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Gianni siamo nell'era dell'Ottimismo, Gianni!

Ma sì ma sì era il Santarcangiolese (di Romagna che ne abbiamo pari qui alle nostre latitudini) Tonino Guerra per uno spot di store.
Intabarrato con sciarpa, non sopporto mascherine (anche perché carnevale è passato da un po’) che mi provocano allergia “visuale” usciamo per il solito giro perlustrazione giro giro tondo il palazzo, e forse qualcosa di più. Un venticello solleva polvere (sottili?) e fa muovere le nubi (irrorate stamani dal bell’areo che oramai a bassa quota, tanto è visibile, il pilota fa ciao ciao con la manina) in un silenzio da The Day after: qualche zombie umano pascola su la carreggiata e si mantiene a debita distanza, o come quel tale che pochi passi scende dal marciapiede e aggirandomi risale qualche metro dietro! Sic est.
Il cartello che distingue questa civiltà, almeno di chi scrive, da quella a nord inventrice del “Amerika - k as killer - way of life” Coronavirus compreso nel prezzo, le affissioni funebri mezzo divelto dal vento ed ingiallito dal sole: possibile che non muore più nessuno e che magia è?
I passi cadenzano la strada e tanti, troppi, pensieri, eppure i piedi step by step sembrano marciare per proprio conto, staccati dal resto del corpo “immerso” in osservazioni. Terminata la strada dell’ultimo palazzo: dietrofront. Precediamo, de facto, deambulando ante calendario Conte il nonelettodanessuno con avvallo di Mattarella che si distrae, data l’età, dal barbiere!
E come un don Abbondio qualunque, mentre legge il breviario però, zacchete il lugubre e funebre cartello: in pratica sotto casa. E colpisce quella rossa (infernale?) scritta come dire: ‘mbé sei morta in epoca dell’ottimismo senza fine, mo’ finisci nella fossa (non quella ripresa a New York da un drone birichino prontamente sequestrato dai policemenne, non sta bene far vedere ste cose che la giostra degli acquisti non vuole, almeno fino al vaccinissimo di quel faccione ridens come jena di Billa e Melinda Gates, che tengono famiglia un po’ luciferina ma non tutte le ciambelle riescono con il buco coronarico) e c...oronavirus tuoi. Fatto privato via, poi a novantatré anni che vergogna così tanto e la giostra del consumo non vuole: avanti il prossimo!

“SECONDO L’ULTIMO DECRETO MINISTERIALE È OBBLIGATORIO DISPENSARE DALLE VISITE E CONDOGLIANZE”

Buon uomo che scrivi: se è “secondo” poi come fa ad essere “ultimo”? Birichino si scrive, solenne come voglio i satanici neo feudali alla Bill Gates & Co “ai sensi di”. Ma non ti si può far colpa alcuna, giacché il richiamato Bill e compari, sono neo feudali, vero? E nel Medioevo solo tre persone, dopo il monarca mica la “farfalla”, erano abilitati a saper leggere scrivere e computare: computare come computer? Esatto calcolatore da latino verbo: computo computas computavi… Questo per dire che ignoranza è belo, ecco, e i ciucci-ciuchi-asini matricolati a squadriglie che volano senza manco irrorazione di chemtrails (!) e la ‘ggente che applaude manco fosse la Pattuglia acrobatica ‘taliana!

Ps. Un proverbio africano dice: quando muore un vecchio è come l’incendio di una biblioteca mica quella della Parigi di Notre Dame, precursore dell’odierno “decreto” che vuole le funzioni religiose, pensa se lo vengono a sapere i maomettani, in plein air. Giusto che adesso comincia il caldo e il bello della “pandemia” certo poi con il passo del tempo e maltempo? Come prima più di prima “poiché bisogna convivere con il virus” che vuol dire scordatevi del prima che è “archeologia” e comprate da Ammazonne. Imbarate dal verbo imbarae, e che parlo ginese? ecco, da casa via computer che la squola gosta troppe denare pubblicos e ciucci analfabeti è mieglio e...poi via le case hanno tutte ma proprio tutte i muri "maestri" perché l'elettronica a distanza? E chi avut avut chi ha dat’ dat’ scurdammece do passat’ sim’ e Napule paisà! Il Tempo è pur sempre Galantuomo, no? Altroché!


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Agfa Scala the best(ia)

Anni Novanta passati a miglior gloria, esce una pellicola che è già tutto un programma: Scala dell’Agfa, che una volta terminava in Gevaert nome Belga di produzioni sensibile. Scala di nome e di fatto, se vi pare anche musicale tant’era l’estensione tonale. Una pellicola bianconero, sì, ma invertibile: un must incredibile. E volete voi? Scriviamo ad Agfa in quel di Milano, ad Erminio Anunzi factotum della Multinazionale germanica, anch’egli fotografo (si trova ancora a sua firma articoli su Progresso Fotografico). Breve presentiamo la richiesta di provare la new entry collegata ad un progetto fotografico: oh da non credere viene sponsorizzato e via con le riprese. Gli scatti sono ancora conservati e, nel riproduzione o meglio conversione digitale bisogna prestare molta attenzione a quella sua intrinseca tenue nuance sepia che la rende unica.
Una buona quantità di rullini 135, quindi, arrivati dall’Agfa e caricati in macchina (Contax Rts e 139) partono, alla lettera, per certe contrade che impresse in un famoso libro della Letteratura italiana del Novecento, sono rimasti intonsi, merito della scrittura come pennellate poetiche su tela se oggi, infami giorni da Coronavirus eterodiretto, ottant’anni dai fatti narrati lo rende tra gli Immortali Libri di tutti i tempi; luoghi e culture tutte per il terraqueo capiscono tanto va diritto al cuore, sede secondo gli antichi filosofi (lasciate perdere gli Aristotele e sua mala genia a-varia-ta) greci sede dell’Anima, noblesse oblige.
Scala dalla linea di sviluppo particolare va da sé, e vicino noi si fa per dire che sono pur sempre quattrocento kilometri dalla Capitale, tramite corriere mandavamo (ritorno na decina di giorni spesato da Agfa) a sviluppare. Inscatolate al punto giusto i telaietti, grigio bianco, restituiscono a tutt’oggi trent’anni dopo la stessa emozione d’allora: generalmente con le dia non è mai così scontato, quasi una avversa reazione iniziale di pur ottime (tenute in frigo come le Scritture prevedevano, scritture tecniche si capisce) Epr-64 Kodak e ancor più il Terribile Kodachrome pellicole usate in tandem per il progetto che, poi, non si è concretizzato: coincidenze mancate ob torto collo del Manunzio.
Eppure già scattavamo in diapositiva bianconero e della Ilford Fp4. Un momento: Ilford ha mai prodotto diapositive del genere Scala; eravamo noi provetti chimici su le le orme di Namias alias Progresso Fotografico ad invertire il negativo bianconero. Difficile a scrive e dirsi, divertente a farsi con tutta la tragedia del caso: inversione di film negativo presuppone un substrato pellicola resistente agli “acidi” o sostanze chimiche aggressive a tal punto da distaccare l’emulsione dal supporto, e di quei esperimenti non è conservata traccia alcuna se non qui che si ricorda.
Scala che da qualche parte leggo essere in (ri)produzione sotto altra sigla, e che su formato 120 o Rollei che dir si voglia, senza offesa di Hasselblab-Mamya-Pentaconsix-Kovasix-Minolta…, sarebbe in tutto e per tutto una mini fotografia da portare in giro, casomai imbustata acetato trasparente come quei santini familiari che, almeno una volta, si portava nel portafoglio ed oggi su gli schermettini di Mele & Satanas verdi, non a caso chiamati: Android!


Re-born Scala

Sviluppo diapositive bianco e nero 1
Sviluppo diapositive bianco e nero 2


Ps. Quasi dimenticavo, ne conservo questa sì una scatola tredicidiciotto piena, che con le Lith Kodak d’antan, già usate in tipografia arti grafiche e serigrafia, si ottenevano buone diapositive esposte in camera oscura come normale cartoncino fotografico, manipolabile di conseguenze. Belle dia senza dubbio ma prive di quello charme che solo Scala riusciva
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