Manunzio



Immagini ( e impaginato da Manunzio) dal ricettario lucano anni novanta per conto dell'Azienda del Turismo regionale, prodotto interamente con Zenza Bronica SQ-A e ottica Zenzanon 80 mm f 2.8; l'illuminazione alogene riflesse su muro completamente intonacato di bianco, e soffitto di pari colore. Poiché il set allestito era presso ristorante, che si era prestato alle riprese, pur doveva aprire ai clienti e da qui l'uso di attrezzature al minimo per non intralciare il normale e diuturno lavoro del ristoratore, chef e suoi collaboratori nonché l'accesso di sempre numerosi clienti in considerazione dell'ottimo rapporto qualità-prezzo


Memento audere semper
(Food Photography)

Se ne parlava un post fa. Sì, Manunzio dedica tempo al cosiddetto food da non meno di trent'anni e in analogico, pellicola dia per intenderci, Kodak Epr-64 in bagno E-6 che nottetempo, d'estate, portavamo in un Lab colore alle falde del Vulture: named volcano land not bird paisà!
Ora la cosa è lunghetta e la dividiamo ché non sarebbe “digeribile” su quella colonna infame che è il cellulare: scrollare per abbandonare subito la lettura per gli analfabeti di ritorno figurarsi l'andata, non è caso.
Food va, e antefatto l'acquisto della Zenza Bronica SQ-A, tutt'altro che ripiego di sua eccellentissima Hasselblad: oddio su le pagine di Tutti Fotografi, un malcelato stizzito articolo ne parlava, si bene, della Zenza e però...Sicché per chi ha mai usato l'un e l'altro corpo: che ce ne viene?
Consentitemi al solito uno stacco: porto i plasticoni (sacca di plastica a scomparti trasparente con dentro i sei per sei) immortalati da Zenza e sue bellissime e nitide ottiche per stizziti furibondi Zeissman. Bene l'allora Agenzia Panda Photo, sede romana, mi riceve previa telefonata e lascio in archivio i plasticoni non prima che l'imb...elle che le guarda sull'opalino e contafili nell'altra (cosiddetta lente d'ingrandimento usata per i tessuti e mutuata poi per esaminare i negativi o dia su 135, mentre per il seisei bisognava dissanguarsi con trecentomila lire di lupe, così il termine tecnico mah, della Schneider Kreuznach Magnifier 6x6 per gustarsi l'intero sei per sei...) esclama: Hasselblad, eh! Tu mo' che dici lo mandi solo a fanculo? Per chi conosce a mena dito tanto le biottiche tipo Rollei Yashica e per certi momenti Minolta (si l'aveva in dotazione un fotografo figaro-coiffeur pour dames di paese alias Lorito se memoria regge i cinquant'anni e passa di ricordo) e mono-lenti Hasselblad Zenza Bronica e la Rollei SL66, che un giorno o l'altro ri-descriveremo in ogni sua infinitesimale rotellina di ingranaggi di questo vero e proprio Panzer tedesco indistruttibile e pari lenti Zeiss come Hassel...sa il valore delle cose! E le corna? No niente “delitto d'onore” contemplato in vetusti Codice d'Onore Penale, casomai “impronta” svirgolature, si, ai quattro angoli del fotogramma: Hassel a sx ha due tacchette, Zenza i quattro lati sono “svolazzanti” Yashica arrotondati etc etc etc.
Torniamo a Zenza cui lenti erano, se ben ricordo, prodotte nientemeno che da Nikon: quando stampavo in bianconero su Galerie Ilford, il meglio del meglio, i negativi di una EC Zenza di un amico, poi diventato anche un bravo direttore della fotografia nella Milano lì lì da scolarsi le ultime gocce delle pazzie craxiane (oltre oceano governava il mondo un cowboy mezzo attore western alias Donald Reagen & Sodali europoidi di qua) Anni Ottanta secolo tramontato alle spalle: i peli del viso si potevano contare, il fotografo che come me faceva reportage a go-go. Fermiamoci qua, va...



Sottostante i link per conoscere la Zenza Bronica e il modello SQ-Q (paisà copia il link/s e provaci a verificare sul Web poiché non assumiamo nessuna responsabilità se nel frattempo sia stato rimosso etc)


https://www.nocsensei.com/camera/storia/massimilianoterzi/zenza-bronica-ovvero-la-macchina-di-zenzaburo/

https://www.nadir.it/ob-fot/ZENZA_SQA/default.htm

Nb. Di quest'ultimo collegamento esprimiamo tutta la nostra riprovazione in ragione del fatto, esposto nel post, di certa malcelata stizza. E diciamola tutta: i “fotografi veri” usavano in Era analogica Nikon & e per medio formato Hasselblad, mentre le “lastre” diecidodici erano appannaggio delle Sinar e parco lampo Elinchrom, mai e poi mai i “dilettanteschi” Bowens et simila a dirne una. Pregiudizi prezzolati, quindi, di gentaglia omologhi dei “giornalaisti” a libro paga dei citati brand, cui, tuttavia, nulla si può di male non foss'altro per prova provata, come altrettanto per la Zenza Bronica meccano-elettrica che hai mai creato problemi. Mai e non certo trattata con i guanti bianchi. Troppo spesso le “prove” o “recensioni” ancor oggi e di casi se può fornire quanti se ne vuole, uno si ha fotocopia poiché propostomi come “correttore” più di bozze coglionate a man salva!



Lavorare stanca...si è di Pavese ma torna utile, eccome. Meglio le tastiere che il set allestito che manco sorge il sole e forse il canto del gallo, vabbé: Mussolini è già a cavallo!
Stare dietro un set è qualcosa che all'inizio, picchete picchete, una passeggiata poi passano le ore e il caldo africano (mai visto di sti tempi da cane) asciuga le risorse psico & somatiche pure. Vabbene quel che c'era da inquadrare...e ci mancherebbe ma prossimo la mezza-dia Manunzio crolla. E' così non perché gli “anni avanzano” pure questo è vero ed altrettanto che modus operandi da sempre, più o meno. Dunque, si dirà e Coin? Oh bella ma è il negozio delle “cose belle” e dei props che preferisco non tradurre da quella barbarie che è il cosiddetto inglese, linguaggio va da sé.

Insomma accessori diciamo cose, oggettistica aè...props for food photography: understand paisà? Ecco.
E props di colore bianco vero must per chi non fa stretto stretto fotografia di alimenti...Manunzio se lei non si distingue, eh! Ma no è che mettere in mostra cose mangerecce, oltre le televisioni da mane a sera, la Rete avessi voglia: una mania. E poi le fotogra + fesse di calembour cercato, donne. ...vicino ai fornelli come ieri più di ieri. Ah senza dubbio (?!) a fare foto-food, mica a cucinà che le signore si sono emancipate dalle piastre a gas, adesso viceversa usano l'elettricità...ma sempre per lo scatto. Si capisce.
Permettete un attimo: c'è una magrolina giovane e carina americana che paziea (dal napoletano pazziare che rima con gioco, eh) con Canon e sta in cucina. Carina lei il marito pare un brocco e di tanto in tanto i suoi figli sul set mangiucchiano...saran beta tester?
Veniamo a noi. Coin negozio, infine, visitato spesso ché su gli scaffali di cose per lo still life che altrimenti trovereste solo 'ncppa a landa di nome Amazonia: sì, dice il logo, da la A alla lettera Z. Uhm...però le chiappe bisogna alzare altrimenti le kilocalorie diventano quintalcalorie e buonanotte: lato traslato e come ve pare!

NB. Sopra il set con una piccola componente di "props" da Coin. La luce che alla destra illumina il tutto è del solito bank: sì, ma di finestra reale primo pomeriggio prima di scatenarsi la puntuale "bomba d'acqua". Virgolette per chi intende.


PS. Per qualche imb...elle a telecomando, pur non dovuto per chi legge Manunzio punto it, che non abbiamo nessun legame commerciale, manifesto o sotterraneo con la richiamata Coin


© Foto Manunzio/Michele Annunziata

Less is...more

Azzeccata perifrasi in lingua, detta, inglese mistero nel mistero linguistico universale. Sia. Tuttavia affardellare farcire ed infine inzeppare la scena di ogni cosa a noi ci urtica. Non a caso nella biografia di Manunzio si cita Brassai circa il fatto che le nostre (noi pro domo majestatis si capisce) immagini e non foto devono titillare, ecco e di sti tempi...scollacciati. A buon intenditor dunque.
Ordunque tutti a me ché lo scrivere (foto&graphia) bisogna di quotidiano esercizio, e qui un esempio. Tavolo con vinile rifacente marmo, due posate gialle ed un limone tanto per gradire lo still life illuminato di soffusa luce bank: no? No, vetri reali di window e luce augustea (Agosto...) filtrata da velo che poi è la semplice tenda domestica del salotto adibito, con malcelata sopportazione dal coniuge...a set. Gente il tavolo di lavoro usuale (non è quello della seconda foto grezza verticale e poi elaborata) è perfettamente quadrotto; l'ambiente illuminato ed usato quasi sempre così, secondo stagione ed ora solare o men che sia, senza artifizi illumino-tecnici; il gatto che entra ed esce e qualche volta zompa sul set mena tutto per aria poi con sguardo a dì: ma che te stai a combinà, e poi nun me piace...rizompato pe tera se va per altre stanze. A latere (seconda foto in verticale) l'immagine intonsa del set senza modificazioni e con ben visibile il "bank" in uso!

Ps. Mezzo tecnico iPhone, veramente dell'immagine scattata c'è pure la versione di GH4 con macro Olympus via converter Oly da 4/3 a M 4/3, ma fa caldo e spedire nella Controra l'immagine via Pshop....E poi so' esercitazioni a “fuoco” no? Beh almeno questo!




© Photo Ernst Haas


I am not interested in shooting new things. I am interested to see things new

Ernst Haas


© Foto Manunzio/Michele Annunziata


Doppo che ho rinnegato pasta e pane,
so’ dieci giorni che nun calo, eppure
resisto, soffro e seguito le cure…
me pare ‘n anno e so’ du’ settimane.
Nemmanco dormo più, le notti sane,
pe’ damme er conciabbocca a le torture,
le passo a immagina’ le svojature
co’ la lingua de fòra come un cane.
Ma vale poi la pena de soffrì
lontano da ‘na tavola e ‘na sedia
pensanno che se deve da morì?
Nun è pe’ fa’ er fanatico romano;
però de fronte a ‘sto campa’ d’inedia,
mejo morì co’ la forchetta in mano!

Aldo Fabrizi, attore


© Foto Manunzio/Michele Annunziata


Spiagge
di corpi abbandonati
di attimi rubati
mentre la pelle brucia
un'altra vela va
fino a che non scompare
Quanti i segreti che
appartengono al mare


© Foto Manunzio/Michele Annunziata

Un eterno attimo

Strano e pur vero lo stereotipo che vuole l'immagine valere mille e più parole, inespresse. Archivio della memoria il fotogramma ripreso con una signora “macchinetta”, sì, di quelle spregiativamente dette “Point&Shot” nel sintetico linguaggio passato per inglese. Olympus WZ 5060, anche questo detto e riscritto tante volte nel richiamare tale Alex Majoli nazionalpopolaare della Magnum Agency, camera usata in tempi passati e che gli e valso pure Award stellare: così va il Mondo.
Scatto inquadratura, prestito linguistico da cornice pittorica e d'altronde siamo “parenti” fotografi&pitturialisti, che conserva una malia interna. Cosa che non tutte le immagini possiedono, pur riprese in modo professionale. Malia rievocativa e non altrimenti: ieri oggi e diman' non v'è certezza, forse.
Uno scatto che ha congelato e per sempre lo stato d'animo del tempo vissuto, che lì per lì come spesso accade, non sembra. Fotogramma realizzato “senza pensarci” su. Eppure...ecco l' Eterno attimo dall'archivio digitale di Manunzio, che una ne fa e centomila ne pensa mentre sovviene alla mente la lapidaria di C. G. Jung: il gioco e la creatività stanno uno accanto all'altro di una infanzia mai dimentica, anzi, ravvivata come fuoco sacro tutti i giorni dinanzi l'omogenizzazione di massa. Il Moloch del Pensiero Unico che, per un verso ed altro, vivaddio scricchiola gli assi che si pensava eterno del babilonese tempo per chi ha orecchio, intenda




Anatomie

Belle ragazze, fertili. Ma non è questo. Infatti è sul “teatro anatomico” che puntiamo lo sguardo. Inciso e quanto mai azzeccato quel “L'analfabeta del futuro è colui che più dell'alfabeto non conosce la fotografia”. E si può scriverlo: fottografaia. Ben altro che raddoppio vocalico per i distratti a telecomando.
E veniamo al sodo e del messaggio. Impaginato orizzontale, evitiamo rifermenti supini...ci siamo intesi. Sviluppo, quindi, da parte a parte e con gli schermi panoramici tout court , ecco quattro interpreti-modelle-attrici fate come ve pare. Tutte passate per il classico casting statene certi.
Ora la leggiamo, ecco, l'immagine da sx a dx o viceversa? Poco importa una volta capito il gioco. Sicché a destra la giunonica “araba” dal senso più che prosperoso (allattamento seriale) dovrebbe mettervi su la giusta via, ma ne parliamo appress' subito dopo. Stacco o vuoto fra giunonica e delle tre di sinistra che, riempito dalla réclame, le unisce per la messinscena. Tuttavia se togliete la scritta non vi perdette nulla. Tre, eh. Tria sunt perfectionem, no? Pare proprio di si. Stiamo al gioco discreto fascinoso e non meno intrigante.
Continuiamo il gioco che mette (intende?) in scena slip e reggiseni va da sé, armi micidiali di “distrazione” per maschietti, anche se la biancheria è modellata, ecco, per le femmine. In apparenza ben s'intende.

Tre donne ma stavolta leggiamo il gruppo contromano da destra a sinistra che è tutto un programma. La prima dunque da gli occhi a mandorla simbolo d'Oriente. Ora se guardate la mano “morta” dove si posa...certo deve unire sopra (reggiseno) con slip, eppure quelle dita proprio su la gnocca...e cosa sennò?
La seconda modella del trio è una africana de facto: che dire ancora, finis-terrae? Sembra proprio di sì. Vabbene manca quella seduta di carnagione nordica: bianca si sarebbe detta e attenti al politically (in)correct! Ma la poverina, ultima della quaterna, è esatta + mente ciò che i cosiddetti pubblicitari (con tessera da loggia massonica luciferina alla Davos docet) altro non fanno che mettere in scena, per l'appunto, la nuova e futura topografia umana (umanoide, no?) terrestre (in attesa di traslocare armi e molti bagagli sul pianeta dipinto di “rosso” e finiamo qui). Insomma de facto eradicazione della pelle-cultura bianca. Cancel culture non a caso, final + mente.
Oh voi che avete l'intelletti fini mirate cosa s'asconde (non già sotto il velame de li versi strani) bensì davanti “banale” messinscena di belle figliole in mutande e reggiseno. Réclame o anima sulfurea del commercio: mercimonio per caso?



Giochi d'acqua

Fiume e non altrimenti per noi montanari, che non abbiamo laghi e castelli nei pressi. Chiare e fresche acque bevute e nuotate, e se lo raccontiamo qui ed ora più di ogni analisi chimica a statistica. Insomma in sedicesimo le avventure di Hucleberry Finn & Tom Sawer; giornate in pieno sole e facce e braccia cotte dai suoi dardi, dormite su l'erba come mai più. Ante machina fotografica nautum est. Passano gli anni e ci ritroviamo “maturi” l'acqua è tutto un liquame neanche azzardarsi a toccare il fiume, che non ha manco più il suo alveo naturale per la mania “ordinatrice” del bipede che ama fare Iddio. Ciò non di meno non tutto è perduto (tranne l'onore?) è il denaro pubblico diventa una lunga pedonale da starci mezza giornata a farla con passo lento: buona cosa. Anzi si vocifera che lo stesso percorso con i soldi della benemerita Europa, possa allungarsi ancora per un'altra decina di kilometri sino ad una oasi protetta: bingo. Ma anche così, di nuovo, il fiume va più che bene, e certuni poi in tuta e quant'altro di prammatica a fare footing di giorno, mentre al calar delle tenebre e calura il vocabolo è più anatomico in due, e ci siamo intesi.
Acque verdi che non di meno disegnano (rispecchiano?) a volte tutt'altro che il circondario. Breve l'immagine a corredo ne è esempio: un volto (sinistra) su le acque e controcampo un viso di ghiaia che la lambisce; basta soffermarsi più di un attimo di uno sguardo terra-acqua e viceversa. Mute presenze. Dite? Certo riflessi e accidenti vari, d'accordo. Però siete sempre i soliti laudatores: “tutto ciò che è reale e razionale, e tutto ciò che è razionale è reale madama la marchesa”. Sia, ma cos'è “reale” e “razionale” da dirsi in modo inequivocabile ed eterno?
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