date » 25-11-2024 09:10
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Fotografare è difficile asseriva Ando Gilardi da le antiche pagine di Progresso Fotografico. E poi è molto difficile o persino impossibile tradurre il significato profondo dell’immagine attraverso la scrittura.
Una foto d’archivio di Manunzio (in cover interpretata) e scatto della personale Leica a nome C 5050 della gloriosissima (ex) Olympus Photo Division. Sì una terribile Point & Shoot, poi certo il solito manico fa differenza tanto o poco che altra questione.
Archivio che sembra l’altro giorno eppure son passati dieci lunghi anni da quel click (accludo schermata di Lightroom, pure ogni tanto bisogna far vedere di essere à la page e usare i softar’, così pronunciato da un amico pure lui fotografo a temp’ pers’ o per hobby, from french language, dei professionisti). Aqui (lasciato senza correggere lo spagnolo involontario da tastiera!) non si narra del buon Verolino ‘o stritt' fotografer’ scritto accusì per gioco di suoni o più nobile calembour, semp’ iss' co’ cappiell’a beseboll’ ‘merican’ ‘ncap’ ca scritta NY, vale a dire Neve Iorca: ma iss’ so leva quann’ s’ va a cuccà, from verb french coucher?
Tuttavia in quel quadretto che si para davanti l’occhio corre alla donna-ombra, non sua ma di chi la precede, veramente molto strana a dirsi che doveva essere più sfuggente sul muro se rafforzata alla stazza dell’uomo a procedere: boh, che dire? Senonché non si è avuto modo di azionare lo zoom della “leica” che già di suo è lento, quindi di necessità virtù in post rimesso a posto quello che la capa di Manunzio, i suoi occhi, avevano visto. Dice ma ‘o stritt’ nun’ s’adda mette man’ ‘ncopp’ sinnò Cartier Bresson s’arrevota’ dint’ a tomba! Ni pecché nuje è over’ nascimm’ reporter ma a chiss’ tiemp’ ca, ce simm’ convertite, no all’Islammo none, a cose chiù terra terra (missili?) artistiche. Ma nun’ ‘amm’ truvat’ nu fetiente e gallerista (con benda su un occhio e gamba di legno da pirata) ca c’avess azzeccate ‘ncopp’ a mur’ ste chiaviche e foto “artistiche”!
Un populu
diventa poviru e servu
quannu ci arrubbanu a lingua
addutata di patri:
è persu pi sempre.
Ignazio Butitta
Original photo
Ps. In un tempo in cui Stampa & Regime RaiNews24 fa, o ci fa è vexata quaestio, i tiggì in lingua inglese mattina pomeriggio e sera, parimenti in lingua persa in ogni accezione ukraina, seguita da “lingua” dei segni un tempo sordomuti al corrente “diversamente abili” ma sempre sordomuti sono e restano, ché siamo contro l’imbecillità del politically correct (pane al pane e vino al vino che non ce ne po’ fregà de meno)senza parole, quindi dell'italiano...poi si fan "statistiche" già taroccate dei giovani e la lingua...che il pensiero va non altrimenti all'altro giorno: Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole...si dissero l'un l'altro «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. E il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro». Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra. Genesi 11. 1-9