Manunzio



Pincherle/Moravia ci ha ragione quando scrive: "Il fotografo non guarda la realtà, ma la fotografa. Poi va in camera oscura, sviluppa il rullino e solo allora la guarda". Ah i fotografi che strane creature, estrapolato dal sempre verde Faber.
Camera oscura antro alchemico analogico, regno della manualità artigianale, bianconero. Codice perduto che la giostra degli acquisti surge a puro consumo quotidiano in mano a giovin leve che parlano “inglese” .
L’originale dopo quasi cinquant’anni sta nel suo raccoglitore di pergamin, e come altre volte scritto, a meno di Tsunami la sta e lì resta in “eterno” mentre un file bisogna farsi la croce ca a man’ a smersa, traducibile più con mano sinistra segnando gli assi della croce immaginaria, toccarsi i santissimi maschili.
Fotogramma (proteste per consultorio) che, in alto a sinistra porta HP 4 della Ilford (fu trattata e “tirata” in Microphen della stessa parrocchia, da 400 a 1600 Asa così all’epoca oggi solo Iso equivalente) al corrente il film in progress fa 5 esoterico non meno di quello.
Scatto in tarda sera e pure “lungo” panoramico sebbene ripresa con Canon Ftb e ottica 1.8 di pari brand(y). Effetto decisamente straniante come se su lo stesso fotogramma convivano diverse storie e angolazioni. Dite? Oh bella ma ste cose capitano solo e soltanto al Manunzio, che molti santi ha (solo) in Paradiso o da quelle parti lì!



Il quadrotto di Rollei

La bellezza, così tanto per capirci ma l’aggettivazione è tutt’altra cosa di una banale codifica moderna: "Mi piace o Non mi piace" per chi intende. E dunque il quadrato di Bischof ha qualcosa di molto più intrigante. Quadrato anzitutto senza scomodare l’Uomo vitruviano di Leonardo: iscrizione cerchio-quadrato, unione di mondi più che guerre, e malizziosetto uomo dietro terga di un altro...Formato Rollei equilibrato nella pretesa di voler “fondere” un di là con un prosaico aldiquà. Pietra angolare, squadra (compasso no?) cui viene s-quadrato o, nel caso, persona solida. E sia. Non di meno (quadrato) di monotonia mortale, ecco, con tutto l’orizzonte (lati) uguali che se tagliato dà due triangoli...Ma a parte questo, come fosse na barzelletta, il quadrotto 120 (1+2+0 uguale tre?) codifica Rollei si può trarre tanti altri “rettangoli” in fase di stampa tipo cerimonia.
Uno scarto su la linea temprale: quando a studio (noi ragazzi di bottega Anni Settanta passato a gloria numinosa) venivano con deferente suggestione, a volte accompagnati dal sensale amico del Boss dello studio accennato altre volte, i novelli sposi a visionare gli album (cuoio bovino coriaceo delle Ande) della cerimonia, che di lì a breve sarebbe stata per loro, non raro il fatto che: risparmia ora questo ora quest’altro, poiché non c’erano ville cascine adattamenti western-country che vediamo per le tivù commerciali per le orrende messinscena del fatidico giorno del sì, il novello sposo tendeva a chiedere giusto gli scatti necessari bianconero; il colore una sciccheria che cominciava a prendere piede in formato trediciperdiciotto a fianco i cartoncini Ilfobrom (che scalzavano già i dicottoperventiquattro Ferrania italica) smaltati. Allora il Boss, mellifluo e marpione, e l’alter Ego Luciano, butterato da non dirsi, sotto ingranditore i gruppi classici sposi-ospiti venivano regolarmente “splittati”: splitta qua splitta là dal quadrotto Rollei uscivano tanti scatti “diversi” e non concordati dall’unico fotogramma, e gli sposi zitti e mosca e cash pro manu. E ingrandire un seipersei non è, anche oggi, gran problema.
Bischof nella sua immagine, ha qualcosa oltre la pura rappresentazione del momento, con quel ragazzo che potrebbe essere un novello Kokopelli, forse alle nostre latitudini greco-romane una Athena-Apollo-Marsia, e flauto va da sé. E questo per la parte “dotta” va tu mo’ a sapé. L'immagine è lieve e in contrasto di quanto capiterà allo stesso autore dello scatto: ultimo se ricordiamo poiché dopo precipiterà con il mezzo che lo trasportava lì su le Ande presso Cuzco, morendo pare nello stesso giorno, e a tutt’altro capo del mondo, in Indocina su di una mine il mitico Bob Capa, ambedue della Magnum Photo. Ricordi di “scuola” a parte a ben vedere, ecco, infine di nuovo la montagna antropomorfa, su la destra è tutt’altro che rassicurante e forse in forma di “presagio”. Pietre di volti o l’esatto contrario. Dite? C’è tutto un filone ma pure sfilatino o baguette che dir si voglia al riguardo. E testimoniamo con centinaia di scatti di “pietre” in archivio il loro muto volto, come “fondale”. Presenze

Quelli che sanno (anch’essi tutto)



Telemterica Zeiss Contessa Poco più grande del caricatore 135 al suo interno, su la destra (sx per chi osserva) le quattro piccole feritoie protegevano l'esposimetro al Selenio, elemento chimico usato per misurazione come il mitico Sekonic L-28A Studio S



E ci mancherebbe pure il copyright. S’intende le parole che non sono brevettabili e spendibili: non parliamo di logo evidente.
Telemetro un’altra “categoria dello spirito” di sicuro fotografico: creme de la creme. Attrezzi non riferito ai Maestri della Fotografia, tempo sprecato, quanto a quelle moltitudini che ne han fatto una bandiera. Personalmente niente Leica (ricordiamolo per ennesima volta: mai scaldato il cuore fegato e altre frattaglie) bensì per altri motivi, una Fujica 690 BL in formato…6x9! Anni Settanta secolo trascorso; tuttavia una minuscola telemetro a nome Zeiss Contessa un gioiellino di folding in formato “leica” o codice 135, caricata con l’immortale Hp5 Ilford e non disegnata Tri-X Kodak, la portavamo sempre. Pellicole ambedue trattata in Chimifoto Ornano in quel di Milano ante da bere. Ditta che aveva una sterminata serie di rivelatori (sviluppo per negativi bianconero, di questo qui si narra) provati in tulle le combinazioni Asa (antenato dell’odierno Iso) e diluizioni/ tempi nonché “shakeraggio” in Paterson la vaschetta cilindrica per lo sviluppo della Hp5. Puro artigianato, scuola di chimica/previsualizzazione/stampa finale in camera oscura, antro alchemico non molto lontano dalle logiche latomiste per chi intende; dove dal nigredo poi albedo il prodotto finale era, e lo è ancora, il rubedo formato Galerie Ilford a Gioele Magaldi in ascolto, un si sa mai.
Telemetro, ancora, che a differenza delle Srl o finanche TTL (Trough The Lens) portavi in tasca per l’evenienza e a distanza di più di cinquant’anni stanno ancora lì, imbustati negativi e sempre visibili. Viceversa è già un miracolo se un “fail” in formato PSD puoi “editarlo” o vedere sulle castronerie formato “nuvoletta” molto ben gradita da Cia&Mossad, e sempreché non più “visibili” da occhio umanoide: il progresso, no? No!

Rangefinder Cameras and the Power of Imagination
A Real Jewel of a Folding 35
Sekonic Studio L398A Deluxe III


Man



Grande Oriente d’Italia senza scomodare il venerabile Magaldi s’intende, quanto piuttosto oggetti di foggia orientaleggiante che intrigano. Piccole cose come al solito e senza null’altro che “fantasia” al netto di più di cinquant’anni di mestiere…e di sti tempi di minchiapixellisti d’accatto improvvisati e pure, pensa te, con paginettina a web! Munnezzaglia o liquame che dir si voglia: senza arte né parte tanto basta una CaNikon e il resto, mancia come diceva una volta Gabriele Agamennone oggi settantenne e nonno, che negli anni Settanta secolo breve, veniva a bottega (Fotostudio Agenzia Lampo alla Carrese d’antan) con fustino vuoto di candeggina e chiede il bagno per la stampa, così in pieno inverno con neve e scarpe da ginnastica: oyeee.
Oriente va, rimestando pensieri e fantasie con ciotolina di riso bottiglia a motivi, un’altra volta, orientali e due bacchettine da riso che non si è mai capito come capitate in casa Manunzio! Poi altri interpreti e tra cui una bella e sinuosa bottiglia, bicchieri blu cupo e tant’altro ancora.
L’immagine finale, tuttavia, si è poi concentrata su ciotola bottiglia bicchieri e bacchette. Già ma lo sfondo? Avevamo comprato uno di quei stuoini altrettanto orientale da sistemare su fondo giallo, effetto decisamente buono e alcuni scatti lo confermano. Senonché poi rovistando tra i fondali (scampoli di stoffa comprati su bancarelle) ecco la soluzione finale: tono su tono di un blu dominante.
Quanto alla la luce è la solita di finestra, dopo l’acquazzone impossibile di un Novembre prossimo a terminare, del soggiorno mentre i famigli ancora dormono e ci moviamo regolarmente in panciolle sorseggiando caffè preparato con cura maniacale, prima dello scatto finale

Man


Ps
Le immagini a corredo sono state trattate in Lightroom enfatizzando il tutto per conferire una certa aria orientale, parto senza dubbio della fervidissima fantasia di Manunzio, ma che altri manco sanno cosa sia interessati a rifare (fotocopie di fotocopie) da sera a mane lo stesso stillicidio di morti in metropoli che camminano: lato traslato e fate vobis. E le raccontano svergognati a radiofoniche webcast, senza manco nesso grammaticale!

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Olympus OM10 una camera a prova di "cretino"




Chiariamo subito: non rientro nella categoria, sarà per la prossima. Forse. Olympus che conosco da più di quarant'anni (oggi C 5050 alla Majoli/Magnum o in tutto e per tutto Leica ancor più miniaturizzata a mandorla, poi la C 8080 che a 50 Iso fa vedere i sorci verdi alla E 1 che è il doppio e più di area sensore, ed infine la E 510 niente male e brandeggiabile) quando con il modello OM1 creò lo scompiglio tra la premiata CaNikon. E delle ottiche Zuiko? Chiedete a Zeiss please.
OM10 una automatica per “cretini” ma che era in dotazione ad una signora, per sua sfortuna consorte di chi scrive, per riprendere certi stage, il suo lavoro di assistente parasociale, cui operanti erano tutti handicappati: da handicap che è altra cosa dal “diversamente abile”. Fermiamoci qui poi una prossima volta ci occuperemo dei polyti cal(li o cani fate vobis).
Olympus micidiale, anche solo in automatismo totale, sino a certo punto. Si perché quei cretini, questo sì, della Olympus avevano creato (lo vedete nel video) una rotellina non economica all'epoca che si inseriva in un foro per diventare, e poter controllare, meglio lo scatto con Tempo d'otturazione mentre il Diaframma su ogni ottica di serie...
Macchinetta, infine, che poi dava le foto che il “cretino” dietro l'oculare era c**zo suo riuscirvi a fare. Oh pellicola eh gente: Era Analogica e non c'era il raw la minchiata che consente ai trenta-quarantenni (cretini?) di “sviluppare” sto c...olore semmai in bianconero partendo da foto impossibili tecnicamente/competitivamente etc! E uno viene da dire ma senza raw i cretini poi vivono? Noi non lo usiamo mai anche perché su Quattro/Terzi i file Jpg non si “sviluppano” ma li si mette nel c...atodico tubo per l'impaginazione finale! C'est la vie cher c... che oggi non è cosa scrivere dopo essersi sorbiti la “nottata” elettorale eterodiretta a telecomando via Stars&Stripes: vero Cinque Stelle e italioti che li avete votati?
Il Tempo Galantuomo è: ve ne accorgerete oh sì e molto ma molto amaramente. Chi è cagion del suo mal pianga se stesso!

Man


OM10 Olympus Camera
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