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L’immagine vede la tavola (Ultima cena alchemica) piena di personaggi forse in cerca di autore ed in nero (nigredo?) sovrastante una farfalla bianca (albedo?) per giunta femminile (Grande Madre!) attaccata o in segno di, a destra, in rosso (!) il Presidente Gastel con indice alto nell’ evidente ascensione finale (rubedo?).
Al centro il canuto napoletano Mimmo Jodice novello "fratello" Raimondo di Sangro principe di Sanservero con a latere, assisa a destra e dell'emisfero cerebrale, una riconoscibile “Maddalena” del Nazareno-Messia-Maestro.
Messinscena alchemica di trasmutazione, personaggetti scelti e selezionati uno ad uno, qui la Casta sacerdotale dei “fotografi”. A destra alla mensa (!) non in abito talare il barbuto Maurizio Rebuzzini già di Foto/graphia



Il treno perso, ancora uno: Giovanni Gastel


Proprio così: tutto ciò che si poteva perdere (treni navi aeroplano e metropilitano per far rima) s’è perso per incapacità mentale. Punto. Che bello se fosse così: bianco e nero. La vittoria, uso dire, ha tanti padri mentre la sconfitta è orfana. Doppia bellezza!
Incontro il Presidente (AFIP) Giovanni Gastel nello studio di Zuccolin, almeno mi pare chiamarsi, mentre è intento il “Comitato centrale” dell’Associazione fra aromi di cucina già di buon mattino. Infatti nel vano cucina dello Zuccolin studio una cheffa mastriava (si da da fare) tra fornelli e giallo zafferano. E dire che il risotto di giallo erbatico l’avevo provato la prima volta vent’anni prima dei fatti, anni Settanta del Novecento passato a miglior gloria, a più di duemila metri d’altitudine in quel di Sentrieres (Piemonte) dalle mani di zia Lina, sorella di mammà, napoletana di Ercolano: a famiglia, le origini, di Manunzio sono sparse per tutta la Campania, un dì detta Felix. Mah.
Avevo portato seco, mamma mia che poetare, una cartella di fotografie, reportage dell’Ora meridiana e le mostravo a quei fetenti di “fotografi” à la page di moda e réclame varia: eravamo, Cicero pro domo Manunzio, al solito, in anticipo e su i tempi della Milano da bere, provincia della provincia come cantava il Signor G(aber).
Sembrava, anzi, il richiamato Comitato, d’essere osservato più per le fotografie come attrazione circense, da animale in zoo comunale! E l’unico che ci capiva più o meno era Giovanni Ilardo associato al Vezzoli studios lombardo, napoletano d’origine che dell’ora contraria ricordava qualche “fattariello” di gioventù.
E venne lo sguardo del Presidente: uhmm. Il Gastel fotografo di Moda, noblesse oblige, con trascorsi di still life, disciplina iniziatica dei fotografi che tali si dicono. Iniziazione, pensa te, non come i grembiulini di Rito York o Scozzese o vattelappesca. Luce e che luce, pure qua. Una fratellanza di liberi fotografi più che muratoria mestatori! No niente iscrizione a Logge, ci mancherebbe di trovarsi ad avere per “fratello” metti caso Gioele Magaldi, si, quel furbo di tre-cotte “Massoni a irresponsabilità illimitata”; della Milizia (fascista?) Roosevelt durante la furbata del Covid, arma chimica di depopolamento e non la finiamo più.
Sia come sia poi lungo il tragitto degli anni Novanta passati, il Comitato (bella tavola imbandita vedi cover) sotto l’affabile Gastel lasciava gli ormeggi del vecchio associazionismo di fotografi, sempre à la page, per solcare il mare dell’Arte (famose o famigerate, cambio d’ottica dipendente, la sua invenzione: Lectio Magistralis) pensa te, nel momento in cui il Gastel (ne scrissi ad personam) riciclava le sue “istantanee” così la sua autobiografia letta e riletta con riluttanza, di Moda fatte passare, ecco, ad Arte. E ci vuol poco nella Milano d’antan di amici degli amici lo scambio, sempre ad arte si capisce. Maîtresse asserragliante in redazioni di giornali, zoccole rotte davanti e di dietro; richioni, oops checche, impenitenti lo zoo di mostri a fabbricare il nuovo Gastel più bello e gaio che pria: grazie. E grazie al c...omitato nacque pure il nuovo logo AFIP (se vi va raffrontate in rete vecchio & nuovo) che se lo paragonate all’antecedente viene da piangere: time is money e nun ce fa perde tempo. Il vetusto l'espressione di “comitato” mentre il gastelliano a puntini qua e là (e ne scrissi e ne ricevetti dal Gastel “Non ti piace, eh!”) tipico di società allo sbando, e però a Stelle e Strisce because is very nice. No allora ed oggi che son rimaste manco le ceneri AFIP. Dipartito il President, che pure mi aveva scritto e lasciato un bigliettino “vediamoci”. Eh Presidente pur della stessa Classe lei è andato prima per mano del Covid, dicono, quanto a chi scrive...avessi voglia “dopo” ad incontro: basterà una Eternità?

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https://www.manunzio.it/page-d9271

Giovanni Gastel - La ricerca dell'assoluto - Documentari Fotografici #16 - Biblioteca Fotografica
https://www.youtube-nocookie.com/embed/vgNyB6JOl74

“La Fotografia: Arte Applicata”: lectio magistralis di Giovanni Gastel
https://www.cnaviterbocivitavecchia.it/eventi/la-fotografia-arte-applicata-lectio-magistralis-di-giovanni-gastel/

Afip Lectio Magistralis
https://www.afipinternational.com/news/category/lectiomagistralis/







Nu juorno me jette da la casa...
...e invece di venn' e spingule francese (safety pin) m' mettiett' a fa futugrafie. E uno dice cosa buona e giusta e fonte di salvezza...Manunzio non siamo in chiesa durante il rito eucaristico. Vero, sa certe scantonate...Oh quanto a queste lei è sublime Maestro, vede con Maiuscola, pure!
Vabbene siamo seri in un mondo di scissi ché dire pazzi offesa è. E allora un giorno il solito 'mericano, racconta la Munari, dalla sua Central Valley da presso la Silicon(e) pari valle e l'altrettanto fallita banca**? Non indaghiamo perché altro ci preme. Quindi il nostro che di nome fa Matt Black, così sottoscrive la Munari che ce ne informa via Newsletter, va via di casa...il resto lo potete legge che altro, ancora, ci preme. E quindi una seconda volta, dopo le baggianate scritte dalla nostra Vestale Munari & Co, il Matt con sua macchina fotografica e ci sfugge il brand(y) on “the road” scopre l'America, sai che novità. No quella, come dire: diseredata così l'aulico vocabolo del politcally correct da sbiancare i già imbiancati sepolcri, pieni ogni putridume etc etc etc. Viaggio lungo metri e metri, poi chilometri, yarde, miglia terrestri ché le acquatiche sono più lunghe, e click clickete. Ora e da seduti solo a volerlo si “sfoglia” Internet, eh avessi voglia a vederne di poverty: tendopoli in ogni dove e pure in posti blasé dove pascola la Upper Class.
Però mentre queste ultime immagini da web sono colorate, Mat ne fa in bianconero “didascalico”. E quindi di cosiddetta e vetusto denuncia, nientemeno, sociale? No. Di quelle della Grande Depressione o Farm Security alla Dotorthea Lange? None, eh babbioni che altro non siete. Birichini.
Fuori di denti quello fu, poi, il New Deal americano keynesiano anni Trenta secolo scorso, oggi imperante il Nulla, giacché dice Klaus Schwab e suoi Davos Boy: nuje, dice, simm' diventat' cumm a Ddje, e de vuje popolo nun ce pass' manco po c...apa vabbè un po' più giù.
Senza farla lunga il Matt(acchione) ha fatto Tombola, oops Bingo. E proprio quelle immagini di “denuncia sociale” riceve plauso di e dei ricchi amici degli amici; premi et cotillon. E da chi? Anzitutto da Stampa & Regime 'merican', per nientepopòdimenoche (così una volta il dire) roll drums please: Magnum Agency dei soliti babilonesi già del debito guerre, dei vaccini e...non la finiamo più. E bravo Matt(acchione) brava pure la nostra Vestale Munari a darcene “notizia” forse da ufficio stampa Cia & Mossad ché le guerre anche soprattutto con la “cultura” si fa. Morale fate come vi dice manu militari la Vestale!


Ps. Immagini di atomi vaganti, scatti da cartolina very nice with allure. Trompe-l'œil e nulla più, e altra cosa dal reportage: qui siamo, de facto, nel dogma Cancel Culture per chi ha capito l'antifona “sociale” se uno sa e conosce le Scritture, nonché il “mito” che va a cogliere i pomodori nel giardino delle Esperidi qualche giorno prima di Cristobal Colon (Colomba da Babilonia) cui l'America festeggia (!) ogni anno il 12 Ottobre da quel lontano 1- 4 – 9 - 2 che è tutto una “scoperta” dell'America cui il nostro Matt(acchione) ne è figlio: core a core con Munari & Co. Babylon style...oops Amerika (k as killer) way of life. Nazione indispensabile al besenisse rapace.

Pss. Il titolo è la canzone “Spingule francese” scritta dal poeta Salvatore Di Giacomo, napoletano d'antan

(Copia & Incolla se vi pare)
Matt Black: American Geography
https://saramunari.blog/

**Fallimento della Silicon Valley Bank
https://it.wikipedia.org/wiki/Fallimento_della_Silicon_Valley_Bank



La notte che mori la Fotografia

Era nata con i Lumi, positiva non al Coronavirus. Trionfo della Tecnica presto robotica al posto di matite e pennelli, correva l'anno 1839. Padrino, o levatrice che dir si voglia, non già Marlon Brando, bensì un positivo non tamponato a nome Arago, intellettuale radicale ca va sans dire ne perorò le virtù magnifiche e progressive del Capitalismo dinanzi le Camere francesi: chimica stesa su lastra non ancora in capsule (anti)Covid e dal baraccone dioramico di Daguerre alle altezze di Felix Tournachon detto Nadar con tanto di carte de visite alla Disderì.
Certo l'inizio non fu dei più semplici tra luddisti, ne avevano capito l'esatta portata di natura aliena, estraniante, falsificata del cosiddetto Reale fotografico scambiata per Natura tout court, e crostaroli pittoruncoli che si vedevano scippare il ritratto nobile. E si perché l'invenzione fotografica permetteva a chiunque di “rappresentarsi” di esserci al Mondo, in immagine seppure effimera, di sguincio come erano e da vedersi i primi dagherrotipi, di lì a breve sostituiti via W.H.F. Talbot reale inventore, secondo vulgata, del negativo su carta e controtipo positivo fotografico già immaginato sul Lago di Garda dove si trastullava con “camera obscura” e ricalchi di fogli traslucidi.
Prosperò la Fotografia fra alambicchi, fiere e baracconi fieristici sino al giorno in cui s'innamorò a tal punto da generare un figlio, di celluloide prima poi perforato ed a schermo infine. Figlio degenere già da subito nel mostrare treni in arrivo fra gli astanti di Caffè-concerto impauriti che la locomotiva a schermo più del trucco fosse viva reale e volesse travolgerli. Locomotiva simbolo di velocità e progresso e benessere per certuni.
Cresceva la Fotografia del Novecento inscatolata in pezzi di ottone germanici, scesa dal cavalletto ottocentesco di mano in mano il formato Leica di Barnack moltiplicava come un virus eterodiretto il circondario terrestre ed uman(oide). E non c'era cose o luoghi che non venisse “immortalato” (la fifa della Morte con gesto apotropaico veniva esorcizzato dalla chimica&ottomeccanica) inquadrato e poi messo in pagina offset alla National Geographic. Certo anche su bianche pareti di Gallerie very nice alla Stieglitz; ugualmente il figlio degenere che orami diventato adulto abbindolava masse, sedute e comode dinanzi pari muro bianco, seppur telato, nell'oscurità della Caverna Mito platonico: niente di nuovo nulla si crea nulla si distrugge...tutto si ricicla. Era il Cinema, sì, sotto tutela di scritturali falliti cui accanto, tuttavia, la storia, ora triste ora drammatica e ora ilare proiettata a schermo era, tuttavia, dell'alchemico Direttore della Fotografia. I conti tornano.
Poi il colore colorò la “realtà” ed imbellì la Fotografica, prima su le lastre di patate, fecole tricromie alla Lumièr, RGB e non al forno, poi Agfacolor e di là del mare Oceano il Kodachrome in “bianconero” ma colorato, l'ossimoro per un'altra volta. Ma il Sogno di Dominion (stesso delle macchine truffaldine per la conta solo pro Biden Usa 2020) e l' ibridazione con la Macchina (circolava già nelle Caverne sale cinematografiche Metropolis di Fritz Lang Anno Domini 1927) generò ancora un figlio, senza scomodare Pirandello, minaccioso e suadente più del fratello fotografico e a scorrimento. Fu la Televisione e l'apoteosi. Immagine in formato scatola domestica di mogano, focolare alla Renzo Arbore e sua Band. Divisi media per colpire unite (Nata – Fotografia - come un fatto meccanico, è andata sentimento e alla fantasia, e li ha mutati. Guido Piovene, Gli scrittori e la Fotografia Editori Riuniti 1988) prima ancora del Fronte Popolare post Seconda carneficina mondiale che proprio su l'Immagine aveva costruito Tutto: Fotografia-Televsione e certo la Cinematografia “che è l'arma più forte” campeggiante il Duce Mussolini da Cinecittà spettacolo. E che in tandem con lo sceneggiatore Starace (di notte pugnace ma di giorno fugace) M + incul + pop(olo) Ministero preparava per la pugna otto milioni baionette, e solo queste ché bastava l'ardire (ardore dei cerchi di fuoco da saltarci dentro di slancio senza ustionarsi) italico; mani contadine contro i carri armati plutocratici Anglo-americani che un bel dì sbarcano secondo copione Studios by Hollywood (bosco sacro a chi?) più con il favore delle Tenebre della italo americana Mafia a suono del Settimo Cavalleggeri alla Stagecoach/Ombre rosse, tip-tap di Fred Astaire & Ginger Roger, in Sicilia. Ahh cumpari.
“Tu schiaccia il pulsante che al resto ghe pensì mi” più del Cavaliere da Arcore, Kodak che invase il Terraqueo di 126 preconfezionato al ritmo di Rock-and-roll, fino agli Anni Duemila, tempo di svolte, non ancora alla Covid certo prodromo per entrare ancor più nella carne degli uman(oidi) sino al controllo totale di essi via chip ino + cul + ati antivirali di Big Pharma, Capitalismo totalitario-sanitario.
Pi X El al posto di grani d'argento (ritornati ora ora di moda & money non olet) che qualche buontempone scambia per pixel, quanto luciferino messaggio in codice.
Siché la Fotografia oramai invecchiata e sotto i colpi della Milano da bere e Jovine (tronista di radio Myphotoportal.it) a complemento poca ci raccapezza più. Il suo “corpo” trasformatosi in robot a base digitale: uno zero acceso spento mi piace non mi piace, toglie gli ultimi residui romantici del Tempo che fu in bianconero. La Signora oramai invasa da chip ino + cul + ati come qualsiasi antivirale è senza più anima, né visione, anzi, poveretta scambia tele-visoni per frame dei minchiapixellisti giovani giocherelloni allevati a PlayStation. Siché la Fotografia si convince, per quel poco di lucidità ancora viva rimastole, sebbene il chip impiantati da Bill & Melinda Gates Oms Fauci e Big Pharama, della fine. Tant'è vero che già grandi chip, che fan tutto tranne il caffè, ormai alle telefonate d'una volata, oggi chat-mail, specchio della giostra gli acquisti, stupidissime emoticon, video filmati del gatto miao miao in sorta di album virtuale, alla lettera han preso il suo posto (indegno?). E mentre i membranacei album ancora esistono a tenere ricordi di famiglie, guerre pestilenze e campionati, insomma la Memoria storica, i dati di questi chip morsicati oggi ci sono ma “diman non v'è certezza”? Fragili file cui tutta l'umane genti s'appende al manico del tram fintantoché c'è corrente: litio solare atomica. Poi l'Abisso Leviatan.
E dinanzi l'Orrido orizzonte senza bricole di gloria la Morte colse la Fotografia non già nel letto della sceneggiata alla Henry Peach Robinson del 1858, no, bensì la “agonia” stile Gomorra alla Netflix. E mentre da lontano un rumore prima indistinto via via fragoroso e minaccioso schiumava onde alte, sempre più e più di un Tsunami eterodiretto e prodromo del Covid, si spense alla soglia dei centottanta anni giorno più giorno meno, sostituita da Photoshop grafica 3D di Ikea. Senonché il giorno dopo, ad esquie avvenuta, un certificato elettorale via US-Mail le recapitava per votare: si scopri a commedia ultimata che aveva votato, via Dominion software taroccato, post mortem per Biden, il democratico senile con alle spalle Harris la Dea Madre primordiale, Kaos primigenio di tutta la sceneggiatura umana.
Ma, ma quando l'allineamento iniziale e terminale, dicono certuni filosofi greci, più delle planetarie sfere celesti aristoteliche, si trova al giusto momento: Bang e tutto implode. Forse per (ri)cominiciare di nuovo dentro un “orizzonte degli eventi” per chi capisce. Sit tibi terra levis M.me Photographie au revoir!

Printermaker, a chi? A noi!



Sul tavolo “operativo” prove in solo formato A4. Siché partendo dal fondo, dove si intravvedono gli scatoloni con le “tacche” colore e riportante caratteristiche dell’immagine, rendering colorimetrico e quant’altro a ricordare la strada percorsa per eventuali repliche.
Sottostante e da sinistra le Moab americane, poi l’immancabile francese Canson, la altrettante valide Felix Scholler coated e non ce ne po’ fregà de meno. A seguire lo “standard” teutonico Hahnemühle FineArt.
Terza fila in basso l’inimitabile Rosaspina “intonsa” della Fabriano, ottima con i pigmenti inkjet sebbene un certo grado di “affondo” nella carta - scotto da pagare per le superfici non trattate apposta - con a latere, sempre Fabriano, le carte fabbricate per ricever gli inchiostri dalle stampanti digitali.
Ultime a destra prove del bianconero su Hahnemühle FineArt, impressionante della Hp Photosmart Pro B9180 - fuori commercio e sostituita da altro modello - dalle nuance perfettamente neutre, di un bianconero che nulla invidia alla classica analogica


Vabbene sarà il caldo o più ancora insonnia notturna dovuto a quello, ma uno da qualche parte deve pur parare per titoli…mussoliniani e poi visto l’odierno terraqueo. A noi, per l’appunto!
Sia come sia se nel post precedente si è ben detto della Cartiera Awagmi, qui una carrellata di carte che si è sperimentato per ottenere ciò che la (nostra) capoccia immagina sia quello più aderente al “vero”, e veicolare la poetica (minchia!) tramite “carta straccia” o la rag degli anglosassoni.
In definitiva il problema meglio non è solo (e soltanto) la carta di “straccetti” quanto e soprattutto cosa c’è veicolato dal supporto. Vabbene McLuhan “messaggio” ma mica poi ci si mette sul media/carta un topo morto o come quel tale artista (non fotografo) in tempi remoti, cacca d’arista. Pagato a peso d’oro. Ahi come è scivolata in “basso” la cosiddetta Arte (tout court?) dell’Occidente etc etc etc.
Questo a dire che un normale service ben difficilmente vi consentirà di sperimentare in tutta tranquillità le possibili variazioni, e di carta e di inchiostri, ergo: bisogna fare da sé se la stampa se vi annoverate tra gli “artisti” fotografi oltre l’immaginabile umano. Minchia e due!

Man

Ps. Quasi dimenticavo della Epson, stampanti e carte cui è inutile dire circa la loro bontà. Non abbiamo eseguito alcun test su esse e anche perché il marchio (della Bestia 666) Digigraphie per le cose anzidette è in palese contraddizione
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