Un giorno eravamo in Archivio a riprodurre cartografie del XVII secolo che già metteva a dura prova nervi e attrezzature per il fatto che una, dicasi una, fosse in scala, quando si para davanti un gruppo di quattro-cinque persone dall' accento bolognese. Uno dei quali aveva in una beauty-case, una fiammante Sony Dsc-F 707: vale a dire un obiettivo Zeiss con intorno, il concetto, tutto il resto; cilindro cromato in forma di obiettivo digitale. Si, perché la Sony ci provava all'epoca con narrazioni futuristiche.
Breve dal gruppo che era venuto a queste latitudini per materiali d'archivio, e non avevano tempo da perdere causa altre incombenze, un tale prof. Ferrari mi si presenta come responsabile del progetto sul terremoto che interessò queste partii a metà Ottocento. E così giusto due chiacchiere per savoir faire e infine mi lascia la
Sony Dsc- F707 pregandomi di riprodurre una catasta di carte “artistiche” dei luoghi oggetto della ricerca per cui era giunto sino al Capoluogo! Questo perché avevo inavvertito (!) buttato occhio sul tubo-ottica-digitale Sony. Dalla serie: hai voluto la bicicletta? Mo' pedala. Immaginate l'imbarazzo di trovarsi con sto coso digitale e carte da riprodurre: ah fa il prof, non si preoccupi saremo di ritorno fra tre giorni. Bontà sua e tanto di scadenza temporale implicita! Andati via restammo: macchina digitale carte e il responsabile del laboratorio microriproduzione dell'Archivio di Stato che mise a disposizione il banco reprodia, non prima di un sardonico sorrisetto del tipo: e mo' so c...artografie tue!
Man fotografo sin dal 1969
Ps. I due volumi che poi vennero stampati nel 2004 oltre le riproduzioni con Sony, si segnala per alcune cose: anzitutto i famigerati michiapixel, che nella pubblicazione nessuno mette e metterà imai n discussione! E de relato come una semplice Point&Shoot in mano all'arte, uso dire, riesce più che a far miracoli restituire sino all'ultima risorsa, poco o niente usata ancor prima intesa da minchiapixellisti. File più che buoni per stampa offset.
Secondo poi nel volume alcune immagini rudimentali dell'epoca, eroico oltre al fatto che il dagherrotipo ufficialmente è del 1839 e vent'anni dopo suppergiù su lastre, cui poco si sa dei materiali, apparivano i fatti del terremoto biblico che colpì queste lande del Regno delle Due Sicilie nell'Anno Domini 1857: una carneficina.
Terzo e questo per gli studiosi soprattutto, di come già all'epoca fossero in avanti ricerche tese a supportare l'origine dei terremoti: vennero gli inglesi, o meglio visto che nel Belpaese ci stanno come alieni da sempre (!) il passo fu breve come di lì a poco la “nascita” del Regno d'Italia pagato dalla Bank of England...antesignana di un'altra guerra di liberazione con accento anglosassone, che paghiamo ancora oggi ad usura!
Pss. Altra cartografia di un progetto dell'Archivio di Stato (mai andato a buon fine per insussistenza mentale del personale “dirigente” i Beni Culturali tout court, quello stesso che maneggia perfettamente bene Excell o far di conto pro-domo loro) comunque venne ripresa a “sezioni” con una Canon D-20, nel tentativo di assemblarne in Psphop e ricavarne per interpolazione l'omologo digitale a grandezza naturale, e preservare l'originale, su cui è giusto e saggio stendere un velo pietoso!
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