fa a emigrare erano ancora persone di origine meridionale che cercavano fortuna Oltreoceano e portavano con sé la famiglia, oggi “la mobilità è caratterizzata da partenze dalle regioni del Centro-Nord dopo, nella maggior parte dei casi, un periodo meno lungo di mobilità interna Sud-Nord”. La terra da cui si fugge di più è la Sicilia, che registra 815mila residenti scappati oltre i confini nazionali al gennaio 2023. Seguono Lombardia, Campania, Veneto e Lazio. Meta prediletta: l’Europa.

A cambiare è anche il volto di chi va via. I residenti all’estero sono mediamente più istruiti e in prevalenza più giovani, hanno tra i 35 e i 49 anni. Rispetto al passato, aumentano le donne in fuga, raddoppiate rispetto al 2006. Sono oltre 2,8 milioni, e costituiscono il 48,2% del totale. Motore della partenza, per tutti, non è più la volontà di “sfuggire da situazioni di fragilità economica e occupazionale – dice il report – ma il desiderio di rivalsa e crescita”. Secondo la fondazione Migrantes,questa è “l’Italia che continua a crescere fuori dall’Italia”

Scarsa attrattività del welfare familiare italiano”: ecco perché i 30enni che vivono all’estero non vogliono tornare
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/13/scarsa-attrattivita-del-welfare-familiare-italiano-ecco-perche-i-30enni-che-vivono-allestero-non-vogliono-tornare-il-rapporto/7351313/


Ps. Il pianificato meticoloso Kalergi piano è come "vasi comunicanti" si svuota da una parte e arriva dall'altra, africani (in)seminatori: mamma tu sei bianca e papà è nero, e io chi sono? Così la bambina "bastarda" a nostra conoscenza diretta. Razza bastarda che è tutt'altro che offensiva: senza Iddio, senza patria, senza diritti, senza niente di niente i neo-schiavi per contrastare l'egemonia inarrestabile se non con redde rationem nucleare cinese e asiatica tout court dei soliti babilonesi arrivati, comunque, al capolinea della cosiddetta "storia" che si sono auto-scritta



Arte...funeraria (Necrocultura)


Il grado di dissoluzione, oltre ogni ragionevole dubbio, dell’Occidente è impossibile a definirsi. Infatti i soliti babilonesi, sangue blu a o meno, pensano di governare il terraqueo ad libitum. E non si fanno capaci, lo sanno ma schiumano bava e danno mazzate a destra e sinistra come se poi, appunto, non tocchi loro….vennero a prendere me e non era rimasto più nessuno.
Arte mortuaria o funebre che dir si voglia, manufatti di cultura che dell’oltre “tromba” ne ha fatto religione nel bene e soprattutto nel male. E questi tuttavia ha portato a “esorcizzare” la Falciatrice, cui cerimoniale funebre o “trasmigrazione” il viaggio del defunto: Egitto docet sopratutto. E dall’altro darne, della Morte, un senso all’interno del sempiterno ciclo della cosiddetta “natura” virgolette molto necessarie ad evitare soliti equivoci dei notori babilonesi, che impazzano e da ultimo in quel vero e proprio Olocausto in Terra Santa (!!!) poi. Faremo un giorno il dì della Memoria di essi?
Navigando in Rete delle mirabilia, allora, ci si imbatte per quelli “arcani” in un tale, ovviamente fotografo, ma strano e non poco. Costui è un anglo, cui esoterico colore, vista la latitudine, è il Nero sue Nebbie e Delitti (serial Rai con Barbareschi policeman). Ora si dirà: ‘mbe? Bocche buone. Il nostro nordico esemplare di fauna sembra ascrivibile nella categoria, si, dei “fotografi” ma dei radiologi a dir vero; quelli che un tempo nei loro lab (si ricorda il puzzo tipico degli acidi cosiddetti di laboratorio analogico) fotografavano con macchine a Raggi-X ora questo apparato ora quest’altro, ora una frattura ora una pantografia delle arcate dentarie. Fotografi de facto filologicamente, ecco, chiacchierando. Eppure sino ai fatti cui narriamo nessuno di questi medici, de facto pure questo, si sarebbe sognato di mettere in bella mostra, appeso in Gallerie à la page, i reperti diagnostici e spacciarli per Arte. Spaccio della Bestia, eh Sara Munari & Co che ricordiamo nei nostri pensieri, da mane a sera, e mai dimentica!
Un sodale, comare Munari, di quei che con la scusa dei Raggi-X fotografa come se il fotografato sia né più né meno che un ready-made…

(Copia & Incolla se vi pare)
https://www.nickveasey.com/diasec

see below:

Dear Sir I saw the incredible you mortuary photography X- Ray, and if possible where is your (self portrait) in pose of cadaver (dead body)?

Thanks in advance
Manunzio photographer since 1969


Reply:

Sorry I don't really understand your question Michele?

Best
Nick Vaesey
Process Gallery
Sandway Road, Sandway, Lenham, Kent, ME17 2LU
T. +44 (0)1622 851975


Re-Re

Mike and not Michele french sound, first. Secondly I still don’t understand you photos: are medical? Are for funeral home? For BigPahrma? Please explain me.
Thanks

Manunzio photographer since 1969


Reply (again)

Our market is fine art. Search for Nick Veasey X-Ray art – you’ll find lots of articles and videos.

Best
Nick Vaesey


I re-wrote

Thaks for reply, but: what? Fine Art this? Oh I think you are a diagnostic X- Ray doctor , a simply amateur that for divertissement, passe off as medical x-ray the “art”. Please when you say “art” rinse your mouth. Radiography is only X- Ray. History of Art is other. No word.

Sincerely
Manunzio photographer since 1969


E un po’ incazzato (by Jove?) l’ulteriore risposta da “artista” mostrando gli alamari, i gradi, comprati chissà dove, oppure omaggio, oops free, della sua Loggia nel Kent della Perfida Albione

Do you have to be so rude?

https://www.artsy.net/article/artsy-editorial-duchamps-urinal-changed-art-forever

Nick Vaesey


Final...

Ohh oui je sais Monsieur Duchamp an artist ready-made and his urinal. I undertstand: urine as (people) life!
No sir in my curriculum was/is Storia dell’Arte, because and before all photograher, I’m a Italian Teacher, and not a “rude”. Excuse me (from french excuse-moi) sir: rude from Old French ruide (13c.) and directly from Latin rudis "rough, crude, unlearned" is a word latin as tons of English words?

Intelligenti pauca verba

Manunzio photographer since 1969



Ps. Questi so’ i compari della Munari & Co, che con la scusa dell’arte (Franza Spagna purché se magna) tutti e tutto a, ossa, sebbene lor signori sono de facto della Loggia "Skull & Bone 322" dei “grembiulini” ameri + cani?

Pss. Il necrofilo fotografo in narrato abita, forse in loculo, nel Kent of England, e fate caso dove: Sandway Road, Sandway, Lenham, Kent, ME17 2L UK. Sand-way-via: sabbia, alias...terra levis latina citazione funebre. E ancora Len + ham cos’è uno scherzo macabro? Nomen omen!


Immagine © Archivo Fratelli Alinari


Un mondo
Era una volta la lingua italiana: offrire il destro (braccio) per cogliere il pretesto, qui d'immagine trovata, a caso, su la Rete.
Il brusio degli astanti “è arrivato il ritrattore” materializza, su la soglia di casa, la silhouette del fotografo in abiti da cerimonia. E non si sa se il giorno del si, matrimonio che di lì a breve immortalerà, sia la figura più importante ed elegante del resto; sottotraccia la tensione percorre i futuri sposi, anche perché a lui è demandata la memoria visiva del fausto evento, formato album, che oggi è sostituito da telefonini usa e getta. Fotografie, pattuite da tempo con caparra, in bianconero trediciperdicotto per “sparagnà” qualche soldo, diciotto per ventiquattro per chi gode di certo status e, approfittando dell’evento, mostrare agli altri (l'album fotografico poi come edicole votive richiudibile girava di casa in casa) il suo “avanzamento” sociale, per di più posto fisso in questo o quell’Ente, Anni Sessanta del Novecento.
Si veniva scaricati (non eravamo patentati ché squattrinati dal patron dello studio fotografico nelle masserie più sperdute, piccoli paesi; vigeva allora la regola non scritta ma concordata in “assemblea” di categoria per la spartizione, zona d’influenza, luoghi di “conquista” cui si ricavava rendita dalle cerimonie tout court, come più o meno usanza medievale grazie soprattutto al compare locale, iscritto in una più vasta rete familiare e di compari San Giovanni; sensale, factotum, in accordo con il fotografo vi ricavava “ringraziamento” formato cartamoneta, o servigi di varia natura, patrocinato sempre dal patron lo studio fotografico, nel Capoluogo: visure catastali, ricette mediche e simila per sé e la rete di amici e famigli del clan) già di buon mattino quando tutt’intorno sembrava ed era la camerata allo squillo della tromba: chi di qui chi di là, mezzo calzati e vestiti usava dire. Un vai e vieni discretamente spaesato. E la “capera” al solito che tarda ad arrivare e preoccupazione. Tutto il tramestio avveniva fra mura domestiche della sposa, figura preminente dell’evento.
Frammisto a profumi di toilette, aleggiava per la masseria, casolare, altrettanto aroma di cucina con i suoi addetti, scelti fra le migliori della zona o da altre convicine e rinomate per preparare il pranzo nuziale, da lasciare con tanto di occhi di meraviglia, e panze piene all’inverosimile: ‘ann gì cu li man’ p’ ‘nderra. Tanto venivano “riempiti” gli invitati da tornarsene, poi, nelle proprie abitazioni satolli, sazi e pieni da "strisciare" su le ginocchia, il massimo dell’ospitalità. Crepi l’avarizia almeno quel giorno!
Nella borsa (da stadio, baule enorme) del fotografo, tra rullini 120 Agfapan bianconero, Rollei biottica doppia si sa mai, e Metz gemelli per ogni evenienza, controllato e verificato con maniacale fare il giorno prima dell’evento, trova posto finanche il bouquet per la sposa, “pensierino” da parte dello “studio fotografico” e sornione compare di San Giovanni lì presente, a sottolineare…
La mattina si presenta già calda, afosa, il sole fa la sua, ma il Metz/Multiblitz flash montato su staffa alla Rollei, e lì proprio per il fill-in ed evitare ombre sui volti (s'immagini il lieve candore della sposa e l’abbronzatura, ecco, dello sposo-zappatore e quand'altri più bianconero di così!) soprattutto all’aperto.
Il corteo finalmente avanza tra ali di folla dei paesani. Una processione elegante. Si, a volte le macchine (auto anche a nolo) sono indispensabili per il tragitto verso la Chiesa Madre, e tanto per sottolineare l’importanza del giorno e l’evento; più sovente è un procedere lento (anche troppo) del corteo con la sposa in abito bianchissimo e poco strascico (mica quei filmati bianconero Rai di regine, nobili e parvenu, spose dagli strascichi chilometrici e paggi scoglionati per la cosa!).
La sposa al braccio del babbo, del fratello nel caso avverso, finanche zio diretto muove verso destinazione. E l’ora dello scampanio e l’ingresso in chiesa addobbato lungo navate. E poi...lo sposo che prende in “carico” la sposa e…Fleshate si susseguono: scambio anelli, rituale della firma da non mancare per nessuna ragione è per questo il doppio corpo Rollei: una raffica non motorizzata ma meditata al momento giusto.
L’usciata fra scampanio, un’altra, e riso su gli sposi. Riso? Una pioggia torrenziale pure pericoloso ché era d’uso menare manciate su i poveri sposi, chini la testa a protezione del riso e “confetti” e monete auguranti, ma contundenti non poco!
Flash a seguire, manovella della Rollei un giro avanti uno dietro per “armare” l’otturatore e spingere in avanti la pellicola d’un altro fotogramma.
La sala, l’ammuina da stadio, bambini a rincorrere su l’acciottolato ancora confetti e monete; l’ingresso degli sposi con “brinns’” in coppe di metallo poi vetro pretenzioso. Tutto fra mura domestiche, tutto al più di “ristoranti” bardati, o en plein air di masseria tirata a "specchio" come non mai. Così lo sposalizio dello zio da somigliare a quei festini all’aperto stile “’mericano” come se ne vedono negli odierni schermi televisivi, a puntate, da Dallas in poi.
A sera (notte!) mezzo distrutto per il giorno, eccoti pimpante il patron azzimato ed impomatato da paura, mellifluo avvicinarsi agli sposi per i convenevoli del caso, sotto lo sguardo, a latere, del compare di San Giovanni, e rituale: “A posto?” e rimando “Si, tutt’apposto!” draconiane parole. Saluti, infine pacche su la spalla a questo e quello, infilato la macchina il fotografo di lato con il patron giusto due battute e il sonno cala inesorabile, così sino al Capoluogo. Domani è un altro giorno con sviluppo dei negativi, poi la stampa...



Ps. Tutti i giorni venivano dalla provincia ‘ncapa a lu monn’” le seicento multiple, millecento fiammanti d’autisti noleggiatori, portavano gente per i servizi più vari e disparati da sbrigare ne Capoluogo lucano. Un’avventura che si leggeva sui volti dei “forastieri” fra l'incredulo e spaurito come certi passi di Lauzi, Genova per noi.
Non c’erano liste nozze, sicché ogni regalo era per di più pensato per “praticità”. Si, i parenti più stretti chiedevano cosa abbisognasse gli sposi, per il resto si è detto.
Capera/pettinatrice/parrucchiera a domicilio la donna esperta per “aggiustare messa in piega” della sposa e della mamma, zie e…
Ritrattore con voce guttural-sguaiata sta per ritrattista fotografo



Banco ottico e dintorni

Immagine cover: Cambo dieci-dodici e pellicola Fujifilm 64T no Kodak Tungsten à la page. Emulsione nipponica bella e talentuosa. E fummo i primi sull'italico suolo a farne prova grazie ad un amico che a Bari ne aveva fatto, come in sordina, prime scorte e anche dell'ottima Fujichrome 100. Anzi di questa una selezione d'archivio ne inviammo ad una di quelle riviste (Bell'Italia?) che ancora lo pigliavano...il plasticone con trenta dia intelaiate. Senonché dovevano essere Kodak perché aggiunse la gentil donzella “abbiamo macchine tarate”. Tara mentale a dir vero. E tutto giocato su abile marketing, equivoco, eterodiretto al solito, anzi la chiameremmo oggi in orizzonti di guerra: sabotaggio. Certo vi era un che di vero nella taratura e stava nel fatto che i cosiddetti lab (uno o due sempre “tarati” per solo Fujifilm nella Milano da...bere all'epoca analogica) che calavano nel brodo simil Pensiero Unico per il terraqueo (lei capisce perfettamente Munari, eh) E-6; vi buttavano, anzitutto Kodak e non si chiede all'oste se il vino e buono. Le Agfachrome stupende stellari e dai grigi squisiti passate le Forche Gaudine del' E-6 unico “trattamento” per il terraqueo (pensare che prima i film li potevi “processare” a casa a venti-gradi ed inversione a luce**). E non così l'eccelsa Fujifilm che doveva stare uno o due minuti in più nella sbianca-fix sempre E-6 per avere colori giusti non affetti da “cast” magenta e bei verdi.Pure quei babbei di Progresso Fotografico lamentavano, in test aumma aumma, il “cast” richiamato.
E qui due cose: incominciammo a sviluppare da noi tanto le Kodak EPR-64: un must in brodo E6, via alternativa chimici Ornano (scomparsa la quale logo e chimica è ripreso da Bellini nazionalpopolare) che le Fujiifilm, allungando il tempo dello sbianca-fix...
La seconda è tragicomica mazzetta non altrimenti: “contrordine compagni” direte dai soliti compagni russi per noi sessantottini? Macché gli Yankee diedero disco verde (confezione Fujifilm lo sono guarda caso, come grigio le Agfachrome non a caso pure questo; giallo Kodak che su le stampe per carità di patria finiamo qui) e fu Fujfilm a sbancare con la gloriosa Velvia50, detta Kodachrome in brodo E-6 “tarato”. Una doppia pagina offset da pellicola trentacinque-millimetri da impallidire quei del National Geographic. E così tutti i lab e rotative a seguire si piegarono, al solito a novanta agli Yankee a gradi, ma vuoi mettere? Ma Fujifilm was is again the best(iale).
E ritorniamo a noi. Dunque l'immagine: Cambo camera si è detto Fujifilm. Luci? Semplice Nitraphoto sul fondo a sinistra e basso destra sebbene schermata. Props “caffettiera” fatta a mano e zampillo di cartone per “caffellatte” in tazza di latta e ovatta a mo' di schiuma: cornetto preso in pasticceria ché ancora non c'erano confezionati come appare, così, l'immagine in Manunzio.it/Still (se vi pare dateci un occhiata altrimenti amici come prima). Il solito Manunzio fra “vero” e finzione scenica. To be or not to be...beh ai posteri l'ardua sentenza, no? Mah che s'adda fa per chiudere il pezzo...

**Lungo a dirsi facile a farsi e per le Agfachrome l'inversione dopo un “normale” sviluppo in tank iniziale bianconero, consisteva nel far “prendere luce” con buona potenza luminosa artificiale: alcuni testi sacri volevano, addirittura srotolata l'intero rullino da le spirali Paterson (e con il piffero rimettere in sito) e continuare poi, al chiuso della tank, il successivo sviluppo poi sbianca-fix e lavaggio terminale va da sé. Il risultato, e che risultato, appagava la fatica di tenere a bagnomaria tutto: chimici e tank




Nb1. Epr indicava su scatoletta e rullino la dia “fresca” di giornata e si consigliava stoccaggio in frigo come per le uova appena munte...oops rilasciate. Senza la r finale, pur sempre Kodak slide, invece le diapositive già “maturate” pronte all'uso: friggi e magna. E fra pro e dilettanti emulsioni solo differenza di prezzo avec allure: archivio Manunzio docet. Vero è che dopo tempo il trattamento domestico con teutonica Jobo tank termostata da paura (!) trovammo il nostro buon Samaritano, non biblico bensì a pagamento, si capisce. Un paese alle falde del Vulture buon Aglianico, il lab che andavamo a trovare di notte quando nell'ora delle tenebre, ecco, si calavano non già strascinati orecchiette o manate caserecce, bensì i 135 e 120 diacolor (così un tempo la dizione e circolava per agenzie stile Grazia Neri la decana, qualcuno lo dica alla “pimpante” Munari: anzi che se vuole le facciamo in qualsiasi workshop a gratis un servizzietto, ma un servizietto da leccare la f...accia) del giorno. E portavamo: doppio corpo Contax e ottiche Zeiss, Asahi Pentax seisette e ottiche, Zenza Bronica...roba che neanche un sergente mangione usavamo dire durante la naja militare oserebbe
Nitraphoto 250 Watt di potenza in lampade opaline per luce artificiale simil giornata diurna velata, opalescente



Song n'omm' 'nzist


No niente english sound please ché è napoletano e letterale: sono un uomo 'nzist ossia capace, temprato, squadrato quanto serve, positivo, ecco. Vabbè si fa notte. E dunque cercavo proprio lo sketch di sessant'anni fa a dimostrazione di un fatto, ennesimo, ma non è il caso. Viceversa, di nuovo, l'invenzione de l' “accavallatore” (minuto 11.30 video) si inscrive in quel uso dire “killer application”. Killer, eh e ce l'hanno nel sangue certe paroline sanguinanti gli inglesi 'mericani.
In una scenografia completamente vuota e oggi una bestemmia, Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi (Stasera Rita Pavone 1965) in completo scuro giacca e cravatta d'antan, calamitano inesorabili: E, ancora, tutto scorre in bianconero in formato quattro-terzi in scatole di legno finto-vero-veromile così un tempo i televisori, spesso su carrelli in vetro o nell'angolo chic del salotto a soprammobile. Tutto questo, oggi il Nulla sistemico e Cancel Culture a salve, eterodiretto che non intacca (mica fessi!) le “sorti magnifiche e progressive del Capitalismo” stavolta scritto senza k-killer: intelligenti pauca verba, no? Mah...

Manunzio photographer since 1969


Tognazzi à la carte (Copia & Incolla se vi pare)

https://www.raiplay.it/video/2020/09/Tognazzi-a-la-carte---A-Stasera-Rita-5393db18-2ebd-47b8-bd8e-e4b15245fd32.htmla


Sviolinate fra due attori, Gianfranco Ravasi ecclesiastico e Carlo Rovelli scienziato, che a certo punto invertono le parti non credente-ateo per imbellettare le loro baggianate e deliziare il pubblico beota convenuto; anzi lo scienziato candido afferma socraticamente falso come l'oro di bologna, di non sapere. E che là fuori, continua, extra umane vite poco si sa, alla faccia della razionalità 1717 (Anno Domini Massoneria fecit) Taverna dell'Oca London City


Fiat Lux Genesi 1.3
(Delenda Munari est)



Sostanza per chi fa fotografia altro che minchiate di pixel. Simbolo pregnante che non troverete certo sponda nelle baggianate via Nasa o Never Space Agency d'altre volte fatto cenno, cui Sara Munari figlia delle “stelle” è Vestale prezzolata del Pensiero Unico.
Dato premessa, che poco tange con fatti personali circa la Vestale (poco ci frega d'essa se non il fatto che propala cose contro cui siamo razionalmente acerrimi, avversi e contrari per tacer d'altro) veniamo a noi.
Dunque, luce e di un duetto spassoso fra “credente” e uno “scienziato” cui ateità tuttavia è pietosa, fa ride, anzi, giustifica a piene mani il rivale teista parte del duetto. Tutta messinscena, questo è, in Trinacria e nel Cortile dei Gentili, simil luogo del Tempio Sionista a Gerusalemme. Gentili i non intruppati nelle baggianate di Yahweh o detto senza vocali ma cavernicola Yhwn, un amico degli amici: intelligenti puca verba.
Si diceva della figura barbina ( 'o e merd'?) dell'ateo scienziato a salve che non sa assolutamente una mazza di religione e catto-cristiana in primis: voi guidate un treno senza sapere come e perché alla faccia della “razionalità” (prestito dal Nobel Rubbia) !
Ma si è detto è una sceneggiata dove il matador è il Cardinal Ravasi (già da Canale Cinque) ex ras Dicastero Vaticano Spa per la Cultura. Una lenza, un affabulatore un pifferaio in questo simile alla Munari & Co. Una Sirena mitologica non quella delle fabbriche! Eloquio ma per chi intende, però, il curialese e conosce le Scritture cui l'ateo scienziato sa manco l'esistenza, sebbene figlio di...del Pensiero Giuadaico-Cristaino-Greco-Romano e ci si ferma qui.
Suddiviso in due parti il duetto per chi ha cultura superiore è da vedè.
Infine e non diversamente qua e là spunta il Caravaggio creatore, questo sì, del Cielo e della Terra, non le corbellerie della Genesi. Maestro di luce un tantino luciferina ma qui è saggio ed opportuno fermarsi: vero “alchemico” cardinal Del Monte?

(Copia & Incolla se vi pare)

Gianfranco Ravasi e Carlo Rovelli: dialogo sulla luce (parte I e II) -Cortile dei Gentili
https://www.youtube-nocookie.com/embed/yJP7LWjDHX0
https://www.youtube-nocookie.com/embed/9HUCYaJfwF8


...le tre divinità sono associabili a tre elementi: Giove (Aria) Plutone (Terra) Nettuno (Acqua)...Villa Ludovisi già del Cardinal Del Monte
https://it.wikipedia.org/wiki/Giove,_Nettuno_e_Plutone

Papa Francesco silura il cardinal Ravasi: al suo posto arriva Tolentino
https://www.affaritaliani.it/esteri/papa-francesco-silura-il-cardinal-ravasi-al-suo-posto-arriva-tolentino-817524.html

Manunzio fotografo sin dal 1969


Non serve alcuna laurea economica o equipollente, quanto studi umanistici e predisposizione per la Storia che per noi sessantottini...a comprendere che il sempiterno ciclo della schiavitù babilonese giunge a conclusione. E ad un modello di “democrazia delle regole” rapaci va sostituendosi altro, simile a noi fotografi (Munari non vi entra per ovvie ragioni più volte fatto cenno) nell' inquadrare e da diversa angolazione e/ o cambio focale la scena; infine perché non siamo Polifemo monoculare.
Fotografia per gentile "concessione" R. G. Rofrano, coniuge



Lo Scavo o la Metafora, mica tanto, fine Occidente
L'orologio segna le tre meno un quarto o, se preferite, le due e tre quarti (giorno esoterico di 24 ore, contrapposte alle 12 più che di Rito scozzese, oliato umidificato e retto + ficcato, latino: Am e Pm) di notte del Cinque Agosto Anno Domini 2023, sequel di una “notte tempestosa”. Notte illuminata di solo fari sormontante le due ruspe, e riflessi dell'androne colonnato del Manunzio palazzo. Cinque uomini, manco una dozzina, già prossima alle tenebre (pericolose dalle tre alle mattutine cinque, questione energetiche ed altro non dicibile) finiscono lo Scavo. Maiuscola d'obbligo: episodio tra un prima ed un dopo sulla Time-line della Storia e mai più ritornerà allo status quo ante: mettetevelo nella cervella (pure da qualche altra parte) grembiulini babilonesi!
Scavo che prende, s'è accennato, da banale dissesto del terreno per farsi voragine: Metafora, proprio così, sotto un sole implacabile giorni e giorni che non dà tregua per noi che, viceversa, al fresco di finestre aperte (niente condizionatori please!) udiamo il ritmare della scavatrice e rade voci degli operai non sono “caucasici” bensì “abbronzati”. Sì non africani neri neri o nigeriani, anzi, che capellino rap bermuda e cell paiono vacanzieri mentre passano (sorta di contrappasso?) davanti a “terzomondisti” intenti ai lavori forse “pakistani” così almeno le sembianze. Non li vedo mai bere gli “orientali”, eppure han carne ed ossa come noi altri, se non a sera, con il ruspista che si cala na bottiglia intera intera. Vero che da un pick-up scaricano casette di acqua...
Mondi: chi osserva, curiosi e passanti occidentali ben pasciuti, anche troppo, braccia fuori dal finestrino stile play-boy d'antan mentre passano, buttano sguardo e via per i loro traffici. Vero pure quest'altra al balcone sovrastante i lavori un “guardone” che riferisce qui dei fatti: Manunzio simil pensionati di Giacobazzi Zelig.
Scavo, ancora, contrapposto a quell'altro dirimpetto della posa tubi per fibra ottica: ennesima per i bambinoni (gross' piccl' e menzan', espressione per indicare infanti a rimbambiti anziani: tutti) occidentali. Il grande schermo del Ministero della Verità a piene mani circa le “sorti magnifiche e progressive del Kapitale” (k as killer).
Scavo, infine, tra finzione (posa fibra ottica) e realtà di fogna, che una notte buia e tempestosa è venuta a galla, letterale, di liquami. Lì, dunque, posa alla Henry Ford, catena di montaggio tanto la precisione, qui braccia sotto balcone nere per fatica bestiale d' pal & pic' o badile e piccone, alla bisogna, come flash back d'un tempo forgiato da uomini. Il Mondo è cambiato per sempre. Sic transit gloria Mundi!

Ps. Il condominio difronte a livello del nostro terzo piano un tempo ospitava, ecco, una colonia di nigeriani, ora non più, giacché turn-over cablato per chi intende la “sostituzione” etnica all'interno della più ampia teoria Kalergi & Soros. Prendono fresco con cell in mano fuori balcone (luce accesa tutta la notte) or vedi “indiani-pakistani” del caso: comunque maggioranza di popoli planetaria che reclama, giustamente, il suo “posto al sole” mentre qui giochiamo ancora con droni e cazzate varie, tanto in Europa quanto, manco a dire, in Africa



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