date » 27-01-2025 18:43
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Il processo (ri)creativo
Dunque l’arte e da scriversi in maiuscolo se non parte dell’entourage Cia-Mossad-Pentagono-Nasa (Never Space Agency alla Kubrick di Odissea nello spazio o l'Allunaggio con moduli tenuti su da scoth, il nastro mica il wisky) sì, quelli che senza scomodare Jannacci* ci hanno il timbro Digigraphie ma pure l’ologramma il certificato Hahnemühle di autenticità a certificazione della loro arte fatta ad arte grazie a gallerioti con benda ll’occhio e finta gamba di legno caudiuvati da maîtresse a modico prezzo. Stampe, quindi, con inchiostri pigmentai in un universo rognoso di liquame aereo che il giorno dopo si mangia quadro inchiostri autore e detentore del pezzo di...arte si capisce.
Eppure il processo (quale?) a ben vedere vale a dire produzione ad arte è di tutti, certo e pure di nessuno: calembour chi può dirlo. Forse. Sia come sia una definizione bisogna pur averla, no? Ni e per noi sta “arte come gioco” o questo per quella. Ma si può avere la protezione di uno dei grandi, metti C. G. Jung che dice una banalità per chi capisce, vale a dire che la “creatività e il gioco” questo e quello inverso buono è, stanno su lo stesso piano senza scomodare fiumi di liquami detti a sostegno filosofico, mammamia, Estetica. Per carità. Liquame che serve a giustificare il mercimonio “teoretico”. Insomma intellettualizzare pure l’aria. Ma allora tutt’è arte? Certamente, ahi e così, dicono lor signori, che ci stiamo a fare? Noi vi proteggiamo, come il pappone la prostituta, circa la vostra artisticità e c’è pure il timbro SIAE (una norma europoide ne vieta però lo statuto monopolista) ma ci dovete qualche obolo, sa, dicono, infine tenimm’ famiglia.
Dunque due battute e tutto nasce così ex abrupto in caso di specie: entro nella living room e mica posso scrivere soggiorno che provinciale sto Manunzio! Ritorno su passi e ri-varco la “sogliola” ché per terra appoggiati due quadri fotografici o questo per quello pari sono per chi intende al corrente di tempi da zombie! Il Nero e lo Scatto finale: che perfezione e sintesi estrema come si vede vieppiù in cover. Ma è lì per terra (terra terra, ecco) che si ha la folgorazione, certo non paragonabile a Saulo diventato poi Paulo postquam e sua mossa da cavallo altro che caduta! Sia come sia ecco spiegato, si vabbè, cos’è il processo (ri)creativo: nero metafisico-pensiero meniamola così, rimuginarci il secondo step della cover a partire da sinistra e finale compiuto realizzato e impacchettato: alla cassa prego. Nuntereggae più!
*Quelli che Jannacci testo e video
Ps. Se ci fate caso, già di sti tempi di scrollatori iphoinici e androidiani il secondo step della cover mostra un volto mascherato e specchiato proprio così in accordo con il post sopradetto, forse
date » 03-09-2020 10:13
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Si io fossi foco
Il Cecco Angiolieri di scolastica memoria, offre il destro ma pure il sinistro: farne cosa? Ah ma allora ditelo che siete fessi...con il cuore! Fotografia e “macchine”. Vero se ne parla sempre meno di ferraglia-vetro e chip (non si mangiano casomai sotto pelle per un qualche controllo a debita distanza s'intende, l'umanoide ci tiene a fare Iddio ma prima o poi si rompe corna e zoccoli almeno per mille anni) però nello sfogliare il Web, eccoti l'esatto contrario. Panasonic S5 (video-camera e molto) continua la sua marcia nel segmento L, joint venture con Leica aè tiè tiè e Sigma pragmatica di alternative le classiche lenti, anche di strani cubi detti fotografici: de gustibus.
Breve solo a vedere l'immagine il riflesso pensiero dice che è un fatto serio. Capiamoci: Panà & Olympus portano avanti l'idea del Micro Quattro Terzi, ambedue provengano dall'originario Standard Quattro Terzi per buongustai per chi capisce l'anima della Fotografia, qui declinata a base bit.
Panasonic, non prima del salto del Cavallo, convince già come immagine nella sua nuova S5 formato Full frame, che non ci riscalda il cuore, però fossimo fessi à la page, senza ombra di dubbio saremmo della partita.
E dunque veniamo alle corti. Se io fossi...nudo e crudo ma pur sempre, s'è detto, fra i “veri nais” adepti del Mercato Panasonic sarebbe mia. Non un ratto quanto un gatto, è venuta benino e se non vi piace la rima, fa lo stesso. Manunzio è così da dieci anni qui su la Rete delle mirabilia. E si può permettere lo sputtanamento del terraqueo fotografico, Milano da bere compresa: vile tu uccidi una morta gente (fotografica)!
A chiudere, si può provare a metterci mano e poi sentenziare, no? No e perché mai se oltre al tatto la S5 vi è l'intuizione (sesto senso?) che l'affare per le mani è giusta misura per fotografare, sino a certo punto poiché l'attrezzo è tagliato su misura per i video-maker "veri fain". Certo la macchina c'è poi bisogna vedere il manico, che a quanto leggo e vedo non vende Panasonic né altri. E se lo viene a sapere il signor Mercato...uhh. Intelligenti pauca verba, va!
Ps. Chi scrive con oltre mezzo secolo ininterrotto di prassi fotografica, avendone viste di tutte e di più, il fascino o meglio la sostanza si vede già da come congegnata. Oscuro? Mica tanto. A tutti capita di assistere ad anteprima catodica più che cinema (mascherina?) e tra quelli che sono di natura cartacea (critici a pagamento) attendono il parlato e l'intreccio per dire che c'è storia. Viceversa chi intende pur sempre d'immagine bastano i primi dieci secondi di apertura e guardare la luce, sostanza per eccellenza tant'è che adesso come adesso con musica (senza manco una sillaba) te ne fotti dei critici prezzolati, e ci fai un filmone; se c'è (luce) si prosegue altrimenti intreccio o non intreccio cambi canale o spegni per un cartaceo libro, l'ascolto della Radio alla Finardi maniera