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Immagine iscritta in unico cono di luce apparente, sebbene tra le due immagini corra un trentennio e più: a sinistra lastra 10x15 Fujichrome 64 RTP su banco ottico Cambo (analogico) e luce artificiale di Nitraphoto lampada da 150 Watt in ombrello diffusore; a destra file Olympus E 20 (digitale) con luce naturale finestra. Tuttavia il sotteso still life, modus operandi, è identico e la E 20 si comporta da "normale" banco ottico


E tra le due camere pari “lentezza” operativa con l’aggravante e non di poco di vedere il mondo sottosopra sul vetro smerigliato del banco ottico; tutto in manuale senza possibilità (tranne all’epoca il test su Polaroid) di fuoco automatico diaframma...di quelle benedette diavolerie viceversa che solo il digitale consente, nell’abbreviare o collegare immaginazione e scatto finale in pochi attimi e manco questo se via tethering!
Lentezza che significa, poi, concentrarsi su quello che si sta componendo, che è molto più della “previsualizzazione” di Ansel Adams memoria: uno scatto e via. O c’è o non c’è. Scuola di fotografia tant’è vero che il buon Gastel (stavolta lasciamo al palo l’insulso Jovine a pendant) riciclatosi sedicente artista con le stesse Polaroid per sarti una volta oggi appese in Gallerie ruffiane e mezzane, lo ricorda nella sua agiografia scritta da sé medesimo.
Operatività o lento pede, ecco, si trova anche in quel ordigno a nome Olympus E 20, acquistata a scoppio ritardato (all’epoca era un botto sebbene abbordabile senza accedere a mutuo ipotecario) e in sorta di “verifica” delle cose lette e ascoltate: si ricorda ancora del fotografo fiorentino, e sue immagini con la Olympus ad una sfilata di moda (!) mentre attendevamo in quel di Alberobello con tanti fotografi di giro, tra cui l’intramontabile GB Gardin, lì per workshop sotto l’egida del Curtis in salsa milanese.
Tutto vero e all’inizio abbastanza sconvolgente, tranne l’autofocus reattivo all’istante e con luce di abatjour, la E 20 digitale di vent’anni addietro un discreto miracolo. Quanto al resto, c'è anche l’oscuramento del mirino, tipico ribaltamento specchio di ogni reflex Anni Settanta: proprio così ed esposizione impeccabile e colori che fa Agfachrome 50 (inversione doppia esposizione non chimica) nota per la sua resa lieve e non chiassosa Yankee style delle Kodak: tutte.
Insomma la E 20 digitale dal cuore analogico, tuttavia, sforna file Tiff incredibilmente nitidi. Sì scritto Tiff, che anzi avvento del fasullo Raw (tanto poi si aggiusta tutto in Pshop o noblesse oblige Lightroom, uso dire i cretini falliti) era la codifica "ordinaria" su le Olympus di ogni ordine e grado: lossles al netto di 15Mb di peso! Si è possibile anche lo Jpg SHQ ed Orf l’equivalente Olympus Raw…mai demosaicizzabile come Iddio comanda e mai usato. Gamma dinamica? Stile diapositive e ci fermiamo qui per chi intende di fotografia: quante altre volte si scriverà che le immagini prodotte da qualsiasi digitale poi finisce per essere “vista” su schermettucci di iPhone Android e compagnia cantando? A muro dite? Vi ci si dovrebbe mettere con davanti il plotone di esecuzione! A muro…pensa te che visto a decine se non centinaia di metri di distanza più che i dippiai è l’occhio che va a puttane, e non distingue più un c…artellone stradale dall’altro. Quanto al sottovetro di Galleria, figurarsi se l’acquirente gli frega dei dippiai, basta sia copia “certificata” (si chiede all’oste se il vino è buono) da Epson via Digigraphie, con tanto di timbro a secco! Consigli per gli acquisti va che gallina vecchia che fa buon brodo a patto che il manico dello chef…

Man fotografo sin dal 1969

L’ora è fuggita…




E con essa pure la più banale logica, se così si può dire ancora. Si perché a furia di “gadget” si è perso di certo il ben dell’intelletto. Un po’ come ricordare lo sketch anni Sessanta della Rai in bianconero, dove il duo dell’epoca Tognazzi-Vianello parodiavano ante litteram i tempi correnti, con l’accavallatore. Sì un pezzo di legno, sorta di killer application, che doveva servire ad “accavallare” una gamba sull’altra sostituendo ilo naturale gesto che ognuno, maschi e femmine, compie quando è il caso! Mirabile, solo che poi accavallata la gamba di Tognazzi lo si vedeva allontanarsi verso il fondo, chiusura dello sketch, saltellando a mo’ di canguro perché non era ancora stato inventato lo “scavallatore” …
Infatti siamo ben oltre la parodia di accocchiare (mettere insieme) l’analogica manovella con il soft a schermo, senza ricordare la tavoletta grafica…per operazioni di editing solo con, qui nel caso, Pshop e Lightroom. Dalla serie che s’adda fa pe campà. E naturalmente c’entra poco la fotografia ancora e cosiddetta “digitale” à la page…

Man

Palette editing for Pshop & Lightroom

Ps. Le tavolette grafiche o lo “standard” Wacom sono ancora lì per dare una “mano” ai fotografi in post editing, e più ancora grafici, vedi Cintig in pratica un monitor de facto abilitato a tavoletta, tanto a ricordare che c’è già l’aiuto del caso…
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