Manunzio




Il Professore & il Fotografo

Dinu Adamesteanu, il museo cittadino è intitolato alla sua figura di studioso, rumeno d'origine: nomina sunt consequentia rereum o nomen omen? Latino, anch'egli. Aldo LaCapra, fotografo aviatore, che a bordo di un Paiper e sue Hasselblad, una delle quali motorizzata e caricata di pellicola (doppia perforazione 70 millimetri) in magazzini dedicati a fotogrammetrie, ecco, per il Professore. Sicché il lucano fotografo e il rumeno, cos'avranno mai avuto in comune, tanto il primo schivo che “gnavia trà li parol' da 'mmocca” cavare, letterale, parole dalla bocca al contrario dell'altro, di certa corporatura, si sarebbe detto un Marcantonio o eglish “piece of meat”, vulcanico loquace, e cattedratico? Eppure, insieme, han portato in luce (Aldo con stampe bianconero slide e finanche Infred Kodak per meglio discernere, dall'alto, vegetazione e substrato del terreno; segni e tracce monumentali di antchi insediamenti abitati da quelle genti, fra neo coloniali greci e stanziali lucani) e il Prof studiando le fotogrammetrie congetturava ipotesi, questa o quella di racconti storici e spesso fabulosi. Colonie di greci avventurieri: la Storia è fatta di staffette, proprio come una gara, cui la Roma mitica: Sette (cabalistici) Colli. Guerre high-way antelitteram sebbene di pietra interconnessa, e distruzioni, come sempre: ieri oggi e diman non v'è certezza, sebbene siamo, abitiamo, come spesso ripeto lo stesso condominio millenario: da Lisboa sino a Vladivostok
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Vuolsi così colà dove si puote

Era stato per lunghi anni anni un tormentone non tanto e non solo per le più fantastiche “ricostruzioni” della scomparsa di Elisa Claps, quanto l'ossessivo numero uncinato che compariva sui muri del Centro cittadino; vicoli e fuori dal contesto urbano su ingressi, detti civili.
Cinquantatré a spray, stessa mano stesso segno grafico come fosse una Matrice. Cinquantatré, ma scisso in: 5 + 3 le iniziali dall'alfabeto di C(laps) E(lisa). Un qualcosa che somiglia ad un codice “identificativo”.
Dramma conosciuto in ogni dove per lo Stivale e pure in Inghilterra, dove l'esecutore dell'efferato delitto ne aveva duplicato pari strategia, a Londra.


Ora di quella storia blasfema, sacrilegio ché il corpo alla fine venne rinvenuto nel sottotetto della Chiesa Trinità, della centralissima Main street via Pretoria, se ne gira in questi giorni di inizio duemilaventitré una Fiction per la Rai firmato da Marco Pontecorvo, del celebre padre Gillo quello della “Battaglia di Algeri” degli anni Sessanta ultimo trascorso. Riprese sino a tutto Marzo, e stamani, sotto casa Manunzio, nel campetto di calcio a cinque alcune riprese sotto raffiche di vento e nevischio. Sit tibi terra levis Elisa





L'immagine di Stampa & Regime rimpallata uguale su tutti canali è la stessa: ieri Signal a stampa (propaganda) ed oggi e ce lo dice in bella mostra quella “croce” dell'Esercito Tedesco che simboleggia i Quattro Evangelisti e molto altro ancora. E qual'è l'oggi dall'ieri? Nessuna, i carri di sfondo sono quei Leopard che mai morto Terzo Reich invierà ai sodali nazisti ucraini, alla Banderas e non solo, immagini dei carri in modo visone AD 2023; il carro del riquadro in basso pari Panzer ma dell'assalto Nazifascista, Barbarossa in codice, alla Russia nel millenovecentoquarantuno. Ieri ed oggi pari sono secondo i Babilonesi del “debito”; solo che Babele/Torre cadde perché le “lingue” si confusero: e non impossibile una seconda volta pur se già travestita dal Covid-19 e crack finanziario pilotato via Davos Boy


Occidente, Uber Alles!



Passato sotto-silenzio, embargo di Stampa & Regime e cammellate truppe catodiche (che già si spellano mani per lo Zelensky mort' e bbuon' via San Remo canterino) ieri due gennaio millenovecentoqauaratatrè dalla battaglia di Stalingrado, allorché i Russi, si tenga a mente ché tutto si può falsificare non l'infalsificabile realtà storica (!) scatenarono il parapiglia: al mio segnale scatenate l'Inferno, di Gladiatore memoria, no?
Stalingrado la controffensiva russa sino al cuore di Berlino; nel Dicembre-Gennaio 42 sul Don dove c'era l'ARMIR (Armata Italia in Russia con duecentomila effettivi, artiglieria, “carri” si fa per dire o meglio noti come “scatole di sardine” e Julia-Tridentina Divisioni di Alpini) che aveva “sostituito” il precedente e pur malmesso CSIR (Corpo Spedizione Italiano in Russia) di poche miglia di uomini, e che solo a Nikolayevca riuscì a romper la sacca, l'accerchiamento russo.
Armir, truppe Rumene, finanche Spagnoli (poche migliaia di camerati “regalo” di Franco all'Asse) e quant'altro parte del Gruppo di Armate che furono, poi, investite sull'area del Don, dalla controffensiva russa, in codice Operazione Saturno, Urano: epilogo più drammatica dell'Anabasi di Senofonte, ecatombe e fine del sogno Adolfo-Benito: sì, noi italo-tedeschi mentre sul fronte del Pacifico l'America pensò a sistemare il Giappone, terza gamba dell'Asse. America mai condannata, tuttavia, per crimini di guerra: Hiroshima-Nagasachi docet, via Fermi (altro italiano in guerra travestito da scienziato nucleare diversamente dal Majorana pari Via Panisperna) e altri a Los Almos Nuovo Messico.
E se non era per i Russi, altro che D-Day. Gli arrivano i “nostri” (chi?) che sbarcano, anche, in Sicilia senza colpo ferire a seguito di accordo USA Navy Lucky Luciano della Mafia Italo-americana: storia non chiacchiere non più insabbiale.
Storie di guerra che si è ascoltato bambino nelle sere d'inverno al fuoco del camino, a latere cucina economica, dell'Albergo Regina d'Italia, dove siamo nati; quando i grandi/adulti sopravvissuti raccontavano, si poteva ascoltare il solo battito del cuore dei presenti mentre fuori, a volte il caso, infuriava la bufera di neve: certo non era la steppa ma l' “effetto” statene certi identico. E così lo ricordiamo ancora oggi alla faccia del “cancel culture”. E se i Russi sono arrivati fino a Berlino, sai quanto ci vuole fino a Kiev l'avamposto del putrescente Occidente giudaico-cristiano-greco-romano. Amen


Ps. Ci sono certuni ebrei niente a che spartire con il popolo d'Israele, sionisti l'etimo esatto, cultori del “Muore sansone con tutti i Filistei” dello scatenare il First strike nucleare. Sì, contro il “bendiddio” inimmaginabile nucleare russo! Brace atomica per tutti? Molto vicini alle famose lancette della “mezzanotte” dell'Umanità. Anche se in passato...certi carri celeste!

Pss. Al reparto di foto-riproduzione dell'Esercito Italiano c/o Quartier Generale in Napoli, si riproducevano (per poi essere distrutti, causa spazio, gli originali!)i fascicoli di ogni milite; spesso si interrompeva il flusso per leggere le lettere dal Fronte russo, e allora calava un silenzio difficile a dirsi, ognuno guardava l'altro, eravamo una decina fra militi sottufficiali e Maresciallo responsabile, come a dire:”Possibile”?


Mondi incomparabili, a destra la bellissima Canson Baritata Prestige II, che pare andare a nozze con ink Canon. La somiglianza, mettiamola così, con la classica baritata tipo Gallery Ilford è impressionante per i bianchi e profondità dei neri su superficie con debole riflessione, che esalta ancor più le scure tonalità. Superba per il bianconero, eccessiva per i colori: de gustibus. In questo la “camoscio” a sinistra ha neri lievemente d'ambrato e mai profondi neanche con la 609 Maimeri, spray che ravviva pure le “morti” nuance e che qui si ferma sul “limitar di Dite” restituendo, comunque, un bel Old Style per la parte bianconero del test; su i colori dello stesso giusto effetto “evanescente” che si predilige. A dimostrazione, infine, che la Carta non è data “solo” Brand, anzi, è funzionale alla narrazione. Sicché per Belle Arti o spalmato di Solfato di Bario inkjet, il supporto (acid free senza azzurranti Oba) è una questione di linguaggio/i



Si fa presto a dire carta, giusta

Per chi ha passato i migliori anni in camera oscura e ne conserva ancora i vapori, luci inattiniche, pose e viraggi...resta nella memoria la stanza buia e sue malie alchemiche, cui è del tutto orgogliosamente debitore Manunzio.
Carte Ilford Ilfobrom, soprattutto, e in formato cartolina bianconero per i clienti. E quando nel laboratorio (Agenzia Foto-Lampo cui ero garzone, a dirla tutta, factotum) non c'era anima viva, alé stampavo le cose mie con tutto il tempo necessario a sperimentare: tutto. Bagni (chimici cosiddetti per sviluppo, ma non solo) fuori standard e carte compresa la Oriental: sì, quella di Ansel Adams. E poi la Ferrania, una in particolare, che in epoca sessantottina faceva storcere il naso.
Uno stacco. Negli anni di “piombo” la stampa bianconero, tra l'altro, oltre ad essere estremamente contrastata in accordo con i tempi (bella in questo le Vega della Ferrania, che una volta sottoposta, certi reportage, al Mentore Lanfranco Colombo della prima Canon/Diaframma poi Kodak/Diaframma in Via Brera di Milano, le espose per non so cosa) la stampa aveva, doveva avere, i bordi al “vivo” senza cornice bianca “borghese”. E se vi par strano, ai tempi del digitale terrestre, ecco, si faceva quasi a scazzottate per questo: si era tutti su di giri poiché incombeva la Rivoluzione 'taliana naturalmente all'amatriciana!
Vega, di nuovo, in formato 18 x 24 che poi mandavamo così pure ai giornali stanziale e pure più in là anche al Corriere della Sera by “Foto Lampo Sudio's” per non citare la RAI. Anzi, l' Operatore con Arriflex 16 millimetri Mimì Abbatista, rosso iroso e rubicondo, a cert'ora del giorno veniva in Studio a salutare il Patron Rocco Labriola e il presenzialista Saro Zappacosta giornalista full time. E a volte veniva quasi l'intera Redazione stile happening (l'annunciatrice all'epoca e non già giornalista, Celeste Rago venne da noi per il giorno del si, ne riparliamo un'altra volta tant'è la spettacolarità della cosa). Un'aria di altri tempi, sì, di provincia niente affatto provinciale come a dirne una non a caso: odierna Mlano (scritto proprio così per chi intende) ahhh.
Ma insieme alla Vega, Agfa e se detto Ilford, anche baritata Gallery un mostro di carta silver halide, qualche stampa ci provavo su la Camoscio Ferrania per dare aria da Saloon fine Ottocento: si usava anche per ritratti e la posa, spesso ambientata in Studio, con sposi agghindati come nel reale giorno del sì.
E da allora mai più alcun produttore vi ha pensato ad una "Camoscio": sic transit gloria mundi? Si e no perché l'altro giorno da un pacco di carta per “Belle Arti” sotto una colonna di scatole Canson, Hahnemühle e Moab amerikana (k la scriviamo sempre per killer, non a caso ma qui non è momento) e volete voi? Eccola con echi della "Camoscio" d'antan inimmaginabile a vedersi a video/ monitor che dir si voglia causa proprio la “realtà aumentata”. E finiamo qui








...grazie all’attrazione per le forme che ci si innamora, che si fanno esperienze estetiche, che si producono oggetti, che si costruiscono case, e così via. Tuttavia l’amore intellettuale e sistematico per le forme richiede un salto di qualità ulteriore e una concentrazione intellettuale, una potenza dello sguardo e della capacità di osservazione che solo i grandi artisti e i grandi naturalisti possiedono.
Forme come concrezioni organiche, superfici, punti e linee che convergono e si organizzano. Forme come ricerca continua di equilibri in evoluzione tra gravità e grazia, tra movimento e stasi. Forme come ciò che si staglia netto su uno sfondo.
Si può parlare di una storia filosofico-scientifica, estetica, logica, antropologica delle forme: dalle idee di Platone (la parola greca eidos è perfettamente traducibile con forma, che ne richiama tra l’altro la dimensione visiva, anche se puramente intelligibile), alla teoria aristotelica di forma e materia, potenza e atto; dalla classificazione di Linneo alla morfologia naturale goethiana, che conduce, per traslazione, alla morfologia spirituale di Spengler (anche le culture sono forme). Il kantiano Cassirer, poi, scrisse addirittura una Filosofia delle forme simboliche, forme trascendentali, filtri di ricostruzione attiva del mondo. Spazio, tempo, categorie, modi di plasmare il mondo, di dargli una forma.
Si potrebbe quasi dire che l’attività essenziale degli umani è di dar forma all’informe...



Eccoci qua frisch' e 'bbuon'


Beh certo dieci anni e sembra...un lampo, elettronico si capisce. Iddio santo quante cose nel frattempo accadute.
Cominciavamo, appunto dieci anni fa, con una Elegia in memoria di un amico che non c'è più: giovane poeta di quei che più disarmati manco Gesù Cristo vi riuscirebbe. Sit tibi terra levis Luciano, che rivedo sorridente ed ignaro in una fotografia d'archivio d'un sessantottino Manunzio, quando il Mondo sembrava a portata di mano Pace & Concordia: conto senza l'oste delle luciferine Ur-Lodge sovranazionali, stesse dell'invenzione del Corona-virus (strada facendo si è perso pure la vaccinazione contro il vaiolo delle scimmie, sembrava lì lì “nuova peste” incombere e ben promettente per BigPharma e loro prezzolato Speranza del caso, Ministro della Salute! Associato alla Fabian Society of London e per chi ne ha voglia vada a vedersi questa “luciferina” malthusiana associazione di “buoni fratelli”: vero D'Alema?) in attesa di ben altro. E c'è da capirli stan combattendo la loro ultima Stalibgrad War in quella stessa Ukraine d'antan e sappiamo benissimo come è andata a finire: vero Panzer Divison hitleriane e Armir italiano cui duecentocinquantamila soldati poche migliaia tornarono a baita? E non solo alpini ma la meglio gioventù dell'epoca mandati a morte certa nelle gelide steppe russe. Russi che attendono sornioni il loro impareggiabile Generale Inverno: vero drag queen contro-natura Zelensky? Vieni avanti cretino e non certo lo sketch Chiari-Campanini della televisione in bianconero di tanti e troppi anni fa, paragonati al corrente digitale, si capisce. Forse!




Ferrania...uber alles


Un po' di pazienza ché Manunzio tena a capa tosta più di un notorio...Calabrese. Ora a parte questo nel post precedente su lo sviluppo bianconero Ferrania, il primo bagno in assoluto usato nella Paterson costosissima per l'epoca per noi “implume” fotografo di belle speranze, si vabbé...Insomma del bagno-sviluppo ci sfuggiva il nome del prodotto; gira che ti rigira scriviamo pure al sulfureo Gerardo Bonomo, patronimico che suona come quello del medico personale omeopata: pensavate che il Manunzio si curasse con l'allopatico “disciplinare”? E poi non lamentatevi o poveri co...lleghi fotografi, ecco, se vi beccate il solito Manunzio da più di dieci anni. Fotografia onde vibratorie o lunghezze d'onda che dir si voglia, no? E l'omeopatia questa è non meno che le altre discipline salutistiche olistiche pari sono! Sicché uk Binimi ci rispoonde di non sapere. E allora scriviamo al Museo della Fotografia Ferrania e finalmente arriva una duplice schermata di chimici Ferrania targati, nientemeno, 1961! E un litro di bagno Dolfin costicchiava, se memoria regge L. 300 più o meno quello che il Pecoriello-Bucci si faceva pagare. Ora con trecento lire che non si può convertire in Euro ché fa ride (!?) si comprava: pane, giornale, benzina, caffè al bar...ortofrutta, eh. Si era nel Boooooom economico 'taliano che si paga con magnifico interesse ancora adesso, paisà! Ma tutto è bene ché grazie alla dritta fornita la “memoria” by-passando oltre il mezzo secolo dai fatti regge di nuovo. E meno male che il Manunzio, sempre ca a cap' tuost', è arrivato sino ad oggi e con perenne camera “appesa” al collo: ieri analogica, poi un giorno faremo la lista delle camere e altro che non finisce più...oggi con un cannone montato su quel gioiello di digitale FZ300 Panasonic; bridge che rima con “ponte” . Oh paisà non ci avevo dato troppo peso (calembour?)alla cosa prima, e alla prossima!



Ferrania



Click on to see Ferrania Annual Review start

Un po' prima della fine Anni Sessanta si andava, da questa landa, sino a Foto Bucci distante poche centinaia di metri, quando la città era ancora confinata entro le mura e delle Porte del Centro storico, grossista e pure laboratorio colore Agfa-Ferrania-Kodak con ognuna propria linea di sviluppo negativo colore non ancora omologate all'universale C-41 degli Yankee Kodak. Si andava, quindi, a fornirsi di sviluppo Ferrania (busta da sciogliere in litro d'acqua) per pellicola bianconero, e quant'altro per la camera oscura: la mamma aveva mandato alla Bagnini di Roma richiesta per l'ingranditore Durst J(unior) 35 adatto al formato detto Leica, una piccola sciccheria, ma non arrivava mai: possibile? Aveva tutto calcolato la mamma e il pacco lo trovai un giorno di ritorno dalle Medie sotto il letto e la Befana (allora e non Babbo Natale portava i doni) già da tempo passata!
Foto Bucci dove "stanziava" lo zio retrostante l'ingresso vetrina di macchine e ogni possibile ben d'Iddio fotografico, con in mano matite e mattolina la speciale “colla” stesa sui negativi seipernove usata per le fototessere: ritocco di visi che oggi Pshop e suoi tool per ammorbidire la pelle e togliere imperfezioni si fa in un click. Matite come bisturi affilatissime nelle mani dello zio e non abbiamo mai capito come provaci, ché una cosa per adepti pure questa, altrettanto erano i “misteri” diaframmi da usare sulle Rollei con i flash. Segreti e li si rubava con gli occhi facendo finta di niente per non prendersi il cazziatone tipico dei grandi!
E in un angolo del negozio la vetrinetta-tavolo ad elle separava, di là Foto Bucci e sua cenere-sigaretta a sfida della gravità: per inciso a dir vero il patronimico era Pecoriello, tuttavia, aveva conservato il “brand” Bucci...di qua del bancone-vertrinetta i clienti e su la sinistra in disparte accatastata FotoNotiziario (oggi solo online) e il mensile Ferrania sfogliata con avidità per apprendere fatti ed attrezzature ante Internet natu est...


Partendo da sinistra verso destra due settantacento ben realizzati softbox cui interno trova post un flash ciascuno portatile di discreta potenza attivati via segnale radio; il grosso ombrellone retrostante attacco Bowens per flash “professionali” e che usiamo anche con buoni risultati piazzandovi un cobra-flash detto alla francese. Su trespolo il globo di luce con attacco a vite su ogni parabola di flash a slitta. A latere un vetusto e sempreverde Metz 45 CT 4 e parabola con griglia nido d'ape, che una volta via SCA 300 veniva pilotato in automatico dalle Contax a pellicola. Metz che è collegato su staffa a gagliarda fotocellula che “annusa” il flash in partenza e fa scattare quello ad esso collegato: un must dell'allora National e porta bene i suoi cinquantadue anni di esercizio, fianco a fianco con radio comando odierno. Quasi nascosto dal globo un flash Culman (culo-in-mano?) di più di trent'anni fa con innestato, via adattatore come per il Metz, un modificatore di luce. Le ali estreme, da sinistra due illuminatori Led e alla destra un "professionale" flash da studio su cavalletto 190 Mznfrotto un altro must d'antan

Luce a go-go

Mettiamolo subito in chiaro: preferiamo la luce naturale che il Buon Direttore della Fotografia regala, almeno sino a tutta l'estate e già archiviata. E quella mattutina, certo non disdegnando il primo pomeriggio ma la cosa è rara. Fotografare in queste condizioni, quindi, per Manunzio è l'ideale. Ma o un però grande quando il Perù, il copyright di quest'ultima era del nostro Prof di Pedagogia-Psicologia al Magistrale odierno Liceo Pedagogico che è un'altra minestra, il problema è che spesso si sente o meglio s'intuisce vedendo la scena. Quid facere? Anzitutto vale regola di Manunzio riassunta in quel Yankee “Less is more” e detta così...poi le cose si fan dannatamente complesse (complicate no?) eppure bisogna conviverci e scrivere con la luce che si è pensato. Si ogni cosa, noi umani (umanoidi?) compresi alcuni sprovveduti che dicono “non vengo bene in fotografia” e perché il sedicente fotografo non ha scovato e messo in riga la luce del soggetto(ne) animato o men che sia: senza luce c'è solo Hypnos gemello di Thanatos senza menarla oltre.
Quindi e da ultimo anche Manunzio si è attrezzato (noblesse oblige n'est pas?) con “ombrelloni” ed “ombrelli” meglio soft dish smontabili: l'uno più di un metro di diametro l'altro giusto la metà. Ancora con il primo a “simulare” il sole l'altro per più “modesti” still life (siamo ritornati al vecchio modus operandi e con flash, ai tempi dei lampi IFF alternativa domestica-economica anti cineseria fine ani Settanta).
Naturalmente tutto questo artificio, ecco, è più e meglio controllabile con tutto ciò che il convento dei modificatori di luce consente e permette. Tant'è vero che con il Direttore di Fotografia, che sta sempre lassù in Alto, devi attendere casomai la nuvola di passaggio o attendere l'ora zenitale o pomeridiana ed aiutarvi con riflessi e/o schermi neri per tagliare questa o quella lama di luce molesta. Fine prima parte



Ma cos'è questa crisi parapappapà...ancora una

Malattia certamente trasmissibile quella del “politico”. C'era Nichetti che negli Anni Settanta e della banda “Renzi Alberi” che su l'Altra Domenica incarnava il GASAD, ossia: Gruppi A Sinistra di Altra Domenica, quanto dire...E deja-vu ad personam di un irriducibile Sessantottino, frazionista pure.
Ora in clima “elettorale” e di Agosto!!! mi starebbe bene un “tavolo” di concertazione unitario degli “alternativi al sistema” per la prossima tornata furba elettiva...fra anime belle: invece dei soliti partituncoli, o liste di disturbo creati dai soliti Davos Boys. Tutti in Parlamento? Ma se han a bella posta ridotto (vero Bibitaro dal San Paolo alias Giggino stellato) il numero dei Parlamentari dei due Rami...per chi mastica politica da cinquant'anni: cazzate, sì ma a bella posta fra compari mafiosi.
Ora a parte Paragone (foto primo in alto da sx) di Italia Exit, per dove please, che dagli schermi le catodiche Emittenti del Pensiero Unico nun ce pare ci sia trippa per gatti, però. Si certo c'è pure l'eterno Marco Rizzo (immagine sovrastante basso a sx che pare il buon Benito Mussolini d'antan) però “comunista” che di quando in quando sta sulle emittenti, e fa figo invitare un “comunista” che non conta un c...apello per l'appunto e come un tempo il blasé Bertinotti, civettuolo eppur massone e finiamo qui.
Che dire del “costituzionalista” che in tempi pandemici mai dismessi parlava nientemeno della rinata sigla CNL, che dai libri di “squola” sta per Comitato Nazionale di Liberazione sorto all'indomani del Otto Settembre millenovecentoquarantatré (il 25 luglio pari anno c'era stato la destituzione di Mussolini da parte di “sciaboletta” alias Vittorio Emanuele III già del Delitto Matteotti a leggere il Golpe Inglese di ChiareLettere editore)? Sì Ugo Mattei (foto in alto e quarto da sx) proprio lui. Persona proba senza meno ma forse fuori tempo massimo per salvare il Titanic Italia...costituzione alla mano, sì, ma morta e non per tastare culi alle donne.
E quello sguardo impertinente della (ex parlamentare) Sara Cunial (seconda colonna foto in basso sx) unica femminuccia dei barricaderi: che dire? Buone cose dette e fatte durante il Rastrellamento Nazifascista del Covid: vero Prof di Diritto (rovescio no?) Conte finanche Primo Ministro non eletto da nessuno? E al riguardo: BigPharama hai notizia come del Ministro da Via Pretoria, main street, e nostre suole consumate in Potenza da dove scriviamo...Sì, non solo Speranza nomen omen, dovremmo schiaffarci pure la Minestra scaldata o prima poliziotta Lamorgese di “nobile casato” sempre da Potenza? Ci abbiamo la memoria lunga noi irriducibili Sessantottini: vero Mario Capanna ex segretario del DP alias Democrazia Proletaria anni Settanta l'altra sera su Rete4? Frazionismo fratta e pure rifritta.
Ah e il barbuto della Trinacria ex magistrato (ultimo in ogni senso foto basso dx) Antonio Ingroia? Già trombato e ne avevamo visto lungo la sua “lista” Rivoluzione, sì, ma Civile...strano perché il compagno Mao ricorda che le “rivoluzioni” non sono un Gala e flute di champagne!
Povera Itaglia après Mariò Draghì...alla francese per chi capisce le deluge, amen.
Chi può faccia valige studenti cari, nulla tenenti e pure pensionati mai visti e tanti a nostra memoria varcare i “sacri” confini dell'Italietta da rivoltare perfino Benito: Eja eja alalà. Dite? Vabbene è il saluto fascista che si dava al Duce: Franza Spegna purché se magna ma che ve frega!
Impresentabili, certo e certificabile spiace Davos Boys che l'altro giorno in Chile anni Settanta detti Chicago Boys, che se non è zuppa pan bagnato è. E' morta la cosiddetta "forma partito" di rappresentanza. Infatti lo si è visto, hic et nuc, plasticamente con Giggino o napulitane che al fine del secondo mandato pentastellato mai più sarebbe potuto tornare (se non facendosi aumma aumma un parttiello personale ed ingraziasi il Mario della Provvidenza che tutti ci invidiano, isole comprese marziani farmacisti autisti nel senso di autistici...) fra gli Ozi&Privilggi della Casta sacerdotal-parlamentare('cca nisciuno è fisso alla Totò Truuffa '62, film dell'Italia del Booooom economico!)) vitalizio compreso. E meno mane che questi squallidi figuri dell'eterno cambio di casacca italica dovevano aprire il Parlamento come "scatolette di tonno"!


Ps. Quanto a noi stiamo alle tastiere (postazione contraerea?) e da questa Home da più di dieci anni, non ci abbiamo cambiato idea su niente e nessuno, oltre ad un metro di altezza di denunce che è lunghissimo a narrare. Hasta la Victoria siempre vero Comandante Che Guevara?


Pss. Nella foto il secondo da sx in alto è tale Francesco Toscano di Visione TV. Buon conduttore con una cristallina pronuncia...siciliana, mah. Pare in itinere parteciparvi al progetto Ancora Italia. Eh e mo'? Si deve intuire, accento a parte, l'arnese marino delle imbarcazioni stazionanti? Oppure di nuovo, un'altra volta, la solita minestra scaldata “ancora” di nuovo, sempre la stessa e solita Italia? Bel dilemma e ubiqua “definizione” da chiedere alla Crusca custodi dell'italico linguaggio o agli (non plurale di aglio...) elettori? Costoro che stanno già al cinquanta percento degli aventi diritto uso dire, docet, delle amministrative di giugno scorso?
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