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Tanino il barbiere


Del breve apprendistato ne è rimasta cicatrice di rasoio su falange dell’indice destro.
Tre gradini in marmo grigio spento e l'ingresso alla destra di Marcodoppido il rubizzo venditore di corredi, portano al salone formato ridotto che due sedute marmoree, a riflessi sulla parete controcampo l’entrata gli conferisce un'aria schietta.
L’antro di Tanino centellina luoghi comuni a maldicenze “putenzese”. Sornione fra rasatura e taglio di capelli, dice e non dice, più ancora quando il tasto accarezza li femmn’ che gravitano nel raggio del salone. Un istante e tutti gli occhi carrellano su la divertita signorina più che grandi firme, tutte forme.
Ps. L'immagine naturalmente in bianconero è stata (volutamente) ripitturata, ecco, e la cosa non dispiace ché ben si presta a lo scritto che veniamo componendo (oh come sono aulico o scemo fate votis) da più di trent'anni. La camera era la "terrible" Contax 139 con su montato lo Zeiss 50mm; pellicola Hp5 da trentasei pose poi sviluppata in Microphen sempre Ilford




A chi il boudoir? A noi!

Vabbè d’altra epoca il detto solo l’abbiamo attualizzata e anche perché qualcosa bisogna pur scrivere: vuoi mettere? Eccone di calembour: n’est pas? Oui. Insomma a dirla tutta nun si sa chi bouduareggia di più se la fotografa...o la fotografata...cui volto è pettinatura richiama arie dei Trenta/Quaranta anni del secolo alle spalle: intrigante. Insomma un bel corpo in luce/controluce naturale minimalista quanto basta, di buon gusto e di sti tempi infami... Très chic mes amis!

Ps. Una volta i "fotografi" che il Cancel Culture non ce sta simpatico e li eliminano, almeno erano vestiti, adesso la Dea Madre che fa tutto da sola (autoerotismo compreso) si sveste per essere in "intimità" con la situazione...e non dite che è il solito Manunzio che il giochino mica tanto velato erotico (stessa specie e non s'aggiunge altro) l'ha capito

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Cavallo...Pazzo

Un Rocambole di frizzi lazzi, occhiolino e scene da Chaplin nella sua “Charlot a teatro” così la posa di questo “fotografo”: da non prendere sul serio? E invece, l’uso di un semplice cartone (che egli in precedentemente ha sforacchiato a dovere) fa buona riuscita. A fondale e per cert’immagine sognata, che suscita sorriso divertito dalla serie: che s’adda fa p’ campà. Touché, bravò!

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