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Partendo da sinistra verso destra due settantacento ben realizzati softbox cui interno trova post un flash ciascuno portatile di discreta potenza attivati via segnale radio; il grosso ombrellone retrostante attacco Bowens per flash “professionali” e che usiamo anche con buoni risultati piazzandovi un cobra-flash detto alla francese. Su trespolo il globo di luce con attacco a vite su ogni parabola di flash a slitta. A latere un vetusto e sempreverde Metz 45 CT 4 e parabola con griglia nido d'ape, che una volta via SCA 300 veniva pilotato in automatico dalle Contax a pellicola. Metz che è collegato su staffa a gagliarda fotocellula che “annusa” il flash in partenza e fa scattare quello ad esso collegato: un must dell'allora National e porta bene i suoi cinquantadue anni di esercizio, fianco a fianco con radio comando odierno. Quasi nascosto dal globo un flash Culman (culo-in-mano?) di più di trent'anni fa con innestato, via adattatore come per il Metz, un modificatore di luce. Le ali estreme, da sinistra due illuminatori Led e alla destra un "professionale" flash da studio su cavalletto 190 Mznfrotto un altro must d'antan

Luce a go-go

Mettiamolo subito in chiaro: preferiamo la luce naturale che il Buon Direttore della Fotografia regala, almeno sino a tutta l'estate e già archiviata. E quella mattutina, certo non disdegnando il primo pomeriggio ma la cosa è rara. Fotografare in queste condizioni, quindi, per Manunzio è l'ideale. Ma o un però grande quando il Perù, il copyright di quest'ultima era del nostro Prof di Pedagogia-Psicologia al Magistrale odierno Liceo Pedagogico che è un'altra minestra, il problema è che spesso si sente o meglio s'intuisce vedendo la scena. Quid facere? Anzitutto vale regola di Manunzio riassunta in quel Yankee “Less is more” e detta così...poi le cose si fan dannatamente complesse (complicate no?) eppure bisogna conviverci e scrivere con la luce che si è pensato. Si ogni cosa, noi umani (umanoidi?) compresi alcuni sprovveduti che dicono “non vengo bene in fotografia” e perché il sedicente fotografo non ha scovato e messo in riga la luce del soggetto(ne) animato o men che sia: senza luce c'è solo Hypnos gemello di Thanatos senza menarla oltre.
Quindi e da ultimo anche Manunzio si è attrezzato (noblesse oblige n'est pas?) con “ombrelloni” ed “ombrelli” meglio soft dish smontabili: l'uno più di un metro di diametro l'altro giusto la metà. Ancora con il primo a “simulare” il sole l'altro per più “modesti” still life (siamo ritornati al vecchio modus operandi e con flash, ai tempi dei lampi IFF alternativa domestica-economica anti cineseria fine ani Settanta).
Naturalmente tutto questo artificio, ecco, è più e meglio controllabile con tutto ciò che il convento dei modificatori di luce consente e permette. Tant'è vero che con il Direttore di Fotografia, che sta sempre lassù in Alto, devi attendere casomai la nuvola di passaggio o attendere l'ora zenitale o pomeridiana ed aiutarvi con riflessi e/o schermi neri per tagliare questa o quella lama di luce molesta. Fine prima parte



"[font5] L[/font5]a Fotografia in Italia negli anni Sessanta è il tema scelto da Rete Fotografia per la 4° edizione della Settimana ‘Archivi Aperti’. Le precedenti Settimane hanno avuto grande successo, mostrando come l’iniziativa sia credibile e sostenuta da idee forti. Per questo viene riproposta oggi con una partecipazione molto più ampia e quasi raddoppiata per le numerose e nuove adesioni di archivi, enti e fondazioni, tra i più importanti di Milano e della Lombardia, impegnati a promuovere la conoscenza della cultura fotografica.

La Settimana “Archivi Aperti” vede partecipare, infatti, ben 30 realtà, a conferma della qualità del lavoro di Rete Fotografia che, così, consolida il proprio ruolo come associazione di riferimento in ambito fotografico..."

Fotografia in Italia negli anni Sessanta

Out focus...

date » 18-06-2018 09:44

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tags » fuori fuoco, fotografia paesaggio, composizione fotografica, tecnica fotografica,



"Picture this: you come home after a great day out photographing and you’re excited to look through all the beautiful images you’ve captured. However, after importing them you realize that they’re all garbage because they’re blurry.

I’m sure you’ve experienced that, as have the majority of us. Personally, I’ve had to throw away several promising images due to them not being sharp.

In a perfect world, you’d come home after every session with 100% of the images being tack sharp but unfortunately, that’s rarely the case. However, there are certain elements you should be aware of and take into consideration when in the field, that will reduce the likeliness of your images being blurry"


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