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© Foto Tony Gentile


Strage di Capaci, 30 anni dopo: un affresco internazionale

Tra pochi giorni si celebrerà il trentennale della strage di Capaci, forse l’evento più significativo, dopo l’assassinio di Aldo Moro, della storia repubblicana italiana. Un evento che segnò e sta segnando tuttora il corso degli eventi in Italia e che sancì l’inizio di un’epoca di “disfacimento” dell’economia e delle istituzioni italiane che si concluderà quasi certamente in un prossimo futuro col dissesto delle finanze pubbliche: Mario Draghi, il giovane funzionario di Bankitalia che salì sul panfilo Britannia nel giugno 1992 e che ora siede a Palazzo Chigi, incarna fisicamente l’inizio e la fine di questo ciclo di decadenza. Un processo di decadenza, certamente, allargato all’Occidente nel suo complesso, ma concentrato sopratutto sull’Italia, coll’obiettivo di eliminare, decennio dopo decennio, una pedina giudicata inutile e persino dannosa nello scacchiere internazionale formatosi dopo il collasso dell’URSS. Entra così in campo la geopolitica, fondamentale per capire le ragioni dell’accanimento delle potenze uscite vittoriose dalla Guerra Fredda contro l’Italia. Riunificata la Germania e ricreata quindi nel cuore dell’Europa una grande potenza sbilanciata a Oriente e incline a cercare rapporti privilegiati con Russia e Cina, occorreva quantomeno eliminare il complemento geopolitico della Germania stessa, l’Italia appunto, per scongiurare la rinascita di un “asse europeo” piantato nel cuore del Mediterraneo e sbilanciato verso Oriente, asse che avrebbe potuto realizzare molte di quelle iniziative poi sfumate in questi ultimi anni (Nord Stream 2, South Stream, Via della Seta, cooperazione in Nord Africa, etc.)...

Link pagina Federico Dezzani
Strategia della tensione Internazionale



Aldo Moro da qui sino al 16 Marzo...1978. Prima parte

"Dopo Moro, nulla è rimasto come prima. Il sistema basato sui grandi partiti di massa ha cominciato ad incrinarsi. Il paese si è avvitato su se stesso, precipitando in una crisi sempre più grave e profonda. Lo stallo della politica ha investito via via anche la sfera istituzionale e quella morale, toccando persino il sistema delle regole fondamentali del funzionamento della vita pubblica. Oramai priva di leader capaci di attuare strategie lungimiranti, l’Italia ha perso l’occasione del riscatto offerto dalla caduta del Muro di Berlino. Il vecchio regime non è sopravvissuto alla fine della guerra fredda. E dopo, nessuno è stato più capace di costruirne uno nuovo.
Nel vuoto si sono inseriti poteri oligarchici, lobby finanziarie e comitati di affari che hanno occupato lo spazio della politica e invaso quello dell’economia. Tutto è andato in pezzi. A cominciare dalla grande industria di Stato, smembrata e venduta alle banche di affari anglosassoni. Quell’industria era il frutto di un compromesso economico stipulato dopo la guerra tra il cattolicesimo sociale di Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira e il Pci di Togliatti: i primi rinunciarono al liberismo, il secondo al collettivismo; entrambi indicarono nello “Stato imprenditore” la terza via per il nostro paese. Privata anche dell’apparato industriale pubblico, che aveva raggiunto punte di eccellenza e che aveva contribuito nei decenni precedenti a trasformare la nazione sconfitta in guerra nella quinta potenza economica del mondo, l’Italia ha poco alla volta perso tutte le posizioni di influenza che, da Mattei in poi, aveva conquistato nel Mediterraneo e nei paesi in via di sviluppo, in particolare nel Maghreb e nel vicino oriente.
Insomma, dal punto di vista delle conseguenze, la morte di Moro ha avuto lo stesso effetto di un golpe. Anzi, di più: ha provocato gli stessi danni di una guerra devastante"

Il Golpe Inglese Fasanella e Cereghino Chiarelettere editore

Io c’ero terza ed ultima parte



Il provino a contatto di Giansanti che mostra, qui con freccia, il ritrovamento di Aldo Moro, si notino le cerchiature di altre immagini poi scelte per narrare i fatti del 16 marzo 1978

Cade oggi il quarantennale come pure abbiamo già scritto del caso Moro, dell’Italia attuale che da quel giorno ne ha marcato le carni degli italiani.
Infine poiché né storici né mafipolitici ricordiamo quei giorni con alcuni link

Man


“Sul luogo del rapimento vi arriva un fotografo prima di tutti gli altri” (questo “prima” è una costante e palese contraddizione in ogni aspetto del caso Moro) a fotografare la scena e lo dice l'On. Vero Grasso della Commissione Moro, al minuto 7.08 che ricorda il fotografo Antonio Ianni.
Così come un altro fotografo Gianni Giansanti che poi immortala quella che è l’icona, la summa theologica, ecco, del finale Aldo Moro: quel corpo riverso nella Renault rossa (ancora altro simbolo rosso luciferino!) e tutt’intorno uomini di Polizia e loschi soggetti e dei Servizi.

Altresì conviene soffermarsi su la “cornice” che preparò il caso Moro che parte da “lontano”, o meglio di come le “menti raffinatissime” alla Falcone crearono il terreno del 68, cui quest’anno cade il cinquantenario, retroterra delle Brigate Rosse

Maggio 1968: rovesciare De Gaulle per sabotare l’asse Parigi-Mosca


Il ritrovamento di Aldo Moro nelle foto inedite di Gianni Giansanti


The Moro Files (Gero Grassi) - ep.1

The Moro Files (Gero Grassi) - ep.2

The Moro Files (Gero Grassi) - ep.3

The Moro Files (Gero Grassi) - ep.4


Intervista Byoblu (conviene leggere dello stesso autore: “Il Golpe inglese” libro propedeutico ai fatti di Moro e non solo)
Il Puzzle Moro: la verità nelle nuove carte segrete - Giovanni Fasanella

Cose che Moro Sapeva

Perché Aldo Moro Doveva Morire, Ferdinando Imposimato

Ferdinando Imposimato - I 55 giorni che hanno cambiato l'Italia

Blu Notte Le Brigate Rosse

Aldo Moro- il presidente (Parte 1)

Aldo Moro- il presidente ( Parte 2 )

Io c’ero parte seconda




Abstract, italian youth on imaginary road of terrorism named Brigate Rosse (a left-wing terrorist organization)

I gradini stretti e ripidi dopo la porta a vetri immette alla legatoria D… e tutt’intorno quanto occorre per rilegare libri riviste giornali e quant’altri. Vi arrivo puntuale al secondo trimestre a ritirare i libri cui copertine ho immancabilmente distrutto: non certo per la lettura.
A volte nel laboratorio vi arriva il figlio del rilegatore, e come lui minuto lo sguardo triste sperso e tirato. Chissà cosa o perché ma non ha mai giocato con noi del larghetto cui prospetta la legatoria, e siamo un drappello rumoroso che spesso e sovente dà preoccupazioni ai grandi presi ai loro traffici. Certo che il tempo scorre, a volte non ci si accorge che qualcuno, semmai studiando fuori, all’università di Roma o del Nord ha incontrato per strada quello che uso dire “cattivi maestri”. O forse no, ché si è “autoconvinto” alla lotta di classe prima ed armata a complemento la soluzione: palingenesi. E gli Anni Settanta (tra blocchi Russo& America che pari sono quanto a potenza imperiale) sono anche questo. E la prigione, sì, perché il figlio del rilegatore pare sconti anni di carcere non si sa dove come fiancheggiatore delle “Brigate Rosse”.
L’altra anima persa in palingenesi catto-comuniste che ne segua pari sorte è una ragazza uscita dallo Scientifico di via Mazzini, extra cinta centro cittadino, dirimpetto la nostra scuola media popolare (altra della borghesia cittadina sta in alto, tanto fisico che sociale, nei pressi della caserma dell’Arma dei Carabinieri, a volte i luoghi già sono presagio) snella nera dal volto triste a mezza via tra il volpino e furetto, occhi neri e piccoli, come due pallottole. Sparita dai radar cittadini di questa contrada chissà dove è andata a morire, in quale città. E se ha avuto modo, poi, di “rifarsi” una vita:

“Eppure quelle persone c’erano, erano persone vere, erano operai. Di noi si dice che eravamo pochissimi, è giusto: eravamo molti di meno, però ci sono stati anche dai 20 mila ai 40 mila inquisiti, in quegli anni, per attività sovversive”

Faranda racconta il rapimento di Aldo Moro: “Gli agenti uccisi, la prigionia e la lotta. Fu tutto terrificante”


Man


Ps. Come nella canzone del Signor G alias Giorgio Gaber a volte l’anticristo, pare rifare il verso del Nome della Rosa, nasce dal troppo ammore per…

Io c'ero parte prima




Abstract
here rember the facts of kidnaping to italian President of Party named Democrazia Cristiana, killed officially of Brigate Rosse (a left-wing terrorist organization) but thanks at Henry Kinssinger, first all, and much others imperial men of United State of America vs. Russia in context of Cold War after II World War


La mattina del 16 marzo 1978 vendevo libri Mondadori ché abbandonato la schiavitù degli studi fotografici cittadini (non puoi lavare pavimenti e vetrine come serva qualsiasi e senza futuro). E Milano era lontana.
In una casa vicino alla Stazione Superiore del Capoluogo (chiamata per distinguerla dall’altra che conduce tra orridi di Eboli alla piana del Sele, mentre quella alle pianure di Puglia la Capitanata foggiana) nella stanza imbiancata con scuri di grigio chiaro socchiusi, un televisore è già acceso quand’ancora non c’era Rainews24 a rompere con solite notizie per 24 ore consecutive e trecentosessantacinque giorni l’anno.
Strano quel Tg1 alle dieci circa di mattina di una giornata di sole e con la voce del cronista Frajese più in romano cadenza che italiano senza accenti, che parla di sparatoria a Roma, mentre le immagini in diretta scorrono da Via Fani; del rapimento di Aldo Moro e suoi uomini di scorta da parte delle “Brigate Rosse”. Virgolette necessarie poiché solo di recente i cosiddetti “eroi” giustizieri (li guardavamo con spesse fette di prosciutto rosso-reggiano su gli occhi) non sono affatto Robin Hood ma buona parte infiltrati dei servizi di Intelligence; fatti e l’ascolto ricostruito di ennesimo Presidente di ennesima Commissione parlamentare d’inchiesta caso Moro, buco nero che è stato, appunto, il rapimento e morte annunciata dello statista barese e suoi uomini. Boss tra boss della cosiddetta Balena bianca, o Democrazia Cristiana che dir si voglia.
Gli effetti di quegli anni si pagano ad usura, letteralmente, ancora oggi ché quei fatti sono i cosiddetti svincoli della storia tra cui la cosiddetta Eu ad egemonia germanica (non servono più le Panzerdivison Wermacht d’antan). E quanto “storia” da scriversi con maiuscola è tutt’oggi Vexata quaestio

Man

Aldo Moro, storia di un delitto politico

Ps. Intrigante la ricostruzione che ne fa La7, almeno nella prima e lunghissima parte; bisogna rizzare orecchio perché per certi fatti vien dato un flash ai limiti del subliminale cosa impossibile da decifrare per chi sta a far “tip&tap” su gli smartphone o ascolta radio via webcast poiché generazione geneticamente modificata
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