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L’immagine a sinistra è una pagina di cm 24 x 33,5 base e verosimilmente scattata dal fotoreporter Francesco Cito su Ektachrome Pro (fisime e chi scrive ne ha avute proprio così) o men che sia Iso/Asa 64. E oggi la si direbbe poco definita, sgranata senza meno. Eppure non guasta affatto.
Immagine di una pattuglia motorizzata di Sbirri napoletani che affianca una vespa cinquanta di pover’ maraonn’ di guaglione corrieri della droga: pesciolini che si posso mettere, per l’appunto, in prima pagina. Tempo di nome e di fatto, rivista che durò lo spazio di un mattino, sebbene il colophon/timone porti la prestigiosa firma al Coordinamento immagine di Uliano Lucas, per gli imbecilli italiani, caciaroni analfabeti di andata e molto ritorno grazie alla tonaca nera (!) di Vaticano Spa e quella melassa (intellettuali del menga) prezzolata, con ancora in tasca la tessera dei “tengo famiglia” a nome Pci (terminerà sua esistenza di Partito Comunista italiano rosso-luciferina cinque anni dopo l’immagine di Cito,con il crollo del muro di Berlino, Anno Domini 1989) già sguazzante liquame del Kapitale da impallidire le etere greche, a pagamento ben s'intende


Era ora che un po’ di serietà fotografica re-apparisse sul condominio Myphotoportal che troppo spesso rimanda, ecco, voci, di queruli ed inutili fottografi: sì, raddoppio come gramigna, o nel caso di specie, edera che dove cresce s’attacca (!) o di chi manco sa declinare, in italiano, le proprie generalità figurasi a tenere in mano un apparato per l'appunto fottografico. E vive il tapino fesso e cuntent’ supportato pure à la page da Myphotoportal. Allora il Cito fotografo d’antan, che almeno sa quel che fa: vi pare poco? Ma per niente a fronte dei richiamati con doppia “f” che non sta per traslato F, bensì proprio: fessi alla napoletana. E pure alla pugliese, abruzzese, lucana: fessi e basta!
Senza farla lunga, Cito dalla sua Home ha discreta pretesa di dire qualcosa se ci si sofferma un attimo e senza “zappare” come ci insegna, ecco, Mammasantissima televisione o lo “scrollo” infinito dei tablefonini: sempre sia lodato Steve Jobs. Amen.
Tuttavia a scanso di equivoci di Cito non ci piace granché per il fatto d'essere fotografo embedded e che non avrebbe mai potuto far carriera onori prebende e quant’altro senza inchino (novanta gradi?) alle Centrali del Pensiero Unico: anglo-american-sioniste. E ognuno s'è detto tiene famiglia


Ps1 Tempo, mensile edito da “Tempo Illustrato” fu l’inutile accanimento terapeutico per rianimare un’idea fotografica tutt’altro che peregrina, visti i precedenti di Panunzio & Co. dopo guerra. Non ancora visibile sui radar la “rivoluzione” dal latino malandrino re-volvere, di Internet e compagnia bella, tuttavia il Grande Moloch Fratello (che grado rito scozzese?) Televisione con sue “dirette” vedesi l’allucinazione mondiale del cosiddetto “allunaggio” se ne riparla quando esce a breve il “remake” ancora in mondo visone cinematografico però, mise pietra tombale su la cosiddetta “carta” stampata si capisce

Ps2 Cito di tre-cotte, il fotografo, si fece il suo tour, nascondendo bene bene le sue fotocamere sotto i baffi e barba posticcia, turbante afgano bastone del viandante e quant’altro. Suo fotografare era mettere alla berlina il compagno Ivan, quando c’era ancora l’Urss dei compagni russi, ecco. Sì, sputtanare l’Armata Rossa che invadeva il povero (!?) Afghanistan di papaveri oppiacei e avvertiva Israele della prossima aria: quel che adesso è il Genocidio di Gaza e non solo. Tuttavia, morto un papa se ne fa un altro quando arrivò con squilli apocalittici il 7th Cavalry Regiment (lo stesso di Ombre rosse-Stagecoach). I soliti esportatori e benevoli e buoni, di democrazia. Stesso suolo stessa fine in quel Afghanistan con i cargo americani che decollano (Saigon, Vietnam 29 Aprile 1975, dixit) con afgani attaccati alle ali! Talebani già eterodiretti Cia-Mossad e prima combattuti a chiacchiere, ipso facto promossi alla guida del martoriato paese (alla faccia degli uteri marci di verminaio che blateravano contro il Burqa che le donne lì fregava di meno) non prima che sottobanco prebende agli anglo-americani-sionisti in formato polvere-papavero

Ps3
Quando comparvero le immagini su Stern, i nazisti germanici le provarono a suonare ai camerati fascisti orfani di Mussolini: spaghetti people vs mangiatori di krauten. Gazzarra studiata da ambo le parti a tavolino e brindisi con champagne, di quello italiano però
Reportage Cito, Napoli
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Storia d’amori e d’anarchia

Va tu mo’ a sapé se non era meglio ricordarlo prima: cosa Manunzio mattutino già alle tastiere fra Win & Mac? Di tre fotografi in mostra che il dottor Covid, ecco, farà mai vedere alla ‘ggente preoccupata a telecomando di quei contatti sociali specchiati, invece, nelle immagini di D’Amico Uliano e Battaglia: due uomini e una siciliana. E di questa a dir vero manco sapevo sino a non molto tempo fa, fotografa (anche) de l’Ora di Palermo. Tano D’Amico lo si trovava quasi quotidianamente sul Manifesto di Pintor Rosanna Rossanda ma pure Luciana Castellina e Valentino Parlato, mica sti utili idioti attuali e ci teniamo alla larga da decenni. Uliano Lucas se ne scritto già. Battaglia che di nome fa Letizia è oramai una “nonna” di ottantacinque anni e sin troppo grossa vista in un documentario dedicatole. Ma della siciliana a pensarci c’è un foto in particolare che è ritornata in mente e che, per altre drammatiche vie, ho visto da ragazzo: non ci ho dormito al ricordo. Le due immagini distanti tempo e spazio, condividono un lenzuolo sotto cui giace un corpo scia di sangue, che al solo ricordo forma nodo in gola. E qui da Battaglia in Trinacria alle nostre latitudini: sera d’estate viale e due ali di folla, che ancora ricordo per silenzio sospeso, un Lupetto (camionabile) e per terra lenzuolo bicicletta e macchia di sangue (pare che il camion in retromarcia non s’accorgesse del dramma). E ogni volta che in passato mi trovavo li, Parco cittadino con transito “macchine”, passavo dall’altra parte per non calpestare quel corpo di ragazzo, oggi avrebbe la mia stessa età. Il volto è impossibile a definirsi per i troppi anni e portavo i pantaloni corti. Forse come di quei passeriformi affacciato ad un balcone e sottostante non ricordo cosa dicevamo, e poche ore dopo il lenzuolo. Sit tibi terra levis
"Le indagini sociali e antropologiche sul lavoro, sulla città e sull’umanità varia che l’abita, sono una parte consistente dello sterminato lavoro di Uliano Lucas, fotografo e insieme storico e teorico della fotografia; l’indagine sul cambiamento di orizzonti e di sguardi negli anni della ribellione è facilmente riconducibile alla straordinaria alchimia che amalgama poesia e impegno civile delle foto di Tano D’Amico; il corpo a corpo di Letizia Battaglia con il mostro della Mafia, nella stagione dei morti ammazzati, dell’escalation della violenza ma anche della risposta indignata, dell’orgoglio antimafia, di chi sa rimanere impermeabile al Male"

https://www.sistemamuseo.it/ita/3/mostre/868/fermo-marche-la-strada-la-lotta-lamore/#.X03wHtwzaM9


Ps. A volte il tarlo torna utile, infatti, non già di Battaglia l’omicidio (immagine sovrastante) bensì lo scatto è di Franco Zecchin, dal libro “Il fotogiornalismo in Italia 1945-2005” edito da l’allora Fondazione Italiana per la Fotografia in quel di Torino




Un falso con tanto di firma olografa (dedicato ai quarantenni)

Sì quel del “Tip&Tap” a smartphone che vanno di qua e di là con portfolio dinanzi ai tanti Giovine maître à cattedratico, servo del Sistema, dalle immagini fotocopia di fotocopie ed altre ancora in stile Yankee: oyeee. Senza idea di sé senza storia senza passato e con poca trippa per gatti in prospettiva. Si capisce. Forse.
Sia come sia qui c’è uno di quei rari cadeau di un “vecchio” fotografo di reportage dall’effluvio labiale non meno che fotografico. Sì, vero sono due ore ma godibilissime anche perché pieno di perle di “buon senso”. Come assaggio sottostante non c’è male:

“Stop al mito di un reportage che non esiste più!” 24’

“Le fotografie di “reportage” dei disperati del Mediterraneo sono della Polizia, Carabinieri e Guardia Costiere” 27’

“Il bambino Aylan (“trovato” morto spiaggiato con maglietta “rossa” da omicidio rituale ndr) è un’operazione pubblicitaria” 27,42

“Immagini pilotate” 28

Uliano Lucas intervista

Man


Ps1. In pratica sono le stesse parole, pari ragionamento che da quando c’è il manunzio.it veniamo narrando

Ps2. Quando l’immagine richiamata da Lucas è così “penetrante” (lo squasso dell’invenzione fotografica, altro che falla del Titanic, prossima ai due secoli di “servizio” è inenarrabile per il terraqueo umano che ammocca o piglia in bocca beve, ecco, di tutto mentre va a fondo) e in certe anatomie retrostante, scatta quel perverso meccanismo di “gente ordinaria da bar sport” del: siii vabbè e però, tant’è incancrenito la spina dorsale/dignità, qui nel caso, di un qualsiasi Aldo Gianulli. Scusi signore un tot a giro panza sarebbe a dire: falso senza importanza? Woaw bingo!

(E dire che immagini terrificanti ante Aylan morto c’erano già state giorni e mesi prima, di bimbi “pescati” in mare come da Rainews24, ma quel giorno ed in particolare ed in Germania la Merkel…un assist che manco Ronaldo e Messi insieme potrebbero mai. Potenza dell’Immagine luciferina
Foto bimbo siriano

Ps3 Dietro i “migranti” c’è il Soros che in Ungheria sua patria non può entrare, qui nel Belpaese il Duca Conte, sembra ‘na cosa fantozziana, in prima pagina a stringere mano al nazista auto conclamatosi, il sorridente (Opus Dei?) Gentiloni, dopo Renzi Monti Dalema, dal panfilo Britannia, come Prodi Amato Ciampi, Cgil Cisl Uil Confindustria Corriere dei Piccolini Stampa Repubblica Vaticano Spa…
Soros Open Foundation

Ps4 I gas odierni di “Assad” come la boccettina di Colin Powell all’Onu è un trucco voluto da Is- Ra –El prodromo di un Terzo conflitto e però finale per l’umanità intera

Fotografi italiani d'antan




Una storia di accoglienza Il centro per richiedenti asilo Teobaldo Fenoglio a Settimo Torinese
Fotografie di Uliano Lucas
Mole Antonelliana, Torino
8-25 febbraio 2018

Catalogo Mudima, 2018
Con testi di Antonio Calabrò, Elena Piastra e Francesco Rocca
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