Metropolis
Il
Portfolio di Manunzio ha richiesto una risistemazione complessiva più aderente allo spirito dell'autore, lasciatosi alle spalle tutto quanto riguarda pixel e consimile, poiché mai come ora (Metropolis pure in questo con l'idolatria della Tecnica) inutile e fuorviante per chi intende.
Metropolis non solo il titolo per descrivere quel
Benvenuto dell'impaginato, bensì summa di tutto il Portfolio, cui si dirà a tappe.
Città (tessuto connettivo) vista da altra angolazione, e geografica, lontana da polveri sottili di una Milano qualsiasi assurta (manu militari) ai primi posti del “vivere” con buona pace di Stampa & Regime telecomandata. E nel novero l'Istituto Centrale di Statistica non meno eterodiretto di quelli.
Chiarito l'ambito l'areale (set, territorio) che è la nostra latitudine essa si presta benissimamente a metafora “universale”: occhio da mezzo secolo come mestiere e saper vedere senza ubicazione precisa terrestre (c'entra nulla con il globalismo, anzi) che è dono raro e pochi vantano.
Immagini in rigoroso bianconero, vabbè macchiato un po' come si farebbe al bar, dove la misura è si certo l'Inferno di calviniana memoria e sua Città invisibili, tuttavia...
Ps. L'immagine sovrastante è per gli incalliti eterodiretti, mala pianta prezzolata. Quei “tubi” possono magnificamente passare per “ciminiere” degne di una Metropolis cinematografica o più ancora del terraqueo reale. Tubature che, non a caso, comunicano e male uniscono il sotto-terra (come nel film trista ossessione) e la parte alta-aerea dove si svolge il teatrino di quelli che considerano il prossimo Goym