Manunzio

Arcani maggiore minore sopra sotto, fate vobis



Non ci occupiamo di tarocchi ma di taroccate, sì, e da presso il perché: o meglio l'allestimento o messinscena che è tutt'altra roba, forse.
Sia come sia e lo accennavamo in post precedente, qui il pensiero ha fregato la fantasia pratica. Allora vai: si era alla ricerca, in molteplici scatti come prassi Manunzio, di immagini dalla memoria...e ne uscita un fotogramma marino. L'uno è l'altro erano, sì, nei pensieri (testa?) di chi scrive poi...Lo strato di sabbia, quindi, è copri tavolo tipo canapa (che non si fuma, peccato) con pieghe impossibili: tira di qua scoccia (scotch a fermo) di là infine la vittoria, delle pieghe. Cosa questa che dà aria di sabbia (almeno nella capa di Manunzio). E quanto al resto, dite? La bottiglietta è troncata con brutale colpo di Pshop ché non ne potevamo più di trovare la “quadratura”. La coppa, invece, trafugata alla “coniuge” inconsapevole nel sonnellino pomeridiano tse tse, quanto al bicchiere: colpo di culo, vabbé. O meglio dentro non c'è altro che acqua, che però da dietro riflesso di bottiglietta...ci siamo capiti. E però proprio ciò che si è scritto da qualche parte nel ricordare le estati degli Anni Sessanta. Vale a dire che l'aranciata, che qui sembra altro dato il colore ma fa niente, veniva preparata con acqua (bustina Idrolitina) in bottiglia con tappo a cavaliere e dentro si lasciava cadere una minuscola fialetta di colorante...buona da non dirsi. E come vedete le vie della messinscena sono infinite: voi ci mettete la manovalanza ed una mano invisibile (decine di volte accaduto) si incarica del resto: sarà stato ennesimo stato di trance? Ohh quanto a questo si possono riportare centinaia di casi da scrivere, chissà, in prossimo post. Stay tuned paisà


Ps. La luce sfondo, paisà, è data dalla sovraesposizione della tenda che copre la finestra nel mezzogiorno estivo, ora di apparizioni ephifania d'ombre e non la finiamo più: Controra che nel Mezzogiorno ha valenza molto molto antica e profonda e riprende miti greci dell'ora canicolare



La coda del Diavolo


Nel archivio fotografico Manunzio le voci sono divise in “categorie mercantili” ad evitare un catalogo di tutto e di più su unico file sterminato.
Uno stacco. Per decenni si è tenuto memoria scritta ora di questo ora di quest'altro, e di certi fenomeni strani, almeno così l'inizio, rivenuti routine in particolare momenti canonici del giorno (le ore e valenza energetica non sono uguali, bioritmi a parte, che sia).
Breve l'archivio Manunzio d’immagini viste e riviste come una Grazia Neri in quel di Milano (all'epoca analogica decana delle agenzie fotografiche italiane prima del pensiero unico a nome Getty Images) ed ero presente ai fatti, alla richiesta di una sua collaboratrice (in cerca di diapositiva o fotocolor nome a prestito da foto-colore antecedenti l'uso delle diapo) indicarle senza errori uno scatole rosso, erano suppergiù tutti di pari colore, all'interno del quale ricercare l'occorrenza. Scatoloni che esternamente portava a cartiglio “categorie” fotografiche: pretesa tutta umana di imbottigliare l'Oceano mare. E certi simili modus operandi.
Selezione d'archivio Manunzio per il portfolio del sito omonimo a ringiovanire la visone; alla “categoria” città la sottocartella “vetrine” ben più che soliti manichini e finiamo qui altrimenti invece di sveltire le cose...E un'altro stacco ricavato per caso: le immagini in oggetto pensavo averle prese con la diabolica Epson 850Z cui pure s'è scritto (basta digitare a piè pagina Diary ed esser linkati di conseguenza) e invece fotografate con “leica” tutta particolare si comprenderà il virgolettao (che tanto paiceva ad Umberto Eco, ecco). Immagini, ancora, vetrina in (dis)allestimento e scatti su “leica” come si pure detto altrove sul Diary somigliare e molto, alla “vera” sebbene il lillipuziano sensore di C 5050 Camedia Olympus ed equivaletene 35 mm passo full frame, apertura f 1.8. Iso incredibile a rileggere lo Exif a 64, eppure le foto sono di pomeriggio già notte invernale! Manichini e vetrinista, che presa com'è non si accorge della presenza, di là dal vetro in strada, del Manunzio che scatta; anche perché la vetrina ha quattro bei fari angolari elei si trova in perfetto controlluce e la isola.
Maquette dunque? Si è no certo con espressioni femminili ben fatte seppure plastica. Breve assito allo smantellamento della vetrina (di lì non passerò più e al posto della boutique odierna libreria) sino all'ultimo piedistallo...Senonché a distanza di diciotto anni, tale l'Exif dice, e in un pomeriggio domenicale fine settembre pandemico ancora assolato a queste latitudine, scatta il fermo immagine: streaming visivo riesce solo Manunzio, al suo occhio (fotografico). Siché attira lo sbuffo in testa (vetrina) rosso, immagine in alto, e guardar meglio sembra il titolo del post: una coda! Ancora, il volto, sì di pastica ma che tuttavia non ha nulla di finto, bensì umanissimo essere. Umano pensieroso triste solitario e finale. Detta così già vedo l'imbecille di turno girare l'indice alla tempia...cazzi suoi rimando perché per quanto strana la cosa, se è poi è anche “veramente” fotografo (essere non avere) avrà sperimentato almeno una volta il teatrino del Truman show in cui vive!

La zia d’America & lo zio scapestrato




Figaro prima e postino poi deciso a mettere la testa a posto, uso dire, con matrimonio “combinato”. E da chi come e quando non è possibile ricordare ché son passati cinquant’anni.
Vi arriviamo, a casa della futura sposa, a piedi dopo la tratta ferroviaria lungo uno sterrato in salita, a verificare questa volta il corredo nuziale di casse ed armadi pieni di “dote”. Senza dire che la sposa accompagna il tutto con appezzamenti di terreno, su cui scorribando sino al fiume laggiù.
Sì certo la casa è rustica, eppure tenuta come una civilissima abitazione cittadina, e senza acqua corrente in casa (un fontanile per mandrie a poche centinaia di metri svolge il suo compito e ci si reca con gusto a far provvista d’acqua per l’abbisogna) così pure la luce elettrica, sostituita a soffitta, da lucerna a gas a certa ora della sera dalla “nonna” la sposa, vestita in abito locale: possente e presente tutto il giorno in cucina come Nume tutelare della famiglia.
E poi camere e soffitta dove curioso fra aromi di cipolle aglio e conserve per l’inverno, e sottostante stalla dirimpetto all’orto tenuto con geometrica precisione. Infatti il papà della sposa (poi mia zia) è un marcantonio mai fermo: ora qui ora là per il podere che termina a valle lungo la ferrovia, a monte tra rocce e orrido su fiumara nel caldo torrido d’un Agosto fine anni Sessanta.
Terminata la “rassegna” del corredo fra donne in nero della sposa da occupare una stanza intera, a latere nonna (madre dello zio) e mia madre (sorella dello scapestrato) che non ne lascia passare una, al solito rompiglione…mentre si prepara una tavolata per la “colazione” e sono appena le dieci di mattina quando escono dalla madia: caciocavallo salsiccia soppressata sottolio…pane nero buonissimo, tanto per gradire e si scusano (i parenti della sposa) per la poca roba in tavola (!). Naturalmente vino, acqua minerale aranciata a temperatura, così della piccola ghiacciaia (non c’è ancora il frigorifero) domestica in un angolo della cantina.
Fuori è caldo e pizzica la pelle, immancabile la romiglione madre non vuole prenda sole: vabbene che in mezzo a tutti loro mediterranei olivastri la mia pelle chiara occhi pari e capelli che virano al biondo, sembro un nordico, consiglierebbe cautela ai raggi solari, e però…sarò a sera di un color “aragosta” su viso braccia gambe in pantaloni corti a dispetto della “madre”.
E mentre il giorno scorre in cucina si prepara il pranzo della domenica (dopo la colazione mattutina!) con la zia d’America venuta apposta da New York. Messa a confronto con il babbo della sposa, sorella gli somiglia in tutto “stazza” compresa da corazziere. Impasta e stende con il mattarello la sfoglia come in un quadro fiammingo, mentre poco più in là seduto ad un pizzo dell’enorme tavolo da cucina, un tale con macchine fotografiche al collo. Solo molto più tardi quando avrò contratto il virus della fotografia (che non m’abbandonerà mai più, incurabile purtroppo) nel ritornare alla memoria di quel tempo saprò che essere Leica e lui, il fotografo, nientemeno che di Life…ma questa alla prossima e del matrimonio dello zio e la zia mai capacitata della sorte ricevuta, ecco, dello scapestrato ex figaro poi postino alle Poste!

Man


Ps. La zia americana preparò quel giorno una lasagna lieve e dolce, zuccherina esagerazione ma per capirsi, mai più mangiata. Anzi è proprio quel gusto morbido e dolce che, nell’ora meridiana del pranzo domenicale, fa riemergere dal quel tempo oramai lontano

Una estate lontana




Stagione di caldo africano (mai più ritrovata) quella in cui dalle fresche mura domestiche muovevamo a drappello verso la Pineta Monteraeale; più spesso al fiume, la Jumara che è anch'esso relitto e non solo linguistico. Jumara he è si fiume eppure porta in sé echi di onde venate di acquamarina.
E più ancora le acque del Basento, lontane dal centro cittadino arroccato lassù a quasi mille metri di altitudine della provincia italiana anni Sessanta del secolo “breve”, erano luoghi di avventure non proprio alla Tom Sawyer e Huckleberry Finn, che leggevamo a scuola, sul Mississipi, e però...Quante capanne su gli alberi, eh avessi voglia, e tuffi nelle acque che prendevano il verde colore delle alghe del fondo, girando a massi affioranti prima di terminare nello Jonio di Taranto. A guardare lo stesso orizzonte, oggi, che la geometrica brigliatura cementizia fa da “argine” al fiume, pare impossibile che un tempo, altro e diverso, vi è stato.
Antonio dallo sguardo fisso nei tratti del volto squadrato, vicino le sponde del Basento aveva la casa del fratello, allora conveniva prendere un boccone di pane con sopra un pomodoro schiacciato filo d'olio e sale a complemento, mentre tutt'intorno batteva Mezzogiorno. Controra (ora contraria che abbriva dalle fascinazioni del momento solare con l'uscita di Pan e corteo di Nife, che prendono bagno nude e vederle per un mortale conduce alla cecità) di echi riflessi e mormorii...Nella scintillante luce meridiana, il monte era avvolto di un ardente alone di spettri e fantasie, strane cose erano in agguato, il mondo era accordato su una nota diversa, lontana**

** Hermann Hesse L'ultima estate di Klingsor

Man
search
pages
ITA - Informativa sui cookies • Questo sito internet utilizza la tecnologia dei cookies. Cliccando su 'Personalizza/Customize' accedi alla personalizzazione e alla informativa completa sul nostro utilizzo dei cookies. Cliccando su 'Rifiuta/Reject' acconsenti al solo utilizzo dei cookies tecnici. Cliccando su 'Accetta/Accept' acconsenti all'utilizzo dei cookies sia tecnici che di profilazione (se presenti).

ENG - Cookies policy • This website uses cookies technology. By clicking on 'Personalizza/Customize' you access the personalization and complete information on our use of cookies. By clicking on 'Rifiuta/Reject' you only consent to the use of technical cookies. By clicking on 'Accetta/Accept' you consent to the use of both technical cookies and profiling (if any).

Personalizza / Customize Rifiuta / Reject Accetta / Accept
Link
https://www.manunzio.it/diary-d

Share link on
Chiudi / Close
loading