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Il Rito & la Forma
Mani che lavorano o che stan ferme, oranti ed umide. Insomma quando vedo mani è come venissi attratto al pari di metallo con la calamita; ed è uno di quei reportage che prima o poi…
Mani bagnate che ricordo come oggi quelle del lattaio alle prese con paiolo latte caglio e fiamme vivide, quando non c’erano le confezioni di plastica con galleggiante mozzarelle, più che altro corpicini in salamoia. E mani che danno forma e sostanza alla carta, proprio così. Carta non automatica né Hahnemühle Fine Art e quant’altro: no proprio sostanza tattile, taste da non intendersi alla maledetta lingua “inglese”. Tutt’altro e taste alle nostre latitudini è tastare, non italiano, bensì certe carezze anatomiche lato B possibilmente femminili…ci siamo intesi.
Carta artigianale, via. E ne conserviamo ancora un pacco della giapponese Awagami, che ancor prima di andare in stampa su inkjet (usavamo una domestica si fa per dire
HP Photosmart Pro B9180) tra le mani sentivi la ruvidezza e trama che non troverai mai o poi mai nella “smooth” trattata per assorbire” gli inchiostri. Unica, a dir vero, a contrastare le giapponesi la Fabriano Rosaspina, con gli inchiostri bianco e nero: un must. Vibrazioni altre e diverse che solo, tuttavia, le carte giapponesi restituiscono!
Man fotografo dal 1969