manunzio.it logo


L'immagine è un suggestivo studio caravaggesco, che esula la presente ma che solo ad arrivare all'acerbo scatto è costato esaurimento nervoso, letterale, si richiama alla seconda Tela di Caravaggio, tema Cena in Emmaus dal passo biblico e quindi molto intrigante: episodio fra due viandanti e il misconosciuto Nazzareno che si rivelerà di lì a poco, a tavola, rifacendo i gesti dell'Ultima Cena agli increduli astanti. Ciò detto e a dar seguito l'argomento luce, qui necessariamente artificiale, un semplice “cobra” su stativo con griglia a nido d'ape rifà, ci prova, con vetri/soggetti tipico di Manunzio la Tela della Cena in Emmaus conservata al Museo di Brera in Milano

FIAT LUX

Luce quindi alla fin fine naturale o, come qui nel caso artificiale, la materia prima per modellare alla lettera ciò che risiede nella mente del fotografo e dargli corpo, ecco: venire alla luce atto di nascita che non distingue fra maschi e femmine, atto creativo, e ché le moderne incubatrici, fabbriche di feti, più che fiction corrente realtà ha tolto di mezzo una volta e per tutte l'utilità generante dell'utero naturale: se ne diano pace le cosiddette “donne” brutta copia del modello, ecco, maschile tutt'altro che tramontato, tutt'altro. Touché.
Infine di cosa sia poi possibile da presso altre due immagini: la bottiglia e il bicchiere immersi in catramoso nero prodotto da foglio di carta disegno plotter (benissimo quella da forno) tenuto su da due stativi simil stenditoio per panni (!) e il solito flash qui il 45 CT4 con parabola retroilluminante il foglio: a fondale orizzontale carta nera lucida panno nero su fondo e tanto lavoro di post-produzione ad eliminare indicibili riflessi, anche questo!
Il violino per sviolinata finale, è venuta così al volo...traslitterazione in digitale di lastra 10 x 12 analogica Fujichrome 64 T(ungsten) su banco ottico Cambo e ottica da 150 mmm; mentre l'illuminazione da sinistra è data da due lampade Nitraphoto (odierne Led che scaldano meno e soprattutto “risparmiano” energia che sia sovietica o d'altro...fate vobis) all'interno di ombrello argentato ultimo residuo “bellico” della saga Bowens, cui oggi si utilizza l'universale attacco per flash da studio etc. Fine seconda ed ultima parte. Buona luce. Link prima parte



Le prime Fujichorme 64T 4x5 RTPII diecidodici me le passò per una prova un collega stampatore che aveva minilab e poco tempo a disposizione. Il primo lotto in assoluto veniva dalla vicina Puglia mi pare, così a memoria, il grossista Antonelli in quel di Bari, mentre in giro regnava la Ektachrome 50 T(ungsteno) pure 160 Asa, odierno Iso; emulsioni per lampade e faretti a K 3200 non già flash, pur presenti in ogni studio e usati per il Belpaese su Epr 64 fra Todde (generatori costruiti a Milano) Bowens dagli ottimi monotorcia, Elinchrome e altro.
Il set simula ciò che sarebbe dovuto essere su brochure in formato A4 per una nota azienda nazionale, così l'amico fotografo stampatore notturno: sì, quante volte a sera inoltrata consegnati i rullini di negativi, subito la stampa, o lo sviluppo delle Epr 64 Ektachrome Kodak su formato Leica e, soprattutto, Zenza Bronica ottima alternativa alla Hasselblad.
Caricato lo chassis del test su la Cambo e con ottica centocinquanta millimetri il “normale” del caso, l'esposizione è prodotto da due Nitraphoto (grosse lampadine opalescenti) una per lo sfondo su la sinistra, l'altra a destra per dare “rotondità” alla scena. Su la sinistra la sagoma in cartone di cuccuma e filo di latte della stessa materia con “schiuma” che è pezzo di batuffolo per l'abbisogna


Ps. Milano da bere, città decisamente virale in tempi andati era “tarata” su materiale Kodak(chrome) e la difficoltà della Fuji di farsi degna strada, cosa puntualmente avvenuta e succhiatasi sin all'osso Kodak, era dovuta essenzialmente al diverso tempo di sbianca-fix: due minuti in più del classico calderone E-6 (forma di pensiero unico anch'esso). E poi perché le riviste poco gradivano, ne ricordiamo Bell'Italia quando provai a mandare un servizio su due plasticoni (poco più di un formato A4 in plastica opalescente con tasche per contenere 20 telatietti 135) proprio perché “tarati” sul Kodak e non già su Fuji; fintantoché non arrivò ordine dalla Amerika: contrordine compagni, dissero, d'ora in avanti (Bel)Velvia 50 l'anti Kodachrome che ne decretò la fine poiché si trattava, la giapponese dagli splendidi verdi riprodotti, ad ogni angolo del terraqueo, nel calderone E-6 si capisce. La superficie, lato emulsione, del Kodachrome è a “sbalzo” cesellato e si nota subito, così l'impressione della Velvia 50 Asa/Iso
search
ITA - Informativa sui cookies • Questo sito internet utilizza la tecnologia dei cookies. Cliccando su 'Personalizza/Customize' accedi alla personalizzazione e alla informativa completa sul nostro utilizzo dei cookies. Cliccando su 'Rifiuta/Reject' acconsenti al solo utilizzo dei cookies tecnici. Cliccando su 'Accetta/Accept' acconsenti all'utilizzo dei cookies sia tecnici che di profilazione (se presenti).

ENG - Cookies policy • This website uses cookies technology. By clicking on 'Personalizza/Customize' you access the personalization and complete information on our use of cookies. By clicking on 'Rifiuta/Reject' you only consent to the use of technical cookies. By clicking on 'Accetta/Accept' you consent to the use of both technical cookies and profiling (if any).

Accetta
Accept
Rifiuta
Reject
Personalizza
Customize
Link
https://www.manunzio.it/diary-d

Share on
/

Chiudi
Close
loading