date » 05-01-2025 18:24
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Chi sa fa, chi non sa insegna si chiami Verolino o Munari pari sono. Qui due inquadrature che più cinematografiche (grammatica) non si può e detto “campo” e “contro-campo” d’un signore mentre prende la cosiddetta aria nell’ora canicolare o anche nota come contr’ora; Rolleiflex 2.8 su pellicola analogica Agfapan Iso 100 poi convertita in digitale via Olympus E 1 e ottica macro. L’immagine è parte di una più ampia visone, altro che street del menga, dell’evolversi della città dal Novecento (recuperando vecchie immagini) all’odierno in cui si vive. Storia, e scenografia di un film che non sarà mai. Infine la ripresa è quella della fotocopia lo screenplay vuoi perché non ci dispiace l’aria “annebbiata” e vuoi per altre cose
“La carità* è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità.Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia”. San Paolo di Tarso. Prima lettera ai Corinzi - 1
Infatti ce ne vuole tanta ma tanta da superare Giobbe che il Padreterno gliene mandava ogni giorno secondo sadismo al momento della sveglia e, sì, pure Lui dormiva e tante cose molto difficile da distinguersi da un Zeus qualsiasi e qui non è cosa. Pazienza per più di un cinquantennio che adesso chiede conti e interessi di mora!
Dunque l’immagine e ripigliamo la terminologia di reportage ben altro dal click facile facile d’accatto effettistico, metti caso d’un Vincenzo Verolino napulitan’ fotografo, niente meno. E mettiamo subito i puntini su le i. Ora di costui ce ne po’ fregà de meno viceversa no quell’aria da “filosofo della Magna Grecia” tipica dei meridionali che il trapassato Agnelli affibbiò a Ciriaco De Mita da Nusco in quel di Avellino, Caporione della allora Democrazia Cristiana. Ciò detto, continuando a mettere i punti, ci sembra costui un’altro classico San Paolo di Tarso fulminato su la strada di Damasco, quella antica si capisce. Sennonché il Verolino ancor prima di diventare “maître” de la photo de street faceva il ragioniere, sì, come da Casoria di Totò memoria. E similitudine per similitudini quell’altro ragioniere ma internation brasilero di nascita ma “formato” alla City of London, à la page, a nome Salgado cui pur se già detto, tutto.
E veniamo a chi sa tenere una macchina fotografica, Rollei nel caso di specie e la stellare versione 2.8 non nostra, ma che usavamo a prestito all’insaputa del “Baffo” alias il patron dell’Agenzia Foto Lampo, sempre un Vincenzo Carrese e sua Publifoto in Milano in sedicesimo a queste latitudini.
La stampa, poi, via Agfapan 100 cavallo di battaglia collaudatissima pellicola bianconero teutonica, riversata all’odierno in digitale via Olympus etc, copre la vita quotidiana di provincia italiana. Storia e proprio così nel solco dei Berengo Gardin Uliano Lucas o lo stesso Luciano D’Alessandro, fotografo durante il terremoto Ottanta divenne anche editor fotografico del Mattino in Napoli: una monografia alla sua visone fotografica resta impressa, fra l’altro, su i Grandi Fotografi edito all'epoca dalla Fabbri Editore. E quindi siamo in buona compagnia, certo ognuno secondo proprie possibilità si capisce. Ecco che il reportage termine tutt'altro che passatista ha sua ragion d’essere. I ‘meri + cani che devono inventarsi qualcosa nella loro miserabile esistenza senza passato (storico) presente e di diman non v’è certezza, giocano con inutili paroline tipo “street” che se uno si sposta in periferia: cos’è mai? Street fotocopia di tons precedenti del cesso a cielo aperto a nome New York? Inutile proseguire: sì, vero conoscono anche loro hic et nuc la fine della “nazione” indispensabile al besenisse del terraqueo si capisce pure questa.
Saranno le immagini di un Verolino qualsiasi “specchio” dei tempi? Al posteriore anatomico tonante l’ardua sentenza, e per quanto ci riguarda proseguiamo tranquilli la nostra navigazione senza Logge di appartenenza e manco adepto in grembiulino sozzo di adrenocromo sangue della triplice Cia-Mossad-Pentagono che reggono l’esistenza fin quando torna utile della sacerdotessa del Nulla Sara Munari, e tutti i pari compari della Scampia/Myphotoportal. De gustibus? Mah...Fine prima parte
*Etimologia. Il termine deriva dal latino caritas (benevolenza, affetto, sostantivo di carus, cioè caro, amato, con cui San Girolamo, nella Vulgata, traduce il greco ἀγάπη, agápē (come appare nel Nuovo Testamento Greco), cioè «grazia» oppure «cura».
Ps. Come Verolino, non sponsorizzato però, possediamo una G9 Pansonic la mitica Gh4 e per gradire assai la Fz 300 delle mirabilia insieme le altre. Si certo pure corredo Olympus 4/3 e serie Pen altrimenti, e giustamente, s'incazzano le fotocamere tutt'altro dei pezzi di silicio-vetro-metal-plastica, bensì occhi oltre la semplice definizione allopatica di "protesi"
date » 07-12-2024 11:31
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Gli attrezzi, parte, di Manunzio per la stampa digitale praticata da circa un quindicennio. E seguito di ripetuti “esperimenti” le sonde colore e tutta la teoria della giostra degli acquisti è stata butta nel cestino, sostituti dall’occhiometro di più di cinquant’anni di fare fotografia magistralmente sintetizzata dal pacco carta analogico, oramai inservibile causa anni stoccaggio, sottostate il terzetto superiore sempre Ilford brand per chi capisce di fotografai e non sentito dire di un Verolino qualsiasi e Munari eterodiretta dalle centrali sulfuree transatlantiche. Carte inkjet di certi brand à la page, nel caso Canson, e per prova provata la squisita eterea leggerezza d'eleganza formale e sostanziale Canon Premium Matt. In alto il pacco Fabriano, carta che ci accompagna dalle elementari dalla fine Anni Cinquanta secolo trascorso, un universo piegato ai nostri fini e “ammorbidita” da spary-fissatore Maimeri 609. Carta Fabriano che fa, anche, da sub-strato alla esile e pure esemplare, dietro Canson, Ilford della serie cadetta il brand dal microcontrasto favoloso per chi ha occhi di fotografo e non di semplici minchiapixellisti onanisti compulsivi, tristi solitari e finale. Su in alto a destra il non ancora provato spray-laminatore-conservativo inkjet della Hahnemühle cui c'è poco da dire tant'è universale brand
Cosa fatta capo ha
Bello le frasi fatte, fritte e rifritte: forse che l’uomo non è animale rituale-abitudinario? Ebbene solo le menti, illuminate da profonde luce interna mica dei grembiulini, e che avete capito! Sanno ciò che è giusto e gettano a mare inutile zavorra.
Breve, Manunzio ha impiegato un quindicennio, giorno più giorno meno, a trovare la quadra della stampa digitale inkjet. Inizio drammatico ché non esistevano profili ICC e il resto pura e semplice roulette cui, però, ci inzuppavano pane & danari a strafottere i vari Boscarol di tre-cotte (http://www.boscarol.com). E così step by step oggi pare una camminata, relativa, la stampa inkjet. Cosa s’intende dire? Anzitutto lungo il tragitto ci si è liberati di tutto l'abaradan fatto di stregoneria-ideologia unica più che matematica e binaria applicata all’inkjet: sonde di calibrazione per questo quello e quell’altro ancora. Sicché pensavamo di aver adempiuto e giunti alla fine. Ma...quando tutto sembra sia finito è li che comincia la salita cantava Antonello Venditti. Proprio così. E non è che la cosa riguardi chi si fa stampe da sé, no. E’ tutto un “ragionamento” falso errato e bugiardo della solita giostra acquisti e prezzolati adepti.
Ora seguiamo a giorni alterni, si è già scritto, Northlight Keith Cooper. Bene o forse no. Sì perché costui, lo si scrive su la sua pagina You-Tube, pensa alla fotografia digitale con solipsismo binario*. E lo vedreste cercare i dot-ink con finanche una lente d’ingrandimento! Poi dice l’esatto opposto: vale a dire che una stampa non la si vede (giudica?) con la proboscide azzeccata la carta di certo allure si capisce. Oddio non è che il primo visto & letto su la Rete delle mirabilia, sebbene sfugge nome, con lente contafili (ingrandimento) azzeccata su la carta, un blasé insieme alla sua proboscide, pontificare su la bontà della stampa! Obbrobrio di chi non capisce un cazzo di fotografia e digitale, casomai consigliato dalla mamma di comprare una, metti caso, Hasselblad da mezzo miliardo di pixel (se li dovrebbe ficcare nell’anatomia del caso e vivere felice e fesso stampando le sue cazzate su Baryta simil argentea Galerie Ilford d'antan) così resta estasiato delle minuscole macchioline di ink casomai certificate Epson Digigraphie e non chiedete all'oste se il vino è buono! Squallidi figuri che Stampa & Regime in sodalizio con gallerioti dalla benda finta all’occhio e gamba di pirata del caso, propalano: vale a dire mettere il palo...letterale pratica medievale o giù di lì. E la claque a seguito. Bis.
E il paziente Manunzio, cui confronto Giobbe biblico ci fa barbino, buttato stavolta, tutte le cazzate che rimanevano attaccate alle richiamate sonde & co. s'è allegerito la mente. Volete una? Le “macchioline” di rumore, e relativo esborso di money a soppressione, a monitor si vedono come patate cuccuziell’ cetrioloni e banane per l'abbisogna anatomica? Beh a stampa non si vedono un c...alibro tant’è impercettibile, senza dire che la stampa di goccioline d’inchiostro sono altra cosa dai bei piselli turgidi, sempre per l'abbisogna, a monitor, per chi capisce di banale tecnologia "contabile". E che dire del razor un-sharp (si dovrebbe sparare a palle incrociate gli inglesi speaker tout court circa il vocabolo, che ci azzecca il solito c...atodo e significava un tempo “maschera di contrasto” in italiano non per aumentare lo “sharp” bensì abbassare il contrasto nelle duplicating slide e non meno che il bellissimo e però micidiale Cibachrome per stampare quelle e non solo) che nel pannello PPL software Canon di una stratosferica razionalità altro che Pshop di Keith Cooper e compagnia cantando, c’è la spunta per questo “riportare l’originale un-sharp” che abbiamo disattivato su stampe A3? Sì così l’impossible impatto grazie a file d’una Olympus Camedia C-8080 da 8, dicasi otto, megapixel su CCD Kodak alla stratosferica tacca, ecco, dei 50 Iso!!! Il resto continuerebbe a ripeter il sulfureo prof. Sator-Sartori: so’ cazzate. Sottoscriviamo
* Il post trovate (cercatelo se vi frega il genio, interesse, ché non lo segnaliamo) su la sua pagina l’ultima sua l’Help lanciato a (s)proposito delle carte Awagami. Anatema e Manunzio gli ha risposto per le rime: vedete ‘a lantern’ ‘mman’ e cecate lanterna messa i mano a ciechi? Senza dire che la splendida carta giapponese, provata proprio agli inizi della carriera di stampadores, ecco, quando per posta aerea (non c’erano ancora distributori internazionali e qui, ora, nel Belpaese la Apromastore e la Chartas, quest’ultima di squisita gentilezza tutta femminile in veste di consulente-venditrice) ne arrivò plico. Benedetti giapponesi della Trilateral, dei Gesuiti (che già sapevano tutto via Archivio Segreto Vaticano e delle “distrutte” pergamene la Mitica Biblioteca d’Alessandria d’Egitto di precedenti civiltà terrestri fra cui Atlantide) scopritori del suolo giapponotto che servirà in seguito a trampolino di lancio via Seconda Guerra Mondiale contro la Cina, odierna fabbrica mondo, che mo’ se ne sbatte ché s’è comprato mezzo mondo compreso debito pubblico degli ameri + cani; anzi, il fondello della personale GH4 Panasonic come pure l'adattatore 4/3 vs Micro 4/3 ne riporta cartiglio altro che made in Japan! E non la finiamo più ché uomini di Mondo che han fatto, ecco, il militare tre anni a Cuneo. Totò dixit. Sic transit gloria mundi!
date » 15-01-2024 11:42
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Nati non foste...
Se tutto va a smartphone (alcuni vogliono pure il ritocco/manipolazione come i grandi fotografi, che usano però Pshop-Lightroom-CaptureOne à la page e temerari Wilber/Gimp; tacendo di quei altri del montaggio audio-video francobollo però in streaming!) la cosa è tragica “per l'ampiezza dell'entrata” sempre così il Poeta. E allora mettiamola in più riprese ché la cosa è lunga, articolata da smontare quel che resta del simulacro giostrante, ecco, e dar scacco alla Munari & Sodali, funzionale al Sistema.
Dunque l'attrezzature, qui in sorta di “still-life” pur sotteso, dall'analogica pellicola a digitale, sorta di scanner più flessibile d'un flat Epson (che a dir vero sul formato seipersei negativo bianconero se la cava molto bene, così verificato de visu: vero Pippo?). E questa: la “stabilizzazione” a due-tre-cinque assi ottico-meccanica, va disabilitata altrimenti è un po' come tenere il piede sul pedale del freno pur avendo già tirato la “martellina” del freno a mano. Poi certo se uno si diverte, perchè no.
Stativo, allora, qui in immagine cover o tre-gambe da tavolo su cui ammorsata ganascia, oops clamp della Manfrotto all'interno di essa uno spigot tiene ferma la piatta testa rotante Arcaswiss compatibile su cui aggancia la slitta micrometrica e, finalmente, la fotocamera, che in caso di specie è una Gh4 forse mortificata a far “foto” al posto di splendidi video: è una pietra miliare sebbene la richiamata di Panasonic ha qualche annetto su le spalle.
E sottostante trepier'-stativo uno strano (sinistra immagine cover) tubettino che non si mangia con minestra, zoom 12-50 f.3.5-6.3 che all'esterno con buona luce fa vedere sorci verdi ad ottiche blasonate. E qui una nota doverosa per il trinariciuto Vacchiano che di nome fa Michele (nomen omen) e lo portiamo pari da nascita: mo' capirete la “pasta” Manunzio. Veda “collega” che anche uno zoom, dotato di pulsante macro su la parte sinistra del barilotto, fa cose turche e più che un fatto folkloristico dimostrabile da stampa cm 50 x 70 cui si dirà a tempo debito. Ed a latere del “tubetto” della richiamata cover un pezzo di vetro ottico niente male a nome Yashica ML Macro 55/f 2.8 attaccato alla richiamata Gh4 via solido adattatore/convertitore Yashica/M43. Infine su la Panasonic (destra cover) via adattatore Olympus Old 43 a M43, il plasticotto e peso piuma 35 millimetri macro sino al rapporto 1:1 mentre Yashica si ferma a 1:2, ma che arriva anche oltre con tubi adattatori e, penso, anche montato su soffietto che pisola da qualche parte e con attacco, manco a dire, Yashica/Contax semmai da provare un'altra volta. Fuori campo la “squadra” senza compasso cari grembiulini ad Adenocromo, piccola e tascabile da “muratore” pure, acquistata tanti anni fa non ancora le bolle livella attacco flash odierne circolante l'odierno; che mette a squadra il treppiede-stativo-cremagliera-digicamera. Ah la riproduzione parte da una slide Kodachrome 64 la crème de la crème Analogica Era. Qui finisce l'avventura del Signor Bonaventura...striscia del Novecento passato a miglior gloria, mah!
Ps. Chi l'avrebbe immaginato che Yashica di andata (ottica analogica manuale non autofocus ML 24 mm f.2.8 su Contax e pellicola Kodachrome 64) sarebbe ritornata qui Macro su silicio sensore a chiudere cerchio?
date » 21-11-2023 17:55
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panasonci g9, brand gh4 panasonic, fz300 bridge panasonic, s5II panasonic, new g9 II panasonic, fotografia digitale, botte piena la moglie ubriaca, fotografia notturna umida, standard micro quattro terzi, lenti quattro terzi olympus, stampa digitale, bajonetta standard L panasonic leica sigma,
Il reparto marketing ne ha fatto una delle solite, infatti da retro le due fotocamere Panasonic sono pressoché identiche e poco percepibili come full-frame (L bajonetta insieme a Leica & Sigma) o M 43; quanto al resto si è su quel crinale molto scivoloso del “piccolo” sensore vs “grande” e tuttavia i risultati pressoché indistinguibile a monitor desktop se non ad occhi squisitamente allenati e navigati che nulla sparte con "fare" fotografie visto, poi, il tallonaggio degli smartphone prossimi alla resa finale
Te voi la botte piena la moglie ubriaca e l'uva nell'orto?
E’ sempre più difficile star dietro il mondo cosiddetto che, guarda caso, va in rovina step by step e di diman’ non v’è certezza...bella prospettiva non c’è che dire.
A farla breve e per restare qui che si parla di fotografia, ma va, a trecentosesessantacique più bisesto della scala...Mercalli, e siamo di lena eh.
Dunque il M43 è "piccolo" questo il refrain e il full-frame regge gli Iso, di notte che è la condizione “normale” per fare clik! Ora non serve a niente controbattere il fatto che il sensore pur “piccolo” (sembra na cosa da hard movie) con stabilizzatore inside et out su barilotto delle lenti ne fa arma micidiale, anche e soprattutto nelle ore notturne, la condizione ordinaria e ideale del fotografare. Sì, obiettano i fullframisti, ma è piccolo lo stesso: ma non ci avevano rotto i maroni con il fatto che chi si contenta godeee...No è piccolo, di più sempre di più in alto. E infatti arriva il liscio e “grosso” full-frame (cosa avete capito!) e sue lenti turgide….oops grande anch’esse. Ma.
E “veniamo” a noi fuori set hard ché Panasonic rammoderna la saga G or ora G9II (noi abbiamo la prima versione insieme a mitica GH4 e pure una terribile bridge da 2/3 all-in-one FZ300 che usiamo spesso e sempre più volentieri) con nuovo auto-focus a rilevamento di fase: na figata. Ni. E certo non è qui per smontare il “piccolo” M43 della G9 inteso come superlativo autofocus...che la giostra deve girare transeat, quando a cazzate altre no. E noi che su la G9 ma pure GH4 via adattatore usiamo vecchi, si fa per dire, originali vetri 4/3 Olympus d’antan...Vero non facciamo corse d’auto e non spariamo a volo avifauna (una volta in analogico si pre-focheggiava o con certi tele fucili alla Zenit dire si impallinava tutti gli uccelli in volo per l’aere maligno) ma da quel che si vede, alla lettera, la precedente G9 è un fulmine.
Tuttavia aggiornato a G9II eccoti pure che Panasonic aggiorna il S5 full-frame L aggiungendovi II: che fantasia sti giapponotti! E poi? Dopo arriva un tizio* e il resto lo leggete e vedete in link...di mondi incomprensibili considerato che più dello schermettino iPhone & Android la visone uman(oide) più non va: allora i pixel turgidi e grossi uno sa dove metterseli! Si spara alla mosca con l’atomica come quel ministro ebreo vs i palestinesi: ordinario, no? No.
E se anche domani un qualche temerario (fotografo?) si mette in testa di stampare? Un ottimo “tascabile” cm 45 x 60 avessi voglia a riempire pareti di Galery very nice compà. La fotografia oramai sempre più tramutata alchemicamente in grembiuli bianco fottografia dalla Giostra, che più passa giorno più sbiella e finisce in rovina schizzando pezzi, purtroppo, mortali tutt’intorno, atomica compresa. E allora botte piena moglie ubriaca e uva nell’orto? E nu cazz’ in culo no? Ahh santi numi qui a queste lande si continua...Furtune e cazz’ in culo beat’ chi ne tene. Vox populi vox dei. Amen
*https://www.youtube-nocookie.com/embed/bqXJnPTw3tI
Ps. Facciamo uso piene mani, ecco, del volgare dire sempre che qualcuno ricordi la parola derivare dal latino e tutt’altro che “scurrile”. E la cosa a continuare ci porta troppo lontano fra “cultura alta” e quella “bassa” sebbene questi ha tutte le categorie filosofiche di quella senza intellettualizzare (Parola è Potere) pure l’aria!
date » 19-10-2023 13:09
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Manunzio...Pontifex Maximus
Vabbè da qualche parte bisogna pur iniziare. Pontifex ante Pontefice di Vaticano Spa Era, ad esempio, Giulio Cesare: oggi siamo modesti! Senonché Ponti-fex è letterale facitore, costruttore di ponte, notori per unire due sponde. Ecco. E qui la cosa si fa prosaica e corretta. Due Mondi 4/3 e M 4/3 in apparenza inconciliabile, sebbene la sostanza è la medesima, e messa (calembour involontario!) in comune dal “tubetto” n. 4, adattatore in pesante metallo marchiato (ex) Olympus odierno OM System: se non è zuppa...
E la cosa funziona bene su le Lumix M4/3 liaison con richiamato brand. Lettera B o mitica G9 Panasonic stra-bistrattata incompresa e maledetta perché non è “cosa nostra” ahh in rapporto 3:2 (che è una armonica, dicono, diversa dal 4:3) e manco Full Frame. Tombola oops Bingo. E su sta storia ci torniamo per nostra prova provata.
E non così per la GH4 lettera C. Qui i “picci” stanno a zero direbbe Bersani. Picci inteso come “ah e però questo, eh quello, ohh quell'altro” la volpe e l'uva di Fedro memoria, via. GH4 Panasonic pietra miliare per videografi e pure fotografi che sanno il fatto loro e al momento opportuno bisognano di “filmini”. E sì proprio l'altro giorno analogico, un sogno impossibile d'avere due in uno: photo & movie quando si girava foto e in Super 8 da funamboli.
E di ritorno, segnati da 1 e 2 via adattatore Olympus (4) un vetusto 40/150 che su Quattro-terzi o Micro fa esattamente focale 80/300 a f.3.5-4-5 ché lo standard Oly-Panà “moltiplica” causa sensore e che, tuttavia, è altra cosa dai tele-converter! Aggeggi questi che una volta erano i “moltiplicatori” di focale, ottiche per chi aveva pochi spicci o niente in tasca e non poteva permettersi ottiche “lunghe” e che i moltiplicatori “allungavi” quello che ci avevi, metti, un 135 millimetri focale massima utilizzata da Manunzio, tranne prestiti generosi tipo tubo da stufa 200 millimetri Zeiss d'un amico danaroso, con attacco Yashica-Contax.
E il (numero 2) da prova provata da 4/3 a M 43 il buon vecchietto Leica Vario ...su G9 va che è...una tartaruga con fuoco auto, in manuale un piacere di altri tempi con in più tutta l'assistenza dei fuochi colorati: non pirotecnici bensì detto Peaking. E pure il vecchio O.I.S lato barilotto è riconosciuto, nel caso di specie, dalla G9 e pure GH4. Se, viceversa, al posto del vecchietto ci azzecchiamo (in foto non c'è ma è quello che ha ripreso la scena a bordo d'una Olympus E-520) all'adattatore il terribile, di nome e molto fatto, Zuiko Olympus Digital 14-54 f. 2.8-35 dal motore ad ultrasuoni che è nu babbà, allora l'auto(s)focus chiamati così fra amici in Era Analogica i primi obiettivi, i fuochi non sono un fulmine originale ma decisamente rapidi circa il Vario Leica, anch'esso nu babbà senza crema, va...
Morale? Tutti a tavola (cavalieri ) d'un Carosello Anni Settanta. Insomma c'è vita oltre la Giostra degli acquisti, e noi Ponti-fex siamo, no? Accatatevill' se trovate l'originale “pontefice” Oly ne esiste un più raro Panasonic per passare da una sponda all'altra senza esborsi, fatto conto se avete “reliquie” oppure vi viene la fregola ben giustificata. E sì gallina...oops ottica vecchia fa più che buon brodo, vere e proprie sciccherie. Manico a parte!
Ps. Non ci provate con adattatori economici, ne abbiamo in borsa, ché non funzionano tranne su corpi Pen 2, ni su Pen 5, zero su le Pen F. Uomo avvisato...
Pss. Tutto l'ambaradan non ci sarebbe se non fosse per la mitica e apripista E 1 Olympus in formato originario Quattro-terzi. Anzi il vecchietto Vario Leica su la E 1 (lettera A e 2) un fulmine stabilizzato a vent'anni di distanza: chapeau!
Chiave di volta
A solito l'inglese suona male quel “brachetta” la zip italica che conserva...i santissimi.
L'antefatto è aver scambiato lucciole per lanterne: Manunzio sa che novità. No, un momento. Stavo navigando per flash Nissin quando digito Nisi e pure italiano il sito: perbacco mi dico. Gira di qua gira di là ma niente flash “terze parti” per Oly/Pana. Ma eccoti fortuito un riferimento a staffa rotante: ancora un'altra? Sì, e ne leggo però di cose buone. Vabbè clicco ed acquisto. E nell'immagine a corredo un piccolo particolare “chiave di volta” tassello Hama.
Dunque la “rotativa” è di buon metallo argento opaco e rotella di serraggio simil oro: ben fatta. Senonché Manunzio prova a montare la staffa rotante su le Olympus Pen: ahi. E sì perché sta pure scritto al sito, chiaro che la predetta è per modelli Oly mirrorless, mica “penne”. Eppure le proviamo tutte a far centrare il bocchettone con la “ruota”. Niente da fare e ci impiaghiamo diverse ore, ma, strano, senza sacramentare...L'indomani, ossia ventiquattro ore, la chiave di volta si recupera da scatola di “vecchie cose” dalla serie “stipa ca trov”. E le mani corrono come se l'operazione l'avessi già fatta altre volte: breve il tassello-chiave-di-volta di cinquanta e passa anni fa della Hama, i nostri accessori analogici, prima di Internet e Amozzonie varie di là da venire (sic) risolve la cosa con pochi centesimi. E' tutto, allora, viene che è un piacere. Infatti recupero un vecchio trombone 4/3 a firma Leica (si vabbene diciamo peste e corna di questa e poi ci abbiamo un vetro targato...ne parliamo la prossima volta) via adattatore Oly. Ancora, finanche un Oly vetro con pulsanti laterali (il costruttore/importatore dichiara non possibile) va e tutto procede bene. Idem su GH4 Panasonic.
A latere della rotante, immagine sovrastante, staffa ad L che fa ancora e bene la sua a passare da scatto panoramico a verticale via slitta compatibile-arcaswis. Allora perché acquistare ex novo? Ahh partito con Nissin flash mi trovo con NiSi, poi il resto è automatico senza compulsione acquisti ma per fare il very nice moderno! E non ci si pente, tutt'altro
Ps. Non fatemelo ripetere ancora ché con NiSi Italia non ci spartiamo nulla, solo pura coincidenza, mentre al solito è la tasca di Manunzio a fare la differenza
Pss. Come usuale riporto qui anche il link pagina della NiSi Italia a dimostrazione di quanto fin qui narrato