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Aqua de Marco

E grazie a questo tempo marzolino, con largo anticipo, che papariann’ (indugiare) nello studio nel mettere “ordine” a parte della libreria (Manunzio uomo di libri è) strabordante all’inverosimile, mentre domestici parenti come Avvoltoi rotanti in attesa di una qualche distrazione per riempire la raccolta differenziata…(nemo profeta in patria, no?) da una busta cartonata due stampe, esemplari di provini per i tanti progetti che gonfiano i cassetti, stanno sul punto di cadere e afferrati al volo (specialità Manunzio) portano ad una pausa pensierosa (altra specialità della casa) di cose che da nove anni in qua si posta a giorni alterni. I minchiapixel che da qualche tempo non scriviamo più. Stampe in formato trentaperquaranta, file di compatta Olympus C-5050, che si è upgradata e ne parliamo prossimamente. Un trentaperquaranta su carta “rag” straccetti cotonati à la page stampati in quel di Milano in sorta di pre-press. Ora se vista (delle due stampe la bianconero che è meglio) a debita distanza, secondo canone codificato, sotto vetro ben difficilmente si noterà la “sgranatura” notturna dell’immagine (sotto c’è solo matematica binaria). A parte questo, l’obiettivo è raggiunto, anche perché messa in rete (dove uno poi ci gioca ingrandendo sino all’ultimo pixel per dispute serale a bar sport) l’immagine di qua e di là dell’Atlantico mare, piace. Touché e questo è una fotografia che “piace” Print Viewing Distances and Print Resolution


Ps. L’immagine con diagonale, misurata con metro a filo da Capomastro, prossima ai cinquanta centimetri andrebbe vista ad una distanza teorica di 1,5-2 volte questa. E anche così la conta dei pixel o la “sgranatura” lascia il tempo che trova in considerazione che, sotto vetro con abbondante passe-partout del caso, ancor più risalta l’attimo fuggente di una sera di pioggia; immagine prodotta d’una “semplice” compatta la stessa usata da Alex Majoli della Magnum Agency

Printermaker, a chi? A noi!



Sul tavolo “operativo” prove in solo formato A4. Siché partendo dal fondo, dove si intravvedono gli scatoloni con le “tacche” colore e riportante caratteristiche dell’immagine, rendering colorimetrico e quant’altro a ricordare la strada percorsa per eventuali repliche.
Sottostante e da sinistra le Moab americane, poi l’immancabile francese Canson, la altrettante valide Felix Scholler coated e non ce ne po’ fregà de meno. A seguire lo “standard” teutonico Hahnemühle FineArt.
Terza fila in basso l’inimitabile Rosaspina “intonsa” della Fabriano, ottima con i pigmenti inkjet sebbene un certo grado di “affondo” nella carta - scotto da pagare per le superfici non trattate apposta - con a latere, sempre Fabriano, le carte fabbricate per ricever gli inchiostri dalle stampanti digitali.
Ultime a destra prove del bianconero su Hahnemühle FineArt, impressionante della Hp Photosmart Pro B9180 - fuori commercio e sostituita da altro modello - dalle nuance perfettamente neutre, di un bianconero che nulla invidia alla classica analogica


Vabbene sarà il caldo o più ancora insonnia notturna dovuto a quello, ma uno da qualche parte deve pur parare per titoli…mussoliniani e poi visto l’odierno terraqueo. A noi, per l’appunto!
Sia come sia se nel post precedente si è ben detto della Cartiera Awagmi, qui una carrellata di carte che si è sperimentato per ottenere ciò che la (nostra) capoccia immagina sia quello più aderente al “vero”, e veicolare la poetica (minchia!) tramite “carta straccia” o la rag degli anglosassoni.
In definitiva il problema meglio non è solo (e soltanto) la carta di “straccetti” quanto e soprattutto cosa c’è veicolato dal supporto. Vabbene McLuhan “messaggio” ma mica poi ci si mette sul media/carta un topo morto o come quel tale artista (non fotografo) in tempi remoti, cacca d’arista. Pagato a peso d’oro. Ahi come è scivolata in “basso” la cosiddetta Arte (tout court?) dell’Occidente etc etc etc.
Questo a dire che un normale service ben difficilmente vi consentirà di sperimentare in tutta tranquillità le possibili variazioni, e di carta e di inchiostri, ergo: bisogna fare da sé se la stampa se vi annoverate tra gli “artisti” fotografi oltre l’immaginabile umano. Minchia e due!

Man

Ps. Quasi dimenticavo della Epson, stampanti e carte cui è inutile dire circa la loro bontà. Non abbiamo eseguito alcun test su esse e anche perché il marchio (della Bestia 666) Digigraphie per le cose anzidette è in palese contraddizione
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