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Stack or not stack

This is question forse così il Bardo. Vabbene da qualche parte bisogna pure cominciare. Certo per i cosiddetti pro della Milano da bere un “anticornonarico” basta collegare il banco ottico al computer, casomai con l’interfaccia Capture One Pro 20 ultima entry, così à la page, e il gioco è fatto. E fintantoché tutto è su lo stesso piano via con il liscio. Prblemi nascono, e non altrimenti per leggi ottiche, quando sul set compaiono più attori, o oggetti che di still life parliamo. Quindi diversi piani, e per farli tutti a “fuoco” non basta diaframmare al massimo (decadimento immagine). Anzi uno dice: ma se dopo un f 16 ipotetico i raggi che già si incasinano (diffrazione) per entrare nel pertugio dell’ottica, perché mai gli f 32, 45, 64, 90 o mi pare ancora di ricordare f 128? E co sti numeri, tuttavia, hai voglia, no? Proprio no. E si ipotizza un banco diecidodici, già l’ottica “normale” è un centocinquanta millimetri, un bel tele sul formato Leica, tanto a circoscrivere la cosa. Insomma un che di poco maneggevole a diaframmi chiusi (decadimento resa ottica) e ne abbiamo passato esperimenti su la Cambo montata su un mastodontico cavalletto Manfrotto che tirato su arrivava sino al tetto! Siché senza ulteriori numeri al lotto, diaframmatura che potrebbe fare al caso per un totale, ma se la composizione è più mignon i problemi là sono e lì restano. E poi se chiudi il diaframma di conseguenza aumenta il tempo di posa, inezia se ci hai il parco lampade: una volta faretti su Kodak 50 T(ungsteno) oppure su Epr-64 Bowens lampo del caso, che doveva scaricare una potenza non indifferente. A chiacchiere, sì, perché il trucco negli studi era di abbuiare il set composto e inquadrato, poi con otturatore su posa B o puristi T(ime) far partire scariche di flash a ripetizione; flashate che si sommavano per avere come unica botta del caso! Quanti esperimenti, grazie al flashimetro che per l’abbisogna dava il computo delle “aggiunte” per l’esposizione, e si era già provato su Polaroid, sorta di pre-view. Manualità ai limiti dell’acrobazia che oggi fa ridere. Tanto è vero che pochi puristi e distillati sedicenti fotografi vi ricorrono ancora, anche su camere elettronizzate al massimo: ricordiamo i primi modelli Sinar del caso. Restano tuttavia, sempre certuni fotografi, che attaccati alle Hasselblad elettriche, ecco, del caso o Mammamia (Mamya gloriosa RZ 67 d’antan oggi acquisita da Phase One) vivono felici di fare bella figura via Thetering con l’Art director immancabilmente femmina del caso, cacio sui maccheroni. Ma sempre più i fullfremmisti CaNikon con lenti shift, ottiche che in sedicesimo ripropongono i movimenti del banco ottico al fine di pareggiare i conti dei diversi attori giacente su piani del set. E qui sarebbe conclusa la disamina, e invece no. Sì perché tutto il resto della ciurma fa a meno di ottiche anzidette, Hasselblad e flash, odierno rentrée di lampade a base Led un tantinello scialitiche, o equivalente dentista, ahi; fotocamere attaccate a computer “teterizzati” neo cordone ombelicale ( si raccomanda l’arancione Tether Tools) per verificare all’istante che tutto è ok (!). Parentesi: con Raw e Pshop che tutto aggiusta, basta e avanza no? No evidente, chiusa parentesi. Insomma oltre i fulfremmisti c’è vita come su Marte?. Sì certo, anzi, lì fuori alla base della “piramide” fotografica volete voi? Un Maunzio che va, al solito, per la sua strada: senza flash e lampade (pisolano da qualche armadio) e manco full frame. Peggio ancora con vecchie ciabatte 4/3 da Paleolitico a base bit. Vabbene, e poi? Un programma come Helicon focus (ci) risolve il “pareggio” dei conti con ottica zoom in manuale anch’essa del Mesozoico. Ma lo si dice qui, se uno poi vede i file: che volemo dì ancora? Il manico pari la classe n’est pas de l’eau mes amis!

Immagine 1
Immagine 2


PS. I file allegati integralmente potrebbe benissimo vedere spazio su un Franco Maria Ricci d’antan; luce bank come si evince alla base del mezzo busto e figura di fondo? Tutt’altro luce finestra, letterale, e come base e sfondo due retro-cartoni utilizzatati, quando è il caso, per il cosiddetto fill-in; ottica 14-54 f 2.8-3.5 prima serie su l'immortale (chapeau!) E1 Olympus la nostra “protesi”. Associato un secondo scatto in verticale prodotto da pari ottica e malandrina Oly E 510 con Live-view feature molto più comoda

Pss. Nel novero dei sistemi di pareggio piani fuochi c'è anche l'interessante Actus Cambo e gli immarcescibili Novoflex, soffietti o macro motorizzate

Sibaritas




Abstract
an world full of sibaritas many people does not have any way to express himself and to see reality with his eyes, another from what wants and requires advertising


Navigare per rete e imbattersi in cose impensabili che eppure accadono. La prima è in sintonia con la cosiddetta Natura, anche se poi un Leopardi fa dire:“O natura, o natura, perché non rendi poi. Quel che prometti allor? Perché di tanto. Inganni i figli tuoi?”. Vabbene dovremmo parlare di illusioni ma qui non è il caso.
Il monaco che “scalzo” va su la Montagna ne ridiscende “scalzo” a sera è inaudito secondo la civiltà (quale please?) giudaico-cristiano-greco-romano! Time si money per capirci. Eppure se non ci fossero questi africani scansafatiche (!?) saremmo già tutti trapassati e senza manco una bomba atomica nell’aria… per chi intende che il Numero della Bestia è 666!
L’altro breve filmato mostra la cosiddetta “avventura” dei soliti bipedi umani: vabbè vedeteli e poi con la vostra testa (s’immagina non serva a spartire le orecchie) fatene tesoro. Ecco vedete l’inquinamento demoniaco che ci modella tutti? Già dalla Bibbia si parla di “talenti” o tesoro che dir si voglia che uno dice: ma no sono cose morali, di carattere o caratteristico di ognuno, a salve paisà. Invece Talenti è quel che dice: vil metallo di scambio! Quindi siamo merce, dice la Bibbia altro che Karl Marx!

Man


Video 1
Video 2

“Sibarita s. m. e f. [dal lat. Sybarita, gr. Συβαρίτης «abitante di Sibari»] (pl. m. -i). – Abitante dell’antica città di Sìbari, colonia achea sulle coste del golfo di Taranto (al confine settentr. dell’odierna Calabria), nota per la ricchezza, il fasto e la mollezza dei costumi. In senso fig., persona di gusti raffinati, che si circonda di comodità e di un lusso eccessivi: è un s.; fa una vita da sibarita”. Treccani online



Ps1. Santuario buco nella “roccia” s’immagina scavato con scalpello di rame come per le “piramidi”

Ps2. Nel video l’occidentale con scarpe ad hoc dall’altro gli etiopi scalzi, un caso: forse

Ps3. In un documentario americano cui non ricordiamo coordinate e quant’altro, il giornalista o presunto tale, così come nel video etiope, saliva un grattacielo abbandonato. La cosa del tutto banale fino al momento in cui, in un angolo la telecamera inquadra un prete! E con la Bibbia in mano a recitare non si ricorda cosa: insomma una cosa surreale sino a quando i due si parlano. Allora veniamo a sapere che il prete tutti i giorni, come l’etiope guada caso, si reca in alto a recitare salmi preghiere o quant’altro per allontanare il Maligno che aleggia la sottostante città. La cosa è complessa a dirsi e non sparte nulla con il Facebook pensiero, qui “credo” o “non credo”. Tuttavia la cosa pare plausibile, vale a dire che le “preghiere” hanno effetto. Anzi, e qui come sopra nulla più si ricorda, uno studio nientemeno epidemiologico, quindi con tanto di “scienza” che narra come nei pressi di un monastero, orante si capisce, tutt’intorno, diciamo il tenore di vita, risulta migliore che in altre parti senza luoghi sacri da cui partono vibrazioni energetiche positive (come tutte le prassi “mediche”olistiche). No è? Vabbene sibaritas:
"There are more things in heaven and earth, Horatio, than are dreamt of in your philosophy". Hamlet/Shakespeare
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