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A volte trovarsi al posto e momento giusto fa la differenza con l’appostamento in capanno stile cacciatore. E non detto che uno zaino pieno di ogni lunghezza focale torni utile, sarà, e non meno il manico del fotografo a far differenza e che non si trova di certo negli zaini affardellati di tutto e di più. Occhio come mestiere a pendant, si capisce
G 500
G500 telemetro molto tascabile made Ricoh, la piccoletta azienda che si è pappata (acquisita) nientemeno che la gloriosa Asahi un tempo, odierno solo brand Pentax. Sì, quella della saga digitale Gr che se la contende, a buon diritto, con l’altra bella narrazione a nome Fujifilm X100 arrivata alla V (come vittoria stile sui tank russi vs ucraini, o come vendetta?) reincarnazione. Ma non divaghiamo
La G 500* formidabile tutto fare e dalle buone immagini by Rikenon ottiche, non da meno degli altri brand(y). E con una chicca, la 500 G, insuperata: motore, e non a batteria! Oh bella dirà qualcuno, e come? A molla, con ampia manovella di ricarica per dieci (!) scatti consecutivi.
Una mattina, dunque, eravamo saliti al pianoro sovrastante questa latitudine (dove sarebbe dovuto sorgere un aeroporto e fosse stato così, un aereo sì l’altro pure sarebbe precipitato, causa turbinio d’aria senza se e senza ma: infernalia a dirla tutta e dove, ancora una, lì messi come riserva indiana i container-casa per coloro che l’avevano persa a seguito sisma di più di quaranta anni addietro!) e la nebbia, sì carina ma poca roba. Clicchete uno scatto con solo albero (non c’è in immagine cover) una cosa alla Manunzio “metatisica” scritto così. E poi? Zitti zitti dietro le spalle lungo il poco praticabile sentiero davanti due cacciatori per la loro strada. E allora via lo scatto (unico di madre vedova si usa dire qui) su diapositiva, forse Kodak, anche se per certo periodo si è usata la 3M, e finanche Ilfochrome (fatta da Fuji, eh!). Sia come sia uno scatto ridotto all’essenziale, scheletrico come l'albero e come piace a Manunzio, complice nebbia del “Direttore” in alto della Fotografia.
Notato niente? Manco chi scrive almeno sino a stamani e son passati più di trent’anni dallo scatto analogico, altro punto esclamativo: tiè crepi l’avarizia (!). Ecco. Pietra che gioca quanto dire per inscrivere l’immagine, i soggetti + albero, in un immaginario triangolo compositivo. Tutto qua, e che sarà mai: metto l’esclamativo? Ma si ma sì!
*https://www.italianfilmphotography.it/ricoh-500g/