date » 14-06-2024 07:51
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Sermo vulgaris
Di quelle cose che si dissolvono in un “poof” così il suono dell'apparizione o disapparizioni delle strisce dei ballons, strip dei giornaletti d’antan, quando esistevano i chioschi di giornali. Ere fa, mah.
E’ dire che a squola, ecco, ci aveano imparato, di nuovo, che li romani tutti tutti latino parlavano, quindi tutti Cicerone, che con il lanternino non di Diogene Laerzio si capisce o forse no, a trovare il verbo, giù in un ultima riga di traduzione: lo possino! Cicerone, dite? Beh li inglesi direbbero Chichero Chicheronis, questa secondo essi (loro?) la esatta pronuncia altro che il Cicero Ciceronis di Mammasantissima Vaticano Spa. Mah pure qua. Va a finire che gli insulani so’ li antichi romani e noi...da essi (loro?) deriviamo origine! E Cesare, sì, quel rompiglione (rompere + c...) de Bello Gallico l’aveva capito appena sbarcato in Britannia nel vedere dondolare da un ramo all’altro (licenza poetica del solito Manunzio, forse) che con sta ‘ggente intorno al tavolo The five o clock: milk or lemon, sir? C’era poco da fa. E l’ordine perentorio: ah Centuriò trornamose a Roma che sti barbari...poi ci pensò quell’altra capa gloriosa dell’Imperatore Claudio….Londinium/London/Londra se ci fate caso o forse no tanto è lo stesso, è attraversato dal Tamigi-Tevere, sì, tutt’ e due con pari T, certe combinazioni. Astrali senza dubbio. E il sermo vulgaris? Già se non che mica tutti tutti locuutum esse, no chi in Ciociaro dire chi Francese, oops Gallo (noi qui a questa contrada ne siamo gonfi, pieni, ecco, di gallicismi: vai e vien della “storia” va a sapè) e mettici pure il British latin sound, eh avessi voglia...Infatti ognuno per la sua a dire fare indovinare. Beh ancora una: metti caso equs, eh che rima equità, l’importante classe equestre, certo pure equino tutt’altro che bella capa, si capisce. E caballus da cui cavallo: come c...facevano ad intendersi alta & bassa corte, un mistero misterioso! Is-ea-id? Lui/egli qui da noi fa “ iedd’ ” proprio come il neutro poco sopra richiamato: id. E via così.
Divisone di classe ferrea, sino a certo punto, fra istruiti è volgo. Popolo in fin dei conti: compà mo’ hai capit’ l’uso frequente ed irriverente che Manunzio, di tre cotte, fa del sermo vulgaris? Pigliate, no quelle anatomie lì, forse, no metti mente, ecco alla brutta parola “volgare” cazzo. Ah Manunzio...mo’ l’ho finito di dire: niente di che. Sempre qui in questa landa dantesca quando di qualcuno si vuol dare ad intendere che è “nu cazz’ chien’ d’acqua” e mica fatto letterale è. Tutt ‘altro, e traslitterato in dengua (lingua) taliana: stupido tout court per farla breve. Dite? Beh ancora un’altra: mo’ s’ ne van’ cazz’ cazz’...lo stupido di prima ma lemme lemme diciamo per approssimazione di lingua, sempre ‘taliana. Ed immaginate lo scompisciarsi delle risa quando una sera d'estate come ora, qui sotto Manunzio, il campetto di calcio a cinque, un florilegio di cazz’ nell’espressione, ecco, “volgare” del trio la Ricotta, che si è visto pure a Zelig ma più “pulito” dire. Ah uno del richiamato trio è un collega, proprio così Mario Ierardi che un tempo fotografo e stampatore è stato: minchia. None e che cazz’...appunto!
Ps. Vi vedo corrucciati increduli e quant’altro nel leggere (?!) queste strambe cose tipico del Manunzio: bocche buone che siete per tacer d’altro suon e però su richiamato, un fotografo (chi?) che dirsi vuol essere tale non può fare a me di “volgarità” di classe. Stravolti ed istupiditi ancora? Basta leggersi la filastrocca di Ansel Adams...we don’t make a photograph just with a camera...