date » 21-06-2024 08:04
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Togliamo subito la cosa: sì, Caravaggio l’ho visto realmente, in copia molto autentica si capisce. O di quelle “reincarnazioni”. Antefatto. Stavo in quella enorme Cattedrale, oh incute reverenziale timore adesso che da poco ritornato da una cerimonia familiare. E quando l'avevo fotografato molti anni fa per la direzione regionale dei Beni Culturali, e personale archivio su analogica seipersei Ektachrome epr 64, l'effetto, il colpo d’occhio, complice i lavori di restauro in corso o la luce o vattelappesca, insomma m’era parso na cosa “ordinaria”. Viceversa di ritorno: beh un certo brivido di grandiosità la Cattedrale di Acerenza l’incute, non meno o forse per la sua mole. Nuda pietra come piace a Manunzio.
Breve. Caravaggio stava quella volta in Cattedrale una fila di banchi d’avanti. E non lo sapevo, fino a quando va tu a sapé diciamo il “caso” si volta alla mia volta. Zacchete, un vortice e un salto nel spazio-tempo: questo, mi dico, è proprio lui Michelangelo Merisi detto Caravaggio. Mi alzo m’avvicino e gli parlo, oh santi Numi di quelle sensazioni per noi gente che “ha andato squola” impossibile a dirsi. Fu gentile nel rispondere e nel farsi fotografare (stanno in archivio pure sti scatti) all’aperto antistante l’ingresso. Volete voi? Sembianze, pittore e pure di Milano, disse! Certe reincarnazioni...somiglianze chiamatele come volete ma il momento, l’ora luce e tutto il resto “casuale” si capisce, poi con Manunzio da riempirci scaffali interi di casualità.
Ora da qui all’immagine in cover il passo oltre che breve direi naturale, ecco. Vero, no? Inteso come veritiero, così proprio no. Seguite la cosa.
Fondale di quelli accatatat’ (acquistato dal verbo francese acheter, or english to buy) dal cartolibrario nelle vicinanze: o era il negozio di Belle Arti? Boh ma non cambia la cosa. Cesto di quelli che Manunzio ne ha per l’abbisogna stipati (conservati) into nu mobile: la “coniuge” pigola e rompe...ma quando si tratta di mettere tavola per gli ospiti, caspita sa dove mettere mano e portare in tavola, cesto di pane!
Sia come sia qui viene il bello circa il “vero” e del fatto che il grappolo rosso e azzeccato (vicino) il bianco, forse Chardonet vitigno...di plastica ma fatto bene, realistico e Manunzio che fesso non è per questo preso. Uno. Due le ciliegie, false pure queste di arbusto-albero-frutto (boh) preso lungo la passeggiata del fiume sotto le finestre di Manunzio in linea d’aria tre-quattrocento metri. Viceversa mele verdi (alcune tarlate, ecco, sennò che frutta dal celeberrimo canestro del Caravaggio è?) dell’albero sotto il balcone, sempre Manunzio. Foglie vere almeno se ricordo bene. Insomma falsa + mente alla lettera.
Lo scatto infine forse su quella piccoletta della Pen Ep-2 di Olympus e flash su la sinistra, e anche qui buca: un faretto? Un flash con cartoncino arravugliat’ (sistemato al men peggio) type snoot; una penna-led a “dipingere” la scena tenuta dai colori “smorti” e così appena ravvivati in Pshop, quello per dilettanti come Manunzio, a nome Elements, versione di una decina di anni fa? Tutto qua tranne il “vortice” creato ex novo ché mi rompeva ri-creare certe parti poco “caravaggesche”. Fine della storia: dello scatto dite? No, ci sono almeno un centinaio, tipico del fotografare di Manunzio attento all’attimo fuggente, ecco: variazioni con cesta più o meno piena di frutta e senza, con grappoli e non, che si conservano in archivio digitale. Giù il sipario sta volta!
Ps. Sì, ricordo Caravaggio in cucina (scimmiottare) così il calendario 2008 d'antan by Epson con foto di Renato Marcialis, noi a Milano conoscemmo Ricardo figaro folletto e fotografo, in primis, di food hhotography