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5060 (post obsolescenza programmata)

A non farci caso tant'è l'abitudine, male. Anzi come una bolla che viene dagli abissi si presenta, e chiede conto. E allora non si può far finta di niente, e d'altronde sta scritto: “Date a Cesare...” E sia. Anzitutto i numeri non sono segni grafici, casomai per Excell dei ragionieri di Casoria, quanto e forse presagi. Tant'è vero che se fate così: 5 + 6 escludendo nel caso gli inutili zero, il totale è un bell'Undici: Giustizia numerologica? Può anche darsi e mai dire mai. Siché tolto il riferimento kabalistico, resta la sostanza di una camera fotografica targata Olympus seguente i precedenti, tutti ben risusciti. Vero è che tra gli eterodiretti prezzolati (con famiglia) tra le point & shoot, che qui si narra, è conosciuta più la saga Nikon Coolpix (sebbene antecedente ad esse una Fujifilm veniva proposta per “reportage” e spiace non trovare il numero di Progresso Fotografico che ne trattò).
Sia come sia il ramo cadetto delle “punta & scatta” è stata la palestra tecnologica per le linee professionali: laboratorio se vogliamo. E questo vale anche seppure in maniera limitata in Era analogica quando certe feature comparvero prima in serie “cadetta”.
5060, dunque, e precedente modello 5050 di Casa Olympus, ma che sarebbe fuorviante metterla così, poiché due linee diverse e tutt'altro che antagoniste. La prima con una “dolcezza” per farci di tutto e di più, la seconda con un taglio, senza virgolette, pure escludendo del tutto il settaggio di default, è ineguagliato e con la strepitosa apertura f 1.8 su lillipuziano sensore. E non di meno assimilabile (nientemeno) che a Leica per prova ben più che provata verificata e stampata e poi Majoli docet.
E di nuovo 5060 che l'archivio digitale venutasi a strutturare negli anni (gerarchizzato da vetusto Lightroom v. 5.5) è per buon novanta percento Opera, maiuscola per chi intende, di questa incredibile fotocamera digitale. E del suo booster per due pile inside a creare un attrezzo magnificamente brandeggiabile, di una autonomia spaventevole: giornate intere con il monitor aperto (sebbene la camera ha un tunnel passato per mirino ottico e scarsamente praticato).
Insomma una 5060 conosciuta sin nelle remote pieghe, fatto che ha consentito a Manunzio di essere ciò che vedete, in caso di specie nel Portfolio per esempio.
E per gli schiumanti e biechi prezzolati la pagina della Getty Images è quanto di più eloquente al riguardo: senza se e senza ma. Infine parafrasando l'anglo-napoletano (magistrato) Henry John Woodcock...e fotograf' parlan' co' è fotogramm' oj né!


Ps1 Tranne l'immagine, sul sito Getty richiamato, delle finestre su Epson 850 Z quelle di food bianconero riprese su stellare nitidezza di C-8080 sempre di Casa Olympus, il resto è della “morbidezza” C-5060 Wz

Ps2 Siamo per i confronti arditi, apparente, secondo i codici codificati e prezzolati di Stampa&Regime (con famiglia) del settore. Insomma poco incline a baciapile e iscrizione a Logge cui deriva lo status e lauto conto bancario di fotografo di Regime tout court. Così come in Era analogica non c'è stato sistema (brand) provato e soluzioni in camera oscura (bianconero colore e sviluppo invertibile) provate e sperimentate “controcorrente” per poter poi fotografare con scienza e soprattutto fantasia, parimenti in Epoca digitale cominciata su computer Amiga che la solerte eterodiretta “stampa” misconosce preferendovi una “mela” morsicata cui pure si sta digitando. Siché alla 5060 il passo più che breve in considerazione che la si è usata per la cerimonia di nozze del fratello in tandem con una Epson 850 Z e nel Diary se ne parlato. Insomma più che confronti aridi, fine a se stesso, cognizione di causa come al solito

Ps3 L'immagine a corredo è di un “misero” iPhone 4 con post-produzione in PS Elements quando si è creativi, viceversa Lightroom per fare i “fotografi” di grido



Minchiapixelisti (non se ne può più)

L’assurdo certificato o meglio: glorificato. Il Top dell’imbecillità va da sé. Infatti non c’è più nulla di cosiddetto “razionale” o la filastrocca per bambini adulti deficienti: “Tutto ciò che è reale è razionale, e viceversa Madama la Marchesa”. Tant’è che ancora oggi, e lo scriviamo a giorni dispari, non si sa in maniera certificata univoca eterna ed immutabile, cosa sia il “reale-razionale” a meno di ridurre tutto a besenisse, e manco quello.

Qui tuttavia ci interessa un’altra angolazione “reale-razionale” più da Diary, che si occupa pur sempre di fotografia, anche questo scritto a giorni alterni: vale a dire la disputa teologica ché di questo oramai si tratta, dei pixel per la stampa non offset o Hp Indigo che dir si voglia. Apriti cielo.
E dunque quanti pixel? Uno dice per farne cosa? Oh bella si ribatte quella per la stampa. Vabbene s’è inteso ma dove: indoor o esterno? Galleria very nice o cartellone stradale? Un bel casino. No qui il nostro (minchiapixellista?) che sottoponiamo a visione via Youtube si occupa di stampa da azzeccare su una white wall, bianco muro di galleria, se non proprio di domestica abitazione del probabile acquirente di stampa vieppiù digitale. Casino ancora, nebbia o fumogeni fate voi. Vero esistono formulette matematiche (siamo tutti numeri, no?) che dicono che…Resta il fatto che a far riferimento l’Era analogica, e suo cerchio di confusione, il classico 30x40 incorniciato su formato immediatamente superiore A2 più o meno era la regola dei gallerioti. Si dirà altri tempi: giusto. Tant’è vero che si potevano esporre foto, anche, in formato a metro quadro partendo dal formato Rollei cosiddetto: che poi fosse Hasselblad Mamya seisette oppure dorsi paralleli su banco ottico, sai che novità. Ma erano, ancora, fotografie a metro quadro come tappezzeria.

Quindi il trentaperquaranta che si declina in A3 e aggiungendovi il segno + quasi poco meno del quarantapercinquanta, formato Galleria.
E dopo sta filippica il video, dove il nostro da “candido” ammette che a livello A3 tra una macchina “uhm” e altra “doppio uhm” non si vede differenza: bella scoperta dell’acqua calda (noi ne abbiamo ricavato esemplari da camera 4/3 di soli cinque megapixel!) nel caso tra macchine Fuji in formato una Aps-C e mezzo formato. E andiamo bene. Stampa a trecentodipiai ahi ahi quando poi giocherellando con Pshop la massima è duecentoquarantadipai più che buona per la stampa offset analoga o digitale che sia ivi galleria.
Siché per autogiustificarsi, dice il nostro, i soldini spesi per il mezzo formato (si parla nel video anche della Nikon Z come Zorro, fantasia di markettari!) si deve ingrandire: ah. Infatti sempre a video lo vede uscire di scena e ricomparire con un discreto “lenzuolo”: solo che il nostro “candido” dice che più ingrandisci e più l’immagine va vista (!) da certa distanza. E più la distanza più l’occhio non discerne più un c…apello, oltre al fatto che a certa distanza i canonici trecentodipai sono l’atomica che ammazza la mosca! Questione di fisiologia dell’occhio paisà e fattene ragione.
Ergo l’occhio deve saper discernere nella verde (!?) vegetazione primordiale un possibile aggressore in sorta di darwinismo precoce, falso e buono a giustificare e glorificare il Kapitalismo (kappa kome killer) rapace! Verde della Matrix Bayer al 50% in ragione di poco sopra Blu e Rosso della sintesi Adittiva, rispettivamente fifty-fifty per comporre via interpolazione l’immagine finale su silicio. Trucchetti matematici.
Stampa che, e finiamo, messa a distanza e ancor più sottovetro (!) incorniciata e conseguente vista a distanza manda a fa…l’industria bellica del minchiapixel a suon di miliardi pixel: la giostra degli acquisti via. Allora vale la conta del minchiapixel non ciò che rappresenta…ma allora ditelo ragazzi. E infatti qui noi cosa scriviamo da ben otto anni?

How BIG can you print your photos? (Fuji XT3 vs Nikon Z7 vs GFX 50R


Man fotografo sin dal 1969
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