date » 29-08-2024 09:37
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Tazio Secchiaroli, si, mi ricordo
Numana riviera del Conero, Marche estate ‘87 del secolo alle spalle. Giugno, inizi, caldo. Erano di quei incontri, patrocinato da FotoCine80 rivista fotografica stampato a Battipaglia, cui potevi, finalmente, dialogare vis-a-vis con i mostri sacri della fotografia italica; quei che si vedevano (loro scatti) su le riviste fotografiche e non. Nomi altisonanti, e donnine succinte in costume da “bagno”...penale per i fotografi che ne proponevano come il duo Rocchi-Marocco fratelli che per distinguersi avevano due cognomi diversi; partivano di buon mattino per angoli di spiaggia non ancora intruppati di “bagnati” seguiti da stuolo di fotografi (ingrifati?) e modelle…
Avevamo pure noi le nostre modelle al corso (workshop because is very nice sound) tenuto da Danilo Cedrone, fotografo mica gallo. E poi il mitico G. B. Gardin fotografo di reportage: reportage tutt’altra Galassia rispetto l’inutile farsi “street photography”. Stritt’ alla napoletana, di nome e di fatto! Innocuo.
L’aria calda dell’ora meridiana ci vedeva con un discreto numero di “adepti” vicino la tavola e vino bianco a seguire cui tracannare avea l’effetto di inchiodarti alla sedia. Senonché nel deliquio con la coda dell’occhio un signore (saprò dopo chiamarsi Tazio Secchiaroli) armeggia alla Leica verso chi scrive, che si accorge et voilà perso l’attimo fuggente. E non ci fu verso di chiedere il reply a Tazio: no, me sembri un’artro da quello che stavo pe' fotografà, me spiace. E così dismessa la Leica con un auricolare monofonico alla radio-televisore portatile con tanto di antenna chilometrica s'avvicinò a Salvo Andò nei pressi…
...Roma, Via Veneto, la sera del 14 Agosto 1958. Tre uomini discendono lentamente la via, lanciando occhiate furtive ai tavolini dei vari locali…
(Copia & Incolla se vi pare)
https://www.nadir.it/pandora/GHISETTI_SECCHIAROLI/la-dolce-vita.htm
https://www.fellinimagazine.com/tazio-secchiaroli/
date » 08-12-2022 12:36
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Prann' pronn'
Libro di fotografia del Maestro Giuseppe Leone, siculo. Pausa pranzo il titolo e quel prann' pronn' che in 'taliano volgiamo “è pronto a tavola” quasi onomatopea presa dalle pagine interne. Carino.
Sia come sia il titolo per l'appunto “Pausa pranzo” avvertendo, tuttavia, il fatto che lo stampato in tricromia bianconero très chic, chissà mai perché, e quelli fotografici poi, deve convincere con la "stazza" secondo Vangelo d'alcuni. Abbaglio e dei soliti scritturali soprattutto delle loro logorroiche squinternate noiosissime panzane a prefazio, che portano via spazio e fogli macchina e che noi leggiamo controvoglia, solo dopo aver gustato, ecco, le immagini del Maestro. Immagini che somiglia a sinfonia e di quelle magistrali: solenni eppure non cupe, tutt'altro. Lievi immagini en plein air iniziano così di vita dai “campi”. Fotogrammi che sì vissuto pur a diversa latitudine geografica ma non dell'anima. Solenni bianconero a piacere per gli occhi. Ma, volete voi? Gli scritturali del libro che tengono sotto schiaffo il Maestro poco campo lasciano a questi: lacerti da decifrare il perché. Mi spiego e se qualcuno legge le strampalate cose di Manunzio capisce: ossia? Oltre la dedica di viva mano del Maestro Leone seppure dittata fra Scilla & Cariddi, o l'incedere dell'età, far parlare ad libitum, di “tecnica” il Maestro per raccontare il prima durante e dopo scatto con sue Leica, fotocamera elettiva almeno così visto in giro e fra mani per Web. E perché poi? Oh gente qui parliamo di fotografia, no? Ebbene la “signora” quasi bi-centenaria basa lo Statuto primario su luce-emulsione-ottiche, e certo poi anche l'antro alchemico della camera oscura, che restituisce anima e corpo ai fantasmi latente e venire al Luce/Mondo.
Eppure dice un Yankee naturalizzato a nome Ernst Haas: “L'angolo visuale dell'apparecchio (fotografico ndr per i cretini a telecomando) è la disciplina del fotografo...(omissis) Esistono tuttavia un mondo letterario di pensare e vedere e per secoli il letterario (come gli scritturarli di Pausa pranzo, anch'essi ndr) fa aggio sul visivo. E oggi i nostri occhi sono costretti a vedere in termini letterali. Mi auguro che, per quanto possibile le immagini possano farlo con il loro Linguaggio." Ernst Haas prefazio in America. Ipse dixit.
Torniamo al libro, va che è meglio e ri-colleghiamo il tutto alle immagini del Maestro Leone. S'è detto fotogrammi come epica sinfonia. E non ci pare, anzi, d'una perduta Arcadia le inquadrate del Maestro e men che mai un subordine alla De Martino-Franco Pinna d'antan. A noi poco importa di antropodeché, sono belle immagini e ripeto: come sinfonia cui stecca e malissimo quando l'occhio del Nostro inquadra i Prann' pronn' o gli “intellettuali” come c...avoli a merenda con chi la schiena se la rompe da “manovale” in vita dai “campi” sebbene oggi più di ieri sempre più colured. Sì, i barcaroli che Mafia & Stato accolgono a Lampedusa: sic!
E fra i “notabili” inquadrati il furbo di tre cotte (nella nostra libreria giacciono suoi libri) Don Leonardo Sciascia si troppo in “amorosi sensi” con Cia & Mossad militando non a caso da radical-chic fra le file dei pannelliani parlamentari che aveva tra le sue fila (stavamo per scrivere come il frutto, ecco, femminile che pure succoso si “apre accogliente” al pattizio argent de poche) anche la pornostar Cicciolina per energizzare i “membri” del Parlamento d'antan! E ci si ferma qui ché degli altri “sinistri” globalisti Ur Lodges covidiosi e malthusiani da impallidire il dottor. Mengele Konzentrationslager Auschwitz e dintorni, ci frega poco anche si chiamasse Dacia Maraini etera di Pincherle/Moravia. Punto.
Libro da tenere in libreria "Pausa pranzo" foss'anche solo a Memento Mori. Mori? Eh altro che calambour in salsa arabo-latino. E accatatevill'...ambressa ambressa ca vene Natal' ed è 'na bella cosa: jamm'!
PS. Oh voi che avete l'intelletti sani...prestate occhio, cosa sennò, all'immagine del post: vedete il montaggio? A sinistra l'impaginato di copertina degli scritturali & co, a destra viceversa (con licenza alle donne-danno-dannazione, insomma libera battitrice seriale Dea Madre corrente da schermi cellulari e compagnia cantando) ciò che che si deve ai fotografi Leone compreso ça va sans dire...e mo' non tiene ragione Manunzio e ancor prima il richiamato (alle armi di 'sti tempi, lato traslato e fate come ve pare) Ernst Haas? Ahh Bedda Matri...Maria
date » 05-12-2019 10:28
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Il numero di Dicembre TF 1969, sebbene il primo è del Novembre precedente, con Giuliano Forti, passato in seguito alla Redazione di Fotografare di Cesco Ciapanna e da tempo cessata pubblicazione, poi a dirigere Reflex sino al 2016 quando anche questa chiude i battenti, in un articolo introduce i novelli fotografi allo sviluppo del negativo e quant'occorre ad esso con successiva stampa in bianconero. Nell'un come l'altro caso bisogna avere discrete conoscenze sull'argomento camera oscura, forse non proprio di un Ansel Adams o Alfred Stieglitz, padroneggiare dallo scatto allo sviluppo negativo e stampa, con quella “previsualizzazione” del risultato finale (teorizzata proprio da Adams) è viaggio che dura tutta una vita, tante le variabili in gioco e tecnologia che nel frattempo muta insieme al gusto di chi sta dietro lo specchio reflex, à la page telemetro Leica, guarda il mondo e ne dà forma
Panta rei proprio così tutto scorre via e non ci si bagna due volte nelle stesse acque (del fiume). Cinquant'anni che sembrano, ai tempi di Internet, forse cinquecento va mo' tu a sapé. Sia come sia una vita passata dietro la fotografia, iniziata ai tempi dei pantaloni corti e in modo sistematico dalle colonne di Tutti Fotografi della Editrice Progresso, che pure leggevamo con ingordigia, nel lontano 1969. Insomma Manunzio non è un funghetto nato oggi, casomai nella Milano da bere...ma grazie anche ad uno zio fotografo "ragazzo" di bottega di fotolaboratorio che negli Anni Sessanta della provincia italiana che è fu sviluppava e stampava anche il colore: 3M Kodak e Agfa (che seguivano ognuna un proprio ciclo particolare) e non ancora il calderone C-41 (altro step del Pensiero Unico) che tuttora sommerge le sempre meno pellicole a colori circolante ancora per il terraqueo
Man fotografo dal 1969