Sessantotto e dintorni. Il cine teatro ha il suo proscenio dove si esibiscono di volta in volta artisti d’ogni repertorio, come quella volta che arrivò a queste lande la PFM, o premiata Forneria Marconi e fu ‘na bella “infornata” e di brani cui si conservano fotogrammi accidentati di sviluppo. Ma ci sono.
Proscenio e non si capisce perché non utilizzare lo Stabile cittadino, un San Carlo teatro in miniatura e suo loggiato, rimesso in auge (politica per voti che cosa non si fa) solo trent’anni fa.
Cine teatro, quindi, dove era di “moda” assistere anche a improvvisate Jam session, e di un casino infernale: ma a vent’anni…
Restano i fotogrammi di mezzo secolo fa; Gianni Anastasi che sta alla batteria pare lì ancora oggi. Gianni che una volta in Inghilterra poi pare in Spagna e non si sa dove tira la sua esistenza: olè
Man
Ps. Come ogni guerra che si rispetti, compreso il Sessantotto che questo fu, dopo c’è il ritorno a casa o come direbbero i nordici “a baita”, qui no: una generazione dispersa compreso un amico finito in Ucraina, e forse da lì ritornò il padre in Italiana reduce di Russia, ogni dove della Terra. Sfasciata genia come la cifra corrente del Nuovo (dis)Ordine Mondiale vuole, e pare riuscirvi bene
Pss. La luce in scena è sufficiente all’utilizzo della Ilford HP4, in seguito prenderà il cinque, forse alla sensibilità nominale di 400 Asa/Iso o tirata ad 800: e chi lo ricorda più (vero che si conserva da qualche parte il quaderno di camera oscura, però…) così lo sviluppo tra Rodinal Agfa, e più Microphen della stessa Ilford. Buio ancora su la macchina utilizzata, siamo in era analogica, verosimilmente la Yashica Electro X a telemetro che ancora funziona cinquant’anni dopo l’evento, quanto una odierna digitale…che tuttavia è impareggiabile nella riproduzione al posto del “classico” scanner da passarci le notti: Olympus E1 e ottica macro, il resto è di quei miracoli che solo il digitale consente oltre a regolazioni via Lightroom/Pshop impensabili su l’analogico