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Fresco di stampa

Beh certo quando fu “accattato” acquistato in prima edizione: AD 1970. E del perché presto detto: fotografo mica poi dozzinale, o com'era d'uso da “scattin'” dalle foto seriale senza un minimo di impronta propria, da flashata in faccia tipo casellario giudiziario. Già 'na botta di luce flash Metz e pacco batteria portato in spalla, mentre la parabola grigioverde da “sbirro” fissata con staffa all'immancabile Rollei biottica caricata d'inimitabile Agfapan 100 by Agfa ca va sans dire.
Senonché il prurito di vendere le foto, eh, contrastava le distanze sino a Milano, piazza d'armi delle agenzie, troppo lontana assai, almeno sino ai primi del Novanta: “ventennio” dopo, oh in Italia sono famosissimi i “ventenni” da Piazza Venezia in poi!
E così, su le pagine di Progresso Fotografico, d'una volta prima di subire il re-branding da compulsivo consigli per gli acquisti; mensile del linguaggio fotografico, inchieste e retropalco, per scritto per lo più da Tomesani, sì, quello di Tau Visual, e che una volta abbiamo visto vis-a-vis alla “Sala degli specchi” a Milano, mi pare il ritrovo della Stampa presente l'istrionico Lanfranco Colombo per un incontro che manco ricordiamo più. Lanfranco che si spinse, pensa te, sino a queste contrade (!) a Rionero in Vulture sede d' un pimpante Lab colore, e presso cui dopo mezzanotte e un centinaio di chilometri andata e ritorno, portavo le EPR-64 Kodak, 35 millimetri e rulli 120, scattati la mattina, ora qui ora là slide che stanno (pisolano?) nell'archivio di Manunzio religiosamente in plasticoni: dodici tasche trasparenti opaline per seipesei.
Libro formato mignon, dunque, che tracciava quello che era il “excursus” per vedere le benedette foto: si vabbè non prima di “oliare” gli ingranaggi. Mazzetta cui il Tomesani richiamava ed intendeva per l'unzione...Mai piegati all'andazzo: da Grazia Neri decana delle agenzie, cui pure provammo il “giro”.
Libro a dir vero che, tuttavia, è ritornato utile a tener la “fiamma” accesa per quelle volte (vedi Ventiquattrore supplemento al Sole Ventiquattr'ore) anche se al corrente, ultima decade il Manunzio, s'è dato all'Arte inkjet e carta cotone, Ah com maiuscola, si capisce. Mah!



Matrimonialisti


Ve ne state a guardare il vostro video su Youtube quando: zacchete la réclame che spegnete subito. Però stavolta…è Sony che presenta sue digicamere per mezzo dell’occhio del fotografo, in caso di specie italiano! L’ambientazione dovrebbe essere sul Lago di Como, Maggiore Minore…ma che ce frega. L’atmosfera è quella giusta di una giornata di nuvole poi “colorate” di grading à la page. Il video.
Fotografo avec le fisique du role in barba e capello corrente che fa Ottocento style: mah! Vestito di scuro come s’addice al momento del matrimonio, dove tutto ma proprio tutto gira intorno alla sposa: il mondo ancor più oggi è donna…c’avanza più d’un dubbio ma non sottilizziamo almeno qui.
Perché se ne scrive direte là fuori (ancora vivi)? Certo non per Sony che ci sta sui c… questo no. Quanto per quei giochi di rimandi che lo spot mena per l’aere di nebbie. Quando negli Anni Settanta venivamo lasciati (dal boss Agenzia Foto Lampo unico che aveva l’auto) in sperdute masserie di paesi nel circondario. A casa della sposa (!) e senza sale ristorante, casomai un bar locale un po’ più grande e manco questo come accadde per il matrimonio dello zio: in campagna non ancora à la page anche qui, di quelle odierne ville mezzadrili o signorili "ristrutturate" che una volta era scandalo e arretratezza (di chi?) ed oggi…vedi le grotte dei Sassi materani. Oggi very nice. Ah besenisse di un besenisse.
Scaricati, di ritorno, sul luogo e di cert’ora mattutina seguivamo (fotografando) l’intera giornata di matrimonio poco meno di ventiquattro ore con Rolleiflex e Metz in livrea da questurino grigioverde. Agfapan 100 bianconero (!) e pochi scatti a colore in rigoroso tredici per diciotto e diciotto ventiquattro Ilfobrom quello. Parsimonia di costi e inquadrature, giusto l’indispensabile senza far assumere alla sposa e consorte pose dal “rotocalco” d’epoca o corrente odierno Grande Fratello, Sorella e reality ammiccando.
Sony, infine, e suo mentore in barba e capello acconciato in tono con sue digitalcamera, e pippe, purtroppo, quando accenna ai 42 megapixel dei file, daje, o doppio slot per le card (Sony nasce telecamera…). Uniche cazzate a man salva. Il resto sono immagini molto belle d’atmosfera e di un gusto reportistico che condividiamo appieno e senza luce flash: tombola!

Wedding photographer Cristiano Ostinelli
Ostinelli site


Manunzio fotografo sin dal 1969

Ps. Dettagli del “matrimonio”? Evidente chi ne reclamizza beve e/o cirrotico cronico. Morbidezza la misura del matrimonio, tant’è vero che al posto del Planar seisei di Rollei preferivamo il “morbido” si fa per dire di Yashica Mat 124 G (!) casomai non accoppiata a Kodak film ma a 3M (ex Ferrania al corrente ri-esumata). Lasciate perdere erano i “sacri” testi di Tutti Fotografi a darne conto del mix el curatore la sezione colore Renato Macrì…e sperimentato in corpore vili!




Gnifone & Bandone

Come tutti quelli che praticano lo still life (sin dai tempi analogici) si trova interesse per certe realizzazioni. Casomai, sempre in Era analogica, il difficile era nel mettere in pratica la luce: artificiale per convenienza ché non ci si poteva permettere i Bowens figurarsi gli svizzeri Elinchrom o artigianali in quel di Milano.
A proposito vi è stata e per molto tempo una disputa “teologica” sui i flash da usarsi: a generatore o monotorcia? Terzi di diaframma (!) temperatura colore incostante tra sistemi (!) l’arrivo di astronavi aliene…quel che vi pare. Chiusa parentesi.
In Era digitale è tutta na discesa a patto di sapere anzitutto il proprio nome per chi intende. Vale a dire la “facilità” della codifica 0/1 la capisci se sai, di nuovo, il tuo nome: storia paisà e lascia stare Pshop o à la page Lr e soprattutto il Raw, che tanto poi…sta mazza. Ecco perché si firma ogni articolo “postale” con quattro cifre finali, sempre per chi non ha testa a spartir orecchie!
Siché e finiamo basta un po’ di “cerone e peli” posticci per fare, comunque, una foto interessante: certo se il manufatto che sia invece di chiamarsi Antonio lo chiami Carlo, eh…Già proprio così: non è bello (falso) ciò che è bello ma quello che piace falsa + mente! Certo se poi lo scatto e di una entità fantasmatica a nome Gastel o alla Toscani…cherchez la femme!

Un set di pochi spiccioli


Man fotografo sin dal 1969


Ps. Poi arrivarono gli IFF monotorcia economici (cinesserie antelietteram?) che acquistammo e funzionarono senza mai dare problemi…tranne per alcuni “pro” che a mezzo stampa (Milano cominciava più che bere a tracannare da cane) ne decretarono la fine di un buon prodotto italiano: il problema!

Pss. A Milano venivano fabbricati oltre ai banchi ottici Fatif 10x12 e 20x25 generatori che ricordiamo chiamarsi Eurotodde Srl, usati in molti studios, cui sito del produttore sembra essere "offline"
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